sabato 27 dicembre 2008

Un bacio appassionato

Ae Fond Kiss di Ken Loach (2004) Sceneggiatura di Paul Laverty Con Atta Yaqub, Eva Birthistle, Ahmad Riaz, Shamshad Akhtar, Shabana Akhtar Bakhsh, Ghizala Avan, David McKay, Raymond Mearns, Gary Lewis, Shy Ramsan, Emma Friel, Karen Fraser, John Yule, Ruth McGhie Musica: George Fenton Fotografia: Barry Ackroyd (104 minuti) Rating IMDb: 7.3

Giulia sul suo blog Pensare in un'altra luce

“Io sono io”, dice Tahara (Shabana Bakhsh), una ragazzina, all’inizio di Un bacio appassionato di Ken Loach e continua affermando di non essere né una pakistana né una musulmana, di essere invece una giovane donna, con un viso e questo corpo, unica e irripetibile, ed esige che la sua vita sia solo sua e che nessuno la definisca con degli stereotipi o decida per lei.
Tahara è figlia di pakistani e di fronte a un’intera scuola di Glasgow rivendica di essere vista per quello che lei è come persona.

La reazione di alcuni dei suoi compagni non è come lei vorrebbe che fosse: la insultano, le sputano addosso, le rinfacciano le sue origini, offendono la sua femminilità e il suo corpo. Tahara scappa e trova rifugio e difesa nella sua insegnante di musica di fronte a cui i ragazzi si ritirano in silenzio.
E’ lì che Casim, il fratello Tahara incontra e si innamora della professoressa, la bionda irlandese e cattolica Roisin (Eva Birthistle)
Da questo momento saranno anche loro a cercare se stessi, a lottare contro i pregiudizi e le loro reciproche culture chiuse una all’altra.



Per quanto si cerchi di andare al di là delle “appartenenze”, i conti si fanno sempre con la propria storia e la propria cultura, sia che questo rapporto sia di adesione, di conflitto o addirittura di rifiuto. Il conflitto è sì con il gruppo di appartenenza, ma è anche conflitto interiore: si oscilla tra il desiderio della propria autonomia che però apre porte sconosciute e senza garanzie e la sicurezza dei confini delle comunità abbarbicate a tradizioni ataviche in cui si è abituati a muoversi.


I genitori di Casim vivono in Occidente da quarant’anni ma non si sono mai integrati completamente. Costringono, così, se stessi e i loro figli a vivere nel recinto chiuso delle loro usanze, senza accettare alcun compromesso. Casim è destinato a sposare una cugina fatta venire apposta dal paese natio.
Vivono nella speranza di poter ricreare il loro pezzettino di Pakistan in un paese che li ha accolti ma che ha altre regole e altri sistemi di relazioni sociali. I figli però non sono nati in Pakistan e non l’hanno mai conosciuto, se non attraverso i racconti, sono nati in Occidente e cresciuti a contatto con ragazzi e stile di vita occidentali. Sono orgogliosi di essere musulmani, rispettano e osservano la loro religione ma sono anche cittadini europei, con uno sguardo più aperto a quello che il resto del mondo può offrire.

Roisin, insegnante di musica in una scuola cattolica, rischia di perdere il posto ricattata da un prete intransigente, il quale per controfirmare la sua assunzione in pianta stabile esige l'annullamento del suo precedente matrimonio, la conversione del fidanzato mussulmano, nuove nozze e l'assicurazione che gli eventuali figli saranno battezzati.

Casim tenta di ribellarsi ai suoi partendo con la donna amata per una vacanza clandestina in Spagna, ma viene tosto richiamato a casa dalla mamma: se manda a monte il fidanzamento già combinato, la sorella maggiore vedrà sfumare il matrimonio con un connazionale; e intanto la sorella piccola affronta il babbo che le ha proibito di accettare una borsa di studio all'università di Edinburgo.

Casim e Roisin si amano, e questo sentimento si dimostra forte e tenace anche se con alti e bassi.
Il conflitto allora diventa conflitto tra testa e cuore, tra libertà e tradizione, tra famiglia ed emancipazione.
Il regista dice in un’intervista che ha realizzato il film perché “negli anni sessanta in Scozia c'è stata una forte immigrazione di Pakistani; le seconde generazioni vivono in maniera molto contraddittoria, fra due culture, quella d'origine e quella acquisita, dentro e fuori la tradizione familiare. Questo crea situazioni non facili e un processo di integrazione razziale "a sbalzi”

“Abbiamo fatto delle anteprime per la comunità pakistana e il film è piaciuto, soprattutto ai più giovani che dicevano "Dovrebbero vederlo i nostri parenti, i nostri zii e le nostre zie per capire cosa dobbiamo sopportare!".
Gli anziani invece sono stati più critici, soprattutto per le scene intime fra i protagonisti.
Peccato che nel doppiaggio si perda la forza e l'originalità della lingua degli immigrati, che parlano un mix di panjabi, scozzese e dialetto di Glasgow

Pellicola abbastanza diversa questa di Ken Loach. "Ae Fond Kiss" prende il titolo da una canzone del poeta dialettale scozzese Robert Burns che racconta di due amanti obbligati a separarsi, dopo un ultimo bacio appassionato.


E in effetti i due si uniscono, poi si lasciano e poi si riuniscono...
E' un film, rispetto ai precedenti di Loach, in cui la storia d'amore ha un ruolo centrale, in cui l'aspetto sentimentale prende decisamente il sopravvento rispetto all'analisi socio-politica, un film, a mio avviso, non del tutto riuscito ma godibile e tutto sommato interessante.

Gli spunti che la pellicola sono tanti, ma affrontati con un po’ di quella superficialità e quegli stereotipi che non ci si aspetta da Loach.
E a chi lo critica per il lieto fine risponde:
«la forza di un profondo sentimento, quello di un ragazzo musulmano e di una giovane cattolica sullo sfondo della città industriale scozzese di Glasgow, molto lacerata nelle sue comunità più integraliste inclusa quella cattolica, va contro qualsiasi pregiudizio: avvicina culture, annulla gli sradicamenti di chi cerca la propria identità nella differenza dell’ incontro e smaschera ogni bugia nascosta, spesso anche per interessi economici, nel privato come nel pubblico».

Loach non prende posizione, ma mostra allo spettatore la complessità della situazione e le ragioni del singolo, invitando a riflettere sul perché sono difese con tanto accanimento. In particolare quelle del padre di Casim, il quale, come immigrato, ribadisce ogni giorno la propria identità attraverso le uniche pratiche quotidiane possibili: la lingua, il punjabi, parlato da tutta la sua famiglia (e tristemente sparito nella versione doppiata italiana) e l'osservanza dei precetti religiosi.

Comunque il film svela quel «fondamentalismo» delle società sia religiose che laiche che possono rovinare la vita personale per il rispetto di precetti arcaici. Anche solo per questo Un bacio appassionato va visto, per capire che la chiusura è a doppia mandata e il pregiudizio divora gli uni come gli altri.

«In questo senso, il pakistano Casim e la determinata, ma vulnerabile Roisin, sono trasgressivi, rompono le tradizione, come fecero Romeo e Giulietta». «Entrambi lottano contro chi osteggia un futuro che i giovani vogliono autonomo nelle scelte sentimentali, libero da ogni coercitivo legame suggerito per rispetto alle tradizioni d’ origine».


6 commenti:

  1. Non conoscevo questo film, ma sicuramente mi piacerebbe vederlo. Le immagini sono attraenti, e il taglio dev'essere proprio quello che garba a me!
    Sul contrasto fra generazioni e nazionalità diverse, in amore, ricordo (sempre in ambito britannico) "Sognando Beckam"... certo, un'operina leggera, però carina.

    Ciao, Giulia, e grazie!!!

    Roby

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  2. Ciao Roby, il film, secondo me, non è dei migliori di Loach. E' comunque gradevole. H visto "Sognando Beckam" e anch'io l'ho visto volentieri... Giulia

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  3. Questo è uno dei Loach che mi mancano. Una volta non me ne perdevo uno, adesso sto perdendo i colpi... Ma Loach ha molte storie come questa, anche negli altri film. Ci sono molte belle storie d'amore, nei film di Loach: direi che in questo campo Loach è bravo come Rohmer e come Truffaut, solo che forse non ci tiene a farlo sapere in giro.

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  4. A guardare le immagini, sembrerebbe più lieto di come è normalmente Loach. Però la struttura della trama è tipicamente sua.
    Giulia, stai diventando sempre più brava con le immagini, però due in più sono riuscito a metterle. Mi stai tirando il collo...

    grazie Giulia e saludos
    Solimano

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