Nosferatu, eine Symphonie des Grauens, di Friedrich Wilhelm Murnau (1922) Dal romanzo di Bram Stoker, Sceneggiatura di Henrik Galeen, Con Max Schreck, Gustav von Wangenheim, Greta Schroder, Alexander Granach, Georg H. Schnell, Ruth Landshoff, John Gottowt Musica: Bernd Wilden (2004) Fotografia: Fritz Arno Wagner, Gunther Krampf (94 minuti) Rating IMDb: 8.1
Giuliano
Un film girato da uno dei maestri dell’espressionismo tedesco, uno dei titoli memorabili sulla leggenda di Dracula insieme a “Wampyr” di Dreyer. Il film di Murnau segue fedelmente il romanzo di Bram Stoker (Nosferatu è il termine romeno con il quale vengono indicati i vampiri: se non ricordo male, significa “non morto”), ed è stato rifatto, con mezzi moderni ma in modo molto fedele e altrettanto spettacolare, da Werner Herzog nel 1978 (quello che ne ho scritto è qui in archivio).
All’inizio c’è un po’ di sconcerto, per lo spettatore di oggi: non siamo più ai tempi del muto, la recitazione è cambiata, abbiamo stilemi e modi di comunicazione diversissimi. Hutter, cioè l’impiegato dell’immobiliare che va da Dracula a proporre l’acquisto della casa, e così facendo lo porta nel mezzo della nostra civiltà, è interpretato da un attore che ride sempre e a noi sembra ubriaco: si vuol solo sottolineare la sua felicità e il suo ottimismo, secondo uno stilema che oggi risulta ridicolo ma che all’epoca funzionava ancora. Per contrasto, quando si accorgerà che le superstizioni di cui rideva sono vere, e che le cose vanno molto male, risulterà più profonda la trasformazione; ed è un bell’effetto, e una bella prova d’attore, ma per noi posteri la prima parte del film è quasi inguardabile, quanto a recitazione. Ma basta avere un po’ di pazienza, e il film prende quota. Il vampiro di Murnau non è l’elegante signore all’antica che siamo abituati a vedere, ma un autentico e impressionante “morto vivente”, spettrale e pallidissimo, dalla pelle di mummia e dall’aspetto veramente cadaverico. E’ interpretato da Max Schreck, che sarà l’esatto modello del “Nosferatu” di Werner Herzog, interpretato nel 1978 da Klaus Kinski in uno dei migliori remake della storia del cinema.
E’ interessante vedere i due film, quello di Murnau e quello di Herzog, uno di seguito all’altro: Herzog ha avuto una cura veramente unica nel rifare le scene principali, quasi tutte quelle dove appare il vampiro, e in altre scene ben scelte. Per esempio, è assolutamente identica la scena in cui il barcaiolo trasporta la bara giù per il fiume, verso il porto sul Mar Nero: tendo a credere che Herzog sia andato a cercarsi la location esatta, per rifare quei pochi secondi in maniera perfetta. Ma è curioso notare come Herzog abbia fatto rifare con precisione a Bruno Ganz anche la scena in cui il povero Hutter fugge dalla finestra del castello annodando le lenzuola...
La parte ancora oggi spettacolare del film di Murnau è il viaggio della goletta Empusa, che invece Herzog sacrifica un po’. E’ qui che il vampiro si manifesta in tutta la sua potenza per la prima volta, ed è la sequenza da non perdere. Murnau è davvero un perfetto esponente dell’espressionismo, e ha delle invenzioni molto particolari, stranianti: come quando si parla del lupo mannaro e sullo schermo appare una iena; e si vedono documentari scientifici notevoli per l’epoca, forse i primissimi girati per scopi professionali: una pianta carnivora che mangia una mosca, un ragno che tesse la tela, protozoi e amebe, organismi unicellulari al microscopio...
Nel finale del 1978, Herzog ci risparmia la consueta morte per polverizzazione del vampiro: la scena avviene al piano di sopra, noi vediamo solo Van Helsing che scende le scale col paletto insanguinato in mano. Murnau invece ci mostra l’agonia di Dracula in primo piano, e poi lo vediamo svanire al primo raggio di sole, con un bel trucco tra i più classici del cinema, un effetto speciale degno del gran mago Méliès.
Sempre per quanto riguarda il cinema espressionista, attendo con speme una vostra dottissima scheda sul "Gabinetto del dottor Caligari", che non mi fece dormire per giorni nella mia lontana juventus.
RispondiEliminaBrian
Forse va ricordato che al tempo del muto e del bianconero si usavano i viraggi: penso che sia per questo che le immagini che vedete hanno dei colori "strani".
RispondiEliminaViste così non dicono molto, ma guardando un film intero (non solo quelli di vampiri!) acquistano un significato espressivo e narrativo notevole.
Alcune copie erano così, altre erano in bianco e nero normale.
Caro Brian, anni fa (grazie alla benemerita TSI, che forse prendi anche tu) ho potuto registrare una copia del "Caligari", che aveva appunto questi viraggi: forse è davvero ora di parlarne...
Che farci, Giuliano? Brian dispone ed a te toccherà scrivere del dottor Caligari e relativo gabinetto, così, dopo non averci dormito da giocave, gli toccherà non dormirci da maturo. E a me toccherà andare in caccia di immagini. Sarà dura... o forse no, certi film molto antichi sono meglio serviti dei film di venti anni fa.
RispondiEliminasaludos
Solimano