nel film "Maledetto il giorno che t'ho incontrato"
Maledetto il giorno che t'ho incontrato (1992) di Carlo Verdone Sceneggiatura di Carlo Verdone, Francesca Marciano Con Carlo Verdone (Bernardo Arbusti), Margherita Buy (Camilla Landolfi), Elisabetta Pozzi (Adriana), Giancarlo Dettori (Attilio), Stefania Casini (Clari), Renato Pareti (Loris), Dario Casalini (Flavio), Alexis Meneloff (Prof. Altieri) Musica: Fabio Liberatori Brani di Jimi Hendrix: "Stone Free", "The wind cries Mary", "Foxy lady", "Catfish blues" Fotografia: Danilo Desideri (112 minuti) Rating IMDb: 6.9
Solimano
La prima metà del film "Maledetto il giorno che ti ho incontrato" (1992) si svolge a Milano, la seconda a Londra e in Cornovaglia. All'inizio, a Bernardo Arbusti (Carlo Verdone) sembra che tutto vada bene. Scive libri biografici sui musicisti e sta lavorando a un libro su Jimi Hendrix. Gli hanno appena fatto una intervista TV (non una grande TV...) in cui si è sbilanciato forse troppo, dicendo che nel libro su Hendrix ci sarà uno scoop sulle cause della morte dell'artista(notte del 18 settembre 1970 al Samarcand Hotel di Londra).
In queste due immagini c'è la Galleria Vittorio Emanuele II di Milano, un passaggio coperto che collega tra loro piazza della Scala e piazza Duomo. Iniziata nel 1865, su progetto dell'architetto Giuseppe Mengoni, fu ultimata nel 1877. In queste due immagini si vede anche parte dell'ottagono, la zona centrale. Bernardo è in impermeabile e sta andando di fretta: sta per tornare da un tour lavorativo sul Mar Rosso Adriana (Elisabetta Pozzi) che vive con lui.
Qui Bernardo sta camminando vicino a casa sua. E' una via senza macchine o comunque a traffico limitato. Dal tipo di pavimentazione mi sembra che si tratti di una strada in zona Brera.
Come sappiamo, succede il guaio: Adriana comunica via audiocassetta a Bernardo che lo lascia per mettersi con un giornalista francese in tuta mimetica. Bernardo finisce in analisi dal Prof. Altieri (Alexis Meneloff), uno psicanalista da cui va anche Camilla Landolfi (Margherita Buy) che tampina Bernardo perché infili di nascosto una lettera nello studio di Altieri, di cui è innamorata. In queste due immagini, Camilla sta aspettando per strada, per sapere da Bernardo se la missione è andata a buon fine. Il giardino alberato in cui Camilla aspetta dovrebbe essere dalle parti dell'Arena.
Fra discussioni e ripicche, Bernardo e Camilla hanno un problema in comune: entrambi sono innamorati infelici, oltre ad andare dallo stesso psicanalista: Bernardo ha appena cominciato, Camilla è in analisi da cinque anni. Hanno sviluppato una forte dipendenza dagli psicofarmaci che si scambiano come se fossero figurine. Qui vanno insieme in un supermercato, poi, sulla Vespa. E' Camilla che guida, Bernardo regge i sacchetti di plastica rigonfi di merce. La via potrebbe essere Corso di Porta Venezia.
Il luogo di Milano più inatteso è il colonnato di San Lorenzo. Oltre a queste tre immagini c'è anche quella di apertura del post. Le colonne di San Lorenzo sono sedici colonne romane con capitelli corinzi. Sorgono di fronte alla alla basilica di San Lorenzo in corso di Porta Ticinese, che è una strada di Milano piena di locali ad alta frequentazione notturna. Qui, di notte, Camilla e Bernardo si confidano le loro ambasce. Camilla racconta il suo esordio teatrale, quando le toccò di fare la tedofora (reggere la fiaccola) durante una manifestazione... ed aveva necessità di andare in toilette ma non poteva farlo. Camilla, come suo solito, cerca di telefonare al professor Altieri (e alla moglie di Altieri) ad ore impossibili e coinvolgerà anche Bernardo in queste telefonate. Camilla ottiene anche che Bernardo le presti casa sua per un incontro con Altieri. Altro guaio, alla fine di cui Bernardo dirà a Camilla le ultime parole famose: "Maledetto il giorno che t'ho incontrato". Ma si ritroveranno tre mesi dopo a Londra.
Una immagine curiosa, in cui si vede Milano dall'alto (anche il Pirellone). E' collegata ad una terapia che Bernardo e Camilla stanno provando, perché Camilla, oltre che di claustrofobia, soffre anche di vertigini. Sono su una grande giostra verticale, simile al Prater di Vienna. Naturalmente Camilla sviene quando la ruota arriva in alto.
Tre mesi dopo, Bernardo parte per l'Inghilterra. Ha superato la fobia per il volo aereo. Commina di fretta dalla parte di Foro Bonaparte, che è vicino al Castello Sforzesco. Da questo momento in poi, il film non si svolge più a Milano.
Le immagini finali del post riguardano tutte la zona del colonnato di San Lorenzo e la basilica di San Lorenzo.
La prima è una fotografia d'epoca: delle abitazioni popolari erano molto vicine al colonnato. Nella sistemazione attuale (che iniziò nel 1935) c'è più spazio per il colonnato.
La seconda immagine è una stampa del 1858.
La terza immagine è del mosaico romano del VI secolo nella Cappella di Sant'Aquilino che è in un sacello collegato con la Basilica si San Lorenzo. Il mosaico rappresenta la Traditio legis, cioè "Cristo filosofo fra i discepoli".
Questa Milano romana, che non tutti conoscono, risale ai secoli fra il III e il VI: il tardo impero, i bizantini e le invasioni dei goti.
VI secolo Basilica di San Lorenzo, Milano
7 commenti:
Interessantissima finestra sul cinema la tua. Se ti va uno scambio link fammi sapere questo è il mio link http://dylandave.wordpress.com/ alias Acquitrini Cinematografici
ho visto il film e mi è piaciuto,
devo confessarti che la Buy è una delle mie attrici preferite,
buona serata e grazie,
cesy
Dylandave, grazie per la visita e a risentirci. Riguardo allo scambio di link, non l'ho mai praticato, perché questo è un posto di esperienze di spettatori e non di recensioni critiche.
saluti e a presto
Solimano
Sistercesy, ti faccio una confessione: Margherita Buy è una delle attrici che preferisco anch'io! Sa essere molto credibile in parti che hanno sia un risvolto comico che un risvolto sentimentale.
saluti e a presto
Solimano
carinissima commedia di Verdone. Molto brava la Buy. Ho un debole per lei, lo confesso.
Peppe, oltre a questo, le interpretazioni nei piccoli film dei primi anni della sua carriera della Buy, come La stazione, Chiedi la luna, Cuori al verde, Fuori dal mondo sono quelle che preferisco. C'è quasi un filo conduttore fra i diversi personaggi, e non solo perché il regista è spesso Giuseppe Piccioni, con il suo modo che chiamerei creaturale (nel senso che il termine ha in Auerbach). Il termine piccolo, riferito a questi film, non va inteso né come una constatazione di budget limitato né come un'accusa di essere film a respiro corto, ma come una risposta in fondo efficace alla tromboneria dei film figliastri di una certa TV.
saluti Peppe!
Solimano
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