Amadeus
E’ indubbiamente un capolavoro, ma è anche un diamante dalle molte facce, non tutte perfette. E’ curioso vedere che un film così accurato si poggia su un falso storico clamoroso: perché il buon Salieri, se fosse stato ancora fra noi, si sarebbe rivolto a un avvocato e avrebbe avuto un risarcimento miliardario, e probabilmente avrebbe bloccato l’uscita del film.
Mozart, se mai fu ucciso da qualcuno, fu ucciso dai medici che lo avevano in cura. I medici del 700 curavano con salassi, clisteri, mercurio: indebolivano il malato e lo avvelenavano...L’illuminismo era già iniziato, ma la medicina scientifica doveva ancora nascere, e ancora nel 1818 chi studiava anatomia veniva descritto come fece Mary Shelley nel suo “Frankenstein”. E il Requiem, rimasto incompiuto, gli fu commissionato dal conte Walsegg, un ricco signore che voleva poi firmarlo a suo nome: ecco la ragione del mistero e dell’incognito. Oltretutto, il Requiem di Mozart così come siamo abituati ad ascoltarlo è quasi tutto opera di Süssmayr, che ne terminò la scrittura basandosi sugli appunti e cercando di imitare lo stile del maestro. Salieri era ricco e famoso, più ricco e più famoso di Mozart. Mozart gli rubacchiò perfino qualche idea, come il soggetto di “Così fan tutte” che viene proprio da un’opera di Salieri, “La grotta di Trofonio”.
Anche Mozart si sarebbe portato a casa un bel po’ di danari facendo querela: è vero che le cronache dell’epoca lo descrivono come un tipino bizzarro, ma qui si esagera. Però, detto questo, va anche detto che Mozart e Salieri sono interpretati da due attori favolosi, e che il soggetto alla base del film – l’invidia per chi è più dotato di noi, che fa con estrema facilità e naturalezza quello che a noi costa grandi fatiche e pensamenti, e lo fa molto meglio di noi – è di quelli più forti tra i nostri sentimenti. La leggenda di Mozart avvelenato da un rivale nasce nei primi dell’800, facilitata dai deliri dell’anziano Salieri nella fase terminale della sua vita. Viene ripresa da Pushkin ai primi dell’800, musicata da Rimskij Korsakov per un’opera breve, poi ripresa da Schaeffer in epoca moderna: ed è da quest’ultimo adattamento che Forman ha tratto il film.
Ci sono due scene che vanno sottolineate. La prima è all’inizio, quando l’anziano Salieri si rivolge all’infermiere, e gli suona alcuni brani. L’infermiere ascolta, dice che gli piacciono, ma proprio non ne ha memoria. Allora Salieri gli suona qualcos’altro, e l’infermiere si illumina: “ Ah sì, questa la conosco bene! L’ha scritta lei? Che bravo!” . Salieri allora scuote la testa: no, non l’ho scritta io. E’ Mozart... E questa è verità storica: del grande successo di Salieri non è rimasto niente nella nostra memoria, di Mozart è rimasto tutto.
L’altra parte decisamente interessante è tutta quella prima del finale, molto lunga, che parla della nascita del Flauto Magico. Non siamo di fronte solo alla nascita di un capolavoro, ma ad un cambiamento epocale: l’opera non è più il divertimento dei nobili e dei ricchi, esce dai teatri di corte e va nei teatri a pagamento. La Rivoluzione è del 1789, Mozart muore nel 1791: da Vienna, gliene giungono notizie e non sappiamo cosa ne abbia pensato. Ma da allora tutto cambia, il mondo non è più stato lo stesso. Perché Mozart passa tutta la sua vita come servo, di questo o di quel potente; e anche Haydn, il sommo e venerato maestro suo contemporaneo, era al servizio dei conti Esterhazy. I teatri a pagamento, cioè al di fuori delle corti dei signori, cominciano a nascere già nel ‘500; ma è solo a fine ‘700 che diventano una cosa normale. In Inghilterra c’era già stato il Globe di Shakespeare, e Haendel aveva fatto l’impresario; ma in Francia si eseguiva ancora l’Armide di Lully, a Versailles, come cent’anni prima. Beethoven nasce nel 1770, solo 14 anni dopo Mozart; ma Beethoven non sarà mai servo di nessuno. Inizia il Romanticismo, siamo ormai nell’800, d’ora in poi l’artista dovrà rispondere solo a se stesso.
Mozart, se mai fu ucciso da qualcuno, fu ucciso dai medici che lo avevano in cura. I medici del 700 curavano con salassi, clisteri, mercurio: indebolivano il malato e lo avvelenavano...L’illuminismo era già iniziato, ma la medicina scientifica doveva ancora nascere, e ancora nel 1818 chi studiava anatomia veniva descritto come fece Mary Shelley nel suo “Frankenstein”. E il Requiem, rimasto incompiuto, gli fu commissionato dal conte Walsegg, un ricco signore che voleva poi firmarlo a suo nome: ecco la ragione del mistero e dell’incognito. Oltretutto, il Requiem di Mozart così come siamo abituati ad ascoltarlo è quasi tutto opera di Süssmayr, che ne terminò la scrittura basandosi sugli appunti e cercando di imitare lo stile del maestro. Salieri era ricco e famoso, più ricco e più famoso di Mozart. Mozart gli rubacchiò perfino qualche idea, come il soggetto di “Così fan tutte” che viene proprio da un’opera di Salieri, “La grotta di Trofonio”.
Anche Mozart si sarebbe portato a casa un bel po’ di danari facendo querela: è vero che le cronache dell’epoca lo descrivono come un tipino bizzarro, ma qui si esagera. Però, detto questo, va anche detto che Mozart e Salieri sono interpretati da due attori favolosi, e che il soggetto alla base del film – l’invidia per chi è più dotato di noi, che fa con estrema facilità e naturalezza quello che a noi costa grandi fatiche e pensamenti, e lo fa molto meglio di noi – è di quelli più forti tra i nostri sentimenti. La leggenda di Mozart avvelenato da un rivale nasce nei primi dell’800, facilitata dai deliri dell’anziano Salieri nella fase terminale della sua vita. Viene ripresa da Pushkin ai primi dell’800, musicata da Rimskij Korsakov per un’opera breve, poi ripresa da Schaeffer in epoca moderna: ed è da quest’ultimo adattamento che Forman ha tratto il film.
Ci sono due scene che vanno sottolineate. La prima è all’inizio, quando l’anziano Salieri si rivolge all’infermiere, e gli suona alcuni brani. L’infermiere ascolta, dice che gli piacciono, ma proprio non ne ha memoria. Allora Salieri gli suona qualcos’altro, e l’infermiere si illumina: “ Ah sì, questa la conosco bene! L’ha scritta lei? Che bravo!” . Salieri allora scuote la testa: no, non l’ho scritta io. E’ Mozart... E questa è verità storica: del grande successo di Salieri non è rimasto niente nella nostra memoria, di Mozart è rimasto tutto.
L’altra parte decisamente interessante è tutta quella prima del finale, molto lunga, che parla della nascita del Flauto Magico. Non siamo di fronte solo alla nascita di un capolavoro, ma ad un cambiamento epocale: l’opera non è più il divertimento dei nobili e dei ricchi, esce dai teatri di corte e va nei teatri a pagamento. La Rivoluzione è del 1789, Mozart muore nel 1791: da Vienna, gliene giungono notizie e non sappiamo cosa ne abbia pensato. Ma da allora tutto cambia, il mondo non è più stato lo stesso. Perché Mozart passa tutta la sua vita come servo, di questo o di quel potente; e anche Haydn, il sommo e venerato maestro suo contemporaneo, era al servizio dei conti Esterhazy. I teatri a pagamento, cioè al di fuori delle corti dei signori, cominciano a nascere già nel ‘500; ma è solo a fine ‘700 che diventano una cosa normale. In Inghilterra c’era già stato il Globe di Shakespeare, e Haendel aveva fatto l’impresario; ma in Francia si eseguiva ancora l’Armide di Lully, a Versailles, come cent’anni prima. Beethoven nasce nel 1770, solo 14 anni dopo Mozart; ma Beethoven non sarà mai servo di nessuno. Inizia il Romanticismo, siamo ormai nell’800, d’ora in poi l’artista dovrà rispondere solo a se stesso.
Giuliano, all'Amadeus di Forman preferisco il magnifico sceneggiato TV fatto dal francese Marcel Bluwal nel 1982 in sei puntate (prima o poi lo troverò, l'ho visto allora per TV). Più informato, più serio, più tutto, una vera e colta biografia di Mozart, compresi i viaggi da ragazzo nelle varie corti europee, compreso il calcione che gli fece rifilare il Colloredo. Amadeus è un gran bello spettacolo, che fa senz'altro bene a chi non conosce Mozart. Le facce dei due attori? Non so Salieri, ma credo che Mozart non avesse quella faccia e quei modi. Il film più bello sarebbe quello sull'abate Lorenzo da Ponte, che la sceneggiatura è già scritta, sono le memrie dell'Abate (falso, come molto del testo). Sull'invidia al talento ti seguo, anche se in genere l'invidia si rivolge al successo. Sembra oggi appurato che la morte di Mozart sia stata originata dalle percosse che gli affibbiò un marito geloso, che aveva i suoi motivi. Di Forman amo i primi film, Gli Amori di Una Bionda e Taking Off soprattutto. Dopo, si è un po' montato un po' rinnegato, piacere gli è piaciuto troppo. Succede, a chi ha dovuto farsi nuove radici, anche a Polanskj è andata così, un po' meglio magari.
RispondiEliminaIn Amadeus mi sembra si trascuri il rapporto di Mozart con la sorella della moglie, il matrimonio è stato un po' la sua soluzione di riserva, in definitiva un matrimonio un po' forzato.
saludos
Solimano
Non sono un esperto, come qualcuno potrebbe credere: però leggendo qua e là, soprattutto da fonti serie ho capito che della morte di Mozart non si sa nulla di preciso, così come accadeva per quasi tutte le persone a quell'epoca (a meno che non fossero ghigliottinate in pubblico!). L'ipotesi delle cure sbagliate mi sembra la più plausibile.
RispondiEliminaPer quanto riguarda il Requiem e il conte Walsegg, ci sono libri, articoli, ricostruzioni accuratissime dei dettagli, con testimonianze, diari, eccetera. Ho anche sentito musicologi importanti dire che il Requiem di Mozart sarebbe forse più giusto chiamarlo Requiem di Sussmayr, perché Mozart ne ha scritto per intero solo la parte iniziale (forse esagerano, ma il manoscritto esiste)
soave sia il vento /tranquilla sia l'onda...
Giuliano
Quello sceneggiato TV dei francesi di cui ti dicevo era bello anche perché entrava abbastanza bene nel discorso musicale, ne usciva una specie di colonna sonora che dava il senso del cambiamento cronologico della musica di Mozart. Poi, entrava anche nei rapporti di Mozart con le persone: la famiglia, i committenti, la corte, le cantanti, i librettisti, basandosi anche su lettere di Mozart che riguardavano Aloyisia e Costanza Weber. Tu prova ad immaginare quante informazioni utili si possono dare in uno sceneggiato serio di sei puntate, con ogni puntata che dura più di un'ora...
RispondiEliminaIl Requiem continuerò ad ascoltarlo, anche fosse quasi tutto di Sussmayr, ma di Mozart sono tante le cose che ascolto più volentieri.
saludos
Primo
In libreria ho trovato “La morte di Mozart” di Piero Buscaroli, un librone tutto dedicato all’evento: direi che è un po’ troppo... A volte i libri ci chiamano e ci ricordano la loro esistenza: così l’ho aperto e ho trovato subito il passo che cercavo. Salieri fu affetto da una grave forma di demenza senile: non si sa bene di che malattia si trattasse, fatto sta che Salieri (o quel che ne restava) disse cose impressionanti proprio su Mozart. Il fatto è citato anche nei Quaderni di conversazione di Beethoven, quelli dove Beethoven ormai sordo scriveva per riuscire a comunicare con chi lo veniva a trovare. I deliri di Salieri fecero presto il giro di Vienna; Buscaroli dice che la diceria trovò credito perché Salieri era “welsch”, cioè terrone. Salieri era di Verona, ma per i viennesi Verona era già “Terronia”; e gli italiani hanno sempre avuto fama di avvelenatori e intrallazzatori. Buscaroli è un insigne musicologo, molto preciso e molto preparato, perciò anche se è un tipo poco bizzarro (e con opinioni “politiche” poco condivisibili, per usare un eufemismo) il suo commento lo trovo plausibile. E’ da questi deliri (veri e propri deliri da Alzheimer, o qualcosa di simile) che nasce la leggenda che Shaffer e Forman ci raccontano in “Amadeus”, partendo da Pushkin. A questo punto bisogna dire che ha ragione Solimano: se volete una biografia di Mozart (e di Salieri) è meglio rivolgersi altrove; il che non toglie che questo è un film da non perdere. Ancora due parole su Salieri: aveva solo 6 anni più di Mozart (e quindi anche da questo punto di vista il film è poco attendibile), ma visse molto più a lungo, fino al 1825. Tra i suoi allievi, e questo dovrebbe bastare a scagionarlo definitivamente se ancora ci fossero dubbi, c’è Beethoven e soprattutto c’è Schubert; ma anche Meyerbeer, Liszt, Hummel, e tanti altri.
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