lunedì 23 marzo 2009

Il lavoro nel cinema: American Beauty (2)

American Beauty, di Sam Mendes (1999) Sceneggiatura di Alan Ball Con Kevin Spacey, Annette Bening, Thora Birch, Wes Bentley, Mena Suvari, Chris Cooper, Peter Gallagher, Allison Janney, Scott Bakula, Sam Robards, Barry Del Sherman Musica: Thomas Newman Fotografia: Conrad L. Hall (122 minuti) Rating IMDb: 8.5

Solimano

Carolyn Burnham (Annette Bening) è la moglie di Lester (Kevin Spacey). E' una donna organizzata e pianificata in tutto: casa, figlia, marito, lavoro (fa l'agente immobiliare).


La villetta unifamiliare e il giardino debbono essere impeccabili secondo i modelli migliori del luogo. Occorre ottenere l'accettazione, l'appovazione e l'invidia degli altri, secondo standard di riferimento chiari a condivisi da tutti.
Alla figlia Jane (Thora Birch) dice che a lei è toccato crescere in una casa bifamiliare e che quindi Jane dovrebbe essere contenta e darsi da fare, così potrà in futuro vivere in una casa come la loro. Non è contenta del comportamento della figlia e della scarsa cura che ha di sé, questo è il suo modo di affrontare il problema:

Carolyn: Are you trying to look unattractive?
Jane: Yes.
Carolyn: Well, congratulations. You've succeeded admirably.


Il rapporto con Lester è da tempo pregiudicato, anche se Carolyn vuole mantenere la facciata, secondo il perbenismo diffuso nei comportamenti e nei riti sociali. Carolyn non stima Lester perché lo considera un perdente. Lester ogni tanto la cerca sessualmente, ma Carolyn ne è infastidita, ecco il loro dialogo quando lui le si avvicina sul divano:

Carolyn: This is a $4,000 sofa, upholstered in Italian silk. It is not just a couch.
Lester:
(shouts) It's just a couch!

La situazione peggiora quando Lester non ha più il suo lavoro. E' riuscito ad ottenere un considerevole bonus per dare le dimissioni, ma per Carolyn, oltre ai soldi, è importante lo status symbol della famiglia, che così è stato compromesso.


Il lavoro di Carolyn è diverso da quello che fa (che faceva...) Lester, che si è trovato di fronte ad una ristrutturazione aziendale. Carolyn lavora autonomamente come agente immobiliare, sostanzialmente la company di cui fa parte la paga solo se vende degli appartamenti.
All'inizio della giornata cerca di darsi la carica da sola. Si aggiusta davanti allo specchio e recita ad alta voce come se fossero giaculatorie le formulette che le hanno insegnato:

My company sells an image.
It's part of my job to live that image.
I will sell this house today, I will sell this house today.



Ecco tre coppie, possibili clienti di Carolyn. A tutte tre le coppie Carolyn fa il discorso che sa a memoria, cercando di far credere che si tratta di un discorso personalizzato sulle loro esigenze. Tutto si svolge in modo lubrificato ma meccanico, Carolyn non vuole obiezioni, non li fa parlare, vuole ottenere solo che comprino rapidamente, senza farle perdere tempo. La guardano a bocca aperta, perplessi e diffidenti.


C'è la piscina di mezzo, che dovrebbe essere il punto forte, quello risolutivo per la vendita dell'appartamento. Si tratta di una vascona d'acqua, però a disegno curvilineo, perché a Carolyn hanno spiegato che lei vende anche la bellezza, che è un fattore decisionale importante. Tutto il discorso di Carolyn è accompagnato da movenze decise e simmetriche delle braccia. Anche questo non è farina del suo sacco: le hanno spiegato che i gesti sono efficaci, ma devono essere ampi e mostrare risolutezza perché così ci si rende credibili con il cliente. Quando c'è credibilità, il cliente automaticamente firma il contratto.
Carolyn sembra un burattino condotto dai fili di un esperto burattinaio che non sbaglia le mosse, se le si guarda una per una. Ma è l'insieme che non convince, non c'è sorpresa, vera personalizzazione, ricerca di empatia. La strumentalità è totale, Carolyn gioca le sue carte senza considerare che anche i possibili acquirenti hanno delle loro carte che tengono coperte. Sa tutte le risposte, ma non vorrebbe che le facessero domande. Carolyn non ama quel lavoro. Si carica alla mattina come una molla perché vuole riuscire nell'obiettivo che le hanno dato, perché desidera soldi e riconoscimento. Ma si sente in tutto il suo modo di fare che non le importa nulla delle persone che le stanno di fronte.


A fine giornata Carolyn non ha venduto. Chiude le finestre e le porte dell'appartamento rimasto invenduto, cerca di tenersi su, ma poi non ce la fa e si mette a singhiozzare al chiuso dell'appartamento vuoto.


Carolyn da tempo invidia Buddy Kane (Peter Gallagher), il miglior venditore di appartamenti della zona, detto The "King" of Reale Estate. Organizzatissimo, ogni volta che vende si fa pubblicità sul luogo del fatto (o del misfatto) con un colorato tazeabao in cui indica anche il numero telefonico a cui lo si può chiamare. Senza perdere tempo Buddy Kane ottiene un appuntamento da Carolyn che è ben contenta: in casa ha un marito che ha perso il lavoro, adesso ha l'opportunità di imparare da Buddy Kane tutti i segreti del mestiere.

Buddy: In order to be successful, one must project an image of success at all times.
Carolyn: I refuse to be a victim!

Carolyn pensa di aver trovato il modo migliore per farsi strada. I due si mettono d'accordo per prendere la camera in un Motel.



Il vivace e veloce rapporto sessuale fra Carolyn e Buddy si svolge con efficienza e produttività. Poi discorrono su come fare in futuro. Ecco uno scambio di battute:

Buddy: (Carolyn is having sex in a motel room with the Real Estate King) Do you like getting nailed by the King?
Carolyn: Yes, your majesty!
...
Carolyn: That was exactly what I needed. The royal treatment, so to speak.

Quando tornano, dopo aver lasciato il Motel, si fermano in un posto in cui si può mangiare stando in macchina: Smiley's. Purtroppo è il nuovo posto di lavoro di Lester, che li accoglie così:

Lester: Smile! You're at Mr. Smiley's.

E Buddy, vista la situazione, dirà a Carolyn che si è appena separato da sua moglie, una serie di storie, per cui è meglio chiudere il loro rapporto. Ma Carolyn, dal rapporto con Buddy ha imparato qualcosa di utile per vendere gli appartamenti... Tempo sicuramente bene speso.


2 commenti:

  1. Non invidio per niente gli americani e il loro modo di intendere il lavoro. Noi italiani siamo più fantasiosi e creativi, sappiamo improvvisare per risovere i problemi e non è poco. Sempre interessante leggerti :-)
    Salutissimi, Annarita

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  2. Però gli americani riescono a fare film sul lavoro e sulle difficoltà nel lavoro di oggi che noi italiani non facciamo... anche perché per film di un certo tipo non ci sarebbe pubblico, è un serpente che si morde la coda. Conosco bene le due situazioni di cui parla il film, quella di Lester e quella di Carolyn e il film (che per me è uno dei più grandi dell'ultimo decennio) esprime la situazione con una asciuttezza, una forza, una efficacia anche estetica del tutto inaspettata, in un regista cinematografico al suo primo film.

    grazie Annarita e saludos
    Solimano

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