martedì 1 maggio 2007

Ecce Bombo

Ecce Bombo di Nanni Moretti (1978) Con Nanni Moretti, Luisa Rossi, Lina Sastri, Pietro Galletti, Susanna Javicoli, Cristina Manni, Lorenza Ralli, Maurizio Romoli, Carola Stagnaro, Glauco Mauri, Cristiano Gentili, Agenore Incrocci, Luigi Moretti Musica: Franco Piersanti Fotografia: Giuseppe Pinori (103 minuti) Rating IMDb: 7.6
Solimano
Quella smorfia ormai la conosco bene. E’ come un tic, parte da sola, quando qualcuno fa il nome di Moretti. La smorfia è ambidestra, direi bipartisan. Moretti, con l’essere come è, dà fastidio a molti. “Quello di Moretti è il grido dell’artista”, disse Rutelli, col sussurro del politico, il giorno dopo Piazza Navona. Fra gli smorfianti, i meno impudichi sono quelli che la buttano sul guitto e sul cinematografaro, fieri di conoscere il commercialista del piano di sopra e l’idraulico della bottega accanto. Sono ignorantoni, ma gli altri sono peggio. Quelli che “Non discuto le sue idee politiche, non mi piacciono i suoi film, tutto qui”. Basta guardarli seri negli occhi, sfuggono il tuo sguardo, mezzi incazzati mezzi vergognosi, perché sanno di mentire. E’ che Moretti dà fastidio anche a sinistra perché è uomo libero, non si è fatto lusingare dalle riunioni degli intellettuali organici o quasi, modello Gramsci rivisitato dopo l’anno 2000, da non crederci. Questo è il quadro, che proseguirò nei commenti, vengo ad Ecce Bombo. Quando uscì, più che ridere mi fece pensare, curioso della non tristezza dei miei pensieri. Ero privo di code di paglia, il ’68 non l’avevo fatto perché avevo altri impegni, quindi il film lo guardai disinibito, visto che Ecce Bombo non è figlio del ’68, da cui prende solo il buono che ne era nato: costumi più liberi, specie le donne, e meno sentimentalismi, specie gli uomini. Dice Moretti che credeva di fare un film drammatico di insuccesso e che gli è uscito un film comico di successo: bene, benissimo, proprio come faceva Cechov, che in Italia continuavano a farlo tristissimo, mentre in Russia si erano accorti da anni che Cechov fa ridere, e come tale lo recitavano. Le cose che Cechov aveva da dire uscivano meglio, non faticose, meno annebbiate, più fatte proprie. Moretti l’ha ottenuto, tutti ricordano la storia del mi si nota di più se ci sono o non ci sono, il vedo gente faccio cose, il grande poeta Alvaro Rissa portato in persona alla maturità, il cacare e non cagare, il ve lo meritate Alberto Sordi, lo sfogliare freneticamente l’agenda a Ferragosto, la sorella Valentina che occupa la scuola, e a Michele Apicella non sta bene, lo sappiamo tutti il motivo, siamo così anche noi. E il formicolare da un amore all’altro (tre nel film, fateci caso) però non volendo ferire né essere ferito, il dire che no, lui da Olga non va, ma poi è l’unico ad andarci, con gli altri persi fra pallone e cocomere. Dice Dino Risi che Moretti si mette troppo davanti, la risposta è che il problema non è in Moretti ma negli altri, che nei film si sono messi troppo dentro, sempre con gli stessi sceneggiatori brillanti e veloci: come si fa a scrivere più di cinque sceneggiature l’anno? Che si cambiasse il giro e ne facessero un po’ a meno, di questa facilità pericolosa. La conseguenza si vede: tutti ci ricordiamo le trovate dei troppi film, tutti sopra la sufficienza, ma ce le ricordiamo come se fossero dei soprammobili di cui è piena la casa, alla fine non si sa se c'è il mobile sotto. Con Ecce Bombo non è così, i suoi non sono tormentoni, sono idee fresche, nate oggi perché colgono aspetti permanenti di chi vuole essere vivo - non ridotto a custode di scantinati ingombri di memorie ripetute - quindi di chi essendo vivo è esposto alla delusione. Non c’è una guida del Touring col percorso giusto, e chi dice di avercela, la guida, è ancor più ingenuo che pedante. Aveva 24 anni, per attori degli amici, i set praticamente inesistenti, i narcisismi tecnici quasi a zero, le scene accostate l'una all'altra, e qualcuno disse per criticare che sembravano dei fumetti - che invece è una lode bellissima, i fumetti erano al massimo, c'è persino un po' dei Peanuts in Ecce Bombo. Non è il mondo medio-borghese di Roma nel ‘78, difatti neanche la si riconosce la città, potrebbe essere dovunque. L’ha detto, Moretti, che non mirava alla attualità, per questo va bene anche nel 2007, a parte il capello lungo e i vestiti delle donne. Ecce Bombo è sommesso ma libero, che poi all’alba si cerchi il sole dalla parte sbagliata – metafora forse involontaria, ma finissima – è come l’a Mosca! a Mosca! nelle Tre Sorelle di Cechov, che scrisse in anni in cui Tolstoij ci provava ancora, ma non trovava più niente da dire. A me fa bene, rivedere Ecce Bombo. Ne esco più serio e più lieto, può darsi che dietro la porta ci sia la prossima delusione, ma chissà, potrebbe anche esserci Alvaro Rissa poeta, magari con i capelli sale e pepe, il tempo passa persino per i poeti. A disdoro degli smorfianti Ecce Bombo è un classico, e non il solo che ha fatto Moretti - come dicono loro con la mossetta di recupero, pur di non ammettere il perché del fastidio che provano.

4 commenti:

  1. Premesso che nel ’68 io ho fatto le tonsille (nel senso dell’operazione: avevo quasi dieci anni), anche a me è piaciuto molto “Ecce bombo”, che forse ha il suo gemello in “Palombella rossa”. Le qualità di Moretti sono molte e le conosciamo: innanzitutto ha personalità, cosa rara – molto rara, soprattutto nella generazione che ha seguito quella dei “grandi vecchi”; e poi ha un bello stile limpido, quasi come Rohmer, nelle immagini. Solimano accenna ai difetti, alle idiosincrasie, all’antipatia che molti provano per Moretti: a me viene da dire che il difetto principale di Moretti è che non sa raccontare una storia. Moretti è un bozzettista, un vignettista, vive bene nel piccolo episodio e non nella grande storia. Per me (io parlo sempre per me, mica voglio trarre conclusioni generali) il modello resta John Huston, per quello che riguarda la narrazione al cinema; e capirete che Moretti e Huston sono così distanti che non so nemmeno se siano lo stesso tipo di animale o se si tratti di due specie del tutto differenti. Solimano fa il paragone con Cechov: sono d’accordo, ma Cechov era in primo luogo un grande narratore di storie. Moretti condivide con Cechov l’attenzione al dettaglio, ma l’analogia finisce qui.
    Chiudo, e dico che “magari di Moretti ce ne fossero altri!!!”. Qualsiasi difetto gli si possa trovare, è uno che non lascia indifferenti: e di gente che ha personalità ce ne vorrebbe, chissà dove sono finiti i bei tipi tosti di una volta, i Rossellini per esempio (ma De Sica Vittorio ha generato un De Sica jr, che se non gli somigliasse così tanto dal punto di vista fisico – un clone, verrebbe da dire – oserei affermare che in realtà non è figlio suo ma di Alberto Sordi – e ce lo meritiamo, Alberto Sordi).

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  2. Io nel '68 ne avevo 12, ed avevo appena saputo dai miei genitori che avremmo presto cambiato città (con loro estrema gioia e mia somma disperazione) tornando a Firenze dopo una permanenza di ben dieci anni a Bologna. Ma questo non c'entra, scusate: serve solo da "cappello" per dire che, se da un lato sono una di quelle a cui Moretti non sta proprio simpaticissimo, dall'altro sto cercando di superare quest'antipatia istintiva, riconoscendogli i pregi e i difetti di cui Solimano e Giuliano parlano. Il problema, però, è che personalmente (complici gli studi filologico-classici incautamente intrapresi in gioventù) io sono una archeo-cinefila, cioè ho un debole per i film vecchi, talvolta vecchissimi. Di sicuro, precedenti al '68...

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  3. Giuliano, che Moretti sia uno che non sa raccontare storie può essere vero - forse non vuole lui - però non è detto che perciò uno cada nel bozzettismo, pericolo secondo me ben lontano da Moretti.
    Guarda ad esempio l'immagine che ho messo: richiama molto una analoga immagine di Fellini (nella Dolce Vita), il finale, di cui abbiamo già parlato. Però le facce degli attori sono diverse, più abbellite quelle di Fellini, più normali tendente al brutto per Moretti. Non è trasandatezza, è scelta. Ci può essere del minimalismo in un affresco di venti metri quadri, può non esserci in un acquerello di venti centimetri di lato più lungo.
    Riguardo Cechov, discorso non breve, dico solo che ha due qualità in comune con Moretti: la serietà e la finezza.

    saludos
    Solimano

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  4. La scena degli esami e di "questo è il poeta" da sola vale un Perù. Questo film è un'icona, una goduria, il ritratto di un'intera generazione.
    Poi, su Moretti in generale il discorso sarebbe lungo e non mi ci addentro.
    Ma ogni volta che penso alla scena degli esami io rido da sola :-)

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