Non so perché, ma, colto da chissà quale raptus, forse per colpa della Luna in fase calante, forse per via del transito di Urano nel mio segno zodiacale, un pomeriggio di questi decido di andare sul sito della compagnia telefonica per vedere come sta messa la mia linea. E’ così che mi accorgo che sono ancora abilitati quei numeri tipo 899, 166 e simili, e decido di disattivarli. Non ho bambini in casa, e il mio telefono lo usano solo persone adulte e in grado di intendere e di volere; però con internet non si sa mai. E poi, visto che c’è questa comodità di poter fare tutto on line, perché non approfittarne? E dunque clicco e digito sugli appositi spazi, introduco per l’ennesima volta i miei dati, e infine rimango perplesso: che cosa ho fatto? Non mi è uscito niente di scritto, nessuna finestrina di dialogo; ma adesso appare un messaggio che mi dice che la mia richiesta è stata accolta. Sì, ma che richiesta era? Io ho solo fatto clic su “modifica”...
Il giorno dopo, puntuale, arriva una mail dal servizio che ho contattato. La mail è questa:
Gentile Sig./Sig.ra GIULIANO X. , le comunico che la sua pratica inserita sul sito Telecom Italia www.187.it il 22-11-07 è stata evasa in data 22-11-07. Riporto di seguito gli estremi della sua richiesta: Codice richiesta: 0-56FWFTHDescrizione richiesta: Attivazione Accesso selettivo di chiamata.
Qualora avesse necessità di ulteriori informazioni sui dettagli delle sue fatture o sui servizi che Telecom Italia le può offrire, la invito a consultare nuovamente il nostro sito www.187.it.La ringrazio per avermi contattata.Telecom Italia Servizio Clienti 187.it
Questa casella di posta elettronica non è abilitata alla ricezione di messaggi
La rileggo tre volte e non ci capisco nulla. “Attivazione accesso selettivo di chiamata”, che mai vorrà dire? Provo a smontare la frase, a rimontarla, a cercare sinonimi e contrari: e infine decido di tornare sul sito 187, ci sarà pur scritto cosa ho fatto. Digito nom de plume e password, ed entro nella mia pagina segreta: nella casellina dove ieri c’erano scritti i numeri che erano abilitati e quelli che non lo erano, adesso non c’è scritto più nulla. Non posso cliccare e vedere: come mai?
E’ a questo punto che mi accorgo del cartone animato alla mia destra. E’ il faccino di una ragazza graziosa, un pochino statica, un’animazione povera come quella della maggior parte dei cartoons di oggi. La ragazza, a mezzo busto, ha un’espressione fissa, sempre quella; spalanca gli occhioni, sbatte le palpebre, muove la bocca. Non è pubblicità, come stavo pensando: è con questa ragazza qui che stavo parlando ieri, e io non me ne ero accorto. Ingenuo, pensavo che si aprissero finestre con su messaggi e roba scritta: e invece no, la ragazza virtuale mi ha detto qualcosa e io non l’ho ascoltata.
A questo punto devo spiegare: io spengo sempre l’audio del pc, quando sono su internet; e lo accendo solo quando mi serve. Dall’audio del pc entrano spesso suoni inconsulti, musiche che non mi piacciono, jingles fastidiosi, pubblicità. Così tengo spento, e accendo invece il mio vecchio impianto stereo: quando uso il computer ascolto di preferenza l’Ottavo Libro dei madrigali di Monteverdi (in questo momento, però, c’è “L’incoronazione di Poppea” nella versione diretta da Rinaldo Alessandrini; altre volte, il “Vespro della Beata Vergine”).
E quindi non so cosa mi abbia detto ieri questa ragazza virtuale, non ne ho la più pallida idea. Chiamo il 187, ascolto per un tempo interminabile quel jingle stile swing che odio con tutta l’anima, digito quel che devo digitare (digiti uno per conoscere le nostre proposte, digiti due per i guasti, le ricordo che può andare sul nostro sito per avere tutte le informazioni...) , attendo pazientemente che si liberi un operatore, che dopo una ventina di sonori squilli vecchio stile (non più il jingle, che sollievo!) mi risponde.
E’ un uomo giovane, molto gentile ed efficiente, al quale spiego tutto, il quale mi spiega tutto. Adesso lo so: è andato tutto bene, ho fatto proprio quello che volevo fare: che q! (chiedo scusa per la volgarità, ma alle volte è l’unico modo per esprimersi come si deve).
C’è un altro particolare che ho detto al mio giovane e gentile interlocutore, e che adesso aggiungo: è da un mese che non ricevo la posta. Nell’ultima bolletta, probabilmente, avrei trovato il PIN che mi serviva per accedere al servizio on line senza telefonare all’operatore; ma io non ricevo la posta da un mese, e il perché l’ho raccontato nel mio post su Jacques Tati di qualche giorno fa. Ne riprendo l’inizio:
E’ un mese che non ricevo la posta. Porto pazienza e spero che non ci sia in giro nulla d’importante; mi dispiace solo di non poter leggere il settimanale a cui sono abbonato. Allora vado in Posta (cinque minuti da casa mia, a piedi) per chiedere lumi. Mi metto in coda; quando arriva il mio turno l’impiegata mi invita a farmi avanti, visto che io titubo: dove c’è lei c’è scritto “Prodotti Bancoposta”, io pensavo di dovermi rivolgere a “Prodotti Postali”. Comunque, qui sono e qui chiedo, con cortesia perché qualcosa so e molto immagino.
« Non ricevo la posta da quindici giorni.»
La ragazza salta su come spinta da una molla, mi dice: “Vado a riferire al responsabile del servizio”, e scompare per cinque minuti. Poi torna e riferisce:« I responsabili del servizio sono tutti fuori. Se aspetta un momento le dò il numero di telefono a cui chiamarli.»
Si alza e va a cercare il numero, presumibilmente di un cellulare, che trascrive.
« No, guardi – le dico, esterrefatto – del numero di telefono non saprei cosa farmene.»
E me ne vado via, con passo deciso ma cercando di sembrare educato.
Ecco, qui sta la differenza tra Jacques Tati e i fratelli Marx: perché io qui mi sono fermato. Se fossi andato oltre, cioè se avessi preso quel numero di telefono e se avessi telefonato al Responsabile del Servizio, cioè al postino capo, probabilmente mi avrebbe risposto Harpo (vedi: “La guerra lampo dei fratelli Marx”, 1933, regia di Leo McCarey), e chissà cosa sarebbe successo. Probabilmente Harpo avrebbe avuto di fianco Groucho e Chico, e chissà quante ne avrebbero dette, su quest’idiota che rivuole la sua posta, e che non ha niente di meglio a cui pensare, con tutte le cose divertenti che ci sono al mondo.
E sicuramente sono stati loro, i fratelli Marx, in specie Chico e Groucho, a mandarmi quella mail. Una frase come : Attivazione Accesso Selettivo di Chiamata per segnalare che l’Accesso Selettivo di Chiamata è stato disattivato, o Disattivazione Accesso Selettivo di Chiamata, per dire che è stato attivato, o chissà che cos’altro ancora, non può venire da nessuna altra fonte. I fratelli Marx sono ancora tra noi, e il loro spirito s’aggira per l’Europa: o quanto meno aleggia per l’Italia, di questo sono sicuro.
FantaRealtà. Ecco cosa sembrano i tuoi racconti, Giuliano. E io li trovo stupefacenti. Lo so che si tratta di vita reale, lo so che è tutto vero, ma lievito di meraviglia quando li leggo così, scritti da te.
RispondiEliminaFinché ci sei dentro non ti accorgi che ci siamo ridotti a comunicare con dei cartoni animati. Poi leggi un post così e ti scopri a pensare "caspita, come siamo arrivati a questo punto? ma ci siamo davvero arrivati o... ?"
Per un secondo tocchi una sensazione di sdoppiamento e vertigine che difficilmente si prova in venti righe (per Tati, per Harpo e gli altri che ci sfottono allegramente avendo pietà di noi, in una realtà unica che di tutte ne fa un fascio.)
Arrivo alla fine e quel che penso è "Ok, Giuliano. A quando la prossima puntata? "
Un caro saluto
Laura
Giuliano/Groucho-Tatizzato, mi unisco a Laura nell'attesa di un prossimo (prossimissimo) episodio del tuo personalissimo SERIAL. Basta che alla fine, esasperato, tu non ti trasformi in serial-KILLER di pubblici ufficiali, incaricati ed impiegati agli sportelli...
RispondiEliminaR.
... " Il SILENZIO DEGLI IMPIEGATI" di Julian Demme...
RispondiEliminaL'idea di abbinare prima Tati poi i Marx Brothers alle assurde disfunzioni truccate da modernariato mi sembra feconda, oltre che molto ben condotta da Giuliano, forse in panchina si stanno scaldando (ad esempio) Buster Keaton e Jerry Lewis.
RispondiEliminaArtisti di questa dimensione esprimono un bisogno di semplicità intelligente, di libertà fantasiosa, di sberleffo fatto da chi non ha potere ma che è meglio di chi il potere ce l'ha. Ci trovo una analogia con il buon soldato Schweick di Brecht fatto da Buazzelli, quando non aveva ancora litigato con Strehler: i caporioni delle SS diventavano matti di fronte al modo di argomentare di Schweick. Bisognerebbe metterlo in pratica: ad incacchiarsi si fa il loro gioco, non solo, ce la prendiamo spesso con dei poveretti che se ci dessero ascolto sarebbero puniti, e in certi casi perderebbero il posto, come succede ai ragazzi ed alle ragazze dei call center.
Un'altra riflessione è che, se si chiede chi sono i più grandi del cinema, nessuno direbbe Tati e Marx Brothers, il vecchio vizio di mettere sempre e comunque la commedia sotto la tragedia non finirà mai. Chi potrebbe dire che Molière è inferiore a Racine e a Corneille? Eppure... eppure... malgrado Dante questo vecchio imprintig non vuole sparire.
Ricordo il sottotitolo di Cuore, che mi pare fosse "settimanale di resistenza umana", o qualcosa del genere. Resistenza umana!
good night
Solimano
Sui Marx non c’è molto da dire, non si possono fare esegesi o dotti discorsi: basta dire che chi non ha visto almeno “La guerra lampo” o “Una notte all’opera” non sa cosa si è perso. Sono film molto vecchi, è vero: ma basta avere un po’ di pazienza, far scorrere le sequenze invecchiate (o saltarle, che oggi si può), e arrivano cose incredibili. Mai visto niente di simile, né prima né dopo...
RispondiEliminaQuanto agli impiegati, prendo le loro parti. Non è certo colpa loro, anzi sono quasi sempre vittime: in Posta, il responsabile del servizio poi l’ho incontrato, ed è un’ottima persona, non ci si può mica mettere a litigare con uno così. Anzi, lo avrei abbracciato come un fratello. Non ha senso litigare con l’impiegato allo sportello, anche quello dellla mutua è eccezionale, un eroe.
Il problema sono i capi, i Grandi Capi. Ho letto almeno tre interviste con i Grandi Capi delle Poste Privatizzate, nell’ultimo anno: tutti dicono che il Bancoposta va meravigliosamente bene, invece la consegna della posta a domicilio è una palla al piede, e se non fosse per il contratto che li lega allo Stato taglierebbero subito il servizio.
Ne conseguono due cose: 1) che la Posta non esiste più, è una Banca come tante altre. 2) che il disservizio è voluto e cercato. Sembra un paradosso, ma così si fa ed è un vecchio metodo: la gente si stufa, la cosa finisce sui giornali, si comincia a dire “ma allora finiamola con i postini, visto che non funziona niente...”. La stessa cosa viene fatta, da sempre, con il Servizio Sanitario: se tutto funzionasse bene, nessuno di noi pagherebbe cento o duecento euro allo specialista nel suo studio privato.
Ma qui mi accorgo che sono finito ben fuori dal cinema, passo e chiudo.
Ti invidio, sei riuscito a parlare con qualcuno chiamando il 187!!!! Io sono scoraggiata, e dai tentativi telefonici e dal vano girovagare sel sito. Mi consolo con i fratelli marx, che adoro. Buona serata.
RispondiElimina