Solimano
L'immagine che metto non è fotograficamente di qualità elevata, ma rende l'idea di come era Emmanuelle Béart nel 1994, quando girava il film "L'enfer" di Claude Chabrol. Sono passati tredici anni, ed oggi Emmanuelle non è più così, è tecnologicamente più bella. Non è il solo caso, oggi fanno quasi tutte così; sembra ormai certo che prima di compiere i ventitré anni sia normale fare intervenire il chirurgo. E come ben sappiamo, la cosa non riguarda solo le donne, ma anche gli uomini, par condicio, è abbastanza normale che io mi accorga di più di quello che succede alle attrici che agli attori. Riporto un mio post sull'argomento pubblicato qualche mese fa nel blog di Sabelli Fioretti, era intitolato Il calendario del chirurgo:
"Impossibile distinguerle l'una dall'altra, tutte marmorizzate nei calendari dalle prodezze della cialtroneria siliconica. Con le stesse moine, gli stessi gesti, quello ad esempio di scostar la mutanda ma solo un poco, che non si veda pelo veruno. Meglio le ricciolerìe ingenue di Playmen. Lo chiedevi con voce sommessa all'edicolante, che lo estraeva dalla pigna vicino alle ginocchia, e poi te lo ascondevi nella libreria seria, fra Cervantes e Gongora. Queste hanno le mammelle gemelle monozigote, mentre la natura eterozigote le fece - gran bella cosa. Propongo il Calendario del Chirurgo: i dottori Tizio, Caio, Sempronio presentino mese per mese le loro mirabilia, qual catalogo di prodotti. Nel backstage compaia pure lui, desso chirurgo, nudo come mamma lo fece, però con un boa di struzzo, il cappello sulle ventitré e il sorrisuccio di chi ce l'ha fatta nella vita. Anche il fotografo, o il pennellatore tecnologico, alto un metro e cinquantasette, brache corte, epa prominente, scarpe ginniche o infradito - a sua scelta. Non è rimpianto, il mio, è che le cognatine De Luca e Panaro erano meglio, a non parlare di Marisa Allasio".
In quel blog non scrivo più, per un contrasto irrisolto, succedono queste cose, e quando giro una pagina la giro con un colpo secco. Ma mi ha fatto piacere che nel libro uscito in questi giorni "La mia vita è come un blog", Claudio abbia messo come conclusione le quattro pagine di un mio post molto lungo, "La grande magnata". E' un segno di stile di cui gli dico pubblicamente grazie.
Vengo alla cosa più importante: i libri sono due, c'è abbinato "Ciao Welby", che raccoglie i tanti interventi di Piergiorgio Welby pubblicati nel blog, che sono andato a recuperare uno per uno in quell'archivio sterminato. Io l'ho conosciuto benissimo, non nella vita reale, ma leggendo ogni giorno o quasi i suoi post man mano che uscivano. Welby era ben diverso dalla immagine che molti oggi ne hanno in base ai noti accadimenti. Come scrive Claudio: "Era ironico, allegro, spiritoso, leggero". Aggiungo che era coltissimo e proprio per questo non se la tirava per niente. Noi abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo: Welby in noi è vivo, vivissimo.
"Impossibile distinguerle l'una dall'altra, tutte marmorizzate nei calendari dalle prodezze della cialtroneria siliconica. Con le stesse moine, gli stessi gesti, quello ad esempio di scostar la mutanda ma solo un poco, che non si veda pelo veruno. Meglio le ricciolerìe ingenue di Playmen. Lo chiedevi con voce sommessa all'edicolante, che lo estraeva dalla pigna vicino alle ginocchia, e poi te lo ascondevi nella libreria seria, fra Cervantes e Gongora. Queste hanno le mammelle gemelle monozigote, mentre la natura eterozigote le fece - gran bella cosa. Propongo il Calendario del Chirurgo: i dottori Tizio, Caio, Sempronio presentino mese per mese le loro mirabilia, qual catalogo di prodotti. Nel backstage compaia pure lui, desso chirurgo, nudo come mamma lo fece, però con un boa di struzzo, il cappello sulle ventitré e il sorrisuccio di chi ce l'ha fatta nella vita. Anche il fotografo, o il pennellatore tecnologico, alto un metro e cinquantasette, brache corte, epa prominente, scarpe ginniche o infradito - a sua scelta. Non è rimpianto, il mio, è che le cognatine De Luca e Panaro erano meglio, a non parlare di Marisa Allasio".
In quel blog non scrivo più, per un contrasto irrisolto, succedono queste cose, e quando giro una pagina la giro con un colpo secco. Ma mi ha fatto piacere che nel libro uscito in questi giorni "La mia vita è come un blog", Claudio abbia messo come conclusione le quattro pagine di un mio post molto lungo, "La grande magnata". E' un segno di stile di cui gli dico pubblicamente grazie.
Vengo alla cosa più importante: i libri sono due, c'è abbinato "Ciao Welby", che raccoglie i tanti interventi di Piergiorgio Welby pubblicati nel blog, che sono andato a recuperare uno per uno in quell'archivio sterminato. Io l'ho conosciuto benissimo, non nella vita reale, ma leggendo ogni giorno o quasi i suoi post man mano che uscivano. Welby era ben diverso dalla immagine che molti oggi ne hanno in base ai noti accadimenti. Come scrive Claudio: "Era ironico, allegro, spiritoso, leggero". Aggiungo che era coltissimo e proprio per questo non se la tirava per niente. Noi abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo: Welby in noi è vivo, vivissimo.
Solimano, avevo letto già i due post di cui parli quando sono stati pubblicati sul blog di CSF.
RispondiEliminaIl calendario del chirurgo è godibilissimo ma la Grande magnata è addirittura imperdibile. Non mi sorprende che Claudio lo abbia inserito a chiusura del libruccio che cercherò di procurarmi al più presto. In quanto a Welby, che pochi conoscono realmente, l'ho scoperto anch'io sul blog di CSF dove in prima pagina c'è un richiamo dedicato al lobbista Piergiorgio Welby.
Tra le altre cose si possono trovare tutti i suoi interventi in quel blog ed io ne ho letti parecchi scoprendo una persona davvero straordinaria: ironica, allegra, spiritosa,
leggera, come la definisce Claudio, ed anche coltissima e per nulla supponente, come giustamente aggiungi tu.
Anche per me Welby è vivo e lo resterà sempre.
habanera
Penso a Shelley Winters, a Simone Signoret, ad Angela Lansbury: il tempo passa per tutti ed è impietoso, ma se un'attrice è brava va avanti lo stesso.
RispondiEliminaPer gli uomini è più facile, si sa: anche a sessant'anni si possono fare parti da eroe e da amoroso. Ma il problema non è tanto la chirurgia estetica, quanto l'uso che se ne fa: alcune donne famose hanno un aspetto orrendo, mi chiedo sempre chi glielo ha fatto fare.
Tra gli uomini famosi, alcuni fanno il trapianto dei capelli, anche a 70 anni e anche in campi dove l'aspetto fisico non dovrebbe essere importante: peccato per loro, che spendono una montagna di soldi per 4 capelli da tenere insieme col gel... La verità è che si può sembrar vecchi con tanti capelli e giovani senza. (Le donne non guardano queste cose, guardano piuttosto il carattere: è qui che cominciano i guai, e lo dico per esperienza diretta...)
Habanera, mi soffermo sull'ultimo cosa che dici, quella della cultura supponente. E' un aspetto sgradevole abbastanza diffuso fra gli addetti ai lavori (in Italia), sembra spesso che il loro fine non sia di includere, di spiegare, di chiarire, ma di escludere in modo da potersela raccontare fra loro. Sappiamo tutti la differenza che c'è fra un professore il cui primo obiettivo è che tu apprendi e diventi partecipe ed uno che sfoga le sue frustrazioni da cattedra sugli allievi.
RispondiEliminaMe esiste un altro guaio, ancora peggiore: è l'ignorantaggine, cioè l'ignoranza tronfia di esserlo. Si vedono le famiglie sempre in trambusto per i figli fra corsi di nuoto, di tennis, di sci, ma degli altri aspetti non si preoccupano. Non faccio un discorso generico: li ho visti, li ho conosciuti gli operai che non avevano neanche finito le elementari darsi da fare in ogni modo perché i loro figli studiassero, non solo per trovare un lavoro migliore del loro, ma perché avevano un rispetto vero, ad esempio, per chi insegna a scuola. Esagerando, ma non tanto, spesso oggi l'immagine mentale che c'è in molti un po' arricchiti riguardo agli insegnanti è che sono dei morti di fame pure parassiti. Le conseguenze si vedono.
Giuliano, il problema per me è che così conciate non riesco a distinguerle l'una dall'altra, anche perché come recitazione zero, e sono ben contento quando incontro qualche attrice italiana quarantenne che non ha subito il trattamento. Credo che lo facciano per disperazione: oggi il trampolino è praticamente solo la TV, e se non si danno da fare in tutti i modi, a 22 anni come letterine sono già vecchie. Però la Béart mi fa veramente specie: non ne aveva nessun bisogno.
saludos
Solimano