venerdì 18 maggio 2007

Il sorpasso

Il sorpasso di Dino Risi (1962) Sceneggiatura di Dino Risi, Ettore Scola, Ruggero Maccari Con Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant, Catherine Spaak, Claudio Gora, Luciana Angiolillo, Linda Sini Musica: Riz Ortolani, "St. Tropez Twist" "Per un attimo" "Don't play that song" (Peppino Di Capri) "Guarda come dondolo" "Con le pinne fucile ed occhiali" (Edoardo Vianello) "Gianni" (Miranda Martino) "Vecchio Frak" (Domenico Modugno) "Quando quando quando" (Emilio Pericoli) Fotografia: Alfio Contini (105 minuti) Rating IMDb: 8.1
Habanera
Con gli anni questo film, inizialmente snobbato dalla critica, è diventato un cult movie. Ma noi spettatori, in quel lontano 1962, sapevamo già che non lo avremmo dimenticato.
Due splendidi attori, Gassman e Trintignant, battute fulminanti, leggerezza e riflessione, commedia e critica di costume. Erano gli anni spensierati e felici del boom ed io ero spensieratamente e felicemente giovane. Troppo giovane per aver conosciuto la guerra e il dolore, ignara di quello che mi avrebbe riservato la vita, lontanissima ancora dall' impegno e dal dolce furore che avrebbe coinvolto la mia generazione in quello che sarebbe poi stato ricordato come "Il sessantotto".
Eravamo idealisti e sereni, riflessivi ed attenti, aperti ad ogni stimolo nuovo, protagonisti senza saperlo dei mitici anni sessanta. Leggevamo il Gattopardo e L'antologia di Spoon River, ascoltavamo Jacques Brel e Luigi Tenco, ballavamo il twist e l'hully-gully, eravamo felici.
Questo film ha segnato una svolta nella storia della commedia all' italiana perchè, per la prima volta, ha seminato il dubbio. Cito dal Morandini:
Il gran merito del film è non solo di aver così bene isolato e descritto quel personaggio emblematico, ma anche di averlo giudicato, con la catastrofe finale frutto della sua incoscienza; di avere insomma insinuato qualche dubbio, qualche dubbio di inquietudine nel tempo delle vacche apparentemente grasse...” M. D'Amico.
Il protagonista principale del film, Bruno Cortona (uno splendido Gassman!), è un tipo esuberante, irresponsabile fino al limite dell' incoscienza, apparentemente fin troppo sicuro di sè. In realtà è un quarantenne immaturo, sostanzialmente un perdente, ossessionato dalla furia di vivere e dal timore della vecchiaia.
Il giorno di Ferragosto, in cerca di sigarette e di un telefono, in una Roma deserta, incontra casualmente Roberto (Jean-Louis Trintignant) uno studente timido e serio, tanto serio da sembrare quasi imbranato, e lo convince a partire con lui.
Inizia una folle corsa lungo le strade della Versilia sulla rombante Lancia Aurelia Sport su cui Bruno si sente potente e invincibile e nell' arco di poche ore succedono molte cose.
Roberto, che all' inizio sembra piuttosto riluttante, si lascia pian piano prendere dall'entusiasmo, si scioglie, si lascia coinvolgere, non teme più l' eccessiva velocità, condivide l'allegra, spericolata esultanza del suo compagno di viaggio.
E quando sta per abbandonare tutte le sue convinzioni di bravo ragazzo, per abbracciare un modo diverso e apparentemente più entusiasmante di vedere la vita, ecco il finale drammatico e inaspettato: durante l' ennesimo, azzardato sorpasso, la macchina va fuori strada e Roberto muore. Bruno no, se la caverà, ma anche per lui niente sarà ormai come prima.
Ripensando a questo film, con l' esperienza di oggi, ho come l' impressione di una premonizione, e forse lo era.
Appena qualche anno dopo ci sarebbe stata la strage di Piazza Fontana, il delitto Calabresi e via via, in un crescendo mostruoso, il sangue, il terrore, il dolore dei terribili anni 70, gli anni di piombo.
La nostra innocente spensieratezza degli anni 60 era ormai svanita per sempre ma il ricordo di quegli anni felici rimane, indelebile, come il ricordo di questo bellissimo film.

9 commenti:

  1. Approdo qui e trovo subito un capolavoro!!!
    Grazie per la gradita visita. Buone visioni e buone letture :)

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  2. Simona, lettrice accanita benvenuta fra noi e torna a trovarci. Grazie.
    Habanera, mi hai fregato sul tempo, perchè questo film ce l'avevo in testa io per i prossimi giorni. Ma come dicono qui in Brianza: è l'uccello del mattino che becca la ciliegia.
    A me successe di vederlo per la seconda volta a Parigi, con due amici, d'agosto. Pioveva, quel pomeriggio, ed entrammo in un cinema: non era pieno, ma gente ce n'era. I francesi non doppiavano, c'erano i sottotitoli in francese, quindi noi partivamo colla risata due secondi prima, a loro toccava leggere.
    Questo film è baciato dalla fortuna (o dalla Grazia, per chi ci crede). Anche il personaggio di Catherine Spaak è forte, col fidanzato industriale anzianotto sfidato da Gassman in una epica partita di ping pong. Poi, quello che succede in campagna, che Gassman capisce in dieci minuti quello che Trintignant non aveva mai capito. Il ballo stretto e il "Modestamente!" di Gassman. Il contadino col cappelluccio e il paniere delle uova. La multa spostata da un'altra macchina alla propria. La moglie separata di Gassman, tanto fina quanto lui è ruspante. Le suore al ristorante. Gassman che avverte Trintignant che la cameriera ha un debole per lui, gli ha messo più scampi nel piatto.
    E noi ragazzi ci immedesivamo con tutti e due: eravamo come Trintignant ma avremmo voluto essere come Gassman. Ci riconoscevamo. Il pubblico capì subito, i critici ci misero mesi, anche anni, ma qualche recensione bella la troverò. Quelle che contano di più son però le esperienze, come la tua.

    saludos
    Solimano

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  3. Uno dei capolavori della commedia all'italiana. Gassman in stato di grazia, perfetto nel ruolo del cialtrone, ben spalleggiato da Trintignant in quello del timido universitario.
    Lo rivedo quasi ogni agosto! :)
    Complimenti per il blog! Un saluto, Paolo.

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  4. Grazie Paolo, più siamo meglio è per tutti.
    Qui ci sono due specificità, che probabilmente hai già colto: siamo un multiblog, quindi più voci ognuna diversa, e ce la tiriamo da Spettatori, non da Critici.
    Verrò a trovarti volentieri.

    saludos
    Solimano

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  5. Solimano, era quasi inevitabile che avessimo la stessa idea: chi ha visto questo film non lo dimentica e prima o poi finisce per parlarne. Mi piacerebbe che ne scrivessi anche tu. Vedo dal tuo commento che hai dei ricordi più precisi dei miei e penso che se tu lo facessi sarebbe un arricchimento ed un piacere per tutti. Scrivi anche tu il tuo Sorpasso e se non si riesce a trovare un' altra foto ci divideremo la stessa. In aggiunta potresti inserire il link ad un breve trailer reperibile qui: http://www.mymovies.it/dizionario/trailer.asp?id=23367

    P.S. La citazione che riporto dal Morandini è in realtà di Masolino D'Amico, come giustamente mi hai fatto notare. Saresti così gentile da modificare il testo per correggere questa mia omissione?

    Grazie e un saluto carissimo
    habanera

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  6. A differenza di Solimano non mi sono mai riconosciuto nei personaggi (in particolare quello interpretatato da Gassman) di questo film. Anzi! Ho sempre provato fastidio per questo italiano, mediocre, arruffone, amorale. Certo Dino Risi descrive il paese, ma fin da allora mi ha dato fastidio l’accettazione di questi caratteri nazionali. Sono passati tanti anni eppure oggi non è molto diverso. Quando si parla del declino del paese, della impossibilità di riformarlo salta fuori la classica frase: l’Italia e gli italiani sono fatti così. I mitici anni sessanta. Non c’è nulla di mitico in quegli anni se non per chi era giovane allora. Risi, come gli altri grandi della commedia all’Italiani ci raccontavano una realtà che la mia generazione irresponsabilmente snobbava alzando spallucce. D’altro canto eravamo impegnati in cose molto più serie e osservare e discutere dei “piccoli vizi” dell’italiano, era da qualunquisti. Ma oggi tocchiamo con mano i guasti che tutto ciò ha prodotto. Un paese che non sa dove andare, che non sa cosa fare. Un paese che si comporta come il “mattatore”, che si barcamena con i trucchi, con le furbizie e con l’immoralità

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  7. Habanera, ho aggiunto nel tuo post alla citazione dal Morandini il nome M.D'Amico, che disse una cosa molto giusta. Non scriverò un Sorpasso mio, il tuo mi va benissimo, perché dà il senso di come fummo tutti sorpresi da questo film che non era la solita commedia all'italiana, la fine è tragica fra l'altro.
    Lodes, parliamo di cose diverse. Io ed i miei amici a Parigi eravamo studenti coscienziosi, davamo esami e non andammo fuori corso, ma il film ci fece bene. Non ci trovammo l'esaltazione della cialtroneria, ma una vitalità di cui avevamo bisogno. Perché il Trintignant non va bene neppure lui, troppo ingessato, timido, goffo, ossequiente. Gassman sarà cialtrone, fatto sta che la situzione in campagna lui la capisce subito. l'altro non l'ha capita per anni.
    Il costume aveva un assoluto bisogno di essere liberato da tante costrizioni, per questo il Sorpasso ci piacque e ci fece bene. Non ci pensavamo nenche un po' ad allentare la scrupolosità nello studio e nel lavoro, ma ad allentare la cappa ad esempio clerical-borghese questo sì. Allora, per essere chiaro, i soldi sposavano i soldi e la stratificazione sociale era quasi inscalfibile. Giravamo vestiti come dei vecchini: in giacca e cravatta a Parigi!
    Capimmo che si poteva essere molto seri e molto allegri, sembra una ovvietà, ma non la era.

    saludos
    Solimano

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  8. Di quel film strappano il fiato soprattutto gli scorci in auto nella campagna romana, senza cartelloni pubblicitari e porcherie varie.

    L'agro romano, come era una volta. Solo per quello, film archeologico da conservare in atmosfera d'azoto

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  9. Mi sembra che il film sia ancora attuale rispetto alle situazioni familiari, ai due personaggi contrapposti interpretati da Gassman e Trintignant. l'arruffone e l'introverso che rimane vittima della corsa senza senso e contro la sua volontà.Come dice Brianzolitudine il pregio di queso film sta nell'ambientazione nel nostro paesaggio perduto. Prezioso documento in biamco e nero che mi piace vedere e rivedere.

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