(...) Vi furono altri spiacevoli incidenti. Vi fu, ad esempio, quello del cinematografo.
Lo, a quel tempo, aveva ancora per il cinema una vera e propria passione (che poi durante il suo secondo anno di scuole medie doveva temperarsi in una tiepida condiscendenza). Assistemmo, con voluttà e senza discriminazioni, oh, non saprei, a centocinquanta o duecento programmi cinematografici in quel solo anno, e in alcuni dei più nutriti periodi di filmomania vedemmo anche una mezza dozzina di volte gli stessi giornali cinematografici, in quanto un determinato giornale filmato si accompagnava a parecchi film importanti e ci perseguitava da una città all'altra.
I generi che ella preferiva si seguivano in quest'ordine: film musicali, film polizieschi, western. Nei primi, autentici cantanti e ballerini percorrevano inverosimili carriere teatrali in una sfera di vita essenzialmente a prova di dolore, dalla quale la morte e la verità era bandite e dove, in ultimo, canuto, con gli occhi cisposi, tecnicamente immortale, il padre inizialmente restio d'una ragazza pazza per il teatro finiva con l'applaudirne l'apoteosi nella favolosa Broadway.
I film polizieschi erano un mondo a parte: in essi eroici giornalisti venivano torturati, le bollette del telefono ammontavano a miliardi di dollari e, in una gagliarda atmosfera di incompetenza in fatto di tiro poliziotti patologicamente senza paura davano la caccia a personaggi scellerati attraverso fogne e depositi di merci (io dovevo farli stancare assai meno).
Infine, v'erano i paesaggi color mogano, i domatori di cavalli bradi dalle facce floride e dagli occhi cerulei, la modesta e graziosa maestrina in arrivo a Burrone Rombante, il cavallo che si impennava, lo spettacolare fuggi fuggi di bestiame, la pistola scaraventata attraverso il frantumato vetro della finestra, la stupenda partita a pugni, la distruzione della montagna di polverosi e antiquati mobili, il tavolo utilizzato come arma, il tempestivo salto mortale, la mano inchiodata che ancora brancola in cerca del coltellaccio lasciato cadere, il grugnito, il molle tonfo del pugno contro il mento, il calcio nel ventre, la presa volante; e, immediatamente dopo una pletora di sofferenze che avrebbe fatto ricoverare in ospedale un Ercole ( nessuno può saperlo meglio di me, ormai), null'altro di visibile all'infuori del livido piuttosto estetico sull'abbronzata gota dell'eccitatissimo eroe che abbracciava la sua sfarzosa sposa di frontiera.
Ricordo una matinée in una piccola afosa sala gremita di marmocchi e resa maleodorante dagli aliti caldi che sapevano di granturco abbrustolito. La luna era gialla sopra il lamentoso cantante con tanto di fazzoletto al collo, ed egli aveva il dito sulla chitarra e il piede su un tronco di pino, ed io avevo con innocenza posto il braccio sulle spalle di Lo e accostato la mandibola alla tempia di lei, quando due arpie alle nostre spalle incominciarono a borbottare le cose più bislacche... (...)
P.S. Il testo lo ha procurato Giuliano. L'immagine è tratta dal film di Kubrick.
Bellissimo brano, molto azzeccato "postarlo" qui!
RispondiEliminaMi pare di aver visto sia la versione di "Lolita" con James Mason che quella con Jeremy Irons, entrambe in TV: della prima ho un ricordo vago, ma buono, della seconda so solo che ho dovuto interrompere la visione ben prima della fine, colta dalla nausea. Il tutto, però, si spiega pensando che all'epoca mia figlia aveva la stessa età, suppergiù, della protagonista: che volete, eccesso di immedesimazione "materna"... Dovuta, in fin dei conti, anche alla bravura degli attori.
Sono riuscito a finire “Lolita” solo perché avevo letto altri libri di Nabokov: altrimenti lo avrei buttato via dopo le prime cinquanta pagine. Ma Nabokov è davvero un grandissimo scrittore: nella seconda parte del libro la sua scrittura riprende quota e ci sono molte belle pagine, una è questa. Ho finito di leggere “Lolita” proprio in questi giorni, e questa pagina non potevamo perderla; così come non potevamo perderne un’altra di Heinrich Böll che ho già mandato a Solimano. Continuo a pensare che la grandezza di Nabokov stia altrove, ma qui parlaimo di cinema. Questo è un blog di cinema e le pagine di cinema, nella letteratura del Novecento, abbondano. Chi ne trova altre così belle è pregato di farsi sentire.
RispondiEliminaGiuliano
PS: Nabokov era un entomologo. E’ questo che me lo rende simpatico: è quello che io avrei voluto a fare a dodici anni (l’età di Lolita), però poi purtroppo mi hanno convinto che era tempo sprecato. E’ strano come dopo una certa età si torni così spesso ai propri 12 anni: gli incontri che facciamo a quell’età sono importanti - e anche quelli che non facciamo pesano, e molto.
La pagina di Nabokov sul cinema è meravigliosa, in poche righe riesce, da Spettatore, a dire che cosa sono i film musicali, i film polizieschi, i film western.
RispondiEliminaNessun critico cinematografico ci sarebbe riuscito in pagine e pagine di saggio. Non sono ingeneroso, intendi dire che il cinama, grande arte popolare, necessita che non addetti ai lavori dicano la loro, in un certo senso da percettori ingenui, quindi molto diretti.
Se poi a farlo sono grandi scrittori come Nabokov o Boell, tanto meglio.
saludos
Solimano