Distant drums di Raoul Walsh (1951) Sceneggiatura di Niven Bush, Martin Rackin Con Gary Cooper, Mari Aldon, Richard Webb, Ray Teal, Arthur Hunnicutt, Robert Barrat Musica: Max Steiner Fotografia: Sidney Hickox (101 minuti) Rating IMDb: 6.1
Ottavio
Dall’inizio di questo blog mi ronza in testa “Tamburi lontani”. Mi dico ogni volta: ”Non è adatto a comparire, vista la qualità dei film già inseriti… è stata solo un’infatuazione infantile! E poi, pensa al ranking non esaltante che risulta nei vari siti specializzati… è comunemente considerato un film minore di Gary Cooper”.
Eppure quella volta, … anni fa, al cinema Eden di Cagliari, locale specializzato nell’anteguerra in operette e avanspettacolo e ancora, allora, di atmosfera da bell’epoque, ero rimasto incantato. Bene, il cinema Eden ovviamente non esiste più, ma “Tamburi lontani” continua a “ronzare”, come detto prima.
Sarà perché è un western atipico, anzi forse si potrebbe definire "eastern" vista l’ambientazione. Infatti gli sfondi non sono quelli delle pianure polverose dell’ovest che circondano le cime isolate della Monumental valley, bensì le umide paludi della Florida. Gli indiani non sono gli indomabili Sioux o Dakota o Cheyenne che immancabilmente compaiono schierati in riga in cima alle colline pronti a dare l’assalto alla carovana di pionieri o alla colonna di soldati che percorrono il fondovalle; sono i micidiali Seminole che si muovono “come pesci” nelle paludi infestate da caimani, come i vietcong si muovevano nelle risaie del sud-est asiatico.
I quali Seminole si trovano loro malgrado coinvolti nel conflitto ispano-americano del 1840, quello che porterà all’”indipendenza” di Cuba e Portorico e si sa dall’inizio che indipendentemente da chi vincerà gli indiani saranno tra gli sconfitti.
Il film narra un episodio di quella guerra.
Sulla costa della Florida una vecchia fortezza spagnola viene utilizzata come deposito di armi, rifornito dagli spagnoli, che i Seminole utilizzano per la loro guerriglia. Una pattuglia americana formata da scout e da soldati di marina riceve l’ordine di distruggerla. L’ordine viene eseguito senza troppe complicazioni, che però si presentano durante il rientro alla base. La pattuglia, cui si sono aggregati dei civili in fuga dalla guerriglia, viene infatti intercettata dai Seminole mentre tenta di fuggire via mare e così è costretta a trovare la via di scampo attraverso le infide paludi. Questa marcia occupa gran parte del film, in tempi e situazioni emozionanti, e si conclude quando “i nostri” sono raggiunti e assediati dagli indiani.
Per uscire dall’intricata situazione il capitano degli scout sfida a duello il capo dei Seminole e lo uccide, costringendo così gli assedianti al ritiro.
Scenari insoliti, dicevo, e scene avvincenti, con i fuggiaschi braccati dagli inseguitori attraverso mille pericoli (caimani, serpenti velenosi etc) e una bella fotografia a colori che esalta la natura spettacolare delle coste della Florida (il film è girato nei luoghi reali della vicenda storica). Tutti ingredienti per entusiasmare un ragazzo di dieci anni, ma anche un passaggio televisivo molti anni dopo, seppur infarcito di pubblicità, ha fatto un certo effetto…
Tra i personaggi il capitano degli scout, Gary Cooper, è la figura più interessante. Sposato ad una donna indiana che è stata uccisa per sbaglio dai soldati americani, si è ritirato a vivere “lontano dalla civiltà” con il figlio, il vecchio suocero e alcuni fidati scout. Rispetta e viene rispettato dagli indiani. Vive equidistante tra visi pallidi e pellirosse, tra cultura e natura, si potrebbe dire. Anche quando è tirato per i capelli nel conflitto riconosce la dignità del nemico, venendone corrisposto. Il duello finale è un duello tra uguali, chiunque può soccombere: il personaggio di Cooper, caratterizzato da una completa serenità interiore, non dà mai l’idea del superman.
Sarà per questo che mi è piaciuto tanto?
Ottavio, ho vissuto una esperienza simile alla tua. Tamburi lontani è un film che fa parte per se stesso. Ha in sé il western, ma non è un western, il film di avventure esotiche, ma non è esotico o fiabesco, soprattutto ha in sè un personaggio che, dopo, è comparso in diversi film, e tornerà ancora: l'uomo che attraverso il dolore raggiunge la saggezza e l'adopera nelle contingenze che la vita gli riserba, rimanendo tranquillo anche nelle difficoltà più gravi, ma non - come dici giustamente - atteggiendosi a supereroe, ma restando uomo fra uomini.
RispondiEliminaPer me inoltre questo film, che amo tuttora molto, è stato un formidabile innesco di fantasie avventurose, proprio perché era una fantasia ben piantata nella realtà, anzi, nelle paludi della realtà, per restare nello svolgimento del film.
saludos
Solimano
Raoul Walsh è un grande regista. Cerco di non perdere mai i suoi film, non importa il soggetto; ma qui il soggetto è magnifico, e James Stewart è bravissimo.
RispondiEliminaGrazie ad Ottavio per la scelta!
Caspita che errore: Gary Cooper, e non James Stewart!
RispondiEliminaPerò è un errore che ammetto volentieri, sono i miei due attori preferiti in assoluto: sono diversi ma dire uno al posto dell'altro è facile...
Eh no, Giuliano! Il tuo è stato un lapsus un po' freudiano. Conoscendoti un po', tu hai più del James Stewart che del Gary Cooper...
RispondiEliminasaludos
Primo
Come sarebbe, Ottavio, che "Tamburi lontani" non è adatto a comparire qui???? Io (inutile dirlo, nel mio caso) l'ho visto in TV da ragazzina e (altrettanto inutile dirlo, dati i miei gusti già qui abbondantemente rivelati) me ne sono subito invaghita, ma non mi ricordavo il titolo: ora, grazie a te, sì!
RispondiEliminaRoby
Caro Solimano, James Stewart a me, che passo il quintale e non mi pettino dal 1992? Magari...
RispondiEliminaSe mi mettessi a dieta, avrei qualcosa in più di Gary Cooper - però non so andare a cavallo.
Giuliano
Ricordo bene questo film. Come si colloca nel genere western? Sicuramente ne fa parte perché racconta una storia che riguarda la crescita del paese e, nel genere, sono tanti gli esempi di ambientazione delle storie fuori dalla conquista dell’ovest. Basti pensare all’Alaska o alla colonizzazione delle terre a ridosso delle coste dell’est: uno per tutti l’ultimo dei Moicani. Il personaggio centrale non è altro che una variante dell’eroe solitario. Gary Cooper qui è comunque un uomo di frontiera. E’ un ecologista antilitteram. Certo il motivo scatenante del suo isolamento è l’uccisione della moglie, ma nella scelta c’è il bisogno di fuggire da un mondo in cui non si riconosce. Cerca il contatto con la natura, il ritorno alle origini e, quindi, una vita fatta di spazi liberi dal resto del genere umano che lui non riconosce più. Vive dentro una contraddizione perenne: il bisogno di vivere dentro e con la natura, ma non può ignorare la sua gente che gli chiede aiuto in un ambiente ostile che lui, invece, conosce bene. Questi personaggi (cacciatori delle montagne, guide per le carovane che vanno ad ovest) sono alla ricerca dell’innocenza perduta dell’uomo bianco, ma sanno bene che aiutando la propria gente si aprirà la strada ad una invasione che tutto travolgerà. Gli indiani sono amici, vivono come loro e ne sposano le donne, ma regolarmente la moglie indiana è destinata al sacrificio. Non è possibile rappresentare una coppia fatta da un bianco e da una indiana per i noti motivi, ma anche perché, come detto, sono destinati alla sconfitta. Sarà inutile la ricerca verso l’ovest di terreni ancora vergini. Non è altro che un ritardo per l’ineluttabilità del loro destino. Gary Cooper lotta fino alla morte dell’indiano che minaccia i bianchi, ma dopo si ritroverà solo con il piccolo figlio meticcio e solo due cose potranno salvarlo: andarsene verso nuove terre o l’amore di una donna bianca che ristabilisca il giusto equilibrio. Emozionante il duello con l’indiano.
RispondiEliminaLodes, dipende da cosa si intende per western, sono categorizzazioni a volte non necessarie. Io lo trovai più vicino a film come Le Miniere di Re Salomone, in cui c'era una forte componente di avventura esotica.
RispondiEliminaGary Cooper ha interpretato un personaggio del genere in un film che a suo tempo ebbe molto successo, mentre adesso non ne parla più nessuno: La legge del Signore (Friendly Persuasion)di Wyler.
saludos
Solimano