Solimano
Alcuni anni fa uscì la Collection du Cinema Français, una serie di VHS con i film in francese e sottotitoli non italiani, ma anch'essi in francese. Fu una ottima idea, il prezzo non era esoso e mi pento di non avere comprato tutta la serie: i titoli erano scelti con intelligenza.
Avere poi i sottotitoli in francese era la cosa migliore, perché diventavano un eventuale supporto al parlato, mentre, se fossero stati in italiano, l'immersione nella lingua non sarebbe stata totale. Adesso, con i DVD, si fa a volte un passo in più: si può cominciare con i sottotitoli in lingua originale e poi rinunciarvi, così le immagini non sono sporcate dai caratteri. Quindi non è vero che tutto va sempre peggio.
Fra questi film c'è "La lectrice" di Michel Deville, del 1988, che ho rivisto ieri sera.
Ci sono almeno tre ragioni, per vedere e rivedere questo film.
La prima ragione è che sono presenti i libri, non solo i libri come oggetto, ma per quello che c'è dentro, cosa necessaria per gli appassionati lettori di cui faccio parte. Sono molto rari, i film così.
La seconda ragione è che l'ambientazione ad Arles è perfetta: la lettrice cammina per piccole strade andando da un cliente all'altro, è inverno, e sembra che il regista abbia persuaso gli abitanti a chiudersi in casa: si vede solo Marie (Miou-Miou) caminare con quella sua singolare eleganza un po' anarchica, di viso, di corpo e di vestito.
La terza ragione è che Marie, mentre cammina, è accompagnata dalla musica di Beethoven, musica da camera, specie sonate per pianoforte. A disdoro di IMDb va detto che non dà il consueto soundtrack listing, e, cosa ancora più grave, i nomi dei brani non compaiono neppure nei titoli di coda del film, ma credo di aver riconosciuto la sonata Sturm, quella Waldstein e forse anche Les Adieux.
Marie ha scelto di intraprendere il mestiere di lettrice e mette una inserzione sul giornale. In poco tempo ha cinque clienti: un ragazzo paralitico sulla carrozzella, a cui legge Zola e poi Baudelaire, un dirigente d'azienda molto preso dal suo lavoro, a cui legge L'amante della Duras, una anziana vedova di un generale, persona vivacissima e piuttosto folle (Maria Casares), a cui legge Marx, Lenin, Gorkj e Guerra e pace, una bambina, che la madre lascia spesso sola, a cui legge Alice nel paese delle meraviglie, e un magistrato in pensione, persona che sembra compitissima, che quasi la costringe a leggere il Marchese de Sade. Ma fare la lettrice è un mestiere pericoloso, perché l'eccesso di coinvolgimento specie sessuale si verifica quasi sempre, così Marie, alla fine del film, si ritrova per ragioni diverse e simili ad abbandonare il mestiere che sapeva fare così bene, sia per la voce che per l'aspetto.
Tutta questa storia è inserita all'interno di un'altra storia: quella di Costance, che alla sera, in letto, legge al suo amico il libro da cui è tratto il film. E' una finezza ironica fra le tante del film, che ogni tanto eccede, ma con grazia: le calze nere che si mette Marie richiamano alla mente certi quadri o manifesti di Toulouse-Lautrec, e la lettura prolungata (e a me assai gradita) di brani di Prevert sa un po' di quell'anarchismo romantico che andrebbe preso, sì, ma a piccole dosi. Come sa di anarchia la reazione di Marie quando il magistrato si fa trovare, la seconda volta, in compagnia col direttore dell'ospedale e con il capo della polizia, per farle una specie di violenza morale di gruppo costringendola a leggere Sade mentre loro la ascoltano. Per questi motivi, qualcuno ha tacciato il film di intellettualismo, una accusa che in genere a me fa venire il sangue alla testa, perché so che cosa c'è dietro, in chi la dice: una ignoranza, anzi ignorantaggine che si sente minacciata nelle sue stente sicurezze e passa all'offesa, non sapendo o potendo ragionare.
Infine, nel film c'è Miou-Miou, che non ho mai capito perché ha adottato un nome così strano. Non è mai stata una star, ma si è costruita una bella carriera, e la si ricorda facilmente per due motivi. Il primo è che non c'è film che abbia fatto in cui Miou-Miou non compaia nuda (succede anche qui), ma lo fa sempre con naturalezza totale, senza timidità né esibizionismo, se non quello giusto di mostrare come è bella. Il secondo per la sua strana qualità di recitazione, più straniata che identificata. In questo film che a suo modo ha un risvolto avventuroso, sembra che Miou-Miou si faccia sì coinvolgere, ma che nello sguardo e sulle labbra brilli un "Non mi avrete mai del tutto!" E a me le persone così piacciono, mi ci ritrovo, non mi diverto né nell'avere né nell'essere avuto.
3 commenti:
Ottima recensione, Solim, come sempre godibilissima. Mi interesserebbe davvero avere una copia in visione di quel VHS in francese. C'est possible?
Merci!
Brian
Brian, c'est possible. A settembre troveremo modo di incontrarci ancora, magari anche con Giuliano e Habanera del Nonblog, che non sono lontani, però stavolta pago io. Ne ho una decina, di film francesi con sottotitoli in francese, e può essere che qualche altro ti interessi, così, prima o poi, scriverai qualche tua esperienza di film: se un film lo si ama veramente, c'est facile!
saludos
Solimano
Davvero come sempre una bella recensione, non avevo visto il film, ma lo cercherò, ho fratello che è una fonte inesauribile e probabilmente ce l'ha. Grazie e ciao Giulia
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