Underground di Emir Kusturica (1995) Sceneggiatura di Dusan Kovacevic, Emir Kusturica Con Miki Manojlovic (Marko), Lazar Ristovski (Nero), Mirjana Jokovic (Natalija), Slavko Stimac (Ivan), Ernst Stötzner (Franz), Srdjan Todorovic (Jovan), Mirjana Karanovic (Vera), Milena Pavlovic (Jelena), Danilo 'Bata' Stojkovic (Deda), Bora Todorovic (Golub), Davor Dujmovic (Bata) Fotografia: Vilko Filac Musica: Goran Bregovic (170 minuti) Rating IMDb: 8.0
Solimano
Siamo nel 1941. All'inizio del film vediamo come il giovane Ivan (Slavko Stimac) comincia la sua giornata: guarda fuori dalla finestra di casa e fa colazione tenendo il pappagallo sulla spalla.
Ivan è zoppo e balbuziente, ma è un ragazzo felice perché gli piace il suo lavoro: l'inserviente allo zoo di Belgrado. Quello che gli piace di più è portare il cibo agli animali, che conosce uno per uno. Ivan entra nelle gabbie, anche in quelle della tigre e dell'orso (senza avvicinarsi troppo). Gli animali gli fanno festa, specie le scimmie con cui è in maggior confidenza.
Lo zoo è vasto e ben tenuto, ci sono degli spazi anche per i branchi dei grandi volatili (oche e pellicani). Ivan passa anche da loro, ma i suoi amici sono gli animali chiusi nelle gabbie.
Ivan entra nella gabbia della tigre, che si intravede in fondo. Nel suo giro, è accompagnato da una scimmia giovane che per lui è come un figlio. E' in ottimo rapporto anche con una scimmia più grande, come se quello scimpanzè fosse il suo migliore amico.
Impovvisamente succede una cosa inaspettata: tutti gli animali diventano inquieti. Gli uccelli sono in frenesia nella voliera, le scimmie vorrebbero uscire dalle gabbie, l'orso e la tigre (immagine in apertura di post) è come se gridassero a voci spiegate, mentre solitamente sono silenziosi. Ivan comprende che sta succedendo qualcosa, ma non sa che cos'è.
D'improvviso capisce: gli aerei tedeschi stanno bombardando Belgrado (la seconda immagine è palesemente un'immagine di repertorio bellico). Sembra che si concentrino proprio sullo zoo, ma non sarà così. Tutto dura pochissimi minuti.
La tigre e l'oca sono ferite a morte. Negli ultimi spasimi se la prendono fra di loro.
Così Roberto Escobar su Il Sole-24 Ore:
"Come può non essere un fatto anche nostro quello evocato all'inizio del film? Nello zoo distrutto dalle bombe naziste, tra animali abbandonati a un dolore e a un terrore cui non possono dare alcuna forma, in cui non possono specchiarsi per ritrovarvi una qualunque ragione, una piccola scimmia, un cucciolo di scimpanzé che potrebbe essere un cucciolo d'uomo, si stringe disperato nelle braccia impotenti di Ivan. È questa la catastrofe di tutto un continente, non solo di una sua piccola parte, la catastrofe da cui sono venute e verranno le altre. Catastrofe, catastrofe, catastrofe: così nel film ripete e torna a ripetere un suonatore zingaro. E la comicità delle sue parole arriva a noi con una strana eco tragica".
E' ferita a morte anche la grande scimmia, e Ivan le chiude gli occhi. Poi piange con l'altra scimmia fra le braccia.
Così Luigi Paini, ancora su Il Sole-24 Ore:
"La storia inizia da molto lontano, dal 1941, quando le truppe tedesche bombardano Belgrado. Una lunga sequenza da antologia. Kusturica osserva gli avvenimenti dallo zoo della città: il giovane guardiano Ivan, testimone balbettante di tutte le vicende narrate, vede con terrore la fine del suo mondo. Bestie feroci in giro per la città, la scimmia preferita uccisa, un elefante che si affaccia alle finestre delle case sventrate".
Compaiono altri animali: la zebra, il leone, l'elefante (col furto grottesco delle scarpe da un davanzale). Ci si accorge che la tragedia è anche degli uomini, non solo degli animali. Rovine ed incendi dappertutto.
Ivan cammina fra le rovine, sempre con la scimmia giovane in braccio. Continua a piangere. Finché si trova di fronte al fratello maggiore Marko (Miki Manojlovic), un esuberante trafficone ancor più astuto che coraggioso. Sullo sfondo, si vede ancora la tigre. E' come se qui cominciasse un altro film, ma non è così: la tragedia degli animali è il preludio della tragedia degli uomini.
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2 commenti:
Un punto di vista poetico e particolare sulla guerra. A volte non pensiamo agli animali coema creature che possano soffrire e provare terrore come noi. Forse perché in una tragedia di vaste proporzioni, sia la guerra o un disastro naturale, il nostro pensiero va sempre e solo agli esseri umani. Una mia amica su FB ha inserito un link dedicato agli animali spersi nel terremoto in Abruzzo. Probabilmente sarà stata criticata, come chi si rammarica troppo per la perdita di opere d'arte... La vita umana è insostituibile, ma ci sono anche altre perdite che per alcuni hanno altrattanta importanza e dignità. E non mi sento di criticarli o di mancare loro di rispetto per questo. Salutissimi, Annarita
L'idea grandiosa di Kusturica, all'inizio di Underground, è stata di esprimere attraverso la tragedia degli animali, le due grandi tragedie successive: quella della seconda guerra mondiale e quella delle guerre etnniche in Jugoslavia, che portarono alla dissoluzione dello stato. Difatti, in quei pochi minuti, si passa dagli animali agli uomini con le rovine e le case in fiamme. Anche in altri film Kusturica utilizza gli animali in un modo tutto suo, come se con più schiettezza esprimesero la condizione umana.
grazie Annarita e saludos
Solimano
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