Giulietta degli spiriti, di Federico Fellini (1965) Sceneggiatura di Federico Fellini, Tullio Pinelli, Ennio Flaiano, Brunello Rondi Con Giulietta Masina, Sandra Milo, Mario Pisu, Valentina Cortese, José Luis de Villalonga, Caterina Boratto, Lou Gilbert, Luisa Della Noce, Silvana Iachino, Milena Vukotic, Sylva Koscina, Alberto Plebani Musica: Nino Rota Fotografia: Gianni Di Venanzo Costumi: Piero Gherardi (137 minuti) Rating IMDb: 7,5
Solimano
“Il cinema deve dare agli spettatori le visioni fantastiche, le catastrofi liriche, le più ardite meraviglie, risuscitare il meravigliosissimo dei tempi moderni e degli spiriti di domani”. Questa frase l'ho trovata citata in uno scritto di Giovanni Grazzini. Letta così, dopo tutto quello che è successo nel cinema, sembrerebbe scontata, quasi banale, anche se costruita acrobaticamente. Ma l'ha scritta Gabriele D'Annunzio, scomparso nel 1938, che evidentemente del cinema aveva capito molto. Non so l'anno in cui l'ha scritta, magari è dei tempi di Cabiria, che è un film del 1914!
La frase sembra tagliata su misura per il film Giulietta degli spiriti (1965) di Federico Fellini, riguardo al quale do un caloroso consiglio: non guardatelo pensando alla storia, alle implicazioni di ogni tipo, dal religioso allo psicanalitico, dal femminismo alla crisi delle ideologie. Guardatelo e basta, il che non è assolutamente riduttivo. Come non è riduttivo che io scriva tre post su questo film usando la vista logica "La moda del cinema". Prima di tutto la moda è importante, basta chiederlo a Nefertiti e a Cleopatra, a Madame Pompadour, Santa Maria Maddalena e a San Giorgio (con l'armatura o senza).
Poi, in questo caso, oltre che di moda, intendo parlare dei modi di tre attrici, che si sono chiaramente attenute a quanto voleva il direttore d'orchestra Federico Fellini, genialmente aiutato da almeno due persone: Piero Gherardi per i costumi e Gianni Di Venanzo per la fotografia.
La prima attrice che scende in campo è Valentina Cortese, che nel film è Valentina, una cara amica di Giulietta (Giulietta Masina), la protagonista. E' stramba, sempre un po' (o molto) sopra le righe, agitata però senza frenesie, salvo il fatto che va di corsa perché prende troppi appuntamenti,quindi è in ritardo cronico. Valentina fa l'intellettuale, ma non da femme savante, magari abbastanza da precieuse ridicule: tutto le interessa, purché sia nuovo e strano. Anche vecchissimo a volte, come sedersi attorno ad un tavolino rotondo per chiamare gli spiriti. Solo allora parla poco, perché gli spiriti devono rispondere, non facciano i pigri!
Di primo acchito si vede che veste di grigio o di nero, che con lei non sono colori seriosi, ma luccicanti. Non solo, su questa base di apparente serietà inserisce qualche colore vivo nei posti più impensati, ad esempio il fiocco rosso del barboncino che tiene quasi sempre in braccio. O un margheritone proprio in cima alla testa. O una macchia di rosso o di giallo vicino alla spalla o in fondo alla gonna, dove comincia la frangia. Porta i guanti in tutte le stagioni, spesso neri e lunghi fino al gomito, ma a volte anche bianchi e corti. I guanti se li toglie e se li mette, costituiscono uno dei suoi tanti giochi di mantenimento, più allegri che nevrotici.
Non le basta il tavolo rotondo e l'aleatoria evocazione degli spiriti, c'è sempre un guru nuovo in arrivo, adesso ce n'è uno serissimo che distribuisce mele rosse per meglio meditare. Valentina per un po' medita, quando si stufa morde la mela. Esistono persone così, facili all'entusiasmo ma rapide nel dismetterlo, appena annusano una novità più nuova e divertente, che è poi la cosa che interessa, anche se dicono di essere sempre alla faticosa ricerca di chissà che.
Un po' fa la ragazzina (ma è fuori età), un po' la signora borghese (ma le scappa da ridere). Con lei, non ci si annoia, ma appena è andata via non ci si ricorda nulla delle sue nuove scelte di vita e di guru.Valentina è, col suo essere così, un rimprovero continuo a Giulietta, che vorrebbe essere come lei (come vorrebbe essere come le altre due...), ma proprio non ci riesce, non è nelle sue corde fisiche e morali.
Vengo a Valentina Cortese, l'attrice. La parte Fellini l'ha creata su misura, assomiglia alla parte che fece otto anni dopo in Effetto notte di Truffaut, in cui però c'è un risvolto patetico e drammatico che qui manca.
Mentre racconto le tre attrici (moda e modo), cerco di spiegare perché il film va guardato, possibilmente non facendosi coinvolgere dalla storia e dalle implicazioni di ogni tipo. Questo film è stato per diverso tempo imbarazzante per i critici, basta scorrere le recensioni dal 1965 in poi.
I motivi essenziali sono due.
Il primo è che segue a soli due anni di distanza il film Otto e mezzo, che è uno dei capolavori di Fellini. Il gioco sembrava facile: come in Otto e mezzo si racconta la crisi dell'uomo Guido (Marcello Mastroianni), così qui si racconta la crisi della donna Giulietta (Giulietta Masina).
Ma se il confronto è su questo piano, non c'è partita: troppo grande la differenza a favore di Otto e mezzo, da tutti i punti di vista: interpretazione, credibilità del personaggio, empatia che si crea fra spettatore e film.
Il secondo motivo è strettamente collegato al primo, perché è un film che Federico Fellini decide di fare interpretare a sua moglie Giulietta Masina, assegnandole una storia ed una parte ingrata. Una moglie borghese piena di condizionamenti e di complessi di ogni tipo, che si accorge di essere tradita dal marito Giorgio (Mario Pisu), e che è trattata con sufficienza da madre, sorelle, amiche. Sembra quasi che Fellini si diverta ad infierire: guardando il film ci si accorge che Giulietta spesso cammina con le scarpe basse a fianco delle altre attrici, che sono alte venti centimetri più di lei. La cosa è ulteriormente complicata dal fatto che di questo film Fellini diceva sempre che era dedicato a Giulietta. Davvero un bel modo! Ma ci tornerò col prossimo post che dedicherò ad un'altra attrice del film.
Caro Primo, ragionando un po' per scherzo e un po' sul serio (visto che parliamo di moda), prima con Barbara Bach nell'Odissea, adesso con Valentina Cortese, stiamo passando in rassegna i modelli che sono sui tavoli dei chirurghi plastici di un po' tutto il mondo.
RispondiEliminaSolo che loro erano così di natura, non erano dei piccoli Frankenstein come quelli che si vedono in giro...
Guardando il naso di Valentina Cortese (ci sono i suoi film di quand'era quasi bambina, non si può barare) ho pensato a una famosa modella italofrancese tornata di recente alla cronaca; guardando le labbra di Barbara Bach ho pensato a quante si sono rovinate per averle così, come se quello fosse il solo modello possibile.
Il bello delle donne è che non ce ne è una uguale all'altra, ma il mondo sembra girare in un'altra direzione e io non so cosa farci.
Infatti. La ricerca di una bellezza perfetta è assurda, l'hanno praticata anche artisti cone Perugino, Andrea del Sarto, Canova, e non sono fra i massimi.
RispondiEliminaLa bellezza è collegata non solo al dato fisico, ma al carattere, che vuol dire anche conflittualità.
Tutti sono andati avanti ad esaltare la perfezione di Raffaello, poi si sono accorti come disegnava: mediante linee di contrasto. Ed apprezzava Durer, si regalarono vicendevolmente dei disegni. Però, per l'Odissea, non scordarti la Circe di Juliette Mayniel...
saludos
Solimano
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina