Giuliano
Mi sono consultato un po’ con Solimano e ci siamo detti: ecco una lacuna grave, gravissima: sono passati due mesi e non li abbiamo ancora nominati. Chi si prende Stanlio e Ollio? Il problema - ammesso che sia un problema - è che con Stanlio e Ollio non si riesce a fare un discorso critico. Non c’è niente da dire: gli vogliamo bene, e basta. Provo a pensarci, e trovo solo paroloni d’amore e d’affetto, grandi risate, gags incredibili che non sarebbero mai venute in mente né riuscite ad altri. Si potrebbe fare come capita sempre, basta nominare una scena e si comincia a ridere, anche dopo 70 anni dall’uscita dei loro film più famosi è sempre come la prima volta.
Perché questo film e non un altro? Mah, un motivo non c’è: i film di Stanlio e Ollio sono tutti belli, come si fa a sceglierne uno? Allora mi prendo questo, quello dove Stanlio mangia la frutta di cera, oppure “Fra Diavolo” dove Stanlio fa le magie e Ollio non riesce a ripeterle, oppure “I fanciulli del West”, con Ollio che sprofonda nell’acqua ad ogni passaggio attraverso lo stagno, e Stanlio che si mangia il cappello? Il titolo del film, “I figli del deserto”, indica una specie di setta massonica, quasi una P2 ma piena di simpatici burloni con un buffo cappellino: non ho mai capito bene che fascino avesse e perché i nostri eroi la preferissero ad un viaggio ad Honolulu, ma mi va bene lo stesso - mi va bene tutto quando ci sono di mezzo Laurel & Hardy. E’ forse l’unico film di Stanlio e Ollio ad avere una trama raccontabile, qualcosa che sta in piedi da solo e che non sia un puro pretesto. Altre volte si era provato con le operette inglesi (The Bohemian Girl, di Balfe) o con un’opera lirica dell’800 abbastanza famosa (Fra Diavolo, di Daniel Auber), ma rivedendoli oggi si capisce che le parti davvero invecchiate sono proprio quelle musicali, delle quali si farebbe volentieri a meno. Questo è anche il primo film, a quel che mi risulta, dove la tv ha un ruolo determinante. E’ la tv che trasmette in diretta la festa dei “Figli del Deserto”, e che permette alle mogli di smascherare la bugia raccontata dai mariti: una gag davvero all’avanguardia, vista la data di nascita del film.
Stanlio era inglese e si chiamava Arthur Stanley Jefferson, Ollio era americano e all’anagrafe risulta come Oliver Wendell Hardy. Le biografie riportano che il signor Stanley Jefferson arrivò in America sulla stessa nave dove c’era Charlie Chaplin, in mezzo a tanti altri, povero in canna; dicono anche che Oliver Hardy era un brillante tenore di vaudeville, e che di conseguenza la voce di basso che gli ha dato Alberto Sordi è un falso storico – ma noi italiani non sapremmo immaginarlo con altra voce. Anche la voce di Stanley è falsata: Stan Laurel, nell’originale, ha una voce scura, baritonale, la voce di un uomo forte e adulto. Comunque poi va sempre bene, basta che non si esageri con i falsetti (Elio Zambuto era perfetto, ma la seconda generazione di doppiatori è spesso disastrosa, da questo punto di vista), e soprattutto basta che quando Oliver canta gli si lasci la sua vera voce, perché sapeva cantare per davvero, mica come la caricatura che gli si affibbia:
Honolulu baby, where'd you get those eyes?
And that dark complexion, I just idolize?
Honolulu baby, where'd you get that style?
And the pretty red lips, and that sunny smile?
Mi sono consultato un po’ con Solimano e ci siamo detti: ecco una lacuna grave, gravissima: sono passati due mesi e non li abbiamo ancora nominati. Chi si prende Stanlio e Ollio? Il problema - ammesso che sia un problema - è che con Stanlio e Ollio non si riesce a fare un discorso critico. Non c’è niente da dire: gli vogliamo bene, e basta. Provo a pensarci, e trovo solo paroloni d’amore e d’affetto, grandi risate, gags incredibili che non sarebbero mai venute in mente né riuscite ad altri. Si potrebbe fare come capita sempre, basta nominare una scena e si comincia a ridere, anche dopo 70 anni dall’uscita dei loro film più famosi è sempre come la prima volta.
Perché questo film e non un altro? Mah, un motivo non c’è: i film di Stanlio e Ollio sono tutti belli, come si fa a sceglierne uno? Allora mi prendo questo, quello dove Stanlio mangia la frutta di cera, oppure “Fra Diavolo” dove Stanlio fa le magie e Ollio non riesce a ripeterle, oppure “I fanciulli del West”, con Ollio che sprofonda nell’acqua ad ogni passaggio attraverso lo stagno, e Stanlio che si mangia il cappello? Il titolo del film, “I figli del deserto”, indica una specie di setta massonica, quasi una P2 ma piena di simpatici burloni con un buffo cappellino: non ho mai capito bene che fascino avesse e perché i nostri eroi la preferissero ad un viaggio ad Honolulu, ma mi va bene lo stesso - mi va bene tutto quando ci sono di mezzo Laurel & Hardy. E’ forse l’unico film di Stanlio e Ollio ad avere una trama raccontabile, qualcosa che sta in piedi da solo e che non sia un puro pretesto. Altre volte si era provato con le operette inglesi (The Bohemian Girl, di Balfe) o con un’opera lirica dell’800 abbastanza famosa (Fra Diavolo, di Daniel Auber), ma rivedendoli oggi si capisce che le parti davvero invecchiate sono proprio quelle musicali, delle quali si farebbe volentieri a meno. Questo è anche il primo film, a quel che mi risulta, dove la tv ha un ruolo determinante. E’ la tv che trasmette in diretta la festa dei “Figli del Deserto”, e che permette alle mogli di smascherare la bugia raccontata dai mariti: una gag davvero all’avanguardia, vista la data di nascita del film.
Stanlio era inglese e si chiamava Arthur Stanley Jefferson, Ollio era americano e all’anagrafe risulta come Oliver Wendell Hardy. Le biografie riportano che il signor Stanley Jefferson arrivò in America sulla stessa nave dove c’era Charlie Chaplin, in mezzo a tanti altri, povero in canna; dicono anche che Oliver Hardy era un brillante tenore di vaudeville, e che di conseguenza la voce di basso che gli ha dato Alberto Sordi è un falso storico – ma noi italiani non sapremmo immaginarlo con altra voce. Anche la voce di Stanley è falsata: Stan Laurel, nell’originale, ha una voce scura, baritonale, la voce di un uomo forte e adulto. Comunque poi va sempre bene, basta che non si esageri con i falsetti (Elio Zambuto era perfetto, ma la seconda generazione di doppiatori è spesso disastrosa, da questo punto di vista), e soprattutto basta che quando Oliver canta gli si lasci la sua vera voce, perché sapeva cantare per davvero, mica come la caricatura che gli si affibbia:
Honolulu baby, where'd you get those eyes?
And that dark complexion, I just idolize?
Honolulu baby, where'd you get that style?
And the pretty red lips, and that sunny smile?
provengo bal blog placida signora ed ho trovato il sito arengario bellissimo anche perchè ho conosciuto nuovi monumenti che sono chicche grazie e buon fine settimana
RispondiEliminaCaravaggio, grazie e torna a trovarci, quando trovi un film con cui sei in amicizia.
RispondiEliminaI Bei Momenti di Arengario mi sono costati tanta fatica, ma la soddisfazione è stata maggiore. Ma non li ho scritti solo io, avrai notato che i tre dedicati alla Sicilia non sono scritti da me, e così quelli dedicati a Lampedusa e Stromboli. A me piace che le cose si facciano insieme, ognuno con la sua voce. Per questo credo al multiblog, costa fatica metterlo su, ma se va bene c'è meno dispersione in cose inutili: si fatica di meno e si rischia di scrivere meglio.
saludos
Solimano
Sono d'accordo quando dici che i film dei due comici non si possono recensire per l'affetto che si prova per loro.
RispondiEliminaE poi li abbiamo conosciuti nell'infanzia, ridendo ingenuamente a ogni gag... e non possiamo fare a meno di continuare così! :)
So che è una sensazione che capita a molti: Stanlio e Ollio sembrano due persone di famiglia... Se ne parla sempre come di persone che fanno parte della nostra vita, comese li avessimo conosciuti davvero.
RispondiEliminaRingrazio Lilith per il commento, e penso che "Lilith" è anche il titolo del libro di racconti di Primo Levi che avevo in mano ieri sera.
Mia mamma, quando ero piccolo, mi raccontava certe gags del Fra diavolo, che aveva visto al cinema del suo paese, Medicina in provincia di Bologna: raccontandomelo, le veniva ancora la ridarola, che aveva sperimentato nel cinema: ero passati anni e anni.
RispondiEliminaMa poi, per decenni, ci si mise a sprezzare Stanlio ed Olio. Ci si vergognava a parlarne, non si portavano più. Rimasi sbalordito qualche hanno fa quando vidi che era uscito uno dei famosi libretti del Castoro dedicato a loro, mi sembrò incredibile.
saludos
Solimano
... ma non era la tv, le mogli soprono l'inghippo al cinema, è un cinegiornale.
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