Far from Heaven (2002) Titolo italiano: Lontano dal paradiso Regia e sceneggiatura di Todd Haynes Con Julianne Moore (Cathy Whitaker), Dennis Quaid (Frank Whitaker), Dennis Haysbert (Raymond Deagan), Patricia Clarkson (Eleanor Fine), Viola Davis (Sybil), James Rebhorn, Bette Henritze, Michael Gaston, Ryan Ward, Lindsay Andretta, Jordan Puryear, Kyle Timothy Smith, Celia Weston, Barbara Garrick, Olivia Birkelund Musica: Elmer Bernstein Fotografia: Edward Lachman (107 minuti) Rating IMDb: 7.5
Solimano
La storia comincia nell'autunno del 1957, ad Hartford (Connecticut). Nell'immagine di apertura sembra che Cathy Whitaker (Julianne Moore) si metta in posa. E' proprio così: in casa sua ci sono la direttice di un giornale locale ed un fotografo. Nel giornale uscirà un articolo su Cathy e sulla sua famiglia, lodata come famiglia esemplare.
Frank Whitaker (Dennis Quaid), il marito di Cathy, dirige la filiale di Hartford della Magnatech, una azienda che produce televisori. Frank è la Magnatech ad Hartford, così dicono di lui, sia per l'impegno che mette nel lavoro che per i risultati che ottiene. Un gioco a somma positiva: a Frank è utile lavorare per una ditta nota come la Magnatech, alla ditta serve avere sul campo un dirigente così stimato ed inserito nella comunità.
Frank e Cathy hanno due bambini, un maschio ed una femmina, e vivono in una bella casa unifamiliare, tenuta benissimo da Cathy, aiutata dalla governante di colore, Sybill (Viola Davis). Al giardino ci pensava un anziano uomo di colore (nel film dicono negro) adesso ci penserà il figlio, Raymond Deagan (Dennis Haysbert) che ancora non conoscono.
Tre immagini della famiglia Whitaker in momenti diversi del film. Qualche piccolo problema c'è, fra Cathy e Frank. Lui è assorbito dal lavoro, capita che telefoni quando lo aspettano a cena per dire che c'è una riunione imprevista o la chiusura settimanale. Frank ha il vizio di bere, sia sul lavoro che quando c'è un cocktail party, infatti invitano di frequente altre famiglie a casa loro, tutte naturalmente del loro livello sociale. Quando si beve i freni inibitori si abbassano, come in questo dialogo (Stan e Doreen sono due ospiti):
(Frank is drunk at the cocktail party)
Stan: Frank is the luckiest guy in town!
Frank: It's all smoke and mirrors, fellas. That's all it is. You should see her without her face on.
Doreen: Frank!
Cathy: No, he's absolutely right. We ladies are never what we appear, and every girl has her secrets.
Poi c'è l'aspetto dei rapporti sessuali fra Frank e Cathy. Si sono diradati col passare del tempo. Di questo, Cathy non parla, né col marito né con le amiche.
Finché una sera Frank telefona l'ennesima volta per dire che non può venire a cena, e Cathy, per fargli una sorpresa, fa preparare da Sybill un pacco contenente la cena. In macchina va alla sede della Magnatech in cui a quell'ora non c'è più nessuno, salvo nell'ufficio di Franck, in cui c'è un altro uomo con cui Frank si sta baciando.
Cathy è sconvolta, Frank si sente colpevole ed umiliato. Riescono a non far trapelare nulla, e dopo qualche giorno di tensione, vanno insieme da un medico esperto in queste malattie. Cathy vorrebbe entrare anche lei, ma il medico la fa aspettare perché vuol parlare da solo con Frank. All'uscita, Frank dice che comincerà una terapia basata su incontri frequenti col medico, che l'ha informato del fatto che il mutamento di orientamento sessuale si ottiene fra il 5% e il 30% dei casi (questo Frank non lo dice a Cathy). Frank è motivato da considerazioni relative al lavoro, alla famiglia ed allo status sociale. Si sente colpevole, ma dubita di riuscire.
Un giorno, mentre Cathy sta salutando le amiche, un colpo di vento porta in alto il suo foulard, quello a cui è più affezionata. Dopo che le amiche sono andate via, Cathy va dietro la casa per recuperarlo, ma l'ha già fatto Raymond. Cathy scopre che Raymond è vedovo ed ha una figlia bambina, che è laureato in economia e che sta avviando una attività tutta sua: un vivaio di piante. Le mostra una fotografia della figlia. Raymond non è invadente, Cathy ha un'ottima impressione di lui.
Qualche tempo dopo, ad Hartford c'è una mostra d'arte. Cathy, d'accordo con le amiche, va all'inaugurazione ed è sorpresa dal trovare alla mostra Raymond con la figlia Sarah (Jordan Puryear). Cathy, molto diretta, si avvicina a Raymond per conversare, e la cosa viene notata con meraviglia da tutti. Sarah esce per giocare e Cathy e Raymond conversano davanti ad un quadro di Mirò.
Verso fine anno, Frank ottiene un riconoscimento dalla ditta per cui può stare in vacanza per un mese. Non ne è contento, ma fa buon viso a cattiva vacanza. Frank e Cathy decidono di passare l'ultimo dell'anno a Palm Spring. Cathy è felice, è l'occasione che aspettava per ristabilire il sereno col marito. Ma non sarà così. Proprio in quei giorni, Frank conosce un giovane che gli va a genio, ed esplode in casa ribellandosi ad ogni possibilità di cura, a cui non crede più. Ferisce leggermente Cathy sulla fronte, a lei tocca cambiare pettinatura per celare la ferita. Non ne parla con nessuno, neppure con le amiche, neanche la più fidata, Eleanor (Patricia Clarkson).
Ne parlerà invece con Raymond, che l'ha invitata a vedere le sue piante. Sente che la capisce. Le piace, se ne sta innamorando, come Raymond si sta innamorando di lei. Lo sanno, ma non ne parlano. Lui la invita a mangiare in un bel locale in cui va abitulmente (però frequentato da soli negri). Ed è Cathy, che non ha ancora capito com'è il posto in cui vive, che dice a Raymond che continua a chiamarla Mrs. Whitaker:
Oh, Raymond, Mrs. Whitaker sounds so formal! Won't you please... ask me to dance?
Ma Mona Lauder (Celia Weston) la pettegola di Hartford, li ha visti entrare in quel locale, e in un'ora lo sanno tutti. Perfino Frank, che ora vive con l'amico conosciuto a Palm Springs, va appositamente da lei a farle una scenata: danneggia il lavoro, non pensa ai figli etc etc
Succede di peggio: la figlia di Raymond viene ferita da una sassata tirata da un ragazzo bianco, la figlia di Cathy viene emarginata nella festa scolastica. L'ultima volta in cui possono parlare Raymond dice che anche fra i negri è così: isolata lei dai bianchi, isolato lui dai negri. Ha perso il suo lavoro e partirà venerdì per Cleveland dove un parente gli troverà qualcosa da fare. Dice Raymond:
I've learned my lesson about mixing in other worlds. I've seen the sparks fly. All kinds.
Quel venerdì, Cathy fa quello che deve fare, come sempre. Le telefona Frank per dirle il giorno e l'ora in cui trovarsi con l'avvocato, poi svolge alcune commissioni riguardanti soprattutto i figli, ma non dimentica di mettersi il foulard, quel foulard che era volato via.
Entra da sola nella stazione. Cammina sulla pensilina finché scorge Raymond e lui scorge lei. Non si avvicinano: si guardano negli occhi e fanno un lieve cenno con la mano. Poi il treno parte, e quando non vede più Raymond, Cathy si volta per uscire dalla stazione. La pensilina è deserta. Così dice Cathy durante il film:
That was the day I stopped believing in the wild ardor of things. Perhaps in love, as well. That kind of love. The love in books and films. The love that tells us to abandon our lives and plans, all for one brief touch of Venus. So often we fail at that kind of love. The world just seems too fragile a place for it. And of every other kind, life remains full. Perhaps it's just we who are too fragile.
Julianne Moore si chiama Julie Ann Smith e nasce il 3 dicembre 1960 a Fayatteville (North Carolina). A causa del lavoro del padre, che è stato colonnello nell'esercito, conosce bene anche l'Europa, in particolare la Germania. Si laurea in Belle Arti alla Boston University. A 23 anni è a New York e recita in teatro, poi in serial TV. La sua carriera cinematografica, dopo alcuni ruoli marginali, decolla solo nel 1993 con Short Cuts di Robert Altman. In questi ultimi dieci anni è diventata una delle attrici più note e più stimate. E' al terzo matrimonio ed ha due figli. Con Far from Heaven ha vinto la Coppa Volpi a Venezia nel 2002.
Inserisco immagini di alcuni film interpretati da Julianne Moore. I film sono in ordine cronologico.
Julianne Moore è una di quelle attrici che passano inosservate, a parer mio. Non so perché, dato che è bella, brava, particolare. Ma non è mai diventata una "star". Meno male, penserà lei stessa, la vita da star dev'essere davvero stressante. Il film con cui la presenti, Solomano, non mi piacque; lo trovai molto finto,didascalico, furbo. Lei, invece, la trovai brava e bella. E poi ha quei capelli rossi, che invidia...
RispondiEliminaElena, con questo film succede come con Pulp fiction, che non è un film violento, ma un film che mostra la violenza, la esagera, perciò stesso la esorcizza. Così, Far from Heaven non è un film sentimentale, ma un film che mostra la vita e il sistema di valori di Hartford, Connecticut, 1857. Cathy è completamente permeata dai valori di quel mondo, non sa neppure che ne esistono altri, solo che sbatte il grugno contro l'omosessualità del marito e contro l'amore che prova per un giardiniere nero, anzi negro. Tutto con dialoghi, case, vestiti, macchine, sorrisi, lavori di Hartford, Connecticut, 1957. Come se il film fosse un film di allora, ma non lo è.
RispondiElimina"Qui nel Connecticut non c'è nessun problema razziale, perché non ci sono negri!" esclama un ospite al coctail party... e lo sta servendo un cameriere negro.
Julianne Moore non è una star come si intende normalmente, ma sta facendo una carriera di altissimo livello: Altman, Spielberg, Haynes, i fratelli Coen... Ci sono certe parti femminili che può fare credibilmente solo lei. Le parti di donna, attiva, libera soprattutto di testa, colta ma non libresca. Si vede che è anche spiritosa: la scelta di essere bionda nel film Far from Heaven l'ha voluta lei, ed ha convinto il regista. Aveva ragione lei: Cathy doveva essere bionda e perennemente sorridente, ad Hartford, 1957... finché non sbatte il grugno, e arriva la consapevolezza.
Poi c'è la componente di orientamento sessuale del regista: alcuni grandi registi omosessuali, come Haynes, Jarman e Almodovar, hanno un modo straordinario di presentare le loro attrici-feticcio (Julianne Moore, Tilda Swinton, Paz Vega). Succedeva anche a Leonardo nella pittura...
grazie Elena e saludos
Solimano