Barbara
Ho letto milioni di volte le seguenti frasi: “la Rowling è un’autrice furbetta e sopravvalutata” , “ la saga non è un capolavoro” , “ la scrittrice non si è inventata niente” , “niente a che spartire con Tolkien” ecc ecc.
Allora, la prima cosa che vorrei mettere in chiaro, a scanso di equivoci, è che io sono una grande fan di Harry Potter, e una sfegatata ammiratrice della Rowling. E quando sento gli intellettuali che dicono cose del genere mi viene in mente la favola della volpe e dell’uva.
Il mio punto di vista è quello di una persona che ha cominciato a desiderare di scrivere cose per bambini solo dopo aver letto Harry Potter. E’ il punto di vista di chi è stato educato da gente convinta che la vera letteratura fosse quella con i tomi coperti di ragnatele, gente che pensava che le storie per l’infanzia fossero quelle che finiscono in ino e ina (c’era un fiorellino che fece amicizia con un bruchino che alla fine si trasformò in una farfallina).
Il mio punto di vista è di chi ha scoperto la letteratura per ragazzi tardi, e vi ha trovato un tesoro inestimabile, una gioia inaspettata. E per questo devo dire grazie a due scrittori: Roald Dahl e J.K. Rowling.Sono andata a vedere Harry Potter e il principe mezzosangue con molta curiosità.
Tra le tante caratteristiche peculiari dei libri di Harry Potter c’è quello di crescere insieme al protagonista.
Così, nel primo libro abbiamo a che fare con un bambino di dieci anni e anche il libro, per tematiche e argomenti e lunghezza, è un libro adatto ad un bambino di dieci anni. Si parla di figurine, di caramelle, della passione per uno sport, dei professori un po’ rompiscatole. Poi si va avanti e di libro in libro la faccenda diventa sempre più seria e le storie diventano sempre più articolate.
Il quinto è il libro più sofferto, perché è il libro dell’adolescenza, quello in cui Harry mette in discussione l’autorità di chiunque gli stia intorno ed è anche il più difficile perché, come un vero quindicenne che si rispetti, il giovanotto si fa insopportabile. Più di una volta nel corso del libro verrebbe voglia di prenderlo a schiaffi, e proprio qui sta secondo me una delle grandi doti della Rowling. Quando è piccolo e indifeso ti fa avere voglia di coccolarlo ed aiutarlo, quando cresce vorresti dirgliene quattro, proprio come se fosse tuo figlio. L’ostilità che Harry ha nel quinto libro lo porta a commettere un grave errore, un errore che costerà la vita ad uno dei personaggi principali e della cui perdita sconterà le conseguenze in questo sesto episodio.
Il sesto è considerato a ragione l’episodio della “perdita dell’innocenza”, ma non tanto per le storielle d’amore che i nostri eroi sedicenni vivranno nel corso dell’anno scolastico, quanto perché si va incontro alle conseguenze delle proprie scelte e si perde il punto di riferimento degli adulti. Da qui in poi non c’è più nessuno a dire ai ragazzi cosa è giusto e cosa è sbagliato e saranno loro le uniche guide di se stessi.
Non era facile rendere questo difficile passaggio della crescita, ma io credo che il film in parte ci riesca, grazie alle ambientazioni, alla fotografia e alla scelta dei colori.
E’ un film cupo, in cui dominano il nero, il blu e il grigio. C’è un senso di mistero e di rimpianto che aleggia, spezzato qua e là con momenti di speranza in cui è il giallo a farla da padrone. Tutto sommato mi sono sentita abbastanza soddisfatta e quando il film è finito ero davvero impaziente di vedere come andava a finire (come se non lo sapessi!).Ero seccata per come sono state tagliate le figure di Piton e di Tom Riddle, ma tutto sommato abbastanza contenta. Avevo anche perdonato le numerosissime differenze della trama, perchè mi rendo conto che quando si fa un adattamento bisogna cambiare delle cose che sulla carta saranno anche belle ma sulla pellicola perdono il ritmo.
Poi ho sentito la ragazza accanto a me dire alla sua amica: -Io non c’ho capito niente, ma che sono questi cosi che deve cercare adesso?
Volevo rispondere: “questi cosi” sono gli horcrux! Caspita, gli horcrux!!!
Poi mi sono resa conto che la ragazza aveva perfettamente ragione.
Ecco il vero grande limite del film.Tutto bello, tutto suggestivo, ma io ho letto e riletto i libri. Chi non lo ha fatto finisce col sentirsi confuso dalla marea di informazioni che vengono sparate velocemente e che si affastellano, se non addirittura vengono date per scontate o saltate. Chi ha letto i libri ha avuto centinaia e centinaia di pagine per abituarsi ad un mondo che è andato crescendo di particolari e che, piaccia o non piaccia, si è riempito di oggetti, magie, personaggi, relazioni, trucchi, scherzi, equivoci, marchingegni, tradimenti, ricordi, strutture e chi più ne ha più ne metta.
Io qui ho avuto almeno ottanta pagine per prendere dimestichezza con la parola “horcrux”, la ragazza accanto a me solo cinque minuti.
Il primo libro era lungo trecento pagine e, in circa due ore, il primo film riusciva a riprodurlo molto fedelmente. Con gli ultimi libri siamo arrivati intorno alle ottocento pagine, va da se che si perdano i pezzi e si faccia sempre più fatica a seguire.
Ho capitolato. Nel senso che finora non avevo neppure il primo HP e per due motovi: il primo è che diffido sempre dei successi planetari, mi è capitato troppe volte di leggere il presunto capolavoro e di rimpiangere i soldi spesi per l'acquisto del libro; il secondo è che sono invidiosa da morire del successo della Rowlings e rosico di brutto! Scherzi a parte, era una lacuna da colmare per un'appassionata di letteratura per ragazzi e così ho finito il primo volume. Devo dire che la storia mi ha presa, i personaggi sono ben tratteggiati e c'è tanta tanta inventiva. Alcuni periodi mi sono sembrati banali, voglio leggere i brani originali per capire se sia solo un problema di traduzione poco attenta. Oramai la frittata è fatta, voglio continuare a seguire le vicende del maghetto e perciò mi toglierò lo sfizio di vedere anche i film. Sono pronta a partire con HP per entrare nella camera dei segreti, sulla carta e attraverso lo schermo. (I primi quattro film me li regala mio figlio, che li ha acquistati e poi non li ha neppure scartati.) Quando arriverò al principe mezzosangue, tornerò a rileggere il tuo bel post. Salutissimi, Annarita.
RispondiEliminaAvevo commentato ma non vedo la mia risposta... vabbè...
RispondiEliminaIo invece quando c'è un successo planetario mi ci fiondo. Penso sempre: se piace a tanta gente un motivo ci sarà...
Buona lettura Annarita, i primi tre libri sono divertenti libri per bambini, col calice di fuoco scatta il "devo finirlo!"""
Questa storia del devo finirlo mi ha fregato per anni. Leggevo un libro di un autore, mi piaceva, e sentivo doveroso leggere tutto di quell'autore. Mi è successo con Tacito e Fenoglio, con Virgilio e Gadda e Calvino. Il dramma fu quando cominciai con Asimov (le cronache della galassia) e con Le Carré (La spia che venne dal freddo). Gente che scriveva in continuazione, mamma mia quanto scrivevano!
RispondiEliminaRiuscii a smettere, adesso faccio il contrario, cioè rileggo, passando dalla traduzione alla lingua originale: Balzac, Stendhal, Laclos.
E non è del tutto vero che un libro che ti prende a furor di storia (più che prenderti ti acchiappa) non vada riletto, anzi, è molto divertente rintracciare tutti gli indizi disseminati dall'autore sapendo già come andrà a finire, esattamente come era l'autore quando lo scriveva. Quindi resisterò alla Rowlings, anche se da un animale leggitore come me c'è da aspettarsi di tutto.
grazie Barbara e saludos
Solimano