Zardoz di John Boorman (1974) Sceneggiatura di John Boorman Con Sean Connery, Charlotte Rampling, Sara Kestelman, John Alderton, Sally Anne Newton, Niall Buggy, Bosco Hogan, Jessica Swift, Bairbre Dowling, John Boorman Musica: David Munrow, Ludwig van Bethoven: Settima sinfonia op. 92 secondo tempo (Allegretto) Fotografia: Geoffrey Unsworth (105 minuti) Rating IMDb: 5.5
Solimano
Questo post riguarda gli ultimi minuti del film Zardoz, ma ritengo opportuno inserire l'apparente sproloquio che Arthur Frayn (Niall Buggy) fa all'inizio del film, quasi nei titoli di testa. Arthur Frayn è anche Zardoz (The WiZARD of OZ) e il suo sproloquio introduce il tema di fondo del film: sconfiggere il male supremo, che è l'assenza della morte, male da cui sono afflitti gli Immortali che vivono nel Vortex.
"I am Arthur Frayn, and I am Zardoz. I have lived 300 years, and long to die. But death is no longer possible, I am immortal. I present now my story - full of mystery and intrigue. Rich in irony, and most satirical. It is set deep within a possible future, so none of these events have yet occurred. But they may! Be warned, lest you end as I. In this tale I am a fake god by occupation, and a magician by inclination. Merlin is my hero! I am the puppet master. I manipulate many of the characters and events you will see. But I am invented too for your entertainment and amusement. And you, poor creatures, who conjured you out of the clay? Is God in showbusiness too?"
Il che non significa che la vita di per sé sia un guaio, difatti le due figurette che si vedono nell'immagine qui sopra stanno fuggendo dal posto dove gli Sterminatori stanno uccidendo gli Immortali, felici di potere finalmente morire. Ma l'ex-sterminatore Zed (Sean Connery) e la ex-immortale Consuella (Charlotte Rampling) per il momento hanno un ottimo motivo per continuare a vivere.
Zed e Consuella hanno finalmente trovato una grotta in cui nessuno li disturba e nelle immagini qui sopra vediamo qual è il motivo che li spinge a continuare, se possibile, ad essere vivi.
Il regista John Boorman ci tiene a tenerci informati di quello che succede fuori e vediamo alcune drammatiche immagini, con ex-immortali che stanno morendo e che generalmente l'ultima cosa che fanno è dire un grazie sentito allo sterminatore che toglie loro la vita. Mi è un po' dispiaciuto che vengano eliminati anche i te musicisti, che suonavano veramente bene. Però, a guardarla bene, la quarta immagine qui sopra, pur così drammatica, ha in sé qualcosa di diverso. Cerco di approfondire.
Difatti. Il furbo Boorman passa senza soluzione di continuità e con nessun rispetto per il tempo reale, a un evento che succede circa nove mesi dopo: Consuella sta partorendo e Zed l'assiste. Da una scena di morte ad una scena di vita.
In pochi secondi (potenza degli inganni filmici!) vediamo come la famiglia composta da Zed, da Consuella e dal loro figlio -di cui non so il nome- trascorra i successivi quindici anni, forse anche di più. E crediamo di aver compreso tutto l'astuto gioco del regista. Ma non è così.
Quando il figlio di Zed e di Consuella ha circa vent'anni, guarda papà Zed, poi guarda mamma Consuella, infine se ne va per conto suo. Consuella allunga un braccio per trattenerlo, mentre Zed non allunga il braccio, ma guarda Consuella.
Zed, dopo aver guardato Consuella, le prende la mano, che era rimasta a mezz'aria perché il figlio se n'era andato. E quei due sono proprio privi di fantasia: continuano a tenersi per mano anche quando sono ridotti pelle ed ossa.
Anche gli scheletri scompaiono. Cosa rimane, lì su quella roccia? Sulla sinistra la pistola di Zed, inutilizzabile, ormai è solo ruggine, sulla destra le impronte ben visibili delle mani di Zed e Consuella.
In tutta questa ultima parte del film non c'è parlato, ma solo musica: l'Allegretto dalla Settima di Beethoven. Se volete, ascoltatelo qui.
3 commenti:
Stavolta mi hai colto di sorpresa, non me l'aspettavo. Non ho mai visto Zardoz per intero, però un'idea su Boorman me la sono fatta, e lo metto insieme a Oliver Stone. Sono due TIR, ma sanno anche fare finezze inaspettate.
Me li vedo, farsi largo col machete nelle sceneggiature: ma il mestiere lo conoscono, eccome. Averne, di registi come Boorman.
Boorman sarà un TIR, ma non è certo un SUV. In questi pochi minuti finali di Zardoz ci sono almeno due idee visive da favola: il passaggio senza soluzione di continuità dalla morte alla nascita, e l'idea finale, quella della pistola rugginosa e dell'impronta delle mani.
Poi, l'idea di non utilizzare il parlato ma solo l'Allegretto della Settima, appropriatissimo.
Zardoz ha un voto IMDb basso perché i non appassionati di fantascienza non lo curano e gli appassionati di fantascienza neppure, perché la fantascienza la intendono in un altro modo, basato essenzialmente sui trucchi. Questo è un film filosofico e cui veri ispiratori sono Swift e Chesterton, forse anche Carroll. C'è una forte componente satirica e politica, con un messaggio (chiamiamolo così) attualissimo: i sistemi sbagliati traggono dalle conseguenze del proprio successo i motivi per collassare su se stessi: vedi quello che è il mondo di oggi. Poi c'è l'aspetto del recupero della sessualità come necessità (visto che gli immortali non provano più desideri sessuali, e ci vuole Sean Connery per schiodarli) e l'aspetto lisergico, che era di moda in quegli anni.
saludos
Solimano
Potrei dire, invece del TIR, che c'è qualcosa di verdiano: nel senso che spesso per scolpire usano l'accetta, come faceva il Verdi giovane.
Il paragone col Tir, o con qualcosa di simile, lo aveva fatto proprio Oliver Stone ai suoi inizi, quando nel mezzo di Platoon (un film di guerra, uno dei primi sul Vietnam) inserì l'Adagio di Samuel Barber.
Ecco, Boorman e Stone fanno di queste sorprese, e sono belle sorprese.
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