domenica 6 maggio 2007

Persona

Persona di Ingmar Bergman (1966) Sceneggiatura di Ingmar Bergman Con Bibi Andersson, Liv Ullman, Marghareta Crook, Gunnar Bjoernstrand Musica: Lars Johan Werle Fotografia: Sven Nykvist (85 minuti) Rating IMDb: 8.1
Giuliano
Guardo ammirato Bibi Andersson e Liv Ullmann recitare in un film di Ingmar Bergman, uno dei più difficili. Si tratta di "Persona", del 1964: nel corso del film, Bibi Andersson parla molto e Liv Ullmann non parla mai. Liv Ullmann è un'attrice di successo che d'improvviso smette di parlare; Bibi Andersson è l'infermiera che la accudisce; e il titolo del film, che è quello originale, si riferisce alla maschera, al personaggio da interpretare (dramatis personae, nel latino della gente di teatro). Tutto il film è in bilico tra sogno e realtà, come il più famoso "Sussurri e grida"; e, come capita spesso in Bergman, non è tanto importante la storia in sé quanto come viene narrata. Ed è narrata in modo prodigioso, attraverso un inquietante, e meraviglioso, studio di primi piani e di dettagli, come facevano i grandi pittori dei secoli passati, da Caravaggio a Rubens. E, soprattutto, è narrato attraverso la recitazione, con due attrici straordinarie. Così straordinarie che viene da chiedersi come mai non se ne trovino più di equivalenti. E forse la ragione è questa: che Bergman ha smesso ormai da tempo di dirigere, o quasi; e che nessuno ha preso il suo posto, né tantomeno l'industria cinematografica (pardon, della fiction) di oggi permetterebbe a un Bergman di dirigere film come "Persona" o "Il silenzio". Bergman, con tutti i suoi difetti, aveva una sensibilità straordinaria verso gli attori, e soprattutto verso le donne. Oggi le attrici non trovano più un Bergman ad accoglierle. Oggi attrici brave come la Andersson e la Ullmann, al massimo, se sono fortunate, finiscono nei gialli (l'ispettore Derrick e i suoi nipoti), oppure fanno la donna di Mel Gibson o di Steven Seagal, o magari finiscono squartate da un serial killer, o sono serial killer esse stesse. Da noi, in Italia, finiti i tempi di Antonioni, di Germi, di Visconti e di Fellini, rimangono le elisa di rivombrosa (la regista è una donna), qualche dottoressa di incantesimo, qualche commessa, ed improbabili carabiniere o poliziotte...
P.S. Qui: http://www.bergmanorama.com/films/persona_gallery.htm per le immagini, non solo, anche per dettagliate informazioni.

1 commento:

  1. Giuliano, tu guarda bene l'immagine che ho trovato in rete - e avevo solo l'incertezza della scelta. A proposito della questione se il cinema sia un'arte o no. Quellla immagine, non fotografia, immagine, fa la sua figura a fianco dei più grandi ritrattisti: Lotto, Hals, Ingres. Certo che Nykvist era bravissimo, ma c'è un dippiù che solo Bergman poteva metterci - e le sue donne, una per una, qui Bibi Andersson e Liv Ullman, ma ce ne sono tante altre. Non sono donne-oggetto nelle mani dell'artista-demiurgo, ci mettono del loro, molto di più delle modelle di Tiziano o di Manet. Il cinema è grande anche perché è individuale e collettivo, è lontanissimo dalla turris eburnea, ognuno ci gioca un suo ruolo, compreso quello che prepara i panini per le cibarie, quello che tiene calma l'attrice bizzosa, quello che dice Ciak si gira!

    saludos
    Solimano

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