The Merchant of Venice di Michael Radford (2004) Dalla commedia di William Shakespeare, Sceneggiatura di Michael Radford Interpreti e personaggi: Al Pacino (Shylock), Jeremy Irons (Antonio), Joseph Fiennes (Bassanio), Lynn Collins (Porzia), Zuleikha Robinson (Gessica), Kris Marshall (Graziano), Charlie Cox (Lorenzo), Heather Goldenhersh (Nerissa), Mackenzie Crook (Lancillotto Gobbo), John Sessions (Salerio), Gregor Fisher (Salanio), Ron Cook (Il Vecchio Gobbo), Allan Corduner (Tubal), Anton Rodgers (Il Doge), David Harewood (Il Principe del Marocco), Antonio Gil (Il Principe d'Aragona) Musica: Jocelyn Pook (su parole di John Milton, William Shakespeare, Edgar Allan Poe) Fotografia: Benoît Delhomme Art Direction:Jon Bunker, Tamara Marini Set Decoration: Gillie Delap Costume Design: Sammy Sheldon (138 minuti) Rating IMDb: 7.2
Solimano
Utilizzo la traduzione di Paola Ojetti (BUR, 1950). Tale traduzione fu compiuta in collaborazione con Max Reinhardt e con Victor de Sabata per la rappresentazione del Mercante di Venezia in Campo San Trovaso a Venezia il 18 luglio 1934. I principali interpreti furono Memo Benassi, Renzo Ricci, Marta Abba, Laura Adani e Andreina Pagnani. I testi di Shakespeare sono facilmente rintracciabili in rete, mentre così non è per le traduzioni, specie per quelle storiche. Inserisco nei commenti il testo inglese di questo episodio del Mercante di Venezia.
ATTO SECONDO
Scena prima
A Belmonte, in casa di Porzia. (Squilli di tromba. Entrano il PRINCIPE DEL MAROCCO col suo seguito, PORZIA, NERISSA e i servi)
MAROCCO Non vi dispiaccia il mio colore, bruno segno dell'ardente sole vicino al quale io son cresciuto e vivo. Mi si conduca il più biondo figlio del Settentrione, là dove il fuoco di Febo non riesce nemmeno a sciogliere i ghiaccioli, e mi si consenta che, per amor vostro, con un taglio, si dimostri chi di noi due ha il sangue più rosso. Vi dico, signora, che questo mio aspetto ha fatto terrore ai più valorosi guerrieri; e vi giuro sul mio amore che le più riverite fanciulle della mia terra lo hanno amato. Cambierei la mia carnagione soltanto per conquistare i vostri pensieri, mia graziosa regina.
PORZIA Per la scelta non sono guidata soltanto dagli scrupoli dei miei occhi di donna perché il destino mi ha tolto il diritto della libertà. Se la saggia volontà di mio padre non mi costringesse ad accettare per isposo chi mi vincerà nel modo che voi sapete, voi avreste, illustre Principe, sul mio amore il medesimo potere degli altri pretendenti approdati qui fino ad oggi.
MAROCCO Anche di ciò vi ringrazio. Conducetemi dunque, vi prego, davanti a questi scrigni e io tenterò subito la mia fortuna. Con questa scimitarra, che ha trafitto uno scià e un principe di Persia già tre volte, sotto Solimano, vincitore in campo, farei abbassare lo sguardo più fiero, vincerei il cuore più ardito, strapperei dalle mammelle dell'orsa gli orsacchiotti lattanti, mi burlerei anche del leone ruggente in cerca di preda, pur di conquistare voi, mia signora. Ma se Ercole e Lica si giocassero ai dadi il primato della forza, la sorte, ahimè, potrebbe favorire la mano più debole. Così lo stesso Alcide potrebbe essere vinto dal suo paggio; e così io potrei perdere quello che la cieca sorte potrebbe concedere a un altro meno valoroso di me, e morirei di dolore.
PORZIA Dovete rischiare; e, o rinunciare alla scelta, o prima giurare che, se sceglierete male, mai più domanderete a una donna d'accettarvi per sposo. Riflettete.
MAROCCO Così sia. Andiamo, conducetemi alla prova.
PORZIA Prima andate a pregare. Dopo cena sia decisa la vostra sorte.
MAROCCO Che la fortuna mi assista e che io sia il maledetto o il benedetto fra gli uomini.
(Squilli di tromba. Escono)
ATTO SECONDO
Scena settima
A Belmonte, in casa di Porzia. (Squilli di tromba. Entrano PORZIA, il PRINCIPE DEL MAROCCO e i loro seguiti).
PORZIA Avanti, tirate le cortine, scoprite gli scrigni a questo nobile Principe. E voi, scegliete.
MAROCCO Sopra questo che è d'oro, sta scritto: "Chi sceglie me, vincerà quello che molti uomini desiderano". Questo secondo, che è d'argento, porta questa promessa: "Chi sceglie me, avrà quanto si merita". E questo, che è di grigio piombo, ammonisce anche più confusamente: "Chi sceglie me, deve dare e rischiare tutto quello che ha". Ma come saprò se avrò scelto giusto?
PORZIA In uno di codesti scrigni è il mio ritratto, Principe. Se sceglierete proprio quello, io sono vostra.
MAROCCO Dio mi aiuterà! Prima voglio rileggere queste scritte. Che cosa dice questo scrigno di piombo? "Chi scegli me deve dare e rischiare tutto quello che ha". Deve dare... Per che cosa? Per un tanto di piombo? Questo scrigno è una minaccia. Chi tutto osa, ha il dirito di sperare molto. Una mente dorata non si ferma davanti a questo povero luccichìo: niente io darò, niente oserò per un poco di piombo. E che cosa dice l'argento col suo candido aspetto? "Chi sceglie me, avrà quanto si merita". Adagio, Marocco. Soppesa il valore con mano imparziale. A giudizio della tua propria stima, ti meriti abbastanza; ma forse nell'abbastanza non è compresa la dama; eppure a dubitare dei miei meriti apprezzo troppo poco me stesso. Quanto mi merito! Questa è certo lei. Me la merito per la nascita, per la ricchezza, per la finezza e per l'educazione; ma soprattutto, me la merito per l'amore.
E se mi fermassi qui e scegliessi questo? Rileggiamo ancora una volta la scritta che è incisa nell'oro: "Chi sceglie me, vincerà quello che molti uomini desiderano". Certo, è lei. Il mondo intero la desidera. Dai quattro canti della terra gli uomini accorrono per baciare questo reliquiario e questa santa che pure è viva e mortale. I deserti dell'Iracania e le sterminate solitudini dell'Arabia sono adesso percorse, come strada maestra, dai principi che vengono a rimirare la bella Porzia. Il regno delle acque, tanto gonfio di superbia da sputare in faccia al cielo, non è più ostacolo a questi tanti stranieri che lo passano come fosse un ruscello per venire qui a vedere la bella Porzia. Uno di questi tre scrigni contiene la sua divina immagine. E' possibile che sia il piombo a contenerla? Dannati si sarebbe ad avere un pensiero tanto vile. Anche per chiudere nel buio della tomba il sudario di lei, il piombo sarebbe troppo rozzo. E può ella essere custodita dentro l'argento che vale dieci volte meno dell'oro puro? O pensiero colpevole! Una gemma tanto ricca incastonata in una materia più bassa dell'oro. Hanno gli inglesi una moneta d'oro su cui è stampata l'immagine di un angelo; e non è che una impronta. Qui dentro invece giace tutto un angelo, sopra un letto dorato. Datemi la chiave. Scelgo questo e la sorte m'aiuti.
PORZIA Ecco la chiave, Principe; e se lì dentro giace la mia immagine sono vostra.
MAROCCO (aprendo lo scrigno d'oro) O inferno! Che c'è qui dentro? Un teschio nelle cui vuote orbite è arrotolata una scritta. La leggerò.(Legge)
Spesso è un detto che s'intende.
Quanti al diavolo si diènno
Per l'abbaglio di vedermi!
Quante pazze gare, ahimè!
Anche le dorate bare
Dentro brulican di vermi.
Fossi tu d'antico senno
In così giovani membra,
Savio come audace (o sembra),
Queste sillabe sì amare
Non sarebbero per te.
Addio: vano è il tuo cercare.
Vano, davvero. E fatica perduta. Addio, ardore; ormai tutto è gelo! Porzia, addio. Troppo sono accorato per tediarvi con un lungo congedo. Così ha da partire chi ha perso. (Esce col suo seguito).
PORZIA Ecco una piacevole liberazione. Andiamo, tira le cortine. Che tutti quelli del suo colore mi scelgano com'egli m'ha scelta! (Esce col suo seguito)
Questo è un bel colpo. Suppongo che arriveranno anche gli altri scrigni e gli altri pretendenti...
RispondiEliminaIn fondo, tutto il "Mercante di Venezia" è un aprire scrigni e scatole: la trama è tutt'altro che lineare.
Ecco il testo di Shakespeare di questo episodio:
RispondiEliminaActus Secundus.
Enter Morochus a tawnie Moore all in white, and three or foure
followers
accordingly, with Portia, Nerrissa, and their traine. Flo. Cornets.
Mor. Mislike me not for my complexion,
The shadowed liuerie of the burnisht sunne,
To whom I am a neighbour, and neere bred.
Bring me the fairest creature North-ward borne,
Where Phoebus fire scarce thawes the ysicles,
And let vs make incision for your loue,
To proue whose blood is reddest, his or mine.
I tell thee Ladie this aspect of mine
Hath feard the valiant, (by my loue I sweare)
The best regarded Virgins of our Clyme
Haue lou'd it to: I would not change this hue,
Except to steale your thoughts my gentle Queene
Por. In tearmes of choise I am not solie led
By nice direction of a maidens eies:
Besides, the lottrie of my destenie
Bars me the right of voluntarie choosing:
But if my Father had not scanted me,
And hedg'd me by his wit to yeelde my selfe
His wife, who wins me by that meanes I told you,
Your selfe (renowned Prince) than stood as faire
As any commer I haue look'd on yet
For my affection
Mor. Euen for that I thanke you,
Therefore I pray you leade me to the Caskets
To trie my fortune: By this Symitare
That slew the Sophie, and a Persian Prince
That won three fields of Sultan Solyman,
I would ore-stare the sternest eies that looke:
Out-braue the heart most daring on the earth:
Plucke the yong sucking Cubs from the she Beare,
Yea, mocke the Lion when he rores for pray
To win the Ladie. But alas, the while
If Hercules and Lychas plaie at dice
Which is the better man, the greater throw
May turne by fortune from the weaker hand:
So is Alcides beaten by his rage,
And so may I, blinde fortune leading me
Misse that which one vnworthier may attaine,
And die with grieuing
Port. You must take your chance,
And either not attempt to choose at all,
Or sweare before you choose, if you choose wrong
Neuer to speake to Ladie afterward
In way of marriage, therefore be aduis'd
Mor. Nor will not, come bring me vnto my chance
Por. First forward to the temple, after dinner
Your hazard shall be made
Mor. Good fortune then,
Cornets.
To make me blest or cursed'st among men.
Enter Portia with Morrocho, and both their traines.
Por. Goe, draw aside the curtaines, and discouer
The seuerall Caskets to this noble Prince:
Now make your choyse
Mor. The first of gold, who this inscription beares,
Who chooseth me, shall gaine what men desire.
The second siluer, which this promise carries,
Who chooseth me, shall get as much as he deserues.
This third, dull lead, with warning all as blunt,
Who chooseth me, must giue and hazard all he hath.
How shall I know if I doe choose the right?
How shall I know if I doe choose the right
Por. The one of them containes my picture Prince,
If you choose that, then I am yours withall
Mor. Some God direct my iudgement, let me see,
I will suruay the inscriptions, backe againe:
What saies this leaden casket?
Who chooseth me, must giue and hazard all he hath.
Must giue, for what? for lead, hazard for lead?
This casket threatens men that hazard all
Doe it in hope of faire aduantages:
A golden minde stoopes not to showes of drosse,
Ile then nor giue nor hazard ought for lead.
What saies the Siluer with her virgin hue?
Who chooseth me, shall get as much as he deserues.
As much as he deserues; pause there Morocho,
And weigh thy value with an euen hand,
If thou beest rated by thy estimation
Thou doost deserue enough, and yet enough
May not extend so farre as to the Ladie:
And yet to be afeard of my deseruing,
Were but a weake disabling of my selfe.
As much as I deserue, why that's the Lady.
I doe in birth deserue her, and in fortunes,
In graces, and in qualities of breeding:
But more then these, in loue I doe deserue.
What if I strai'd no farther, but chose here?
Let's see once more this saying grau'd in gold.
Who chooseth me shall gaine what many men desire:
Why that's the Lady, all the world desires her:
From the foure corners of the earth they come
To kisse this shrine, this mortall breathing Saint.
The Hircanion deserts, and the vaste wildes
Of wide Arabia are as throughfares now
For Princes to come view faire Portia.
The waterie Kingdome, whose ambitious head
Spets in the face of heauen, is no barre
To stop the forraine spirits, but they come
As ore a brooke to see faire Portia.
One of these three containes her heauenly picture.
Is't like that Lead containes her? 'twere damnation
To thinke so base a thought, it were too grose
To rib her searecloath in the obscure graue:
Or shall I thinke in Siluer she's immur'd
Being ten times vndervalued to tride gold;
O sinfull thought, neuer so rich a Iem
Was set in worse then gold! They haue in England
A coyne that beares the figure of an Angell
Stampt in gold, but that's insculpt vpon:
But here an Angell in a golden bed
Lies all within. Deliuer me the key:
Here doe I choose, and thriue I as I may
Por. There take it Prince, and if my forme lye there
Then I am yours
Mor. O hell! what haue we here, a carrion death,
Within whose emptie eye there is a written scroule;
Ile reade the writing.
All that glisters is not gold,
Often haue you heard that told;
Many a man his life hath sold
But my outside to behold;
Guilded timber doe wormes infold:
Had you beene as wise as bold,
Yong in limbs, in iudgement old,
Your answere had not beene inscrold,
Fareyouwell, your suite is cold,
Mor. Cold indeede, and labour lost,
Then farewell heate, and welcome frost:
Portia adew, I haue too grieu'd a heart
To take a tedious leaue: thus loosers part.
Enter.
Por. A gentle riddance: draw the curtaines, go:
Let all of his complexion choose me so.
Exeunt.
saludos
Solimano