Exotica di Atom Egoyan (1994) Con David Hemblen, Mia Kirshner, Calvin Green, Elias Koteas, Bruce Greenwood, Arsinée Khanjian, Sarah Polley, Victor Graber Musica: Mychael Danna, Leonard Cohen, Franz Schubert, Sergei Prokofiev Fotografia: Paul Sarossy (103 minuti) Rating IMDb: 7.0
Giuliano
“Exotica” di Atom Egoyan è la storia di un uomo a cui è stata uccisa la figlia adolescente, e che è stato incolpato e incarcerato ingiustamente per quel delitto, prima che la polizia trovasse il colpevole. “Exotica” è anche il nome del locale dove si svolge il film: un locale di lap dance decisamente ambiguo, dove si esibiscono ragazze molto giovani al suono di Everybody knows, di Leonard Cohen (“tutti quanti lo sanno”...).
Egoyan è un autore canadese, di origine armena; e “Atom” è proprio il suo nome di battesimo, scelto da genitori particolarmente inventivi. E’ autore di film belli e strani, decisamente fuori dal comune, che hanno avuto una circolazione molto limitata; ma forse qualcuno si ricorderà di un thriller come “Il viaggio di Felicia”, con Bob Hoskins (1999), o “Il dolce domani”, la tragica storia del pullmann che dal burrone e dell’avvocato che cerca di trarre guadagno dal dolore delle vittime (1997, con Ian Holm).
A volte è difficile capire cosa passa per la testa di Egoyan quando scrive i suoi film, e di certo le sue storie hanno confini molto ambigui, soprattutto visivamente. Egoyan, ricercatore di ambienti e di atmosfere (forse di aure) passa con disinvoltura dalle chiese armene di “Calendar” (1992) a un locale di lap dance, e ingarbuglia un po' troppo le storie dei protagonisti: ma è un artista da seguire con attenzione, anche se qua e là fa un po' il furbo. Il rapporto del protagonista, che è un uomo giovane, con la giovanissima "ballerina" del locale, e l'incontro-abbraccio finale con l'uomo che ritrovò il corpo della ragazza uccisa, sono di grande impatto emotivo. Ma per capire cosa succede veramente bisogna vedere il film fino alla fine, e non è che si possa chiedere a tutti la pazienza che ho avuto io, perché per tre quarti d’ora il filo del racconto sembra andare in tutt’altra direzione. Affronto questo discorso perché uno spettatore normale può ben alzarsi e andare via, se il film non gli piace (a me è piaciuto moltissimo, perché l’ho visto tutto), ma il critico che ne riferisce ed è pagato per farlo avrebbe l’obbligo di guardare tutto e di informarsi – perché poi deve spiegarlo a noi. Perciò mi stupisce che la critica ufficiale liquidi Exotica come "adatto per chi dice di comperare playboy per leggere gli articoli e le interviste". (M. Persivale, corriere della sera, 1997). Se il critico avesse visto almeno l'ultimo quarto d'ora del film non parlerebbe così, ed è questo il dubbio atroce che mi assale quando leggo molte critiche, sia di libri che di dischi che di film: ma il critico ha visto tutto il film o se ne è andato dopo dieci minuti perché aveva di meglio da fare?
“Exotica” di Atom Egoyan è la storia di un uomo a cui è stata uccisa la figlia adolescente, e che è stato incolpato e incarcerato ingiustamente per quel delitto, prima che la polizia trovasse il colpevole. “Exotica” è anche il nome del locale dove si svolge il film: un locale di lap dance decisamente ambiguo, dove si esibiscono ragazze molto giovani al suono di Everybody knows, di Leonard Cohen (“tutti quanti lo sanno”...).
Egoyan è un autore canadese, di origine armena; e “Atom” è proprio il suo nome di battesimo, scelto da genitori particolarmente inventivi. E’ autore di film belli e strani, decisamente fuori dal comune, che hanno avuto una circolazione molto limitata; ma forse qualcuno si ricorderà di un thriller come “Il viaggio di Felicia”, con Bob Hoskins (1999), o “Il dolce domani”, la tragica storia del pullmann che dal burrone e dell’avvocato che cerca di trarre guadagno dal dolore delle vittime (1997, con Ian Holm).
A volte è difficile capire cosa passa per la testa di Egoyan quando scrive i suoi film, e di certo le sue storie hanno confini molto ambigui, soprattutto visivamente. Egoyan, ricercatore di ambienti e di atmosfere (forse di aure) passa con disinvoltura dalle chiese armene di “Calendar” (1992) a un locale di lap dance, e ingarbuglia un po' troppo le storie dei protagonisti: ma è un artista da seguire con attenzione, anche se qua e là fa un po' il furbo. Il rapporto del protagonista, che è un uomo giovane, con la giovanissima "ballerina" del locale, e l'incontro-abbraccio finale con l'uomo che ritrovò il corpo della ragazza uccisa, sono di grande impatto emotivo. Ma per capire cosa succede veramente bisogna vedere il film fino alla fine, e non è che si possa chiedere a tutti la pazienza che ho avuto io, perché per tre quarti d’ora il filo del racconto sembra andare in tutt’altra direzione. Affronto questo discorso perché uno spettatore normale può ben alzarsi e andare via, se il film non gli piace (a me è piaciuto moltissimo, perché l’ho visto tutto), ma il critico che ne riferisce ed è pagato per farlo avrebbe l’obbligo di guardare tutto e di informarsi – perché poi deve spiegarlo a noi. Perciò mi stupisce che la critica ufficiale liquidi Exotica come "adatto per chi dice di comperare playboy per leggere gli articoli e le interviste". (M. Persivale, corriere della sera, 1997). Se il critico avesse visto almeno l'ultimo quarto d'ora del film non parlerebbe così, ed è questo il dubbio atroce che mi assale quando leggo molte critiche, sia di libri che di dischi che di film: ma il critico ha visto tutto il film o se ne è andato dopo dieci minuti perché aveva di meglio da fare?
Bravo Giuliano! Egoyan è un regista che mi ha assai stupito per la capacità di creare suspense in storie che di per sè non ne hanno (ah, che lezione per quei registi incapaci di crearne in storie che, al contrario, ne avrebbero tantissima!). "Suspense" nel senso letterale: sospensione del giudizio di fronte all'ignoto; lavorio mentale per riallacciare in una storia dei fili narrativi dispersi, che il regista -in Exotica- annoda solo alla fine.
RispondiEliminaC'è anche della furbizia, vero, ma è furbizia intelligente. Nel lungo intervallo in cui lo spettatore non riesce ancora a dare un senso compiuto agli eventi, i personaggi troneggiano, s'incontrano, sembrano dotati di totale autonomia.
Un film per alcuni versi simile è Distant voices…Still lives di Terence Davies. Forse il film di Davies è più rigoroso, usando la successione temporale delle scene per ricostruire il lavorio della memoria. La storia finisce male, ma, con inversione temporale, il film ha un finale rosa.
Mazapegul
Eh sì, un enorme talento: peccato che poi si sia un po' involuto.
RispondiEliminaGli ultimi film non sono così belli né così stupefacenti, purtroppo nemmeno quello sul massacro armeno (Ararat) che è un ricordo di famiglia perché Egoyan è figlio di armeni.
Il suo film più strano e bello è "Calendar": un fotografo va a fotografare antiche chiese armene per un calendario di quelli eleganti e raffinati; ogni mese una posa. Nel frattempo, si logora il suo rapporto con la fidanzata; e ad ogni "mese" del calendario la vediamo sempre più allontanarsi da lui e avvicinarsi all'interprete.
Un film da seguire con pazienza, ma divertente negli "intervalli" tra un mese e l'altro e molto originale.
Di Terence Davies ho un ricordo lontano. Mi ricordo dei film pieni di canzoni inglesi e irlandesi...
Di Egoyan ho visto solo Il viaggio di Felicia e l'ho apprezzato molto. L'ho trovato anche molto furbo (per me è una lode). Furbo bene inteso vuol dire fare in modo che ogni cosa abbia un senso, che le cose siano interconnesse, come ad esempio, fa un altro regista, che è anche un grande sceneggiatore ed autore teatrale: David Mamet, quello della Casa dei giochi.
RispondiEliminaExotica lo guarderò, mi avete incuriosito. Naturalmente con lo stato d'animo di uno che legge Playboy per le interviste...
saludos
Solimano
il riferimento a Mamet è molto azzeccato.
RispondiElimina