Solimano
James Grover Thurber (1894-1961) se ne stava nascosto in un armadio. Oggi ho capito perché in nessuna delle quattro librerie riuscivo a trovarlo. E' tipicamente suo comportarsi così, e adesso mi vendico. Pubblico in un post tutto il suo racconto figurato "Il vero seduttore". Lo so, la qualità delle immagini non è il meglio e la carta è ingiallita, ma gli sta bene, poteva farsi trovare prima. E poiché questi nascondimenti non mi piacciono, farò anche un secondo post su Thurber, così impara.
Per chi non lo sapesse, James Thurber è anzitutto uno scrittore, poi un giornalista infine un disegnatore, ed è stato la colonna portante del New Yorker dal 1927 in poi.
Il libro è "Storie e parole" edito da Longanesi & C, Milano nel 1960.
L'immagine che metto sopra il post è quella sulla copertina del libro e appartiene alla serie "L'ultimo fiore". Rappresenta l'incontro fra il primo uomo e la prima donna. Ma veniamo a "Il vero seduttore".
Ne sono passati degli anni, da quando James Thurber fece questi disegni, e alcune cose sono cambiate. Assicuro che la campagna "Fiori e dolci" continua a funzionare alla grande, mentre il secondo metodo concede solo due alternative: o si mette a bere anche lei o lo manda a quel paese.
La frase "le tue manine fra le mie manacce" fa un po' ridere, ma che il gioco delle parti sia tale per cui la donna desidera incontrare la virilità e l'uomo perde (o recupera?) la testa per la delicatezza, è ancora così e tale resterà malgrado tutti i saputelli che lo negano. Mentre a chi racconta che da bambino era tanto infelice, le ragazze di oggi consiglierebbero di rivolgersi ad una organizzazione di volontariato.
Il metodo eroico di per sé potrebbe funzionare, ma oggi tutte guardano la televisione, migliaia di eroismi al giorno, uno in più non impressiona. Se poi imparano casualmente che lui ha scalato l'Everest o ha affrontato un leone scappato dallo zoo, può andar bene, ma le ragazze guardano l'eroismo spicciolo e quotidiano, la fattività coraggiosa, a queste cose sì che ci badano. L' atteggiamento indifferente può andar bene, ma non quello che disegna Thurber. Questi, più che indifferenti sembrano tristi e sfigati. Però Thurber fa centro, perché coppie tristi e sfigate c'erano, ci sono e ci saranno. Si cercano, si trovano e si autoconfermano l'un con l'altro.
Ah sì, il silenzio forte, come no. Solo che oggi si è alla pari, il silenzio forte lo praticano anche le donne, meglio degli uomini. Il problema è come uscirne. Chi molla per primo? Una volta succedeva che, se si viveva in città diverse, tipo Roma o Bologna, le lettere reciproche si incrociassero a Firenze, ma oggi chi scrive più? Salvo le email, bell'argomento. Oggi se ne esce lasciando messaggini sul cellulare.
L'uomo misterioso invece può funzionare, solo che bisogna essere veramente misteriosi, non come Verdone in Borotalco. Però, il non saper tutto di lui affascina, mentre il non saper tutto di lei preoccupa.
Il tocco è superatissimo da decenni. Il passaggio dal dire al fare ha molte strade a disposizione, avviene con naturalezza. Perché anche il concetto è caduto: ma quale seduttore? Ma non del tutto, c'è una terra di nessuno in cui l'esploratore migliore trova l'oasi con l'acqua e le palme, mantre un altro patisce la sete. Il "non mi vedrai più" vabbè, solo che oggi è rischioso, magari lei in dieci minuti si fa una ragione e decide che le sta bene non vedersi più.
E' inutile negarlo, si può ridere del posto bello e del menu francese, ma è meglio andare lì piuttosto che in una cosiddetta hostaria in cui ti tirano la pizza in faccia.
Mentre la tecnica epistolare... beh... per quanto... ho l'impressione che il meglio della rete non lo leggeremo mai: alcune decine di migliaia di epistolari di due che stanno in posti diversi. Vabbè il telefono, ma vuoi mettere?
Più che sconvolgile, direi sorprendile. Eccola la critica più insuperabile che una donna può fare: "é un noioso". A quel punto, non c'è remissione. Mi colpì una intervista in TV in cui ad una donna chiesero quale fosse la qualità migliore di suo marito. Rispose: "Mi fa ridere", bella risposta. Anche il discorso "Altri tempi" non è poi così tramontato. A parole tutti e tutte sono per la schiettezza cameratesca, ma, appunto, la sorpresa è gradita, ieri come oggi.
Questi quattro li vedo solo come disegni di Thurber veramente spiritosi. Sia l'aggressività che l'autoflagellazione non portano da nessuna parte. Però succede anche oggi, eccome, che la situazione di insicurezza provochi crisi nell' autostima, direi anzi che è molto frequente.
Oggi, non è che uno dica "forse andrò via due anni". Va via veramente, in Italia, all'estero, perché perde il lavoro, perché ne trova un altro. Tutti problemi che quando disegnava Thurber c'erano molto meno. Ce n'erano altri forse peggiori, come la difficoltà di sottrarsi ai condizionamenti del luogo dove si viveva.
Poi uno che sapesse suonare o cantare, figuriamoci, piaceva allora come piace adesso.
Il "perché non si fa vivo" oggi è perfettamente convertibile nel "perché non si fa viva". Ci sono delle cose che non sono cambiate, ma alcune, specie grazie al Sessantotto, sono finite per sempre. Non credo al valore del Sessantotto nella politica; anche nella cultura ha generato una serie di grilli parlanti che vogliono avere ragione dopo averle sbagliate tutte, ma il Sessantotto voltò decisamente pagina sul piano del costume in generale e della condizione femminile in particolare.
Caro Suleyman, come ben sau le vere protagoniste sono le donne: hai visto che facce gli regala Thurber? A chi passa di qua ed era un po' distratto, consiglio di riguardare bene le vignette confrontando bene gli sguardi degli omini con quelli delle donnine.
RispondiEliminaIl tratto veloce può ingannare, Thurber è di una raffinatezza concessa a pochi. (e poi scriveva da grande umorista, un altro Wodehouse o Jerome).
Giuliano, per quel poco che ho letto di Thurber, credo che sia su un piano superiore rispetto a quello di Jerome e quello di Wodehause, che vedo un po' racchiusi in un recinto confortevole ma, appunto, umoristico. Mentre invece ho un'alta considerazione per Achille Campanile, che non so spiegare come vorrei. Campanile mi ricorda i risultati migliori di Ionesco, quelli della Lezione e della Cantatrice calva. Ma mentre scrivo mi accorgo che è un'arte ingrata, quella di categorizzare, perché sono tutti diversissimi fra di loro, come sono anche diversi Wilde e Queneau, tutti autori che dovrebbero essere ammirati più di quel che sono, ma è la solita storia: chi fa ridere o sorridere deve essere penalizzato.
RispondiEliminaSembra che Thurber abbia cominciato a disegnare intensamente per caso: uno trovò un suo schizzo nel cestino della spazzatura...
saludos
Solimano
Mi viene in mente un libro di disegni che girava per casa mia quando ero piccola: "Il signore di buona famiglia" di tale Novello. Sono sicura che il Solimano sa tutto di lui.
RispondiElimina(tra parentesi...sigh, nessuno troverà mai un mio scritto nel vecchio hardisk conferito al c.a.r.d. (centro autorizzato raccolta differenziata)).
Di Novello bisognerà pur parlare... Ho già messo on line due o tre sue vignette, ma non su questo sito.
RispondiEliminaCampanile è della famiglia dei Carroll, sembra sempre che stia parlando di cose futili e leggere, invece poi dopo un po' ci si ripensa (come disse il Gatto ad Alice: non importa da che parte vai se non sai dove vuoi andare).
Stavo per dire che Campanile è un atipico per la letteratura italiana, ma poi - mi sovviene, di colpo, Il codice di Perelà (Aldo Palazzeschi).
Giuliano, qui si parla di Novello. Anche io, come Elena ho in casa diversi libri del meraviglioso disegnatore, tutto merito di mia madre che ha gusti ricercati e mi ha fatto conoscere sia Novello che Campanile. Sono piuttosto nuova come lettrice delblog, e quindi non so dove scrivete oltre che qui, tu e Solimano. Magari riuscirei a trovarvi ugualmente, ma un aiutino, sì il famoso aiutino mi farebbe piacere. Anche perchè scrivo dal cell e navigare è più lungo e complicato, e inoltre mi cava gli occhi.comunque ho letto del tuo siamese e del gatto bianco e nero.
RispondiEliminaCara Elena e cara Arfasatto, qualcosa di Novello lo metterò di sicuro, prima della fine del mese: perché è sempre bello da leggere e perché penso che fosse un'ottima persona.
RispondiEliminaCara Arfasatto, noi scriviamo quasi soltanto qui e su Habanera-Nonblog (il link è sulla home page, colonna di destra). Però prima si scriveva su altri siti: Solimano lo trovi molto sui Bei momenti di Arengario (link sempre sulla home page).
Io e Solimano scriviamo dalla Lombardia, Roby è di Firenze, gli altri vengono un po' da tutte le parti. Io di persona conosco solo Solimano, Solimano conosce di persona quasi tutti.
Ho visto che ci siete anche in Stanze all'aria; ci sono arrivata per caso, non so come.
RispondiEliminasaluti ad ambedue
Arfasatto, brava che ci sei arrivata! "Stanze all'aria" è, soprattutto per Giuliano e per me, una cosa importante ma non urgente, presi come siamo. Ne riparleremo fra un po'. Facciamo finta che non esista, per il momento...
RispondiEliminasaludos
Solimano
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