mercoledì 11 luglio 2007

La musica al cinema: Georges Bizet (1)

Manet: Lola de Valence 1862 Paris, Musée d'Orsay
Solimano
Dicevano di noi che eravamo fatti con lo stampino, ma non era vero: a forza di girare per il mondo facendo lavori che guardavi l'orologio credendo che fosse passato un quarto d'ora e invece erano due ore - il tempo volava, eri preso - ognuno di noi ogni tanto tirava fuori qualcosa di singolare, che a volte ti faceva ridere o sorridere o pensare, ma che comunque ti spiazzava. Un mio collega romano ci raccontò in mensa di quella volta nel Texas. Chissà, forse se l'era inventato, l'aveva sentito da qualche parte, non so, ma mi piacque. Stavano seduti all'aperto, davanti ad una specie di bar come tanti altri, solo che il Sole stava tramontando, nell'aria limpidissima della grande pianura. Pian piano tacquero e si misero a guardarlo, il Sole, che metodicamente svolgeva il suo compito. Ce ne mise del tempo, non fu una cosa rapida - metodico e pure lento - infine sparì l'ultimo raggio e in quel momento uno del gruppo diede il via all'applauso, i colleghi gli tennero dietro - nessuno rideva - e anche altra gente che non conoscevano, seduti lì come loro. Poi si fecero una bevuta, e pagò il primo dei plauditores, contento di farlo.

La Carmen di Bizet è come il Sole, non stanca mai. Il cancelliere Bismarck la ascoltò per ventisette volte non perché fosse un vecchio bacucco noioso e ripetitivo, ma perché era vivo, semplicemente, e fino all'ultimo giorno ci teneva, ad essere vivo:

Rapian gli amici una favilla al Sole
A illuminar la sotterranea notte,
Perché gli occhi dell'uom cercan morendo
Il Sole; e tutti l'ultimo sospiro
Mandano i petti alla fuggente luce.

E quindi, non esistono tormentoni, con la Carmen. Sempre quando ti arriva nei film, magari in modo ironico, persino gaglioffo, ascolti il tuo sangue che corre più veloce, e ne sei contento. Domani o dopodomani racconterò alcuni dei film in cui la Carmen irrompe, prima però riporto qui le parole dell'Habanera e della Seguidille. Parolette, scritte magari dai librettisti in poco tempo, fra amorucci e litigi, ma sono parolette che è bene ricordare, con la musica di Bizet, ma anche senza, parole che sorgono ogni giorno, proprio come il Sole:

Habanera

L'amour est un oiseau rebelle
que nul ne peut apprivoiser,
et c'est bien en vain qu'on l'appelle,
s'il lui convient de refuser!

Rien n'y fait, menace ou prière,
l'un parle bien, l'autre se tait;
et c'est l'autre que je préfère,
il n'a rien dit, mais il me plaît.

L'amour est enfant de Bohême,
il n'a jamais, jamais connu de loi,
si tu ne m'aimes pas, je t'aime,
si je t'aime, prends garde à toi!

L'oiseau que tu croyais surprendre
battit de l'aile et s'envola;
l'amour est loin, tu peux l'attendre,
tu ne l'attends plus, il est là.

Tout autour de toi, vite, vite,
il vient, s'en va, puis il revient;
tu crois le tenir, il t'évite,
tu crois l'éviter, il te tient!

Seguedille

Près des remparts de Séville
chez mon ami Lillas Pastia,
j'irai danser la seguedille
et boire du Manzanilla,
j'irai chez mon ami Lillas Pastia.
Oui, mais toute seule on s'ennuie,
et les vrais plaisir sont à deux;
donc pour me tenir compagnie,
j'ammènerai mon amoureux!
Mon amoureux!.. il est au diable!
Je l'ai mis à la porte hier!
Mon pauvre coeur, très consolable,
mon coeur est libre comme l'air!
J'ai des galants à la douzaine;
mais ils ne sont pas à mon gré.
Voici la fin de la semaine:
qui veut m'aimer? je l'aimerai!
Qui veut mon âme? Elle est à prendre!
Vous arrivez au bon moment!
Je n'ai guère le temps d'attendre,
car avec mon nouvel amant
près des remparts de Séville,
chez mon ami Lillas Pastia,
j'irai danser la seguedille
et boire du Manzanilla,
dimanche, j'irai chez mon ami Pastia!

Sargent: El Jaleo 1882 Boston, Isabella Stewart Gartner Museum

6 commenti:

  1. Purtroppo, la Carmen è tra le musiche più avvilite del nostro tempo: dalle suonerie dei telefonini, dalle segreterie telefoniche, dalla pubblicità... E' stato usato tutto: habanere, toreadores, seguidillas, quartetto, tutto.
    Peggio della Carmen sta forse solo la Primavera di Vivaldi (solo l'inizio, per carità, che tutt'intera annoia...) (seguono, ormai distanziati, cavalcata delle valchirie, figaro qua figaro là, gazza ladra; sempre in ottima posizione il famoso frammentino dal Guglielmo Tell di Rossini).
    Anzi, peggio di tutti sta il povero Verdi: da commosso cantore dell’Unità d’Italia a marcetta gridata delle suonerie leghiste...

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  2. Giuliano, aggiungerei le marce nuziali di Lohegrin e Mendelsohn (se n'era già parlato), la 5 sinfonia di Beethoven, la Marcia Turca di Mozart. Ma anche il Bolero di Ravel non scherza.
    E cmq, finchè ci si limitava agli spot pubblicitari si poteva ancora chiudere un occhio (o meglio un orecchio) se la musica ben si coniugava alle immagini (in fondo ci sono stati e ci sono anche spot pubblicitari d'autore alcuni anche splendidi) ma la vera catastrofe è arrivata con le suonerie dei cellulari

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  3. Giuliano e Gabriella, siete due catastrofoni.
    Anzitutto, del cellulare in genere se ne può fare a meno: io non l'ho voluto, perché non amo essere interrotto quando faccio le cose (quindi non per motivi Amish).
    Poi, lasciateli fare, non è una novità il ritardo con cui il pubblico arriva a certe musiche ed il suo aggrapparsi a boe di salvataggio.
    Per fare un esempio, ancora oggi, se al Conservatorio di Milano c'è una orchestra mediocre non trovi posto, mentre lo trovi se c'è un grande quartetto o trio. E i concerti di canto alla Scala, Giuliano? Il posto si trovava, anche troppo.
    Come musica al cinema, la situazione sta migliorando: basti pensare ad alcuni film dell'ultimo decennio che abbiamo visto qui: L'assedio, Il gusto degli altri, il rock ben scelto nel film dei cavalieri, il Fauré nel film di Vecchiali... E di altri esempi ce ne sono. Prima non era così, inoltre, e lo vedrete, anche con i grandi autori hanno cominciato a fare scelte molto meno ovvie.

    saludos
    Solimano

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  4. Solimano, il problema è un altro, per come la vedo io. Una qualunque musica (ma lo stesso vale per qualsiasi cosa) per quanto sublime, complessa, paradisiaca e meravigliosa, se ti viene ripetuta ad ogni piè sospinto nei momenti e nei luoghi più inopportuni finisce per divenare insopportabile e banale. Diventa semplicemnte "rumore". Fastidioso. Se non addirittura una tortura. Tu puoi controllare il *tuo* cellulare (e magari decidere di non possederlo proprio) ma nessuno ti salva dai cellulari altrui con le walkirie, le danze delle ore (già, avevamo dimenticato la ponchielliana danza delle ore, molto gettonata) etc. etc.

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  5. Take it easy Gabriella! C'è un sistema infallibile: mettersi nei panni di quello che ha adottato La Danza delle Ore di Ponchielli per il suo cellulare, mentre prima aveva Vasco Rossi. Certamente goisce della sua crescita culturale...
    A proposito, Via Ponchielli è vicino a casa mia, come via Bellini, via Monteverdi, via Rossini,addirittura via Benedetto Marcello e tanti altri. Salvo che in mezzo ci sta via Leopardi, e sto cercando il quartetto segreto che Giacomo avrà composto ad otto anni e mezzo, forse a nove (c'è da aspettarsi di tutto, da Giacomo). Se lo trovo, mi prendo il cellulare e ci metto il suo quartetto, alla faccia di tutte le Danze delle Ore. Poi ci telefoniamo, e scopro che tu hai Elio e le Storie Tese... Tableau!

    saludos, vado a lavorare sul Bizet (2) se no domani mi linciate
    Solimano

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