mercoledì 21 maggio 2008

I diritti del lettore

Solimano

Caro Giuliano, fai bene, a darmi del Fesso. Ci farò un bel biglietto da visita, però lo voglio con tutti i titoli:

"Dott. Ing. Solimano il Magnifico Fesso"
Sul lavoro, tutti noi giravamo nudi e sciolti, col biglietto da visita con solo il nome ed il cognome e la mansione in azienda. Un giorno, un cliente simpatico, di quelli che non ne perdonavano una, mi fece: "Sono tre anni che la conosco, ed ho imparato solo ieri che lei è ingegnere!" "Ebbene sì", gli risposi "ma fra noi due questo cambia qualcosa?"
Va detto che il lettore migliore che ho mai conosciuto era proprio un ingegnere. Si doveva occupare delle due aziende di famiglia, ma aveva fin da piccolo una passionaccia per la lettura: come conciliare i viaggi continui fra le varie sedi aziendali (tutte in Emilia), la moglie e i quattro figli, e la lettura?
Inventò una cosa semplicissima. Fece in modo che le tre sedi commerciali fossero vicine alle stazioni ferroviarie di Bologna, Reggio Emilia e Parma e si mise a viaggiare in treno. Da ingegnere, aveva fatto i conti che giuppersù i tempi reali di percorrenza erano del tutto analoghi fra auto e treno, solo che così poteva leggere.
Mi ha insegnato il sistema delle letture parallele, anche se sono stato un allievo maldestro. Faceva così: sceglieva un anno, mettiamo il 1828 o il 1775. Poi sceglieva tre libri usciti quell'anno nello stesso paese (è arrivato anche alla stessa città, ma forse per eccesso manierista). In genere un libro di narrativa, uno di poesia ed uno di storia, scienza o filosofia. E viaggiava ogni giorno con i tre libri fra i contratti ed i cataloghi delle ditte, zompando da un libro all'altro.
Era durissimo sul lavoro, gentile ma non mollava, trattative lunghe e difficili, che alla fine si chiusero bene (ma ce ne volle!). Ci sedevamo nel suo ufficio con il tavolo di mezzo, e come prima cosa affrontavamo il lavoro, io che volevo vendergli il calcolatore e lui che faceva di tutto per non comprarlo, ma tutti e due non vedevamo l'ora di parlarci addosso delle reciproche letture.
Un giorno mi fece: "Le do una buona notizia, forse firmo il contratto. Un mio amico mi ha detto una cosa importante: che il calcolatore lo devo prendere adesso se no fra cinque anni le mie aziende non ci sono più. E' un argomento terroristico, ma lo trovo convincente". Il suo amico era un certo Romano Prodi di cui non avevo mai sentito parlare, e a cui, malgrado tutto, continuo a volere bene, se non altro per lo stile di vita familiare.

Un altro giorno mi raccontò come facevano per le vacanze, fra dieci amici industriali, in genere reggiani. Si erano fatti tutti lusingare dalla storia della bella villa nel posto à la page, ma avevano scoperto che ci si annoiava, a star da soli in 'sta villa bellissima, e peggio ancora quando si era in compagnia: in quei posti c'erano o buzzurri incredibili o gente tiramentosa con cui a parlare bisognava stare attenti anche alle virgole. Così trovarono un ottimo albergo di seconda, non di prima, in un posto quasi sconosciuto e lo prenotavano per tutto luglio e agosto, al completo. Chi andava chi veniva, ma si trovavano fra di loro con le famiglie, e non c'era da programmare alcunché. Una sola cosa imposero: il cuoco di assoluta fiducia, che proprio perché tale non c'era il gné-gné mattutino nella scelta del menù: il cuoco l'avevano scelto, poi si erano messi nelle sue mani. I reggiani sono la meglio gente: lavorano molto, però allegri e sanno stare insieme.
Mi raccontò la storia dei suoi nonni, e fu la volta che imparai qualcosa di importante su un tema non secondario: l'Amore. Il nonno e la nonna vivevano nella casona di campagna, erano molto anziani e per non disturbarsi dormivano in due camere contigue. Prima di dormire ognuno dei due leggeva qualcosa (era un po' un male di famiglia). Ma il nonno smetteva di leggere e spegneva la luce solo dopo almeno cinque minuti che aveva visto che la nonna l'aveva spenta. Il motivo era che in campagna c'erano le zanzare, ed il nonno non voleva che disturbassero la sua amatissima settantacinquenne, venissero da lui piuttosto, 'ste bestie ingorde!

La cultura fa bene, poche storie, ma bisogna leggere per passione, non con obiettivi che sarebbero sordidi, come quello di scrivere. Che di per sé non è sordido, tutt'altro, tutti dovrebbero scrivere, ma leggere solo per raccontare in giro cosa si è letto e cosa se ne pensa non va bene. Il lettore vero legge per due motivi: per piacere o per utilità. E' così anche in rete, ti vengono a trovare se gli dai piacere o utilità, l'uno o l'altro. Solo che i milioni di retaioli non possono superare un certo numero di click al giorno, generalmente poche decine, quindi farsi venire a trovare è dura, in un certo modo siamo tutti in concorrenza, per fortuna non c'è l'obbligo di lettura, anche se qualcuno ci sta pensando.
In fondo il giochino -a suo modo simpatico- di Splinder con "Sono amico di Tizia" e "Mi ha scelto come amico Caio", cosa è, se non un tentato obbligo di lettura? Però non hanno tempo di leggersi tutti 'sti amici, anzi Amici, si vede dalla genericità dei brevissimi commenti che è solo pura visibilità alla: "Ve', ti sono venuto a trovare, adesso vieni mo' tu a trovare me nel mio blog!" Mi piacerebbe che Splinder andasse oltre, e alla categoria degli Amici aggiungesse quella dei Nemici. "Sono nemico di Filippo" e "Mi ha scelto come nemico Samantha" aggiungerebbe uno zinzino di pepe a questa melassa generalizzata.
L'altro giorno, ho ghignato un po' leggendo nel blog di Remo Bassini che quando fa dei post con dentro la parola "Scrittori" le visite scendono, mentre se mette la Parola "Editori" le visite salgono. Gli è che la rete è piena di aspiranti scrittori ansiosi di essere pubblicati, gara durissima, a meno che uno non si paghi le spese.
Ci si aggiunge che i Lettori hanno ormai le case piene di libri, per la massiccia infornata dei libri usciti con la Repubblica, il Corriere della Sera, l'Unità e altri giornali e riviste. L'infornata sta proseguendo, e nell'articolo Vorrei ma non posso pubblicato nel Nonblog di Habanera ho raccontato quello che è successo: i libri ormai l'unico posto dove metterli è lo spazio sottostante il letto matrimoniale. Quindi, un Lettore -categoria a cui tu ed io apparteniamo, Giuliano- a parte il fatto che tende a rileggere più che a leggere, ha delle priorità che lasciano poco spazio a libri novelli di autori sconosciuti. Ammesso che si giunga alla pubblicazione cartacea, le tirature sarebbero ridicole e le vendite minime. Che farci allora? Perché togliere la speranza (virtù molto sospetta) agli aspiranti scrittori? Non hanno bisogno di speranza, la soluzione ce l'hanno a portata di dita: scrivere qui, in rete.
Solo che bisogna saperci fare da tanti punti di vista, che cocciutamente non prendono in considerazione (a parte che comunque the heart of the matter è scrivere in modo almeno decoroso). Bisogna rinunciare ad un individualismo spesso stolido, per cui si sta arroccati nel proprio blog solitario, o si utilizza la piccola catena di Sant'Antonio dei commenti di visibilità con altri che hanno lo stesso problema loro. Anche i tentativi di blog collettivi o di riviste in rete non sono immuni: si portano dietro due difetti, quello delle rubriche e quello del todos caballeros.
Le rubriche stringono invece di allargare, diventano cassettine con un po' di naftalina, gabbiette più erudite che colte, in cui si usano alternativamente parolone e parolette.
Il todos caballeros è la mancanza di selettività, perché, se si fanno le cose insieme bisogna escludere oltre che includere. Se ti trovi qualcuno che scrive in modo imbarazzante, e col todos caballeros te lo ritrovi di sicuro, diventa peggio che stare da soli.
Ho due episodi reali da raccontare, che si sono svolti qui a Monza.
C'è stato uno, non certo sprovveduto da diversi punti di vista, che quando io aprii questo blog ne aprì uno politico. Niente di male in questo, ma aveva il problema delle visite. Una sera gli dissi: "Secondo me devi fare una cosa semplice semplice. Scegli quattro o cinque persone che stimi e con cui hai un buon rapporto e li convinci a scrivere post nel tuo blog, au pair con te". Vidi il suo sguardo, stava sicuramente pensando che io fossi matto da legare. E' passato un anno, ha continuato da solo, una cosa però l'ha fatta: una piccola lista di distibuzione che se ci sono cinquanta mail sono tante. Una volta al mese vedo arrivare una sua mail, corredata da link, in cui ci scrive che ha scritto un post sull'argomento tale o talaltro. Quel giorno sicuramente qualche visita gli arriva, se non altro per curiosità.
L'altro episodio è quello della rivista in rete, che un gruppo monzese voleva fare e che credo stia facendo partire adesso. Chiesero la mia opinione ed io la dissi, proprio da Fesso. Usai soprattutto due argomenti.
Il primo è che in un blog collettivo o multiblog o rivista in rete ci vuole il responsabile, quello che ha l'ultima parola se insorgono problemi. Uno quindi au pair nella vita normale del blog, ma anche non au pair perché può e deve poter decidere in autonomia e rapidamente. Li vedevo attorno al tavolo che storcevano il naso, non sapevano come controbattere ma non gli stava bene. Finché ci fu uno (sicuramente pensava di essere il furbo della compagnia)che fece un intervento furbissimo, tipo: "L'esigenza espressa da Solimano è giusta, ma si risolve del tutto facendo una cooperativa!" Tutti a dire bene bravo bis, evviva la cooperativa, noi siamo per la cooperazione etc etc, solo che io, che sono un notevole bastiancontrario dissi: "Sì, ma nei casi dubbi, chi è che decide? Facciamo l'assemblea dei soci in prima e seconda convocazione?" Ci mancò poco che mi buttassero per le scale.
Il secondo argomento che usai fu quello del todos caballeros: includere sì, ma anche escludere, lo si fa persino nei giornaletti parrocchiali, oltre che al Corriere della Sera. Hanno fatto una vera e propria Associazione con soci senior e soci junior, un sito che costa più di mille Euro di solo software di base (l'argomento decisivo per non fare un blog a costo zero fu che il blog sembra un rotolo di carta igienica, e mi piacque), costo differenziato delle quote etc etc. Gli faccio molti auguri ma non è questa la strada, anche se si leggeranno l'un con l'altro, così il contatore si muove.
In genere si è cocciuti anche riguardo le immagini, perché non si sanno cercare e non si sanno usare. Le immagini sono importanti, ma ci sono due problemi. Uno è l'incultura diffusissima, per cui non si sanno scegliere le immagini più appropriate: grafici ignorantissimi con sotto il vestito niente. Ma c'è anche la supponenza storica degli eruditi libreschi (anche di certi cinefili), per cui usare le immagini è una specie di colpo basso, quello che conta è solo il testo, l'immagine al massimo è come la carta della caramella.
Che qualità deve avere chi fa parte di un gruppo?
Prima la qualità umana, personale.
Poi la qualità di scrittura.
Infine la qualità di erudizione e cultura.
Lo so che è un discorso pericoloso, ma c'è poco da fare: esiste gente che scrive bene a qualità umana scarsa, ed è bene starne lontano, come esistono persone erudite e/o colte che scrivono in modo noioso (forse anche perché non amano quello di cui scrivono) ed anche da questi occorre stare lontani.
Le possibilità ci sono, e sono in rete, non sulla carta. Chi sovverte i due termini, e fa il retaiolo nella speranza di farsi cartaceo, fa male pure il retaiolo, un mestiere che per farlo bene bisogna porsi dei problemi nuovi. La rete è un po' un "Hic sunt leones" con i suoi rischi, ma tutto sommato un leone è solo un grosso gatto.

Riguardo ai Pirati (e alle Piratesse) io sono favorevolissimo, a Carnevale la parte del Pirata col foulard di mia moglie in testa ed un fazzolettone come benda sull'occhio mi veniva benissimo. Che facciano quello che gli pare, meglio per tutti. Avrei gradito che qualcuno mi interpellasse prima di mettere cinque Bei Momenti in Wikipedia, e ho sorriso un po' amaro quando uno mi ha scritto: "Debbo riconoscere che il suo articolo su il Portale dello Zodiaco contiene informazioni utili". Invece di dirmi grazie. Gli seccava, poveretto, che un Dott. Ing. non appartenente alla congrega si fosse permesso di trovare cose che lui non sapeva. Di mafiette ce ne sono tante di ogni genere, e non sono igieniche mentre la competizione igienica lo è, perché punta al miglioramento di tutti, nella sostanza. Quindi, vengano pure a prenderci le immagini, dopo un po' le cambieremo e ne metteremo delle altre, così torneranno. Sui testi, salvo eccezioni -e li abbiamo sfottuti- ho notato generalmente una buona correttezza corredata di link, ma c'è comunque da aspettarsi di tutto, perché i furbi ci sono: furbi-fessi, non Fessi come noi, Giuliano.

P.S. Come immagini, volevo mettere la mia amata Geena Davis come Piratessa nel film Cutthroat Island (1995), che di per sé non è un gran film, solo che c'è lei. Ma mi sono anche ricordato che in un film bello e importante come Thelma & Louise (1991) di Piratesse ce ne sono due: Geena Davis e Susan Sarandon.

4 commenti:

  1. Ci sarebbe tanto da dire, Solimano, su quello che hai scritto. Terribile quella risposta di Wiki quel non-grazie. Le mafiette esistono, hai ragione, ridicole quanto si vuole, patetiche, ma ci sono e bisogna conviverci purtroppo.

    Per quanto riguarda il blog, c'è anche la categoria di chi viene a leggerti per il puro piacere di farlo. Ammetto che è pure gradevole essere letti, solletica l'ego in modo legittimo (si vivrà pure per qualcosa, no?). Ma ammetto che esiste un nocciolo duro di lettori per i quali si va oltre al piacere di essere letti. COn i quali si condividono idee ed esperienze di scrittura, magari in dinamica dialettica, non dico sempre d'amore e d'accordo. E' il piacere di scrivere insieme. Che è una gran bella cosa.

    PS La rivista che doveva uscire ho visto che uscirà. Vediamo il prodotto prima di giudicare, dai...

    E' sempre un piacere leggerti!

    Brian

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  2. Caro Capo, mah: il mio rapporto con lo scrivere è lo stesso dei fumatori con il tabacco: vorrei smettere ma non ci riesco. La scrittura mi ha creato più fastidi che utili, nella mia vita; e anche leggere è un’attività molto mal vista, al di là di quello che si pensa. Posso sintetizzare così: leggo perché mi piace (mi piace molto), e scrivo perché non posso farne a meno. Ho qui trent’anni di appunti, presi solo per me: è per questo che ho potuto scrivere così tanto per questo sito (ormai sono agli sgoccioli).
    Da qualche anno ho anche dei lettori, una cosa stranissima; alcuni sono anche contenti. Fino ai quarant’anni non ho mai fatto parola con nessuno del mio tremendo vizio solitario (leggere e scrivere), adesso un po’ me ne frego e un po’ soffro. Soffro come lo Stalker di Tarkovskij, ogni tanto provo a cercare qualcuno degno di entrare nella Zona, fino all’ultimo non so mai se ho fatto la scelta giusta, poi alla fine insomma ecco per l’appunto.
    L’unica cosa a cui penso, ogni tanto, nelle lunghe sere invernali e anche d’estate, è che ci sono persone che vivono bene e guadagnano bene con i proventi dei diritti d’autore. Penso con sconfinata invidia ad Arthur C. Clarke, per esempio, che con i proventi dei diritti d’autore ha mollato tutto ed è andato a vivere a Ceylon, negli anni 50 o 60, che era un paradiso in terra, ed è rimasto lì fino ad età veneranda, fino all’anno scorso. Magari, caro Solimano, magari potesse accadere... Mi basterebbe ritirarmi in Toscana ad allevare asini, mica dico per forza Ceylon. Ma il mio Camaleonte gira gratis dal 2001, si è mimetizzato così bene che non mi meraviglierei di ritrovarlo in tv o al festival di Sanremo.
    Then proudly smiled the old man
    to see the eager lad
    rush madly for his pen and ink
    and for his blotting-pad :
    but when he thought of publishing
    his face grew stern and sad.
    (Lewis Carroll, Poeta fit non nascitur) (anche questo l’ho portato, in integrale, sul Nonblog: Lewis Carroll, insieme a Laurence Sterne, è la mia Bibbia in fatto di scrittura )

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  3. Brian, riguardo la rivista di Monza, credo che il problema lo risolvano facendo un numero al mese in rete, il che è un paradosso. Golem ha fatto così per anni con buoni risultati, ma sta cambiando idea, e lo stesso Espresso, fa uscire gli articoli -quelli stampati- non tutti insieme. E' un riprodurre in rete una necessità -quella della stampa- che in rete non c'è. Schiettamente, mi auguro che la rivista vada bene, perché lo spazio ci sarebbe, però il ragionare in quel modo lo trovo più arretrato rispetto ai nostri ragionamenti di retaioli quotidiani. Riguardo mafiette etc, per me l'importante è non porsi troppo il problema di piacere o dispiacere: si sceglie una linea, un proprio pubblico di riferimento e ci si attiene. Aggiungo una cosa: noi scriviamo come se il pubblico fosse costituito da altri blog, mentre in realtà non è così. La rete è ricca di visitatori che non si sognano neanche di aprire un blog e che però sono interessati ai tuoi argomenti e ai nostri.
    A me interessa vedere quante visite ha ricevuto quel preciso post, ci riesco, punto e basta, proprio come uno scrittore che non si pone il problema del feed back di chi l'ha letto, ma di quanti l'hanno letto. E sono d'accordo con te: da dire ce ne sarebbe tanto, prima o poi lo faremo.

    grazie Brian e saludos
    Solimano

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  4. Solimano, come sarebbe a dire che in rete non c'è l'obbligo di lettura? TUTTI hanno l'obbligo tassativo di leggere (e rileggere)ogni giorno Abbracci e pop corn, Mazapegul e Nonblog! Se poi Roby e Giuliano decidessero di aprire un blog personale naturalmente l'ordine tassativo si estenderebbe anche a loro.
    Ma dico, stiamo scherzando?

    Democraticamente vostra
    H.

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