lunedì 29 ottobre 2007

La moglie celebre


The farmer's daughter, di Henry C. Potter (1947) Da una commedia di Hella Wuolijoki Con Loretta Young, Joseph Cotten, Ethel Barrymore, Charles Bickford Musiche di Leigh Harline Fotografia di Milton Krasner (97 minuti) Rating IMDb 7,5
Roby
Per la serie "il cinema pomeridiano su Tele37", ecco un esempio davvero curioso di film d'amore e di politica nell'America del secondo dopoguerra, tratto da una commedia della finlandese Hella Wuolijoki, che pare fosse addirittura una ghost-writer di Bertolt Brecht.
Appartiene senz'altro alla mentalità nord-europea l'idea di una giovane cameriera di origine svedese, Katrin Holstrom (Loretta Young, Oscar 1947 per questo ruolo), che a Washington lavora alle dipendenze del senatore Glenn Morley (Joseph Cotten), al solo scopo di pagarsi un corso per diventare infermiera, finendo però con l' appassionarsi tanto alla politica da accettare di candidarsi al congresso tra le file del partito opposto.
Le è di appoggio nell'impresa la madre del senatore (Ethel Barrymore), vedova di un famoso uomo politico, che in lei probabilmente vede rivivere le aspirazioni del marito ed anche le sue: così, mentre il figlio assiste con estatica ammirazione e con qualche perplessità all'ascesa della giovane "avversaria", la matriarca la difende a spada tratta, malgrado militi nel versante opposto. La ragazza ha temperamento, a dispetto dell'aria fragile e angelica, ed i suoi discorsi infiammano gli elettori al punto da portarla in testa alle proiezioni. E quando il candidato ufficiale del partito di Morley -un tipo adeguatamente viscido e infido- tenta di screditarla, temendo di essere scavalcato, con chiacchiere infamanti ("quella sgualdrina ha dormito in una camera d'albergo insieme a vari uomini"), la signora Morley & figlio si danno da fare per riabilitarla, ovviamente riuscendoci. Alla fine, defenestrato il candidato imbroglione, Katie resta la sola in lizza, ed ottiene pressochè in contemporanea il seggio al congresso e la domanda di matrimonio da parte di Glenn, completamente soggiogato dalle sue grazie, dalla sua grazia e -probabilmente- dagli ordini della mamma/padrona.
A questo punto, devo confessare che mi aspettavo -nel finale ormai imminente- la giudiziosa rinuncia di Katie alla carriera politica, in nome dei sacri doveri di moglie, sposa e futura madre. Invece -sorpresa, sorpresa!- è il marito stesso ad accompagnarla al Campidoglio, il giorno dell'insediamento, in apparenza felice e contento di avere una moglie "onorevole", sicuramente più celebre di lui. L'unico sfizio che si concede è quello di prenderla in braccio, sulla soglia del palazzo, così come lo sposino fa con la mogliettina per introdurla nella nuova casa.

Film curioso, come dicevo all'inizio, e curiosa è anche l'origine, quell'opera teatrale a cui accennavo, scritta guarda caso da una donna, alla quale non dovevano certo mancare le capacità drammaturgiche, se Brecht se ne servì -si vocifera in rete- come collaboratrice più o meno ufficiale.
Gli uomini, in questa storia, non fanno proprio una bella figura: il bravo Glenn fin dal primo momento scodinzola come un cagnolino agli ordini di Katie, sotto lo sguardo vigile e compiaciuto di mammà; i fratelli di lei sono solo un terzetto di atletici bamboccioni; i politicanti, tutto intorno, fanno a gara per risultare antipatici; l'unico che si salva, tutto sommato, è il padre di Katie, il severo e onesto fattore del titolo originale inglese.
In definitiva, nel generale clima pre-elettorale e post-primarie degli ultimi tempi, la figura della battagliera ragazza di campagna con le idee semplici ma chiare e con la voglia e la determinazione di esprimerle in pubblico mi ha colpito, e non poco, specie se si pensa al periodo in cui è ambientata. Certo, non mi sarebbe dispiaciuto un Act two in cui fosse mostrata la vita quotidiana della congressista, divisa fra discorsi e pannolini (nel '47, fra l'altro, non esistevano i Pampers usa-e-getta!), fra sedute in notturna e problemi di dentizione. Chissà se il marito, a quel punto, sarebbe stato ancora tanto giulivo e soddisfatto di fare il principe consorte?


Loretta Young, una candidata da Oscar

1 commento:

  1. Roby, il film non l'ho visto, però me ne è successa una bella due sere fa. Ero alla riunione della Associazione qui di Monza, che delibera lo scioglimento per la storia del Partito Democratico, quando uno dice: "Sì, però questa regola che le donne debbono essere un certo numero etc etc non va bene". Allora rispondo: "Ma la equal opprtunity in politica, qui in Italia, secondo te è un problema oppure no, visto che Zapatero, la Francia, la Finlandia etc etc?" Ha cominciato a guardarmi male perché non poteva rispondere che non è un problema, e che le donne è bene che facciano la calza (come certamente pensava), e mi fa: " Sono le regole che non vanno bene". Gli faccio: "Visto che è un problema, e che le regole non vanno bene, che regole proponi?"
    A quel punto ho visto il lampo nei suoi occhi: mi avrebbe strozzato volentieri. Ti risparmio il prosieguo. Ma tu, Roby, la calza la sai fare?

    saludos
    Solimano

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