Solimano
Alle 13.30, puntualissimo, Claudio ha suonato il campanello di casa mia. Claudio è guest in Abbracci e pop corn, anche se non scrive post, ma uno cha sappia veramente di informatica è meglio che ci sia, a parte che è un mio amico. Con la sua macchina siamo andati a Sesto Stazione, poi col metrò fino a Piazza Duomo. Proprio dietro l'abside del Duomo c'è la libreria Paolina, e lì, alle 14.30, abbiamo trovato Ottavio e Giuliano. Tutti hanno aspettato pazientemente che io comprassi i dieci DVD che mi ero ripromesso, ma ho dovuto scavare, perché volevo spendere meno di 10 euro cadauno. Ci sono riuscito, salvo che con uno ho scartellato, compensando con un DVD che mi è costato solo 5.20 euro. Non dico i titoli, top secret.
L'appuntamento alla Pinacoteca di Brera era per le 16, e ci siamo fatti una comoda passeggiata, con una sosta al famoso Bar Jamaica, che era lo storico ritrovo degli anarchici e poi di quelli del Sessantotto, e che è a due passi dalla Pinacoteca.
Habanera, l'admin del Nonblog di Habanera non era potuta venire, ma c'ero io che sono guest, mentre Roby, che è guest pure lei, è un po' fuori mano, sta a Firenze.
Siamo alla Cassa della Pinacoteca, facciamo i biglietti ed aspettiamo. Però, da un vetro ho visto una coppia giovane, lui era di profilo, e così ho riconosciuto Oyrad che si è fatto crescere la barba, senza aggiornare la foto nel suo blog. Ecco, mi avvicino e mi presento. Si è spaventato, ma meno di quello che mi aspettassi e mi ha presentato la sua amica Elena, che è molto simpatica e graziosa, con un solo difetto, però grosso: nella Pinacoteca non poteva entrare perché era attesa da un'altra parte. Vabbè, sarà per un'altra volta. Siccome Brianzolitudine (alias Brian) l'avevo già incontrato in un'altra occasione, ho proposto di cominciare a girare per le sale, lui mi avrebbe certamente individuato, e così è successo. I due che se la tiravano di più erano Oyrad ed io, perchè pensiamo di saperne un po', e lì sono cominciate le discussioni, perché ognuno faceva il problematico, per far vedere che non aveva la scienza infusa, ma Oyrad ha fatto la prima sosta di fronte al Luini, di cui sapevo che è un fan, ed ho capito il vero perché: a Brera c'è un grande affresco strappato con le famose bagnanti del Luini, pittore geralmente religioso che per quella volta fece una eccezione. Inserisco due particolari dell'affresco, in cima ed in fondo al post. Ad Oyrad sono venute in mente le bagnanti di Cézanne, a me quelle del Guercino.
Un po' parlavamo dei blog, un po' dei quadri, quando ci capitava sott'occhio qualcosa che ci colpiva, perché uno dei segreti è questo: i grandi quadri non finiscono mai di rivelarti cose nuove, a cui prima non hai mai badato, ed essere un un piccolo gruppo aiuta, perché ognuno si accorge di novità diverse. Brian ad esempio ha ammirato due paesaggi lombardi fatti da un pittore che non solo non è brianzolo, ma neppure lombardo, credo che prima o poi ne dirà qualcosa nel suo blog.
Però di fronte a due pittori lombardi abbiamo fatto due belle soste: una per il Baschenis, con le sue incredibili nature morte di strumenti musicali, in cui la polvere sul liuto è polvere vera, ma è anche il segno del passare del tempo, anzi del Tempo, tema molto sentito nella pittura e nella poesia, specie in Gongora, che Giuliano conosce benissimo. Ma Oyrad ci ha fatto apprezzare, sempre di Baschenis, una natura morta di frutta, per me degna di quelle che nell'Ottocento faceva Edouard Manet.
L'altra sosta è stata per Vincenzo Campi, che apparteneva ad una famiglia tutta di pittori, Vincenzo si specializzò in quadri di genere. A parte la sua cucina con una bellissima battaglia fra cane e gatto che la cuoca ha innescato dando loro apposta delle frattaglie, ci siamo fermati di fronte alla Fruttarola, bella giovane fiorente, col suo negozio en plein air fornitissimo, e la singolarità che ci ha fatto osservare Oyrad, delle rose dentro il grande canestro di fave, chissà perché. Non dipingevano a caso, ogni cosa aveva un significato.
Poi, una bella discussione nel vedere così vicini l'uno all'altro i grandi capolavori di Giovanni Bellini e di suo cognato Andrea Mantegna, così diversi l'uno dall'altro, pur nelle somiglianze inevitabili. Mantegna, genio precocissimo, che per tutta la vita sviluppa con coerenza quello che aveva capito prima dei vent'anni, mentre invece Giambellino, attento a quello che gli succedeva attorno fino agli ultimi anni, è capace a più di ottant'anni di ammirare Giorgione e Tiziano, restando fedele a quello che era cinquant'anni prima. A Brera è bellissimo vedere a tre metri di distanza i suoi quadri eseguiti a tanta distanza di tempo. Ci siamo fermati anche di fronte al Carpaccio, sconfitto nei primi anni del Cinquecento perché non in grado di cogliere le novità di Giorgione e quelle di Giovanni Bellini, eppure ancora capace di particolari gustosissimi, come l'antilope a guinzaglio del bambino biondo.
Siamo passati anche dalla stanza più famosa di Brera, quella dello Sposalizio della Vergine di Raffaello e della grande pala di Piero della Francesca, e lì ho constatato che la piccola Flagellazione di Luca Signorelli non sfigura di fronte a quei due. Il Signorelli, il cui capolavoro sono gli affreschi di Orvieto, era stato allievo di Piero della Francesca, eppure è così diverso con quella tattilità esaltata dal Berenson. Il giovane Michelangelo guardò con attenzione il Signorelli forse ancora prima di misurarsi a Bologna, a meno di vent'anni, con le meraviglie di Jacopo della Quercia e di Niccolò dell'Arca. Una delle tante cose belle dei grandi artisti è che se vengono in contatto l'uno con l'altro, imparano e danno di più, così ho fatto osservare a Brera il Pietro e Paolo di Guido Reni (che è un grande pittore, anche se molti non ci credono) E' in tutto e per tutto un Guido Reni, quel quadro, ma sbalordito dal Caravaggio -non intimorito!
Torno all'incontro di persone di blog diversi. Perseguo convintamente la conoscenza nella vita reale di persone che operano in blog che si frequentano non per un lobbismo che sarebbe solo un perditempo, ma perché, se dietro un blog c'è un progetto (per me il progetto è importante), è bene che il progetto si misuri con altri che magari hanno un progetto diverso e si misuri sia nelle tangenze che nelle differenze. Poi, sorgeranno con naturalezza delle attività comuni, non come furberiole o scorciatoie, ma per affinare meglio quello che ognuno sta facendo.
Al ritorno in metrò verso Sesto, ero contento e un po' stanco, difatti mi sono addormentato, e non è la prima volta, in treno mi succede sistematicamente, forse perché mamma e papà si conobbero in treno, che a me funziona come un nirvana su ruote. Se Claudio ed Ottavio non mi avessero svegliato, invece di scrivere questo post sarei a dormire della grossa nel deposito dei metrò, senza sentire freddo, avevo il loden blu che è l'ideale per le pennichelle viaggianti.
Grazie Brian, grazie Oyrad, alla prossima.
P.S. Per tornare dalla Pinacoteca a Piazza Duomo, siamo passati dalla Galleria. Gente che va, gente che viene, come in Grand Hotel. Ma proprio al centro della Galleria c'era un pianoforte, ed una donna non giovanissima, con capelli lunghi e neri - non le si vedeva quasi il viso, intenta com'era - suonava Johann Sebastian Bach, e lo suonava bene. Attorno, non tanti ma neppure pochissimi, ascoltavano in silenzio, intenti come lei e l'applauso finale non è stato né fiacco, né enfatico, né distratto: un applauso di contentezza vera. Avercene, di queste cose.
A un certo punto io e Ottavio siamo rimasti indietro e abbiamo perso Solimano e gli altri.
RispondiElimina"Cerchiamo dove c'è un Rembrandt, sarà di sicuro lì", ho detto; e già me lo immaginavo in contemplazione.
Invece, delusione, era fermo davanti a un Ghislandi: il ritratto di un signore in pizzi e abito nero.
(ecco un post che non potrò mai scrivere, forse perché di Rubens a Brera ce ne sono pochi...)
Giuliano, mi sono scordato una persona importante che abbiamo incontrato dopo che siamo usciti dalla Pincateca: Giovanni Sebastiano! Vado subito a fare una aggiunta al post, è uno capace di prendersela.
RispondiEliminasaludos
Solimano
Leggendo il raccontino, e pensando a te e Oyrad che ciondolavate dissertando su bagnanti, fave e rose mi è venuta in mente l'illustre coppia Bouvard e Pecuchet. Giuro di non sapere perchè, visto che voi due siete degli intenditori veri e loro due no. Però mi sono venuti in mente e mi sono ritrovata a sorridere da sola ^__^
RispondiEliminaLa pianista di Bach: ho imparato da tempo a non sottovalutare quelli che normalmente vengono definiti "artisti di strada". Mi è capitato più volte, infatti di scoprire a posteriori che un chitarrista, una cantante, un gruppetto apparentemente scalcinato erano invece professionisti di tutto rispetto, molto spesso anche molto noti e ignoti soltanto a me.
Poi certo si trovano anche i guitti, per le strade, ma insomma anche lì ho capito che non sempre l'abito (e il luogo) fanno necessariamente il monaco.
Invidio la vostra incursione a Brera. Ci sono stata un paio di volte e ne ho un bel ricordo. Anche perchè ho una predilezione per i musei che io chiamo "a dimensione umana" e nei quali soprattutto non devi fare a pugni o arrampicarti sulle spalle del tuo vicino per poter vedere un lembo di quadro o il braccio di una statua...
I miei rispetti alla compagnia
Gabrilu, non so Oyrad, ma io sono fierissimo di avere qualcosa del Bouvard e Pecuchet. Quei due amano quello che stanno facendo, e di fondo sono molto più felici del loro esimio e geniale scrittore. Il convento passa molto di peggio, quelli che si fanno piacere le cose, perché da soli non sono in grado di provare quell'emozione così semplice: il piacere di fronte alla bellezza vista, udita, letta, annusata toccata. Poi te la condiscono in tutti i modi, con riferimenti e accrocchiamenti di ogni genere, acribìe vertiginose, ma di fondo non escono dal loro obiettivo vero, quello di voler piacere a tutti i costi agli altri, strada obbligata, visto che non piacciono a se stessi, non si abitano bene, che non è poi una cosa molto complessa. Ma i due sono diversi e rimango un po' perplesso: indossare Bouvard o Pecuchet? Ah, saperlo!
RispondiEliminasaludos y besos
Solimano
Habanera avrebbe voluto esserci per il piacere di conoscere Giuliano, Ottavio, Oyrad, Claudio, Brian e di riabbracciare il carissimo amico Solimano. Sarà per un'altra volta ma intanto, leggendo questo piacevole e dettagliato racconto, è quasi come essere stata lì con voi. Peccato solo non aver sentito i reali commenti (artistici?) di sei maschietti di fronte alle Bagnanti del Luini.
RispondiEliminaSolimano, questo post se ne va dritto filato anche su Nonblog, decidi tu come e quando. E' un ordine del tuo Admin! ;-)
Un abbraccio
H.
Azz! Mi sono perso il pianoforte in galleria. Peccato.
RispondiEliminaE' belle rileggere la cronaca delle cose belle che si sono fatte, quand'anche di corsa. Scusate il ritardo, ma volevo esserci, nonostante il cellulare e il tentativo di furto. ;)
Un gran weekend a tutti i cinefili e al Boss-olimano in particolare!
Brian
Beh, certo che sarebbe stato davvero un figurone, farsi vedere in giro per Milano con un simil corteggio di cavalier serventi! Che ne dici, Habanera? Ma tant'è: sarà per la prossima volta...
RispondiElimina[;->>>]
I miei omaggi
Roby
Habanera, le Bagnanti del Luini sono ricche di grazia, ma non si prestano a commenti (e pensieri) di un certo genere. Da questo punto di vista preferisco quelle del Guercino, che sono poi lavandaie che fanno il bagno nel fiume visto che la giornata è calda, e sono già nel Nonblog, riguardo a cui vorrei scrivere un altro post su Brera, visto che in meno di due ore cose interessanti ne abbiamo visto anche altre, forse più importanti (queste sono più immediate).
RispondiEliminaBrian, mi spiace che tu abbia dovuto procedere un po' di corsa, ma ti capisco benissimo: ci sono giornate che nascono segnate in quel modo e tiri il fiato solo quando vai a letto, magari molto tardi. Ci sentiamo presto.
Roby, vorrà dire che prima o poi faremo una calata su Firenze, simile a quella degli Unni, e tu ci racconterai i tanti posti belli che i turisti non conoscono e che tu sai.
saludos
Solimano