Madame de... (1953) di Max Ophüls Dal romanzo di Louise de Vilmorin Sceneggiatura di Marcel Achard, Max Ophüls, Annette Wademant Con Charles Boyer (Generale André de...), Danielle Darrieux (Contessa Louise de...), Vittorio De Sica (Barone Fabrizio Donati), Jean Debucourt (Monsieur Rémy), Jean Galland (Monsieur de Bernac), Mireille Perrey (La nutrice), Hubert Noël (Henri de Maleville), Lia Di Leo (Lola) Fotografia: Christian Matras Musica: Oscar Straus, Georges Van Parys Costumi: Georges Annenkov, Rosine Delamare (105 minuti) Rating IMDb: 8.0
Solimano
Lo so, l'immagine in apertura potrebbe portare fuori strada, per la sua aria da elegante boulevard, ma è un omaggio ai tre interpreti del film: Charles Boyer, che aveva 54 anni, Vittorio De Sica, 51 anni, e soprattutto lei, Danielle Darrieux, 36 anni, che ottenne il suo primo successo nel lontano 1931, a 16 anni. Nel 2009 sta interpretando due film ed è già previsto il film del prossimo anno ( sarà il suo centoquarantesimo film). Non credo che ci sia una sua interpretazione paragonabile a quella di Madame de... perché oltre è impossibile andare. Non straordinariamente bella, qui è di una eleganza insuperabile: eleganza di testa e di movenze, di sguardi e di parole. Anche di capelli, cappelli, vestiti e gioielli, perché no.
Il film si può dividere in tre parti e scriverò tre post. In ogni parte si costruiscono le ragioni e le emozioni della parte successiva, assai diversa. Alla fine, tutto appare coerente. Non c'è amarezza o cinismo, ma appassionata lucidità, come è lucido un melodramma in cui le culture di Vienna e di Parigi camminano insieme.
La Contessa Louise, Madame de... (Danielle Darrieux) stamattina è inquieta, controlla a stento l'agitazione. Ha un grosso debito (forse di gioco) che non può pagare. Le secca chiedere i soldi al marito, il Generale André de... (Charles Boyer), a cui li ha già chiesti troppo sovente. Quindi esplora la possibilità di disfarsi di qualcosa di suo. Un abito? No, alla cifra di cui ha bisogno non arriverebbe. Una pelliccia? Ne ha di bellissime, ma non può rinunciare a nessuna delle sue amate pellicce. Si concentra sul suo ricco scrigno di gioielli e va per esclusione, arrivando ad una coppia di orecchini a forma di cuore, dono di nozze del marito. Andrà da Monsieur Rémy (Jean Debucourt), un giolielliere che conosce bene. Prima che esca di casa, il maggiodomo le chiede che cosa deve dire al generale. "Dite che sono uscita, ma siate evasivo", risponde Louise che sta scendendo le scale.
Louise avrà le mani bucate, avrà una serie di ammiratori che si diverte a mettere uno contro l'altro. Tutto quello che si vuole. Ma conosce i suoi doveri di stato ed è religiosa. Difatti, prima di andare da Monsieur Rémy, entra in chiesa, dice una preghiera e accende la candela d'uso, quando si ha bisogno di aiuto. Solo col suo apparire, distrae un ufficiale che era assorto in preghiera. La contessa nota tutto, chi non la conosce direbbe che non si è accorta di niente.
L'incontro con Monsieur Rémy va benissimo. A Louise basta uno svenimento di tre minuti per persuadere Monsieur Rémy a pagare la cifra che lei voleva e a convincere il gioielliere che non è il caso di informare suo marito della transazione. Il figlio adolescente del gioielliere, vedendo lo svenimento della contessa, se ne innamora sul pianerottolo: la contessa a questi innamoramenti adolescenziali è abituata. E' una moglie fedele, forse con una nuance di frigidità.
Un alibi per il marito occorre costruirlo, e Louise fa un'ottima scena in teatro. Non trova più gli orecchini che si era messi (André questo non lo ricorda). Che siano caduti sul fondo della carrozza? O nel palco teatrale? O qualcuno li ha portati via? André cerca dappertutto, ma gli orecchini non si trovano. Louise, forte d'animo, all'uscita dal teatro ha il consueto corteggio di ammiratori.
I gazzettieri sono alla ricerca di notizie e il giorno dopo esce un articolo sul furto di gioielli verificatosi in teatro la sera prima. A questo punto, è Monsieur Rémy ad avere un problema, ci potrebbe andare di mezzo come ricettatore. L'unica strada è quella di trasgredire alla promessa fatta a Louise e di avvertire André, che ricompra dal gioielliere gli orecchini per il prezzo che lui aveva pagato a Louise. Noi, ingenui spettatori, pensiamo ad una bellissima scena in cui André riconsegna i gioielli alla moglie dicendole di non farlo più. Ma non succede così, perché André non è fatto in quel modo.
Il generale André è uomo di mondo. Ha una amante temporanea, Lola (Lia Di Leo) che è in partenza per Costantinopoli col cuore temporaneamente spezzato. André va a salutarla al treno e le dà il buon viaggio donandole gli orecchini testè recuperati. Una sottile vendetta contro la moglie: "Ti sei disfatta del mio dono nuziale? E io quel dono lo trasferisco ad un'amante, per di più passeggera".
Alla sera, prima di dormire, si svolge un simpatico dialogo fra Louise e André. I due dormono in camere separate, ma con le porte aperte si vedono in faccia. Il conte loda la forza d'animo di Louise di fronte alla sparizione dei gioielli, e Louise loda l'impegno che André sta mettendo nel cercare di ritrovarli.
Mentre Andrè e Louise ne parlano, i gioielli viaggiano felicemente per Costantinopoli. Lola riesce a superare la dogana turca, che con persone come lei normalmente chiude un occhio. Lola si inserisce felicemente nella vita di una capitale allora ricca di vivaci opportunità.
Si scopre che Lola ha qualcosa in comune con Louise: la passione per il gioco. Ma se quella di Louise era febbriciattola di carte da gioco nei salotti di Parigi, quella di Lola significa giocare alla roulette di Costantinopoli. Una sera perde tutto, e le tocca pagare con gli orecchini a forma di cuore donati da André.
Gli orecchini vengono esposti in vendita nella migliore vetrina della capitale ottomana. Dopo qualche giorno in vetrina non ci sono più: chi li avrà comprati?
(continua)
Sono curiosa di seguire questo carosello di apparizioni e sparizioni. La regia di Ophuls è elegante e ricca. Chissà se è vero che fosse il regista preferito da Kubrick? Salutissimi, Annarita
RispondiEliminaSì, Annarita, Kubrick lo apprezzava molto. Credo più per la perfetta acribìa e per la genialità creativa nell'utilizzo degli strumenti drl cinema. Nelle tematiche sono diversissimi; nei film di Ophuls il sentimento amoroso (declinato in tanti modi) è sempre presente, mentre non era un tema centrale per Kubrick.
RispondiEliminaHo appena pubblicato la seconda puntata, fra un giorno o due metterò la terza ed ultima. Aveva ragione Danielle Darrieux, che chiamava Ophuls le magicien.
grazie e saludos
Solimano