venerdì 18 settembre 2009

Dirty dancing



Dirty Dancing (1987) di Emile Ardolino, Sceneggiatura di Eleanor Berstein Con Jennifer Grey (Frances 'Baby' Houseman), Patrick Swayze (Johnny Castle), Jerry Orbach (Dr. Jake Houseman), Cynthia Rhodes (Penny Johnson), Jack Weston (Max Kellerman), Jane Brucker (Lisa Houseman), Kelly Bishop (Marjorie Houseman), Lonny Price (Neil Kellerman), Max Cantor (Robbie Gould) Fotografia: Jeff Jur Musica: John Morris e 25 canzoni, fra gli autori e gli esecutori Michael Lloyd, John D'Andrea, Otis Redding, Bruce Channel, Zappacosta, The Blow Monkeys, Patrick Swayze (vedere il soundtrack listing in IMDb per l'elenco completo) (100 minuti) Rating IMDb: 6.1

Barbara sul suo blog Lavoretti


Correva l’anno 1987 e noi tre amiche ci trovavamo spesso a casa di Guendalina per guardare la televisione tutte insieme e fare merenda. Fu durante uno di quei pomeriggi che andò in onda un trailer che ci fece ammutolire. Musica anni sessanta, di quelle che i piedi non riescono a stare fermi, un misto di corpi che ballavano sensuali, una protagonista che, si intuiva, perdeva la testa per un ragazzo pericoloso (e quindi ovviamente irresistibile). Appena il trailer cessò noi ragazze ci fissammo per qualche istante, poi scoppiammo in una serie di squittii, urletti e risatine come solo le adolescenti riescono a fare.







- Oh! Come mi piacerebbe andarci!- miagolò Paola.
- I genitori non ci manderanno mai- obiettai io, che recitavo sempre la parte del grillo parlante da corrompere.
-Se andiamo allo spettacolo del pomeriggio non se ne accorgeranno- suggerì Guendalina, che per gli intrighi aveva un certo talento.
-Il problema sono i soldi. Chi ce li da?- mi chiesi. Come grillo parlante non avevo una gran resistenza.
- Eddai- sbuffò Paola, che era quella più pratica. –Basta chiederli alle nonne e non dire a cosa ci servono.
E così, in meno di mezz’ora il piano diabolico era stilato. Saremmo andate di sabato pomeriggio, quando i genitori ci credevano all’oratorio col gruppo delle Primaverine. Avremmo fatto finta di entrare all’oratorio, per poi sgattaiolare dall’uscita posteriore, percorrere i cinquecento metri che ci separavano dalla piazza ed arrivare alla nostra vera destinazione: il cinema Odeon, dove in cartellone davano “Dirty dancing, balli proibiti”.
Il piano filò liscio come l’olio e noi, più ci avvicinavamo al cinema, più sentivamo l’eccitazione crescere e darci alla testa. Le orecchie ci erano diventate color vinaccia e ci sentivamo come delle pericolose e temibili criminali. Sarebbe stato il nostro supersegreto, quello che ci avrebbe fatto sentire fuori dal comune.



-Eccolo!- mugolò Guendalina, indicando il cartellone bianco.
Era bellissimo quel cartellone: c’era disegnata una ragazza con un grazioso abito pastello e, dietro di lei, un ragazzo tenebroso che la sovrastava. Si capiva che era il preambolo di qualcosa: stavano per mettersi a ballare, o forse stavano per baciarsi, o per lasciarsi, chi lo sa. Il titolo diceva: “Dirty dancing” e sotto aggiungeva: “1968: l’America stava per perdere la sua innocenza e Baby stava per perdere la sua verginità”.
Sì, mi rendo conto che adesso questa frase possa sembrare un po’ ridicola, ma nel 1987 noi avevamo tredici anni e quel sottotitolo ci sembrava la cosa più eccitante della terra. Quel bel ragazzone vestito di nero mandava le nostre testoline matte in corto circuito e non capivamo neanche tanto bene il perché.
-Oh no!- esclamai, leggendo ancora più sotto sul cartellone. –Guardate!
In basso c’era una strisciolina: “vietato ai minori di quattordici anni”.
Precipitammo dalle stelle alle stalle. Quattordici anni? Ma perché!? Uffa, tutta quella fatica e adesso ci vietavano di entrare per un piccolo insignificante annetto?
Io, Paola e Guendalina ci fissammo un po’ deluse e un po’ eccitate. Eravamo arrivate fin lì, la nostra impresa non poteva morire così, senza compiersi.
-Ci proviamo lo stesso- disse Guendalina.
-Ma…-cominciai ad obiettare io, da bravo grillo parlante -…non ci faranno entrare. Va bene, proviamoci lo stesso.
Decisamente, come grillo parlante non avevo un futuro.
Ci mettemmo in fila, stringendoci le mani che in meno di tre secondi erano diventate sudaticce e appiccicose. Sentivamo addosso un faro puntato su di noi e una freccia luminosa alle nostre spalle che si accendeva e spegnava dicendo: “mocciose” “mocciose”. Tutto intorno facevano la fila ragazze palesemente più grandi, coppiette di fidanzati, qualche adulto. Non avevamo speranze. Ci facemmo avanti lo stesso, fissando il pavimento, sudate, incapaci di respirare e di scandire parola.
La ragazza dietro al bancone per fortuna non ci degnò di uno sguardo: stava parlando al telefono col suo ragazzo, una discussione piuttosto animata, strappò i biglietti e prese i soldi con un unico gesto automatico e con tanta indifferenza che quasi ci scocciò non essere scoperte. Sarebbe stato un po’ più glorioso. Beh, no, meglio così tutto sommato: adesso finalmente potevamo vederci Dirty Dancing in santa pace.





Quello che accadde nelle successive due ore è stato indescrivibile. Ci siamo trovate a vivere la storia di Baby, ragazza bruttarella ma sensibile con talmente tanto trasporto da non essere più noi spettatrici e lei un personaggio di un film. Eravamo noi Baby, eravamo noi a vivere quelle cose. Eravamo noi dentro il film. Dovevamo ricordarci di respirare.
Ma soprattutto, sopra ogni cosa, c’era lui. Johnny, il maestro di ballo. Non era così che ci immaginavamo potesse essere un ballerino. Johnny non era etereo e sottile, ma grosso e taurino. Sembrava più un culturista, o un muratore. Ma poi si metteva a ballare e allora, tutto quello che ti veniva in mente era: se lo facesse a me!







All’epoca non sapevamo cosa fossero gli ormoni, ma forse se avessimo studiato un po’ di biologia avremmo saputo dare un nome a quello che ci stava succedendo. Ma meglio così: a volte è più bello che ci sia un aura di mistero intorno a quello che ti accade. Come al brividino lungo la schiena nel momento in cui i due protagonisti si stanno esercitando nel lago e lui raccoglie, un po’ impacciato, la spallina che scivola dalla spalla della ragazza.





O come l’euforia di quando lui sale sopra il palco e dichiara a tutti che vuole danzare insieme a lei, e per la prima volta nel film la chiama col suo vero nome: “Francis”.






O come la sfrenata incontenibilità del loro ballo finale, perfetto e contagioso, così irresistibile che ci siamo ritrovate a saltare in piedi dai nostri sedili e a gridare “Evviva! Evviva!” mentre gli altri spettatori si giravano a guardarci scocciati.










Quando alla fine le luci si riaccesero eravamo ancora lì, in piedi, a saltellare senza controllo.
Un adulto, di quelli seri, quelli che per mestiere potrebbero fare il preside, ci indicò col dito alla mascherina.
-Ragazze!-gridai, al colmo della felicità.-Scappiamo!
E fu tutto un fuggi fuggi.





3 commenti:

  1. Barbara è interessante la distribuzione dei votanti di questo film in IMDb, che ad oggi sono 36.099.
    Anzitutto, la differenza molto forte nelvoto di giudizio sul film da parte dei maschi e delle femmine:

    maschi votanti 16.309 voto 5.8
    femmine votanti 11.900 voto 7.6

    Da notare che in genere su IMDb le femmine votanti sono meno di un terzo dei maschi, qui sono molto di più della metà.

    Il massimo addensamento si ha nelle fascie d'età 18-29 e 30-44, addirittura, nella fascia 18-29 le femmine votanti sono più dei maschi e il loro voto arriva a 7.8

    Quello che hai scritto è molto più una esperienza che una recensione, il che è del tutto coerente con l'orientamento del blog. Ma attraverso le tre mocciose e il loro comportamento appaiono evidenti i meriti (e qualche demerito) del film. D'altra parte, per chi hanno fatto quel film?
    Proprio per voi tredicenni!

    grazie e saluti
    Solimano

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  2. Non sono in grado di fare una vera recensione di questo film che, lo ammetto, è un filmetto da femmine.
    So solo che, nelle rare occasioni in cui ho un paio d'ore libere, se mi voglio sparare un film all'insegna degli "abbracci e pop corn", stai sicuro che questo è tra i primi della lista.

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  3. Non sono in grado di fare una vera recensione di questo film che, lo ammetto, è un filmetto da femmine.
    So solo che, nelle rare occasioni in cui ho un paio d'ore libere, se mi voglio sparare un film all'insegna degli "abbracci e pop corn", stai sicuro che questo è tra i primi della lista.

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