Madame de... (1953) di Max Ophüls Dal romanzo di Louise de Vilmorin Sceneggiatura di Marcel Achard, Max Ophüls, Annette Wademant Con Charles Boyer (Generale André de...), Danielle Darrieux (Contessa Louise de...), Vittorio De Sica (Barone Fabrizio Donati), Jean Debucourt (Monsieur Rémy), Jean Galland (Monsieur de Bernac), Mireille Perrey (La nutrice), Hubert Noël (Henri de Maleville), Lia Di Leo (Lola) Fotografia: Christian Matras Musica: Oscar Straus, Georges Van Parys Costumi: Georges Annenkov, Rosine Delamare (105 minuti) Rating IMDb: 8.0
Solimano
Quando Louise (Danielle Darrieux) dice a Fabrizio (Vittorio De Sica) "Io non vi amo io non vi amo io non vi amo", non lo dice per scherzo amoroso, vorrebbe veramente non amarlo. La condizione di spossessamento in cui si trova la fa soffrire, è estranea alla sua educazione ed alle sue abitudini.
Queste due frasi le dice André (Charles Boyer): "La nostra felicità coniugale sta nella nostra immagine. Solo superficialmente è superficiale." "L'infelicità ce la inventiamo noi." Ma finora le poteva dire convintamente anche Louise. Sono regole che conosce e condivide: "Siamo stati anche allegri", dirà ancora André, ed è vero, André si guarda bene dal dire "Siamo stati innamorati". Ma quello che succede nel bosco di Rambouillet, mostra sia ad André che a Louise che quelle regole non reggono più.
Nel bosco si ritrovano tutti, non so se per una cavalcata, per una esercitazione militare o un ricevimento en plein air. Louise arriva cavalcando all'amazzone, poi si mette a guardare col binocolo: sulla collina c'è Fabrizio, che sta cavalcando con un amico. Nel momento in cui Fabrizio cade da cavallo, Louise sviene e non è uno dei soliti piccoli svenimenti per togliersi da una situazione noiosa, perde veramente i sensi. Tutti lo capiscono, compreso André. Quando André e Louise tornano insieme in carrozza, fra i due c'è una barriera insuperabile, anche se ancora non se ne rendono conto.
Louise crede di trovare una soluzione: andarsene per un po' di tempo. Un bel viaggio in Italia. André non vorrebbe, cerca di farglielo capire senza mai entrare in argomento: con la fuga non si risolve nulla. Ma intanto, proprio lui sempre così controllato, non si rende conto che in casa tende continuamente a chiudere le finestre e le tende. C'è un intruso da cui occorre difendersi. Prima di partire, Louise si fa fare le carte, che danno il solito responso sibillino che sguscia da tutte le parti, e controlla il suo aspetto in abbigliamento da viaggio. André l'accompagna al treno, formalmente impeccabile. Louise starà con gli occhi aperti tutta la notte, nella carozza letto.
Non è più padrona dei suoi pensieri, cammina quasi non accorgendosi che accanto c'è il mare, è come se fosse presa nelle reti a cui passa vicino. In queste situazioni, il viaggio e la lontananza rafforzano l'ossessione amorosa.
Fabrizio invece è felice: ama e sa di essere amato. Scrive lettere a Louise, specialmente durante il viaggio di ritorno. Si è organizzato, le lettere vengono consegnate a Louise nelle varie stazioni. Louise legge avidamente le lettere di Fabrizio, poi le fa a pezzetti che butta dal finestrino. Anche lei scrive lettere, ma non ne spedisce nessuna.
Fabrizio ha fatto a Louise un dono nascosto in un mazzo di rose: un paio di orecchini a forma di cuore che aveva comprato a Costantinopoli. Sono gli orecchini che aveva Louise, che naturalmente ha vissuto il momento di massima felicità nel vederli riapparire. Lo sente come un segno benevolo del destino. Ma non ha detto a Fabrizio che quegli orecchini erano i suoi.
Dapprima Louise nasconde gli orecchini in uno dei suoi cassetti segreti. E lì sarebbe bene che rimanessero, ma Louise compie, del tutto involontariamente, un fatale peccato di ubris. Desidera poter sfoggiare nei salotti parigini quei gioielli che non sono più il dono di nozze di André, ma il dono d'amore di Fabrizio. Le sembra facile: come ha finto lo smarrimento così può fingere il ritrovamento. Racconta al marito che i gioielli li ha ritrovati, erano finiti in uno dei suoi guanti lunghi. André capisce subito tutto, è in grado di mettere alle strette Fabrizio, che dice la verità: i gioielli li ha comprati a Costantinopoli. Così il cerchio si chiude. Non solo: Fabrizio deve portare i gioielli al solito Monsieur Rémy (Jean Debucourt), ormai specializzato in queste transazioni, in modo che li ricompri André.
Per Louise è il crollo dalla felicità alla desolazione, perché, oltre alla crudeltà vendicativa di André, che approfitta del vantaggio che lei involontariamente gli ha dato, si trova di fronte Fabrizio che si sta disamorando, perché Louise, nell'ansia di rimediare in qualche modo, gli racconta alcune menzogne sulla provenienza dei gioielli. Storie usuali nelle convenzioni aristocratiche e borghesi, ma sgradevoli fra due innamorati. E' come se Louise non riuscisse a dismettere la persona che è stata.
André infierisce, perché Louise non vuol più gocare il solito gioco. Se ne sta chiusa in casa, al buio, e mentre prima André chiudeva finestre e tendaggi, adesso fa in modo che la luce entri nella stanza di Louise, che si copre gli occhi feriti dal sole. E' malata, ha cambiato aspetto. André la costringe persino a regalare gli orecchini ad una parente povera che ha avuto un bimbo. La fierezza di Louise è nel saper continuare ad amare in assenza di speranza. Quindi, a suo modo, André non la può più ferire direttamente.
Louise viene a sapere che il marito della parente povera, a rischio di fallimento, ha dovuto vendere i gioielli a Monsieur Rémy. Louise vende tutti gli altri suoi gioielli, di cui non le importa più nulla e compra per sé gli orecchini.
André capisce che ormai ha solo un modo, per continuare a ferire Louise: colpirla colpendo Fabrizio. Lo sfida a duello, adducendo la scusa di una frase di Fabrizio, secondo cui i militari dovrebbero lasciare spazio ai diplomatici, per il bene dei rispettivi paesi.
Fabrizio capisce, ma non può esimersi dall'accettare il duello. A stento sa tenere la pistola in mano, tutti sanno che André è un tiratore provetto.
Louise lo viene a sapere. Va in chiesa e offre i gioielli alla Madonna, poi la carrozza corre nel bosco di Rambouillet, dove avverrà il duello. Louise è accompagnata dalla nutrice.
Le due donne arrivano in ritardo, il duello sta per iniziare. Duello... è un'esecuzione, un assassinio. Il primo colpo spetta all'offeso, cioé ad André.
Le due donne non vedono il duello. Arrivano su una collinetta vicino ad un grande albero. Il primo sparo, ma non arriva il secondo sparo. Silenzio. Louise sviene mortalmente, ha fatto la sua parte fino in fondo, continuando ad amare anche se non più amata.
Nella cappella della chiesa sono conservati i gioielli, con sotto la scritta: "Don de Madame de..". E' l'ultima immagine del film, cominciato boulevardier, finito in tragedia.
4 commenti:
Che meraviglia, come dici sempre tu in questi casi, Solimano, mi son tanto divertita che mi veniva da piangere. Un meccanismo perfetto con tre grandi interpreti. Chissà che cosa direbbe papà Vittorio se vedesse i cine-panettoni del figlio! Affascinanti tutti e tre gli attori e poi la cura dei dettagli! Bello, bello, bello! Complimenti e grazie, Annarita
Annarita, con questo film ho avuto un problema di immagini. Non perché non le avessi, ma perché era difficile scegliere quali non mettere nel post. Non solo per la bellezza in sé, ma perché ogni immagine ha un suo significato che riesce a cogliere anche chi non ha visto il film. Aveva ragione Danielle Darrieux che chiamava Ophuls le magicien.
Non è per nulla un film romantico, come lo si intende correntemente; gli scrittori di riferimento di Ophuls erano Schnitzler e Maupassant, forse anche Flaubert e Stendhal.
Non sapevo nulla di Louise de Vilmorin, l'autrice del romanzo, e mi sono trovato di fronte ad un personaggio strabiliante: come vita privata parte da Antoine de Saint-Exupery ed arriva ad André Malraux attraversando un miliardario texano. Il romanzo non lo leggerò, non può essere paragonabile al film. Però l'idea dei gioielli che proprio quando Louise li usa come suo segno di trionfo diventano segno di caduta è di una crudeltà finissima. Il tema di lei che guarda col bionocolo lui che cade da cavallo è tratto da Anna Karenina, ma né la Garbo né la Leigh (per meglio dire, i loro registi) arrivano al livello della Darrieux.
E con Ophuls non ho finito...
grazie e saludos
Solimano
Lovely blog you haave here
Hello mate nnice post
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