Questo è un blog sul cinema, ma non è un blog di critica cinematografica. E' il cinema visto da spettatori che nei film che amano sono entrati a piè pari perché quei film, in quei giorni particolari in cui li hanno visti per la prima volta, hanno detto loro qualcosa che volevano sentirsi dire, magari senza saperlo. Non sono più film, sono amici, per questo non si stancano di rivederli, proprio come si fa con gli amici veri - e con le amiche, ça va sans dire.
venerdì 5 giugno 2009
William Hogarth: La campagna elettorale (2)
Solimano
Ho pubblicato ieri il post su due quadri della serie "La campagna elettorale" di William Hogarth. I titoli sono "Il banchetto" e "L'opera di convinzione" (che noi chiamiamo normalmente propaganda). Oggi pubblico il post sugli altri due: "La votazione" e "Il trionfo dell'eletto". I quattro dipinti sono stati eseguiti fra il 1754 e il febbraio del 1755 e sono attualmente al Soane's Museum di Londra.
La votazione si svolge su una piattaforma all'aperto, sormontata da due bandiere, una rossa ed una azzurra, che servono a distinguere i due contendenti, quello del "Nuovo interesse" e quello del "Vecchio interesse". Sotto la tettoia della piattaforma i contendenti assistono alla votazione, li vedremo nei particolari. In primo piano si vede la scala attraverso la quale si accede alla piattaforma. In fondo c'è un ponte, percorso da un corteo festante.
Sulla scala salgono faticosamente uno zoppo con le stampelle ed un cieco tenuto per mano da un bambino. Il cocchio mezzo sfasciato è l'allegoria della Gran Bretagna: il cocchiere non tiene le redini in mano ma sotto i piedi, e gioca a carte col valletto. E' del tutto incurante della padrona, che dall'interno della carrozza tira il cordone. Si sono rotte le cinghie e la carrozza sta per rovesciarsi.
In cima alla scala i casi pietosi: un moribondo con la testa fasciata portato a braccio. Un episodio vero, Hogarth conosceva il dottor Barrowby, che persuase un paziente a votare, e il paziente morì subito dopo. Un minorato sta prestando giuramento, solo che non si ricorda la formula e gliela sussurra all'orecchio un altro dottore, John Shebbeare, che ha le catene ai piedi perché nel 1754 fu imprigionato per reati di opinione. La donna con la cuffia bianca sta mostrando una ballata gallese con l'effige di un impiccato.
Un uomo, privo di una gamba e di un braccio, presta giuramento appoggiando l'uncino sulla Bibbia. Dietro, un disegnatore fa la caricatura al proprio candidato, evidentemente contento. L'altro candidato si gratta la testa perché si è accorto che sta perdendo.
Nell'ultimo dipinto, Il trionfo dell'eletto, Hogarth sceglie come modello George Bubb Dodington, barone di Melcombe, un ricchissimo liberale. La scelta è ironica: Dodington fu l'unico a perdere il suo seggio nelle elezioni del 1754. Il corteo è in questo momento fra la casa di un avvocato a sinistra e il cimitero a destra.
Davanti al corteo, cammina un violinista cieco che non si rende conto che attorno a lui sta succedendo di tutto: un orso alla catena sta frugando nel barilotto portato dall'asino, e il padrone dell'asino (e del barilotto...) bastona l'orso, che ha sulle spalle una scimmia vestita da soldato, compreso il fucile.
Il padrone dell'orso è un marinaio in camicia blu e con la gamba di legno. Si sta picchiando con un contadino in camicia bianca. E qui sorge il dramma per l'eletto, perché il contadino colpisce con il suo arnese uno dei portatori. Quindi l'eletto rischia di cadere dalla poltrona trionfale. Ma non finisce qui: una grossa scrofa, presa dal panico, fugge con i suoi piccoli, di cui uno è caduto nel fosso (ma sta nuotando, non c'è da preoccuparsi). Però la scrofa ha fatto cadere una donna con le calze azzurre.
Eccolo, l'eletto! Sta per cadere, ma in alto, nel cielo sopra di lui vola un'oca, tale e quale le aquile rappresentate sopra Alessandro Magno da Pietro da Cortona e da Charles Le Brun. E' presente anche la dama del candidato (vorrei vedere che non ci fosse!). La poverina sta per svenire, e la sorregge una serva negra, mentre un'altra donna le passa i sali sotto il naso. Sul recinto del cimitero, dietro il teschio, ci sono due spazzacamini, uno dei quali mette un paio di occhiali al teschio mentre l'altro orina sulla scimmietta-soldato sottostante.
Dietro la casa sulla sinistra sta per sbucare un altro corteo. Lo si capisce dall'ombra che si staglia sul muro, sicuramente un altro eletto trionfante (speriamo meno a rischio). In primo piano, un militare si spoglia per un incontro di pugilato. All'interno della casa si sta svolgendo un banchetto, infatti i domestici entrano in fila con le vivande. Alcuno convitati si sporgono dalla finestra per vedere il corteo, quello con la sciarpa a tracolla potrebbe essere il duca di Newcastle.
Ma sulla parete della chiesa c'è una meridiana col motto: "Pulvis et umbra sumus". E su una pietra miliare l'indicazione geografica: "XIX miles from London". Tutto questo nel 1754, più di duecentocinquanta anni fa.
Mi è stato utilissimo il testo di Gabriele Mandel nel volume dedicato ad Hogarth nei Classici dell'Arte Rizzoli edito nel dicembre 1967.
In apertura del post, la dama dell'eletto e gli spazzacamini. In chiusura, i convitati alla finestra.
Solimano, che belli... Devo rileggerli tutti e due con calma in un momento di pausa. Ma ti volevo subito dire la mia prima impressione istintiva.
RispondiEliminaGrazie davvero
Giulia
Entrambi i post sono assai godibili.
RispondiEliminaIo che sono deviato e momotematico, non posso far a meno di notare come il marinaio, che arriva con l'orso, mi ricordi l'entrata di Siegfried.
I marinai sono spacconi, si sa, e lo era anche il giovine eroe wagneriano.
Orsi e spacconerie, peraltro, esauriscono le analogie tra l'anonimo marinaio e Sigfrido.
Tra l'altro, se il marinaio ha una donna in ogni porto, il povero Siegfried è costretto a superare una barriera di fuoco per trovare il suo unico amore, Brünnhilde.
Gli estremismi sono sempre perniciosi.
Mi sono divertita moltissimo con questi due post. Veramente grandiosi.
RispondiEliminaLi ho gustati leggendo lentamente, ingrandendo le immagini, cercando i particolari che senza la tua accurata descrizione mai e poi mai avrei scoperto e capito.
Che tipo 'sto Hogarth, che ironia, che indipendenza di pensiero. Bravo lui e bravissimo anche tu, Solimano.
Grazie per averci regalato queste chicche.
H.
Gustoso excursus elettorale! Certi particolari mi hanno fatto pensare alla sfrenata fantasia di Hieronymus Bosch. Salutissimi, Annarita.
RispondiEliminaGiulia,Amfortas, Habanera, Annarita grazie!
RispondiEliminaMi permetto un suggerimento, che inserirò anche nei post.
Dopo aver guardato con attenzione i particolari per capire cosa esattamente succede (per questo li ho messi), è opportuno tornare alle immagini totali dei quattro dipinti, che ho volutamente inserito piuttosto grandi (naturalmente, dopo averle cliccate).
Così si coglie un altro aspetto di Hogarth: il suo modo fluviale di raccontare, stabilendo dei nessi quasi di causa-effetto fra i vari episodi. Come se ci fosse un teorema che genera una serie di fantasiosi corollari.
I marinaio e il contadino, i maiali, l'eletto, la dama dell'eletto e l'oca lassù fanno tutti parte di un discorso mai pedante ma condotto con fili sottili ma solidi. E potrei fare altri esempi per ogni dipinto.
Amfortas, Siegfried però non aveva la gamba di legno, ma il marinaio è un animalista convinto e coraggioso, visto l'orso, la scimmietta, l'asino e la scrofa con i maialini. Ho notato dopo che c'è un altro maialino (sembra un cinghialetto) che si sta tuffando nel fosso. Non si fanno mancare niente, hanno anche il fosso-piscina nel giorno delle elezioni.
Negli anni scorsi, nei Fumetti ho inserito Bosch, Brueghel, Lorenzo Lotto, Gaudenzio Ferrari, persino Guido Reni (con i misteri del rosario). Quest'anno, oltre ad Hogarth, ne ho in mente altri due, di cui non anticipo i nomi.
Annarita e Giulia credo che inseriranno anche loro dei post nella vista logica Fumetti 2009, ed Hogarth tornerà tra qualche tempo nel Nonblog di Habanera, con un altro argomento e in modo diverso.
Hogarth era un grande artista fatto in modo tale che non si sarebbe offeso nel sentire che il suo modo presenta delle evidenti analogie con certi modi di Jacovitti e di Altan (le storie di Casanova ad esempio). Hogarth è un pittore con una serie di fortissime e naturali tangenze: letteratura, grafica, fumetti, cinema, anche musica, oltre tutto. Un grandissimo artista che riusciva ad avere clienti in tutte le classi sociali. Noi parliamo spesso della Rivoluzione Francese, ma in Inghilterra una importante rivoluzione c'era stata molto tempo prima, ai tempi di Cronwell: l'Inghilterra non era più un paese assolutista, difatti la rivoluzione americana, che è democratica, avviene meno di vent'anni dopo che Hogarth aveva fatto questi dipinti. Cose che noi facciamo male a dimenticare.
saludos
Solimano