lunedì 1 ottobre 2007

I tre moschettieri

Oliver Reed, Michael York, Richard Chamberlain, Frank Finlay

The Three Musketeers, di Richard Lester (1973) Dal romanzo di Alexandre Dumas, Sceneggiatura di George MacDonald Fraser Con Oliver Reed, Raquel Welch, Richard Chamberlain, Michael York, Frank Finlay, Christopher Lee, Geraldine Chaplin, Jean-Pierre Cassel, Spike Milligan, Roy Kinnear, Georges Wilson, Simon Ward, Faye Dunaway, Charlton Heston Musica: Michel Legrand Fotografia: David Watkin (105 minuti) Rating IMDb: 7.5
Solimano
Se ho contato bene, "I tre moschettieri" sono stati portati sullo schermo quarantotto volte. Togliamo pure le volte che si è trattato di film nati per la TV, che sono un po' meno di dieci, ed anche i film del cinema muto (un po' più di dieci, il primo è del 1898) restano trenta film di ogni genere, c'è quello russo e quello giapponese, ci sono i musical ed i cartoni animati.
Una enormità, a cui va aggiunto che in totale gli scritti di Alexandre Dumas sono stati utilizzati 199 volte, perché ci sono anche il Conte di Montecristo, il Visconte di Bragelonne, la Regina Margot.
Molti di questi film non reggono al tempo, per questo ho scelto Richard Lester, ma non è poi detto che sia la scelta migliore, almeno due mi incuriosiscono: quello del 1921 con Douglas Fairbanks che fa D'Artagnan e quello di George Sidney del 1948, con Gene Kelly D'Artagnan e Lana Turner Milady (e Van Heflin, Angela Lansbury, June Allyson, Vincent Price...). In realtà Richard Lester ha fatto il furbo: era partito per fare un film, e ne fece due, ognuno lungo quasi due ore: questo e "I quattro moschettieri" uscito l'anno dopo. Quindi è un solo film diviso in due parti, e gli attori protestarono, perché erano stati pagati per un film, non per due. Non contento di ciò, Lester ci riprovò nel 1989, girando "Il ritorno dei moschettieri" sempre con gli stessi attori, salvo le parti di Milady, di Constance e di Buckingham, perché sono personaggi che scompaiono durante il secondo film. In più c'è Philippe Noiret nella parte di Mazarino.
Fanno sorridere alcune critiche scritte a quel tempo, in cui si dice che Lester dissacra Dumas. Ma quale sacralità ha mai Dumas? Se glielo avessero detto mentre scriveva pagato a riga (si dice che per questo I tre moschettieri sono pieni di dialoghi a frasi brevi, punto a capo), si sarebbe preoccupato ed avrebbe provveduto rapidamente a dissacrarsi da solo.
Richard Lester ha un po' del Macbeth: vuole il successo ma gli secca pagarne il prezzo. Era partito con due film coi Beatles, con Non tutti ce l'hanno, con Dolci vizi al foro, con Petulia e si trovò con un budget consistente ed un cast che non finiva più. Che farci? Bisognava che il film avesse successo, così sarebbero arrivavati altri budget del genere, anzi, che avesse un successo doppio, uscendo con due film dopo averne girato uno. Ma la soddisfazione della fantasia imprevedibile e spiazzante voleva togliersela ancora - e continuò a farlo con i Superman - per cui la storia anziché sul picaresco/cavalleresco/guascone diventa spesso solo buffa, con diversioni laterali che impediscono ai personaggi di esistere. Tutti erano già entrati nel piccolo mito comune, dopo milioni di libri venduti e decine di film. E' un guaio, a cui si aggiunge che il cast è sì lungo, ma quando vedo il D'Artagnan di Michael York mi viene in mente il suo personaggio di Cabaret (girato l'anno prima), di cui si può dire tutto, tranne che sia un guascone. E Raquel Welch fa venire in mente sempre e soltanto Raquel Welch, che si portava a spasso da un film all'altro. Gli Aramis e Porthos di Chamberlain e Finlay sono privi di sapore, il Christopher Lee che fa Rochefort ha la solita la cattiveria vampiresca, e Geraldine Chaplin è una Anna d'Austria un po' Casa di Bambola. C'è Faye Dunaway come Milady, ma in questo film compare troppo poco, si sfogherà nel secondo assassinando Buckingham e Constance, pagando infine il giusto fio delle sue colpe. Oliver Reed ha invece un bell'aspetto da Athos un po' sanguigno, Charlton Helston fa bene (sorpresa!) Richelieu, sebbene di una malvagità burocratica. Per fortuna c'è Roy Kinnear, che fa Planchet, il servo di D'Artagnan e ne viene fuori un bel personaggio, un po' goffo un po' furbo, mezzo timido mezzo coraggioso; quando arriva lui si torna a seguire la storia, ed è divertente anche Georges Wilson che fa Treville, il capo dei moschettieri. Ma il film non delude perché Lester ha le sue trovate, così la scena nel grande lavatoio con lo scontro fra i moschettieri del Re ed i cavalieri del Cardinale in mezzo a donne e panni, così la partita a scacchi viventi sul prato, in cui i pezzi in gioco sono dei cagnoni, che appena la partita è sospesa corrono tutti attorno al padrone, poi c'è la caccia col falcone, praticata in concorrenza fra re e regina. Il re di Francia Luigi XIII, se era come lo fa Jean-Pierre Cassel aveva proprio molto bisogno di un Richelieu.
La storia ed i personaggi, a forza di insistere con libri e film, la conoscono tutti gli spettatori e viene comunque rispettata, mettiamoci tante storielle laterali per passare in allegria le quasi due ore che dura il film! Così deve aver pensato Lester. Non so come siano stati i moschettieri dei film successivi, credo che non possano più essere dei film avventurosi, c'erano ormai Indiana Jones e Guerre stellari per questo, con i tre moschettieri ormai o la butti sull'amoroso pre-arcadico o sul farsesco di corte e di cortile.
Oggi, si può fare qualcosa di diverso, con i libri di Dumas? Mai dire mai, i francesi ci saprebbero fare, giocandosela un po' fra Cyrano e Le Bossu (che è più vicino al Fracassa di Gautier). Non si procede per linea retta, ci sono dei meandri che riportano quasi al punto di partenza, così potrebbe esserci una Milady stile Merteuil, un D'Artagnan tipo Rastignac, una regina Anna veramente fedifraga, non solo una che regala a Buckingham (forse per toglierselo di torno) i puntali con dodici pietre preziose che le aveva prima regalato il re, indelicatezza massima: che lo tradisca finalmente, questo re un po' suonato, ma che lo rispetti!

1 commento:

  1. Il film di Lester ha le facce giuste, me lo ricordo molto volentieri. Era bello anche quello con Gene Kelly, ma l'ho visto tanto di quel tempo fa che di più non so dire: molto atletico, questo sì.
    Però forse il miglior Porthos (ahinoi, un Porthos anzianotto) è stato Depardieu.

    RispondiElimina