martedì 24 luglio 2007

La carica dei 101

101 Dalmatians, di Walt Disney (1961), Diretto da C.Geronimi e H.S. Luske, Dal racconto di Dodie Smith, Sceneggiatura di Bill Peet, Musiche di George Bruns, (79 minuti) Rating IMDb 7,1
Roby
Tanto tanto tempo fa, in un'età felice e spensierata, molto prima dell'avvento di multisale, DVD, lettori CD, TVfonini e Ipod, esisteva un posto incantato, quasi magico, che gli adulti chiamavano pomposamente cinematografo, con un tono di voce che era già tutto un programma. I bambini venivano ammessi in tale luogo solo in occasioni speciali, per lo più a Natale e per il loro compleanno, dopo essere stati preventivamente ammaestrati sulla necessità di stare seduti composti, buoni e zitti per non disturbare gli altri spettatori. Cappottini con i bottoni di velluto, sciarpette e cappelli di lana col pon-pon venivano accuratamente ripiegati e sistemati sulle ginocchia da mamma e papà, mentre le luci in sala cominciavano ad abbassarsi, lentamente, fino al buio quasi completo. Il cuore batteva più forte, le manine si stringevano sui braccioli -troppo alti!- della poltrona, lo schermo s'illuminava di colpo... e finalmente, insieme ai titoli di testa, ripartiva anche il ritmo regolare del respiro, e gli occhi si allargavano al massimo per contenere tutto lo stupore del mondo nuovo e affascinante che ci si apriva di fronte.

In quel tempo lontano, ormai quasi dimenticato, si sapeva in anticipo che -una volta comparsa la parola fine o la più esotica espressione the end- ben difficilmente avremmo potuto rivedere ancora la pellicola appena proiettata, a meno che la nonna o la zia non si lasciassero convincere a riaccompagnarci al cinema in seconda visione. Per questo bevevamo avidamente ogni inquadratura, ogni fotogramma, ogni battuta dei protagonisti, fossero esseri umani, cuccioli dalmati, topolini parlanti o streghe cattive. L'unico modo di mantenere vivo il ricordo, al ritorno a casa, era farsi regalare il libro tratto dal film, del quale consumavamo le pagine, a furia di leggerlo, sfogliarlo, sgualcirlo per ricalcare le figure sugli album da disegno, ripercorrendo con la memoria le avventure fantastiche troppo in fretta assaporate.

La carica dei 101 -la prima e l'unica, quella del 1961- è per me l'esempio più calzante del cinema visto con gli occhi di chi era bambino secoli fa, negli anni '60 del Novecento. Passarono decenni, addirittura ventenni prima che potessi rivedere, in una moderna sala accessoriata di dolbysurround, il film che era stato il mito di tutta la mia infanzia. Accanto a me mia figlia, bambina della stessa mia età di allora, ma di me assai più smaliziata. "Mamma" mi chiese nell'intervallo, con leggera impazienza "dopo me la compri, vero, la videocassetta?". Ed io, che davanti ai cuccioli minacciati dalla perfida Crudelia mi stavo commuovendo come una perfetta imbecille, accennai che sì, certo, non c'era problema. Il solo problema era il tempo che passa e va (come diceva il vecchio Almanacco del giorno dopo della RAI): solo ieri era il 1961, e domani è già il 2010... Quando forse cinematografo sarà una parola desueta al pari del volgare dantesco, da spiegare ai ragazzi con l'aiuto di una nota a pie' di pagina.

3 commenti:

  1. Bellissimo mood, condiviso in pieno.

    Brianzolitudine

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  2. Grazie, Brian. A quando un post cinematografico tutto tuo? Aspetto fiduciosa...

    [;->]

    Roby

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  3. Brian, condivido l'auspicio di Roby. Ti so preso da tante cose, ma dei film vivi per sempre dentro ce li hai. E' facile e rapido scrivere di un film che si ama (e da cui si è riamati, come no). La sinergia fra chi si stima è solo un piacere, un gioco a somma positiva.

    grazie e buona giornata
    Solimano
    P.S. Saluti anche da Primo...

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