The 13th Warrior, di Frank Mc Tiernan (1999) Racconto di Michael Crichton: "Eaters of the Dead", Sceneggiatura di William Wisher Jr. e Warren Lewis Con Antonio Banderas, Vladimir Kulich, Denis Storhoi, Daniel Southern, Neil Maffin, Tony Curran, Omar Sharif, Erich Avari, Diane Venora, Karen de Zilva, Layla Alizada Musica: Jerry Goldsmith Fotografia: Peter Menzies Jr. (102 minuti) Rating IMDb: 6.1
Giuliano
Un buon soggetto sprecato. Viene da Michael Crichton, e c’è Banderas che fa l’arabo (medievale, quindi colto e gentile) tra i cavalieri normanno-sassoni (valorosi, ma un po’ rozzi e quasi analfabeti). Ne ho visto l’inizio per puro caso, ed è un gran bell’inizio per un film d’avventura e di mistero; ma, come diceva Hitchcock, iniziare in un modo così forte è controproducente perché qualsiasi cosa venga dopo sarà sempre deludente – e così succede anche stavolta.
Qui si evoca addirittura, per bocca di un bambino biondo (tradotto per Banderas da Omar Sharif, che appare solo nelle prime scene), “qualcosa di innominabile”: una frase che evoca grandi aspettative, ma poi si scoprirà che si riferisce a un branco di anacronistici cavernicoli con pelli d’orso addosso. I cavalieri verranno scelti uno per uno, e il tredicesimo – per bocca della sibilla che li chiama con un rito magico – dev’essere un non cristiano: Banderas, per l’appunto. Che cerca di svicolare ma non ci riesce, e quindi partirà con i biondi e possenti cavalieri nordici per combattere l’innominabile lassù nei paesi freddi del Nord.
La partenza è ottima ma la delusione giunge inevitabile, e si porta dietro anche un po’ di noia per le tante cose già viste e riviste nei molti film simili a questo che sono stati girati nei decenni passati; ma è anche un film di buona fattura, con cose degne di memoria e attori molto bravi. Per esempio:
1) il culto della Dea Madre, virato sull’orrido e sul cannibalismo: discutibile e di pessimo gusto, però ben ricostruito e documentato nelle scenografie, e impressionante per il realismo della recitazione. Pensavo all’ipogeo di Malta, o alle caverne di Lascaux; e la ricostruzione del modo in cui ci si arriva dev’essere perfetta.
2) il normanno beve da un lungo corno, prima dell’assalto finale, e ne offre all’arabo che lo rifiuta: “non posso bere niente che sia fermentato, da uva o da frumento”. Il vichingo biondo sghignazza: “E’ idromele... viene dal miele.” (l’arabo Banderas, perplesso , beve e tracanna in attesa che la fortezza venga assaltata di notte) (di notte, naturalmente...)
3) Il titolo originale, qualcosa come “mangiatori di morte”.
Ottimi gli attori, ben diretto, bella la scena in cui il “principe” normanno si trova a tu per tu con la matriarca-strega, nel fondo della caverna: la decapita, ma lei fa in tempo a ferirlo con un coltello avvelenato.
Il resto, credo che l’abbiate già immaginato: ed è un difetto grave, in un film che dovrebbe avere come primo obiettivo di tenere alte la tensione e l’aspettativa per come andrà a finire.
Bellissimo post, Giuliano, uno di quei post che fanno venir voglia di vedere il film, anche se tu già ci avverti che -inizio a parte- potrebbe deluderci un po'. Proseguendo nella lettura, mi è sembrato di averne visto un pezzetto in tv, in seconda serata, tempo fa... è possibile?
RispondiEliminaCome sempre, grazie e...
...ave&vale
Roby
Infatti l'inizio è bellissimo, prende subito. Poi si sbuffa un po', poi piace, poi ci si annoia, eccetera.
RispondiEliminaPerò è bella anche la scena del combattimento tra i due normanni, un po' forte ma inedita.
Se passa in tv, il consiglio è registrare e poi far scorrere fino a che non si intravvede che succede qualcosa...
Con un altro regista, o con un montaggio diverso, poteva essere un film notevole.
Sono anni che questi film non mi catturano più, mentre da ragazzo non ne perdevo uno. Però vorrei vedere quello dei cavalieri con la musica rock che è stato messo qui qualche tempo fa.
RispondiEliminaPerò ho visto il film di Bresson, quello di Rohmer, e non mi è dispiaciuto Excalibur per le musiche e per una certa voluta rozzezza.
Un'altro che ho visto è stato un film nolto criticato: "L'amore e il sangue" di Verhoeven. Esagera con la brutalità, ma in certe cose mi è piaciuto; è un po' bieco, ma pieno di fantasia.
saludos
Solimano