martedì 31 marzo 2009

Mamma mia! (1)

Mamma Mia! di Phyllida Lloyd (2008) Sceneggiatura di Catherine Johnson Con Amanda Seyfried, Stellan Skarsgård, Pierce Brosnan, Nancy Baldwin, Colin Firth, Heather Emmanuel, Colin Davis, Rachel McDowall, Ashley Lilley, Meryl Streep, Julie Walters, Christine Baranski, Ricardo Montez, Mia Soteriou, Enzo Squillino Jr. Fotografia di Haris Zambarloukos Musica di Benny Andersson (108 minuti) Rating IMDb: 6.7

Annarita

Normalmente mi occupo di film per ragazzi, ma ho deciso di fare un'eccezione per questo film che mi ha divertita molto e mi ha fatto fare un tuffo nel passato grazie alle canzoni degli ABBA, in un mondo coloratissimo e molto kitch.

Tutto nasce dall'omonimo musical, incentrato sulle canzoni del gruppo svedese, tradotto in otto lingue e rappresentanto in circa 170 città sparse in tutto il mondo.
Erano trascorsi circa dieci anni dall'uscita del singolo degli Abba Mamma mia! quando il produttore Judy Craymer incontrò i due componenti maschili del disciolto gruppo, Benny Andersson e Björn Ulvaeus, per progettare uno spettacolo che ruotasse intorno a quel brano che aveva avuto un successo strepitoso. Dopo alcuni anni il progetto prese forma: alla grande esperienza di Phyllida Lloyd, apprezzata regista inglese di opera e di teatro, si deve la regia del musical che ha messo in scena a Broadway, a Londra e in altre città; alla bravura della sceneggiatrice Catherine Johnson la scrittura del testo teatrale.

Il successo del musical fu immediato sin dalla prima rappresentazione a Londra, il 23 marzo 1999, al Prince Edward Theatre, ma ci sono voluti quasi dieci anni prima che si approdasse all'idea di trasformarlo per il grande schermo. Sempre ad opera di Phyllida Lloyd e di Catherine Johnson, con la produzione esecutiva di Tom Hanks e di sua moglie Rita Wilson, di Judy Crymer e di Gary Goetzman.


nella foto la sceneggiatrice Catherine Johnson,
la produttrice Judy Craymer e la regista Phyllida Lloyd


Il film è un vivace tuffo nei ricordi legati agli anni '70 e all'esperienza dei figli dei fiori, adattissimo a chi voglia rivivere un'atmosfera un po' fricchettona e lasciarsi cullare dai motivi evergreen degli ABBA in un paesaggio da favola.

Il passaggio dal musical al film è stato difficile perché tanto Benny Andersson e Björn Ulvaeuse quanto Judy Craymer volevano che gli attori cantassero e ballassero realmente.
Il risultato è tutt'altro che deludente.

Meryl Streep (Donna) ha dato prova di grande agilità e di bravura canora, così come i tre protagonisti maschili: Pierce Brosnan (Sam Carmichael), Colin Firth (Harry Bright) e Stellan Skarsgård (Bill Anderson). Da menzionare la versatilità di Christine Baranski (Tanya) e di Julie Walters (Rosie), che hanno saputo ben caratterizzare i rispettivi personaggi; bravi e nella parte anche i giovani Amanda Seyfried (Sophie) e Dominic Cooper (Sky).

I brani degli ABBA, scelti per la loro complementarietà, sono valorizzati dalla guida sicura della regista, che alterna bene i momenti sfrenati a a quelli più intimi o drammatici.

Il risultato finale è un film che diverte e coinvolge perché in primo luogo è il cast a divertirsi e a sentirsi coinvolto, regalando al pubblico due ore di spettacolo vivace e corale.

La storia è presto detta.

La ventenne Sophie vive con la madre Donna nella splendida isoletta graca di Kalokairi e insieme gestiscono un hotel che ha conosciuto tempi migliori.

È innamoratissima del suo ragazzo Sky e sta per sposarlo, ma ha un cruccio: non conosce suo padre perché Donna non ha mai voluto rivelargliene il nome.

Un giorno scopre per caso il diario della madre e apprende così che i possibili padri sono tre uomini che in gioventù lei ha amato.

Tanto intenso è il suo desiderio di scoprirne l'identità che Sophie non esita ad invitarli al matrimonio, certa che saprà riconoscere l'uomo giusto al momento giusto. (I have a dream)

Mentre Sophie racconta alle amiche che le faranno da damigelle ciò che ha scoperto, (Honey honey),

sull'isola arrivano anche la scrittrice di libri di cucina Rosie e la pluridivorziataTanya, le amiche di Donna che con lei hanno dato vita al trio canoro Donna e le Dynamos, e alle quali confida le proprie perplessità sul matrimonio della figlia.

A loro Donna rivela anche le disastrose condizioni dell'hotel, dal punto di vista delle strutture e delle finanze (Money, money, money)
Non tardano ad arrivare, in modo avventuroso, anche i tre presunti padri, che Sophie si affretta a nascondere nell'ovile, ma Donna non tarda a scoprirli (Mamma mia!)


Donna è affranta, il passato ritorna con prepotenza alla ribalta e le amiche cercano di consolarla (Chiquitita) e le ricordano che ragazza in gamba sia sempre stata.(Dancing Queen)




Intanto Sophie, dopo il burrascoso incontro tra Donna e i suoi ex amanti, convince gli uomini a non andarsene e si concede un giro in barca con loro, che è anche un'occasione per conoscersi meglio e lasciarsi andare ai ricordi .(Our last summer)


Al richiamo di Sky la ragazza torna sulla spiaggia e i due hanno modo di riconfermarsi il reciproco amore (Lay all your love on me)


Viene la sera e fervono i preparativi per la festa di addio al nubilato di Sophie, mentre anche Sky festeggia altrove con gli amici. Donna e Dynamo, riunitesi per una sera, deliziano le ragazze con la loro esibizione (Super Trouper), anche se Donna è contrariata dall'apparizione di Sam, Harry e Bill alla festa e cerca di allontanarli. La festa si fa sempre più frenetica e i tre uomini vengono coinvolti (Gimme! Gimme! Gimme! A man after midnight)




Arrivano anche i ragazzi, capitanati da Sky, e il ballo diventa sempre più travolgente. (Voulez-vous). Sopraffatta dall'emozione e dall'ansia, Sophie ha un malore e si accascia.
La mattina riprendono i preparativi e Sam tenta di spiegarsi con Donna, ma tra di loro sembra vi sia un muro di incomprensione (SOS).


Bill e Henry hanno un colloquio in barca in cui ognuno dei due parla di Sophie, ma l'altro lo fraintende. Intanto Rosie, giunta sulla barca all'improviso li sorprende e fraintende anche lei, pensando che Bill sia rivelando il proprio amore per lei. Harry si concede una gita in pedalò con Tanya, ma l'abbandona all'improvviso per andare ad offrire il proprio contributo materiale alle nozze, come gli ha suggrito Tanya. La donna scende sulla spiaggia, flirta con un giovanotto che la corteggia e poi lo rimette in riga, sostenuta dalle ragazze (Does your mother know)



Donna aiuta Sophie a prepararsi per il matrimonio ed è un momento di commozione e di tenerezza (Slipping through my fingers). La ragazza chiede a sua madre di accompagnarla all'altare e Donna accetta con emozione.




Tutto è pronto, ma sulla strada verso la chiesa Sam affronta di nuovo Donna, che gli spiega le proprie ragioni. (The winner takes it all)

In chiesa Sophie rivela a Donna come mai i tre gli uomini siano arrivati e tutto si complica, ma Sophie rinuncia alle nozze per andarsene con Sky e Sam, a sorpresa, rivelando a Donna di essere divorziato, le chiede di sposarlo (I do, I do, I do, I do)
Tutti si ritrovano al banchetto di nozze (When all is said and done) e Rosie non perde occasione per far capire a Bill quanto gli interessi, il momento è liberatorio per tutti e la festa finisce con grande allegria (Take a chance on me)

Donna e Sam, con Bill e Harry, accompagnano Sophie e Sky al molo e li guardano partire verso il loro futuro.
Qui il trailer italiano.

Di questo film sono stati detti tutto il bene e tutto il male possibile. Senza voler esagerare nell'uno o nell'altro senso, Mamma mia! è un musical e come tale va visto. Il tema del confronto tra due generazioni di donne è abbastanza ben sviluppato e tutto sommato sono due ore di divertimento migliori di tanti altri spettacoli che il cinema nostrano e internazionale a volte ci propone.


Tornerò con una seconda parte dedicata alle curiosità, ai retroscena e alle location.

lunedì 30 marzo 2009

La scuola (2)

La professoressa Majello (Anna Galiena)

La scuola di Daniele Luchetti (1995) Dai libri "Ex catedra", "Fuori registro" e "Sotto banco" di Domenico Starnone, Sceneggiatura di Daniele Luchetti, Sandro Petraglia, Stefano Rolli, Domenico Starnone Con Silvio Orlando, Anna Galiena, Fabrizio Bentivoglio, Antonio Petrocelli, Anita Zagaria, Mario Prosperi, Anita Laurenzi Musica: Bill Frisell, Fotografia: Alessio Gelsini Torresi (104 minuti) Rating IMDb: 6.7

Solimano

Il 18 luglio 2007 nel blog ho pubblicato un post sul film La scuola (1995) di Daniele Luchetti. Ho deciso di scrivere altri quattro post sullo stesso film. Non solo. Ho introdotto una nuova vista logica: La scuola nel cinema, perché mi sono reso conto che film sulla scuola ne abbiamo già inseriti diversi e ne inseriremo altri. E' un argomento importante, che va affrontato non per partito preso (esaltazioni o denigrazioni) ma -se possibile- senza riserve mentali, perché nella scuola succede di tutto, e tutto è interconnesso.

Il film è stato veramente girato in una scuola romana. Si tratta dell'Istituto Tecnico per il Turismo "Livia Bottardi", la scuola dove ha insegnato per quasi trent'anni Domenico Starnone. La sceneggiatura del film deriva da tre libri di Starnone. In un'ala della scuola continuavano le lezioni, in un'altra si girava il film. Fra di loro, chiamavano la scuola "Lucio Mastronardi" e questo la dice lunga sull'impostazione, perché dello scrittore Lucio Mastronardi si può dir molto di positivo, ma sicuramente non si può dire che amasse realmente la scuola. Ci pativa, ad esserci.

Siamo all'ultimo giorno di scuola in un istituto superiore. La professoressa di matematica Majello (Anna Galiena) dialoga sull'orario scolastico col professore di italiano e storia Vivaldi (Silvio Orlando). Ogni anno, è sempre la Majello ad occuparsi della stesura dell'orario scolastico, compito delicato perché occorre conciliare fra loro esigenze assai diverse. Il tema dell'orario scolastico avrà importanza proprio alla fine del film, ci tornerò in seguito.

Nella notte, è successo il fattaccio che tutti prevedevano: è crollato il soffitto della biblioteca scolastica, quindi gli scrutini di fine anno si svolgeranno nella palestra. Durante quel giorno si terranno le ultime interrogazioni e Vivaldi sta cercando di fare in modo che tutti i suoi allievi siano promossi. Coffaro (Giulio Guglielmann) e Cardini sono a rischio: Coffaro perché ha minacciato con un coltello il vicepreside Sperone (Fabrizio Bentivoglio) e Cardini, perché è sempre assente. Le poche volte che c'è, Cardini fa la mosca -mirabilmente.


Sperone è per la scuola rigida e meritocratica. Fin qua ci può stare, perché non è detto che quelli che sono per la scuola permessiva ed anarchica abbiano ragione. Si tratta di due polarità. Ma Sperone, più che autoritario, è psicologicamente violento, si sente che odia i ragazzi. E più che meritocratico, è un ambizioso che aspira ad una collocazione al Ministero. Ha giù mosso i suoi passi. Intanto, fa il galante con la Majello, e Vivaldi, innamorato della Majello, ne è geloso.


Nella classe di Vivaldi c'è agitazione. Il più agitato è lui, che avrebbe bisogno di interrogare Cardini, Coffaro e Martinelli (Valerie Nicolas) per difenderli negli scrutini ed ottenere la loro promozione. Ma Cardini non c'è, Coffaro ha minacciato Sperone e Martinelli (di nome Stefy) non entra in classe, in quanto trattenuta da esigenze proritarie: sbaciucchiarsi in cortile col suo fustaccio dotato di borchie e di macchina grande. Martinelli Stefy vorrebbe entrare, ma il fustaccio la trattiene, e in classe sono tutti curiosi, specie le ragazze, sul come andrà a finire. Entra in campo coraggiosamente Vivaldi, sebbene alto quasi venti centimetri meno del fustaccio, e riesce ad ottenere che Martinelli Stefy entri in classe. Tutti sono alle finestre delle aule per vedere come finisce la storia: quando vince Vivaldi tutti applaudono. Forse sarebbe stato meglio che gli avessero dato una mano prima, a quel donchisciotte di Vivaldi.

L'allievo Astariti (Paolo Merloni) dovrebbe essere il prediletto di Vivaldi, visto che è sempre preparato, non disturba, non si assenta, fa i compiti, ha pure gli occhiali. Che si vuole di più? Ma ecco cosa ne pensa Vivaldi:

Astariti non è bravo, è un “primo della classe”. Astariti non ha i capelli tagliati alla mohicana, non si veste come il figlio di uno spacciatore, non si mette le scarpe del fratello che puzzano. Astariti è pulito, perfetto. Interrogato, si dispone a lato della cattedra senza libri, senza appunti, senza imbrogli. Ripete la lezione senza pause: tutto quello che mi è uscito di bocca, tutto il fedele rispecchiamento di un anno di lavoro! Alla fine gli metto 8, ma vorrei tagliarmi la gola! Astariti è la dimostrazione vivente che la scuola italiana funziona con chi non ne ha bisogno!



Con Martinelli Stefy i problemi non sono finiti: dopo un po' sviene in classe, soccorsa dalle compagne che hanno capito al volo. Vivaldi non capisce, e sarà la Majello a spiegarlo, al suo collega talmente preso da non accorgersi delle cose importanti: Martinelli Stefy è incinta. Penso da parte del fustaccio sbaciucchione con borchie e macchina, ma non sono sicuro, occorrerebbe indagare sul passato di Martinelli Stefy, bella ragazza, niente da dire, ma che stesse più attenta, Martinelli Stefy!


In questo ultimo giorno dell'anno scolastico, la Majello deve avere qualche problema. Normalmente, oltre ad essere bella, è efficiente ed empatica. Oggi è ingrugnata e sembra persa in pensieri non lieti. Anche con Vivaldi, con cui è normalmente in sintonia, oggi è contegnosa, ed alla bicchierata di fine anno scolastico ha un'aria distante. Sembra che l'anno prossimo insegnerà in un'altra scuola, ma non è un buon motivo per comportarsi così. E Vivaldi patisce che la Majello sia spesso vicina a quell'antipatico di Sperone.

L'immagine di chiusura di questo post la riserbo al corpo insegnante al gran completo. Manca solo la professoresa Serino (Anita Laurenzi), chissà perché. E' il suo ultimo giorno di scuola, va in pensione, le hanno comprato il regalo, perché non è venuta? Ecco l'opinione della Serino sul mondo degli insegnanti:

Strano il destino di noi insegnanti: i ragazzi arrivano qui giovani e se ne vanno giovani, e noi invecchiamo al posto loro. Ma cos'è, un film dell'orrore?

Per le bicchierate ed i regali è sempre Vivaldi che si fa incastrare per la raccolta delle quote personali. Lo fa volentieri, perché ormai li conosce tutti, i suoi colleghi (e le colleghe) e quelli che fingono di dimenticarsi sono proprio quelli che Vivaldi non stima come insegnanti, così può sfogarsi. Vivaldi ha un difetto: pensa troppo agli altri e poco a se stesso.
(continua)

venerdì 27 marzo 2009

Firenze nel cinema: Amici miei (2)

Il Mascetti (Ugo Tognazzi) e la Titti (Silvia Dionisio)

Amici miei di Mario Monicelli (1975) Sceneggiatura di Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Tullio Pinelli, Pietro Germi Con Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Philippe Noiret, Duilio Del Prete, Adolfo Celi, Bernard Blier, Olga Karlatos, Silvia Dionisio, Milena Vukotic, Franca Tamantini, Angela Goodwin Musica di Carlo Rustichelli - però c'è anche il Verdi di bella figlia dell'amore (140 minuti) Rating IMDb: 8.3

Solimano

Alla stazione di Santa Maria Novella -a meno di possibili alternative- oltre all'episodio del Giornalista Giorgio Perozzi (Philippe Noiret) che saluta definitivamente l'amante indossando una gobba finta, si svolge un altro episodio che tutti ricordano.


I quattro amici sono diventati cinque. Si è aggiunto il Professor Alfeo Sassaroli (Adolfo Celi) e sarebbero addirittura sei, perché c'è Birillo (Cane di San Bernardo). E' la liberazione catartica per l'Architetto Rambaldo Melandri (Gastone Moschin), che difatti così sintetizza:
Ragazzi, come si sta bene tra noi, tra uomini! Ma perché non siamo nati tutti finocchi?
Quando parte il treno, fra i viaggiatori c'è anche il figlio del Perozzi, che così si esprime durante il film:
Quando penso alla carne della mia carne, chissà perché, divento subito vegetariano.
E un'altra volta, più seriamente, dice:
Io restai a chiedermi se l'imbecille ero io, che la vita la pigliavo tutta come un gioco, o se invece era lui che la pigliava come una condanna ai lavori forzati; o se lo eravamo tutti e due.
Il figlio si prende lo schiaffo dal padre e vibratamente protesta, e il Perozzi ribatte:
Ma che parti sempre, te!




Ho il sospetto che non sia stata girata in Toscana la zingarata durante la quale gli amici spaventano tutto un paese dicendo che l'autostrada non sarà costruita vicino ma sopra il paese.
Visto da lontano, il paese assomiglia a Civita, la frazione di Bagnoregio (28 chilometri da Viterbo) che sorge su un cocuzzolo soggetto a continua erosione e cirdondato da calanchi. Ma le scene in mezzo al paese non mi sembra che si svolgano a Civita (la chiesa è un'altra). Potrebbe essere che abbiano utilizzato disinvoltamente Civita come quadre 'e luntananze (alla napoletana) e poi abbiano girato in un posto più comodo. Ho inserito quattro immagini: gli amici in macchina, la visione del paese, il centro del paese e una immagine fotografica della vera Civita, che sembra scattata dalla parte opposta rispetto all'immagine del film.


Tutto per le strade di Firenze si svolge l'episodio del tentato addio del Conte Raffaello Mascetti (Ugo Tognazzi) alla giovane amante Titti (Silvia Dionisio). Il Mascetti ha meditato a lungo, dopo il tentativo di suicidio di sua moglie Alice (Milena Vukotic). Si è fatto prestare un serissimo abito blu dal Perozzi. L'appuntamento è all'uscita di scuola della Titti, allegra e contenta di vedere il Mascetti, che risponde all'allegria con la serietà delle decisioni definitive.



Tutto il monologo del Mascetti si svolge durante una passeggiata sul Lungarno:

Bisogna saper guardare in faccia la realtà: è stato un sogno, un sogno molto bello e basta. Tu hai diciott’anni, io ne ho cinquantadue. Non è per quei trentaquattro anni di differenza, che poi sarebbero il meno, è che il nostro amore non può avere nessun avvenire. Coraggio Titti, è meglio che ci togliamo il coltello dalla piaga e non ci pensiamo più. Addio Titti.

La Titti non dice niente, si guarda attorno ogni tanto con aria asettica. Finché, di fronte alla casa della Titti, c'è il dialogo risolutivo:

Titti: Addio merdaiolo, ci si vede domani al solito posto, a mezzogiorno.
Mascetti: No, alla mezza! A mezzogiorno ho un pignoramento.


L'episodio del Righi (Bernard Blier) non lo trovo fra i più felici del film. Lo trovo un po' lungo, sfibrato, anche stucchevole. Forse sceneggiatori e registi volevano che così fosse, per mostrare l'amarezza e la noia che si nascondono dietro le coazioni a ripetere dei cinque personaggi. E' vero che poi ci furono due remake, ma all'inizio non era previsto. L'idea era quella di una commedia grottesca, difatti il regista doveva essere Pietro Germi. E' un film che spesso fa ridere, ma non è un film allegro: i personaggi del Melandri e del Mascetti perseguono coerentemente i loro fallimenti personali.
L'episodio del Righi, il pensionato sordido che prende tre brioches e ne paga solo una e che vuole diventare un gangster (tra male gatte era venuto il sorco) svela la crudeltà delusa dei cinque amici in fondo misantropi e misogini. Nelle due immagini si vede Piazza della Santissima Annunziata con in fondo lo Spedale degli Innocenti e una delle vie centrali di Firenze. Hanno cambiato abbigliamento e stanno mettendo alla prova il Righi, per testarne l'affidabilità prima di farlo entrare nella banda che ha di fronte una sfida difficile: affrontare il Clan dei Marsigliesi.

Infine, il funerale del Perozzi, che sul letto di morte si è comportato come un personaggio del Decamerone, prendendo in giro il prete:

Prete: Dimmi, figliolo.
Perozzi: Sbiliguda venial... Con la supercazzola prematurata.
Prete: Come, figliolo?
Perozzi: Confesso, come foss'antani, con lo scappellamento... A destra e... Costantinato ammaniti.
Prete: Quante volte, figliolo?
Perozzi: Fifty-fifty per la fine... Come fosse mea culpa... Alla supercazz...
Prete: Ed io ti assolvo, dai tuoi peccati.

"Non è morto nessuno", dice la moglie del Perozzi (Angela Goodwin), ma il Melandri ribatte che al funerale del Perozzi ci saranno in tanti. No, ci sono solo quattro gatti, è proprio un funerale triste... Nel film si vede la facciata della Chiesa di Santo Spirito.
Ma c'è il Righi, che era stato imbarcato a forza in un treno per il sud ed ora è tornato e non capisce quello che è successo. Il Necchi e il Mascetti glielo spiegano:

Era un traditore, abbiamo dovuto eliminarlo!

Il funerale si incammina e i quattro amici hanno le lacrime agli occhi, ma cercano anche di trattenere la risata, il Righi non deve rendersi conto.



P.S. Sullo Spedale degli Innocenti, traggo alcune righe da Wikipedia:

Fu il primo orfanotrofio d'Europa e una delle prime architetture rinascimentali. Nei primi del Quattrocento il vescovo della città Antonino Pierozzi, poi santo, promosse un processo di differenziazione dei compiti caritativi, prima svolti da generici enti plurivalenti degli spedali o delle confraternite, poi separati in strutture attrezzate per le necessità diversificate. In questa ottica razionale, derivata dal pensiero umanista, si collocano alcune istituzioni come la Confraternita dei Buonomini di San Martino per i benestanti caduti in disgrazia, e l'Oratorio di Gesù Pellegrino per i parroci anziani, ma soprattutto lo Spedale degli Innocenti, attrezzato per risolvere razionalmente il dramma dei bambini abbandonati. Il nome si ispirò all'episodio biblico della Strage degli Innocenti.


La facciata e la loggia dello Spedale degli Innocenti furono costruite da Filippo Brunelleschi fra il 1419 e il 1424. Sono uno dei primissimi e più grandi capolavori dell'architettura del Rinascimento. Le spese le pagò l'Arte della Seta, quella a cui apparteneva il Brunelleschi.

Esiste ancora la rota (ruota girevole in pietra) che funzionò per più di quattro secoli, fino al 1875. Così Wikipedia:

Le madri disperate potevano così appoggiare i loro figli (i gettatelli), girare la ruota e suonare la campanella, facendoli entrare al riparo senza essere viste. Spesso lasciavano delle lettere o dei ricordini insieme ai neonati. Molto frequentemente si trattava di medaglie spezzate, con le quali si sperava di ottenere un ricongiungimento con i figli in tempi migliori.

Nei pennacchi degli archi, sono presenti otto tondi di terracotta invetriata. Non erano previsti nel progetto originale del Brunelleschi e furono eseguiti da Andrea Della Robbia nel 1487. In ogni tondo è rappresentato un neonato in fasce, come si vede nell'immagine che inserisco come chiusura.


La Chiesa di Santo Spirito ha, come quella di San Lorenzo, una facciata piuttosto anonima, ma le architetture dell'interno delle due chiese sono due capolavori di Filippo Brunelleschi. E nella Chiesa di Santo Spirito c'è la Pala Nerli di Filippino Lippi.

Così la descrive Carla Faldi Guglielmi in "Tesori d'Arte Cristiana" (Bologna, 1967):

"Sull'altare della quinta cappella del transetto destro sta la bellissima tavola di Filippino Lippi, iniziata nel 1488, raffigurante la Vergine col Bambino, in trono fra S. Martino e S. Caterina che presentano loro Tanai dei Nerli e sua moglie Nanna, mentre il piccolo Gesù scherza con S. Giovannino. E' perduta, ma a noi nota attraverso un disegno preparatorio dello stesso Filippino, la vetrata con l' "Elemosina di S. Martino" per la stessa cappella.
Dinanzi a un portico, finamente adorno nei pilastri nonché nei pennacchi degli archi ove appaiono tre angiolini a monocromo, uno con una colomba, gli altri due con lo stemma della casa, stanno i personaggi, composti con supremo equilibrio in una simmetria tutt'altro che artificiosa, riscattata dalla mobilità e dalla intensità affettiva delle immagini soavemente patetiche. L'artista, nel pieno della maturità e capacità espressiva, denuncia qui, nelle figure, gli ultimi attacchi con le componenti botticelliane della sua cultura, laddove per il bellissimo sfondo di città - verso porta San Frediano, con il palazzo dei Nerli sulla destra - così attentamente descritto negli affascinanti particolari di vita (Tanai che si congeda dalla figlioletta, i drappi alle finestre, il via vai dei villici venuti in città a commerciare, le persone affacciate a finestre o logge, l'immagine sacra nell'antiportico) è evidente la sua adesione all'analitico lucido modo dei fiamminghi, la cui arte, attraverso la presenza di opere insigni e i contatti di viaggio con le Fiandre dei ricchi mercanti, era divenuta una presenza feconda per la pittura fiorentina di fine secolo
."