Giuliano
Un film dove i libri vengono bruciati, perché ritenuti pericolosi. Se questo fosse un quiz, la risposta più probabile e immediata sarebbe "Fahrenheit 451", di Truffaut, tratto dal romanzo di Ray Bradbury. Invece sto parlando di Georg Wilhelm Pabst, e del suo Don Chisciotte, un film "antico" dei primi anni del sonoro, con uno straordinario Fiodor Scialiapin per protagonista, e con le musiche per lui scritte da Jacques Ibert.Due sono le scene da antologia: la sequenza dei mulini a vento, con Scialiapin-Don Chisciotte che rimane appeso alla pala così come capiterà (ma in un altro modo) a Gregory Peck, vent'anni dopo, nel "Moby Dick" di Melville firmato da John Huston; e la sequenza finale, con il mesto ritorno a casa e la morte di Don Chisciotte.Di questo finale, è impressionante l'interpretazione di Scialiapin, di una verità incredibile; ma Pabst fa finire il film in questo modo: dal rogo dei libri rinasce il Don Chisciotte. Ed è una sequenza commovente, girata con un trucco da poco: la pellicola viene proiettata al contrario, e dalla cenere rinasce lentamente il libro prezioso. A ordinare il rogo dei libri è stato il Duca, su suggerimento degli "amici" di Don Chisciotte: i libri sono stati la causa della sua follia e dei danni che ne sono derivati; e dunque siano puniti i libri, e non il povero gentiluomo ormai pazzo. Ma i libri sono la vita stessa di Don Chisciotte: alla vista del rogo, il Cavaliere dalla Triste Figura si sente mancare, e poco dopo muore. Solo Sancio, alla fine, riesce a capire la grandezza del suo padrone, lui che di libri non ne ha mai letto nemmeno uno...Rivedendo il film, e ripensando al capolavoro di Cervantes, viene da pensare che forse i veri Don Chisciotte, e cioè i pazzi, siamo noi che ancora ci ostiniamo a leggere, ad informarci, ad andare dietro ai nostri sogni; o, almeno, così ci ritiene il mondo, la gente che ci circonda... Molto più facile andare dietro all'onda della superficialità, della cialtroneria dilagante, delle finte assicurazioni che tutto va bene. Anch'io, ad essere sinceri, questa sera sono scappato dalla realtà e mi sono rifugiato in un vecchio film: avevo dei pensieri tristi e un po' mi sono passati, e quindi ringrazio tutta questa gente che non è più tra di noi da un pezzo: ringrazio Pabst, ringrazio il grande cantante russo, ringrazio Jacques Ibert, e soprattutto ringrazio l'antico Cervantes.
Un film dove i libri vengono bruciati, perché ritenuti pericolosi. Se questo fosse un quiz, la risposta più probabile e immediata sarebbe "Fahrenheit 451", di Truffaut, tratto dal romanzo di Ray Bradbury. Invece sto parlando di Georg Wilhelm Pabst, e del suo Don Chisciotte, un film "antico" dei primi anni del sonoro, con uno straordinario Fiodor Scialiapin per protagonista, e con le musiche per lui scritte da Jacques Ibert.Due sono le scene da antologia: la sequenza dei mulini a vento, con Scialiapin-Don Chisciotte che rimane appeso alla pala così come capiterà (ma in un altro modo) a Gregory Peck, vent'anni dopo, nel "Moby Dick" di Melville firmato da John Huston; e la sequenza finale, con il mesto ritorno a casa e la morte di Don Chisciotte.Di questo finale, è impressionante l'interpretazione di Scialiapin, di una verità incredibile; ma Pabst fa finire il film in questo modo: dal rogo dei libri rinasce il Don Chisciotte. Ed è una sequenza commovente, girata con un trucco da poco: la pellicola viene proiettata al contrario, e dalla cenere rinasce lentamente il libro prezioso. A ordinare il rogo dei libri è stato il Duca, su suggerimento degli "amici" di Don Chisciotte: i libri sono stati la causa della sua follia e dei danni che ne sono derivati; e dunque siano puniti i libri, e non il povero gentiluomo ormai pazzo. Ma i libri sono la vita stessa di Don Chisciotte: alla vista del rogo, il Cavaliere dalla Triste Figura si sente mancare, e poco dopo muore. Solo Sancio, alla fine, riesce a capire la grandezza del suo padrone, lui che di libri non ne ha mai letto nemmeno uno...Rivedendo il film, e ripensando al capolavoro di Cervantes, viene da pensare che forse i veri Don Chisciotte, e cioè i pazzi, siamo noi che ancora ci ostiniamo a leggere, ad informarci, ad andare dietro ai nostri sogni; o, almeno, così ci ritiene il mondo, la gente che ci circonda... Molto più facile andare dietro all'onda della superficialità, della cialtroneria dilagante, delle finte assicurazioni che tutto va bene. Anch'io, ad essere sinceri, questa sera sono scappato dalla realtà e mi sono rifugiato in un vecchio film: avevo dei pensieri tristi e un po' mi sono passati, e quindi ringrazio tutta questa gente che non è più tra di noi da un pezzo: ringrazio Pabst, ringrazio il grande cantante russo, ringrazio Jacques Ibert, e soprattutto ringrazio l'antico Cervantes.
Giuliano, sarà anche un trucco da poco, ma la genialità del libro che rinasce dalle fiamme da sola giustificherebbe la visione del film. Anche la scena dei Mulini a vento. Ma soprattutto l'interpreatazione di Chaliapin - che si metteranno d'accordo una volta o l'altra sul come si scrive. Ne esce un Don Chisciotte eroico, amoroso e sprezzante, non un mezzo matto o peggio ancora, un poeta perso. Cervantes, con tutta la sua vita avventurosa, avrebbe apprezzato: all'inizio magari voleva ironizzare sul personaggio Don Chisciotte, è finita che è stato catturato dal suo personaggio, che come aspetto fa un po' venire in mente persino un mulino a vento, forse è una lotta finta: Don Chisciotte e il mulino a vento sono come i ladri di Pisa... è una simbologia attraente!
RispondiEliminasaludos
Solimano
La cosa più straordinaria è che se si guardano le foto di Scialiapin non truccato ci si accorge che non c'è nessuna somiglianza con Don Chisciotte. Scialiapin non era magro e affilato, anzi: ma questa sua bravura nell'adesione ai personaggi è una delle caratteristiche della sua fama, che dura ancora oggi.
RispondiEliminaLa voce no, il timbro era bellissimo ma i dischi che ci sono rimasti sono abbastanza impietosi, soprattutto con Verdi e Rossini: si prendeva molte libertà, strascicava le parole... Però le canzoni di Don Chisciotte come le canta lui non le ha più cantate nessuno.