venerdì 29 giugno 2007

Il lavoro nel cinema: La fornaia di Monceau

Solimano
Jacqueline (Claudine Soubrier) fa la fornaia - o meglio, la commessa - a Parigi, in via Lebuteux vicino al Parco Monceau. E' di famiglia modesta, graziosa più che bella, non alta di statura ed ha 18 anni, che non sono poi tanti, visto che siamo nel 1963. Non si trova bene sul lavoro: la padrona non è cordiale ed è peggio quando non le dice niente che quando la rimprovera. I clienti vanno e vengono, ma Jacqueline si sente abbastanza sola e meno male che alla sera ogni tanto ha una sua compagnia - ragazze e ragazzi - con cui andare al cinema o a mangiare una pizza. Forse l'assumeranno ai Magazzini Lafayette, e ne sarebbe molto contenta: avrebbe colleghe e colleghi giovani e le ore di lavoro trascorrerebbero più rapidamente. Qui a Monceau i clienti si somigliano tutti, salvo un giovane alto (Barbet Schroeder) vestito bene, giacca e cravatta, chiaramente uno studente, che capita ogni giorno, sempre con un'aria un po' assorta. Prende una pasta - un sublis in genere - a volte anche due. E' di poche parole, ma gentile. Jacqueline lo vede ripetere lo stesso gesto: lasciar cadere il tovagliolo di carta nell'acqua corrente fra marciapiedi e strada dopo aver finito il sublis. Negli ultimi giorni però il giovane ho cominciato a guardarla negli occhi e quando non c'è la padrona una cosa o due gliele dice, sta cominciando a farle la corte in un suo modo scarno, non invadente ma deciso, e questo le piace. Finché un giorno lo incontra per strada vicino alla bottega e si mettono a parlare sotto un voltone. Lui le chiede di uscire insieme quella sera e di trovarsi alle otto al caffè in fondo alla strada. Jacqueline esita, ma è tentata. Lui, sempre deciso - le ha anche sfiorato la guancia ed una spalla - non insiste, dice che nel pomeriggio verrà in bottega e chiederà una pasta, se Jacqueline gliene darà due vorrà dire che ha accettato l'appuntamento e che alle otto si troveranno al caffé. Glielo fa anche ripetere, per vedere se ha capito bene, ma Jacqueline è sveglia, ha capito subito. Nel pomeriggio, invece di dargli una pasta gliene darà due, solo che la sera al caffé Jacqueline lo aspetterà inutilmente. Seccata, si prepara a dirgliene quattro in bottega il giorno dopo, ma il giovane non comparirà più. Per fortuna i Magazzini Lafayette le hanno fatto sapere che è assunta, e il dispiacere passerà abbastanza presto. Che strano però, non l'avrebbe mai detto, sembrava tutto tranne che un maleducato del genere. Che gli avrà preso?
Claudine Soubrier non ha avuto una lunga carriera cinematografica, ha fatto solo questo film che dura 23 minuti, ma la sua Fornaia di Monceau è presente in tutte le antologie del cinema. Spero che al Lafayette si sia trovata bene.

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