giovedì 16 agosto 2007

Le coppie nel cinema: Il tempo si è fermato

Solimano
Nel 1959 fra anziani e giovani ci si parlava meno di adesso, in cui ci si sente tutti molto più sciolti e si parla con tutti. Ho qualche dubbio sul fatto che ci si comprenda di più di quel poco che ci si comprendeva allora. Molte parole, questo sì, che scorrono come acqua su pietra.
Torno al 1959, anno in cui un anziano operaio (Natale Rossi), che chiamerò Natale si trova a dover rinunciare all’altro operaio che con lui presenzia una diga in alta montagna. C’è bisogno di un sostituto, e la Società elettrica manda al rifugio un giovane (Roberto Seveso), che chiamerò Roberto.
Natale nota subito che Roberto è più giovane dei suoi figli (ne ha tre) e soprattutto che non è un operaio ma uno studente figlio di operai, che è lì con lui per guadagnare un po’ di soldi avendo anche il tempo per prepararsi agli esami. I due vivono un po’ allo stretto nel rifugio, fra loro parlano poco perché non saprebbero che dirsi, e distolgono gli sguardi quando si incontrano, come se si sentissero un po' invasori un po' invasi.
Natale, l'anziano, è a disagio perché a casa sua, con i figli, probabilmente parla poco, ma si sente comunque a casa sua. Per Roberto, il giovane, la situazione non è diversa: è a disagio anche lui, per lo stesso motivo di Natale, rovesciato come un guanto.
Che farci? Tocca convivere, e le giornate sono lunghe, di lavoro non ce n’è molto da fare - loro due sono lì perché possono esserci delle emergenze - quindi i silenzi sono lunghi. Alla sera, ognuno dei due ha il suo libro e se lo legge. Però sono curiosi, e Roberto, in assenza di Natale, scoprirà che Natale legge Cuore (già nel 1959 lo leggevano in pochi), mentre Natale scoprirà che Roberto legge un libro di economia.
Le differenze non finiscono qui: a Natale piace il vino, Roberto è astemio, ad esempio, ma la sorpresa è massima quando si mettono il maglione perché la sera è fredda: Natale compare con un maglione con sul davanti un cervo con corna e tutto, il maglione di Roberto ha una sola decorazione: una grande R. Mentre il buonsenso di entrambi li portava a prevedere un daino per Roberto ed una grande N per Natale. Piccole cose che li sorprendono e un po’ li imbarazzano, ma non c’è nessun tipo di risentimento: ognuno pian piano si rende conto che l’altro ha una sua dignità di uomo, seppur giovane, seppure anziano.
Una cosa li aiuta a stare meglio insieme: la natura. Perché vivono in mezzo ad una natura vasta di cui ci si sente piccola parte: quella delle montagne innevate che arrivano oltre i tremila metri, il gruppo dell’Adamello sopra il Rifugio Garibaldi.
Una sera decidono persino di giocare a dama insieme, sono contenti di avere un gioco che piace a tutti e due. Ma la natura è potente, fa i fatti suoi, prescinde da loro e da noi, e c’è una notte di tempesta in cui il vento soffia da tutte le parti, in cui ci si sente in balìa ed a rischio. Il giovane Roberto si prenderà un febbrone e Natale lo assisterà, chiamando a valle perché vengano a trasportarlo. Non ci sarà più imbarazzo nel modo in cui si guardano, non si sentiranno più ne invasi né invasori. A loro modo, senza quasi parlarsi, si sono conosciuti.
P.S. E’ stata per me una gioia rintracciare una immagine piccola e brutta in cui si vedono i due maglioni, quello col cervo e quello con la R. Nel 1959 decollò il cinemascope ed Ermanno Olmi, dopo tanti documentari, rispose con il suo primo film, Il tempo si è fermato, che in partenza doveva essere un documentario. Mi onoro di averlo visto ed apprezzato quando - per pochi giorni - uscì al cinema: quei due, Natale e Roberto, lo schermo del cinemascope riuscirono comunque a riempirlo.

Il gruppo dell'Adamello sopra il Rifugio Garibaldi

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