martedì 8 gennaio 2008

I luoghi del cinema: La mandragola

Solimano
Per l’ambientazione del suo film La mandragola (1965), Alberto Lattuada utilizzò diversi posti, fra cui Isola Farnese, ma negli ultimi dieci minuti del film è molto evidente la scelta di Urbino.
Al mattino, dopo la notte che ha consentito a Callimaco (Philippe Leroy) di appagare il suo desiderio di Lucrezia (Rosanna Schiaffino), la moglie di Nicia (Romolo Valli), tutti i personaggi si ritrovano nella attuale Piazza Duca Federico, che è situata fra il Duomo e le due ali del Palazzo Ducale, architettate presumibilmente da Francesco di Giorgio Martini (Luciano Laurana operò in altre parti del palazzo), mentre la decorazione sontuosa e raffinata dei portali e delle finestre è di Ambrogio Barocci, da non confondere col pittore Federico, che visse nella seconda metà del Cinquecento. L’architettura del palazzo e le decorazioni sono soprattutto della seconda metà del Quattrocento, dall’arrivo di Luciano Laurana nel 1465.

Nel film di Lattuada prima appaiono tre personaggi in combutta fra di loro: Callimaco, il suo servo Siro (Armando Bandini) e Ligurio (Jean-Claude Brialy) il parassita di Nicia che ha fatto da ruffiano a Callimaco. I tre stanno commentando gli accadimenti della notte e sono proprio all’angolo fra la Piazza Duca Federico e Piazza del Rinascimento, su cui dà l’ala lunga del palazzo, quella del Trecento, però adornata con bifore del Quattrocento.

Nella piazza Duca Federico arriva un piccolo gruppo: Nicia, Lucrezia, sua madre Sostrata (Nilla Pizzi), e la governante, che è quella che ha due ali sulla testa come se fosse una farfalla. Il più contento sembra essere Nicia, quello che avrebbe meno motivi, ma secondo lui l’inghippo notturno otterrà che Lucrezia partorirà un figlio suo. Gli altri si contengono, la governante chissà se ha capito che cosa è successo, Lucrezia appare riservata, ma è lieta della notte passata con Callimaco ed ha tutte le intenzioni di proseguire in futuro la relazione, sua madre Sostrata è soddisfatta, perché ha assicurato il futuro suo e della figlia.
Il punto è che Lucrezia e Callimaco, che hanno passato la notte insieme, ufficialmente non si conoscono, ma Nicia, sempre più contento, presenta Callimaco a Lucrezia. Per lui Callimaco è un grande medico che gli ha risolto il problema.

Lucrezia è ben lieta di conoscere finalmente il grande medico, e mette subito le mani in avanti: Callimaco da quel giorno stesso sarà di casa (ha già ottenuto che Nicia le dia le chiavi, in modo da non essere disturbata di notte). Lucrezia e Callimaco sono molto controllati, ma ogni tanto riescono a guardarsi, fra una presentazione e l’altra.
Fanno quindi gruppo unico, perché li attende la celebrazione della Santa Messa a cui assisteranno, quindi lasciano Piazza Duca Federico e costeggiano la parte lunga del palazzo su Piazza del Rinascimento.
Infine, il gruppo si incammina in salita verso la chiesa davanti alla quale li aspetta a braccia aperte un frate, ma non sono riuscito ad identificare di che chiesa si tratti e se si trovi ad Urbino, mi sembra però di averla già vista.

Un’altra importante scena del film si svolge ad Urbania , che allora si chiamava Casteldurante (da cui il nome delle famose ceramiche). Urbania è a poco più di quindici chilometri da Urbino, però la strada per arrivarci è abbastanza tortuosa. La scena riguarda Fra' Timoteo (Totò) che parla a scheletri e teschi, che ci sono realmente nella Chiesa dei Morti di Urbania. Le immagini le ho, ma ho preferito non metterle qui. La scena -più grottesca che umoristica, e abbastanza lunga- fu tagliata nella prima edizione del film e inserita, anche se solo in parte, nel restauro della pellicola di alcuni anni fa.
Le riprese di alcune scene in edifici religiosi furono condotte a rotta di collo perché il vescovo di Urbino, quando seppe la trama del film, vietò l'accesso della troupe a conventi ed a chiese.

3 commenti:

  1. L'altra volta mi sono trattenuto, adesso devo proprio scriverlo: Mamma mia com'era bella Rosanna Schiaffino!!
    Fine dello sfogo. Adesso passo a leggere con attenzione tutto il post.

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  2. Giuliano, tutti a vantare le attrici francesi od inglesi, ma la Schiaffino, che chissà se sapeva recitare, aveva una presenza incredibile, solo che trovò pochi registi validi e smise presto, per ragioni analoghe a quelle di Marisa Allasio, chissà se ne furono contente! Ma non per lo smart set, le interviste, tutte quelle robe lì, proprio per il mondo vero e falso che si costruiva mentre si giravano quei film. Magari non saranno state molto felici, ma sicuramente non si sono annoiati, a forza di baruffe e simpatie, amori e disamori. Con le mamme da una parte ed i produttori dall'altra. Viene voglia di fare una vista logica "Il cinema nel cinema"...

    saludos
    Solimano

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  3. Sì, e viene anche da dire che girando per strada si vedono donne e ragazze molto più belle di quelle che ci propinano come esempi di bellezza...

    Però il post è su Urbino e dintorni: mi ricompongo subito e, per una volta, mi dispiace che il film non sia stato girato a colori, perché i colori delle Marche sono meravigliosi.

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