Giulia
Sui titoli di testa scorrono immagini di repertorio: mute scene in bianco e nero di retate di omosessuali alla fine degli anni Sessanta. E poi la voce di Sean Penn che, nei panni di Harvey Milk, affida al registratore la propria storia: l'uso del racconto è strumento essenziale per la tenuta della struttura narrativa non facile da controllare, se si pensa al periodo di tempo trattato e alla quantità di avvenimenti.
"Questo nastro deve essere ascoltato solo nell’eventualità che io venga assassinato.
Durante una delle mie prime campagne mi venne di aprire il discorso con una frase che sarebbe diventata una sorta di firma: 'Sono Harvey Milk e voglio reclutarvi tutti!'
Se il pubblico davanti a me era vagamente ostile, magari per lo più eterosessuale scioglievo la tensione con una battuta: 'Lo so non ve l’aspettavate, ma i tacchi a spillo li ho lasciati a casa'
Mi rendo perfettamente conto che sono una persona che lotta per quello che crede. Un attivista, un gay che fa di sé un bersaglio per qualcuno che è insicuro, spaventato, con le sue fobie, disturbato mentalmente e questa è un’eventualità molto concreta perché a San Francisco abbiamo rotto l’argine del più grande pregiudizio di questo paese. Vorrei avere il tempo di spiegare tutto quello che ho fatto, che ho fatto per lo più con l’occhio rivolto al movimento gay”.
Il film ripercorre quindi gli ultimi 8 anni della vita di Harvey Milk, il primo gay dichiarato eletto in una funzione pubblica.
Il giorno del suo quarantesimo compleanno Milk abita ancora a New York ed incontra per la prima volta il suo compagno Scott Smith (James Franco). Tra loro nasce un grande amore, il più grande amore della sua vita. Un amore tenero, passionale, gioioso.
Fino a quel giorno Harvey Milk aveva nascosto la sua identità sessuale come tanti altri, ma proprio quel giorno decide di dare una svolta alla sua vita, di accettare la sua identità e viverla alla luce del sole. Decide, infatti, di trasferirsi a San Francisco nel quartiere di Castro dove vive il suo amore con Scott.
Negli anni Settanta la California era il luogo dove tutto era possibile, dove c'era l'opportunità di far rinascere l'american dream attraverso le battaglie per i diritti civili.
Milk trova un locale dove aprire un piccolo negozio di fotografia, il Castro Camera, che, col tempo, diventerà un punto di riferimento per tanti giovani omosessuali.
In quel quartiere approdano centinaia di omosessuali e da quel quartiere partirà il suo impegno politico. "Era la nostra isola, il nostro quartiere. La polizia ci odiava e noi odiavamo loro. Arrivavano, ci pestavano per puro divertimento, ma questo non ci avrebbe fermato."
Molti, anche residenti e commercianti del distretto eterosessuali, frequentano il negozio. Danny Nicoletta, il fotografo che ha documentato questo periodo con i suoi scatti, osserva: “Alimentato dall’impegno politico dell’epoca, il quartiere Castro era un epicentro socio-artistico del movimento, molto vitale. Il negozio di fotografia ne era il riflesso. Potevi entrare a lasciare un rullino, e poi fermarti a parlare di opera o di politica, o ad affiggere un volantino con su scritto ‘Entra e iscriviti per votare’.”
Gradualmente Harvey Milk scopre di avere la tempra di combattente, un forte istinto politico e una grande capacità carismatica.
Riorganizza la Castro Village Association formata dai commercianti locali e diventa famoso come “il Sindaco di Castro Street”.
In quel negozio si ritrovano tanti gay che hanno voglia di lottare per rivendicare il diritto ad esistere. Lì nasce un movimento forte e tenace.
Harvey Milk decide quindi di candidarsi alla carica di consigliere di San Francisco.
E comincia la sua prima campagna elettorale. Lui e i suoi amici andranno nei negozi, nelle strade a fare conoscere il loro programma ed il loro movimento. Parlano con tutti, si fanno conoscere, discutono con la gente che incontrano. In questo modo ottengono la simpatia di molti.
La sua carica umana e il suo impegno conquistano gente anche fra gli eterosessuali. Harvey Milk è ironico, paziente e dialettico e sa farsi accettare ed ascoltare. Inizia così la sua battaglia. Naturalmente combatte per vincere, ma soprattutto per dare voce a tutte quelle persone che da sempre rimangono nascoste e non hanno mai visto riconosciuto il diritto ad una vita normale.
All'inizio Scott sarà al suo fianco, anche se, quando arrivano le prime minacce, comincia a temere e cerca di convincere il suo compagno a fare un passo indietro.
Milk si presenterà alle elezioni quattro volte e per tre volte perderà. "Vincere non è il mio forte" afferma ironicamente, ma non per questo si arrende. Ritiene che comunque sia importante esserci, diventare un punto di riferimento, aiutare uomini, donne e ragazzi ad uscire da una vita nell'ombra per lottare così come fa lui. Far uscire un ragazzo dalla prostituzione per unirsi a lui e al movimento, dare la forza a dei ragazzi che gli telefonano anche da lontano chiedendogli aiuto è per lui già una vittoria. A tutti dice "Tu non sei sbagliato, tu non sei malato e Dio non ti odia".
Scott, però, pian piano si allontana. Non lo seguirà più, non condivide i rischi che lui sta correndo e se ne va.
Harvey Milk non mollerà mai. Al gruppo che lo sostiene e milita con lui si unisce per la prima volta una donna: "Una donna che ama un'altra donna" così la presenta agli altri Milk. Ci sono immediatamente delle resistenze più o meno esplicite e la ragazza, molto determinata, chiederà a tutti: "Le mie amiche mi hanno detto che a voi non piacciono le donne, ma c'è posto per noi in questa storia? o avete il sacro terrore delle ragazze?"
"Ho sempre detto ad Harvey che ci serviva un vero maschio" "Bè, adesso ne hai uno" le risponde ironicamente la ragazza.
L'avversario userà contro i gay le motivazioni di sempre. La cantante Anita Bryan (una specie di Sarah Palin dell' epoca), nota per la pubblicità di un succo d'arancia, si batte con grande fervore religioso per fare abrogare una legge che protegge gli omosessuali nel loro diritto ad un lavoro e alla casa e dichiara: "Sono davvero convinta che oggi più che mai le oscure forze del male sono qui intorno a noi, anche se si presentano travestite da cose buone e vogliono, invece, abbattere le nostre fondamenta, l'unità della famiglia, quella che tiene unita l'America. Se agli omosessuali vengono concessi dei diritti civili, allora anche alle prostitute, ai ladri, a chiunque altro bisognerà concederli. E' Dio a porre i limiti della morale, non io". Mi vien da dire, quante cose si fanno decidere a Dio per non assumersene la responsabilità!
Questo movimento verrà chiamato "Defend our children", ma mi chiedo: difendere i nostri bambini da chi? perchè vittime di questo pensiero sono proprio quei ragazzi che si scoprono omosessuali e sanno che per questo saranno emarginati, denigrati o addirittura picchiati.
Contro questo movimento cristiano fondamentalista vengono organizzate marce di protesta che rischiano di causare disordini.
Milk è un abile oratore, ma soprattutto sa mobilitare la gente, comunica quell'entusiasmo che raccoglierà intorno a lui un gruppo di giovani militanti che lo aiuteranno a portare avanti la causa.
"Noi dobbiamo lottare. Anita Bryan ci ha fatto diventare uniti e ci ha fatto diventare un movimento. Un movimento nazionale dei Gay. Noi dobbiamo dare a tutti quelli che ci guardano e che si sentono mortificati da una politica che li vuole escludere, dobbiamo dare una speranza".
La sua marcia per conquistare il seggio di consigliere continua con tenacia e determinazione e il consenso nei confronti di questo movimento aumenta.
Nel frattempo Milk inizia una relazione con Jack Lira, un ragazzo latino fragile, insicuro e po' sbandato che si aggrappa a lui e che lui cerca di aiutare, ma che in seguito purtroppo si suiciderà.
E finalmente per Harvey Milk arriverà il successo tanto desiderato: viene, infatti, eletto consigliere per il 5° Distretto, diventando il primo gay dichiarato ad assumere una carica istituzionale negli Stati Uniti.
Alla festa in suo onore incontra Scott che dimostra di amarlo ancora e che, anche se non si rimetterà più insieme a lui, seguirà il suo cammino da qui alla sua morte.
Quando i mass media gli chiedono se sarà il consigliere di tutti, lui risponderà di sì, che ascolterà i problemi di tutti "perchè i problemi che affligono la nostra città affliggono tutti noi".
Giurerà quindi come consigliere della città e della contea di San Francisco.
E anche questa volta non tratterrà la sua ironia: "Anita Bryant ha detto che sono stati i gay a portare la siccità in California. Bè, a me sembra che stia, invece, finalmente cominciando a piovere".
Harvey, insediatosi nel suo posto di consigliere, conosce il conservatore Dan White (Josh Brolin), veterano del Vietnam ed ex pompiere. Nonostante le differenze di pensiero, tra i due si instaura all'inizio un buon rapporto.
Ma White per appoggiare la causa di Milk, pretende che voti contro la nascita di un centro psichiatrico nel suo distretto. Milk non può accettare, il rapporto tra i due inizia ad essere teso e White diventa sempre di più ostile.
Tra le iniziative che Milk promuove nel periodo in cui resta in carica ci sono programmi sociali a favore degli anziani; l’istituzione di macchine per il voto comprensibili e accessibili a tutti i cittadini e nuove norme per i proprietari di cani sull’obbligo di raccogliere i bisogni dei loro animali.
Nel paese imperversa la crociata ultra conservatrice dell'ex cantante Anita Bryant che, in alcuni stati, riesce a far abolire la legislazione a favore dei diritti civili: "Io non odio gli omosessuali, - afferma in una conferenza - ma come madre, devo proteggere i miei figli dalla loro influenza negativa".
Sfruttando il successo della Bryant, il Senatore della California John Briggs propone“Proposition 6”, una legge che avrebbe consentito il libero licenziamento degli insegnanti dichiaratamente omosessuali perchè "pervertiti e pedofili".
Harvey Milk si rifiuta di far politica alla vecchia maniera, fatta solo di alleanze e compromessi. Si rivolge direttamente alla gente, sta in mezzo al loro e decide di preparare una grande manifestazione in cui tutti i gay escano allo scoperto e si rendano visibili: "Dobbiamo uscire dal ghetto. Dobbiamo fare in modo che ognuno di quelle persone là fuori si riconosca come uno di noi". Tutti, insomma, devono trovare il coraggio di dichiararsi agli altri, alla propria famiglia, ai propri colleghi, ai propri amici... Se tutti capiranno di conoscere almeno un omosessuale, alla fine potranno votare per loro, perchè non ne avranno più paura.
Ci sarà allora un passa parola, un tam tam che riuscirà a radunare migliaia e migliaia di persone.
E la grande manifestazione ci sarà e sarà un gran successo.
Milk in quell'occaisone afferma con forza: "Sulla dichiarazione d'indipendenza c'è scritto tutti gli uomini sono uguali e dotati di alcuni inalienabili diritti. Non potrete mai cancellare quelle parole dalla dichiarazione di indipendenza".
Riesce poi ad ottenere un dibattito pubblico col senatore John Briggs che appare molto agguerrito:
"Vogliono insegnare perchè vogliono che i nostri figli diventino come loro" dice al pubblico "E come si insegna l'omosessualità, come il francese? Io sono nato in una famiglia eterosessuale, da insegnanti eterosessuali e in una società eterosessuale. E detto senza offesa, ma se fosse vero che i bambini imitano gli insegnanti, avremmo un numero incredibile di suore in giro", risponde con la sua solita ironia.
Ma i sondaggi, nonostante la bravura nei dibattiti di Milk, fino all'ultimo danno per vincente la parte avversaria. Ma, meno male, non sempre hanno ragione.
Il 7 novembre, infatti, la Proposition 6, al di là di ogni previsione, viene sconfitta grazie proprio alla campagna e alle manifestazioni organizzate da Milk, cui aderiscono il Governatore della California Jerry Brown e il Partito Democratico dello stato, i repubblicani del Log Cabin (circolo gay del partito), e il Presidente Jimmy Carter. E non ci crederete, ma tra quelli contro c'era anche Ronald Reagan!
"Da quando abbiamo deciso di dichiararci a molti è apparso chiaro che qualcuno di noi lo conoscono e ora molti sanno che non siamo malati, percepiscono che non siamo sbagliati, che ci deve essere, ci dovrebbe essere un posto per noi in questo grande paese, in questo mondo. Un messaggio di speranza è stato mandato a tutte quelle giovani persone, a tutti coloro che hanno avuto paura di questa ondata di odio, a tutti coloro che hanno perso la loro casa, la loro città natale. Questa sera sappiamo con chiarezza che esiste un posto per noi. Miei fratelli e sorelle: possiamo tornare di nuovo a casa!"
Ma purtroppo l'ascesa di Harvey Milk finisce. Il 27 novembre, infatti, sale per l'ultima volta le scale del municipio.
Il suo avversario White spara a Milk e al Sindaco Moscone. George Moscone (Victor Garber), abbastanza aperto da capire il potenziale di quest'uomo che in pochi anni ha unito sindacato, anziani e gay, morirà insieme a lui.
La notte prima di morire Milk aveva telefona a Scott:
"Guarda fuori sta sorgendo il sole" gli dice
"Voglio che tu sappia che sono fiero di te" gli risponde l'amico
Ricorda poi cosa aveva detto il giorno del suo quarantesimo compleanno: "Ho 4o anni e non ho fatto ancora una cosa di cui sentirmi orgoglioso. Non arriverò mai a cinquant'anni". No, non ariverà ai cinquant'anni, ma lascerà a tutti il suo testamento spirituale:
"Ieri sera ho ricevuto una telefonata dala Pennsylvania. La voce era molto giovane e quella persona ha detto: grazie. Dovete eleggere persone gay, in modo che quel giovane e le migliaia e migliaia di giovani come lui possano sperare in una vita migliore, sperare in un domani migliore. Io chiedo questo che, se dovesse esserci un omicidio, in cinque, in dieci, in cento, in mille siano a levarsi in piedi. Se una pallottola mi trapasserà il cervello che serva a distruggere ogni muro dietro cui ci nascondiamo, io chiedo che il movimento continui, perchè non è questione di guadagno personale, non è questione di individualismo e non è questione di potere: è questione dei "noi" là fuori e non solo i gay, ma i neri, gli asiatici e gli anziani e i disabili, "i noi". Senza la speranza i noi si arrendono, so che non si può vivere solo di speranza ma senza la speranza la vita non vale la pena di essere vissuta. E quindi tu, e tu, e tu dovete dar loro la speranza, dovete dar loro la speranza".
Quella sera, oltre 30.000 persone marciano da Castro al Municipio in una veglia pacifica e silenziosa a lume di candela: i "noi" sono andati a onorare un uomo coraggioso.
Le bare di Milk e Moscone restano esposte in Municipio per diversi giorni, omaggiate da una processione continua di persone.
Per aver ucciso lui e il sindaco, il consigliere Dan White, ex pompiere, scontò meno di cinque anni di prigione!
Milk è un film bello e appassionante. Il regista Gus Van Sant sa stabilire un buon equilibrio tra la vita pubblica e quella privata dei protagonisti. Sean Penn interpreta un personaggio bellissimo senza alcuna retorica.
Sean Penn, che ha conquistato il suo secondo Oscar grazie a questo ruolo, dice: "Milk è un racconto corale, non un assolo. Non avrei potuto aderire a ogni sfumatura del mio personaggio se non avessi avuto al fianco gli altri. La nostra, durante le riprese, è diventata una comunità. Per me Milk è davvero un eroe americano".
E il regista "Con gli attori abbiamo visto e rivisto "The Times of Harvey Milk" che vinse l'Oscar nel 1984. Ciò che ho cercato di aggiungere a quello splendido lavoro è la verità umana, fatta di luci e ombre, di ogni carattere. Alcune persone che hanno conosciuto e lottato con Milk sono venute spesso sul set, regalandoci frammenti di ricordi".
Una cosa rende orgoglioso il regista: «È stato fantastico l'aiuto che la città di San Francisco ci ha dato. Migliaia di volontari hanno voluto partecipare alla scena di uno dei comizi di Milk. Penso che l'America e il mondo siano pronti, al di là di tante negazioni dei diritti civili ad alcune comunità, per vedere e discutere il nostro film, 'Speranza e cambiamento, hope and change', diceva Harvey".
Ricevendo la statuetta come miglior attore protagonista, Sean Penn ha lanciato un appassionato appello a favore delle unioni gay: "Credo che sia giunto il momento per chi ha votato contro i matrimoni gay di sedersi e riflettere, e di cominciare a provare la propria vergogna e quella che ci sara' negli occhi dei propri nipoti se continua su questa strada. Dobbiamo avere gli stessi diritti per tutti".
Penn se l'è presa anche con gli attivisti che fuori dal Kodak Theatre avevano manifestato contro i matrimoni gay, che a novembre sono stati messi fuori legge in California con un referendum. "Fa tristezza perché dimostrano la vigliaccheria emotiva di chi ha paura di accordare a un altro uomo i diritti che vorrebbe per sé"
Tutti gli attori si sono documentati, ognuno per il ruolo che impersonava, e il costumista Glicker racconta: "Non vedevo l’ora che gli attori venissero da me con qualche nuova idea.
Alcuni hanno indossato oggetti o indumenti appartenuti alle persone che interpretavano. Per esempio, in molte scene Alison Pill porta un orecchino che Anne Kronenberg portava tutti i giorni, all’epoca; Lucas Grabeel ha indossato uno dei gilet di Danny Nicoletta; e la cosa più commovente, forse, è stata che il figlio del Sindaco Moscone, Jonathan, ha portato sul set una delle cravatte del padre perché Victor Garber potesse indossarla nella scena della nomina di Harvey a consigliere comunale.”
Aggiungo alcune fotografie del vero Harvey Milk di Danny Nicoletta.
C'è l'ho in borsa perchè lo devo rendere.
RispondiEliminaHo guardato alcuni film in questo lungo w.e. di cui ricordo sì e no i titoli tanto sono brutti.
Noi due sconsociuti con Benicio del Toro: salvo lui perchè è un bel vedere, il resto non è nemmeno menzionabile. Ho rivisto perchè non lo ricordavo, Leoni per agnelli, malgrado il supercast (tutti bravi) il film a mio avviso è pieno di retorica e non dice nulla di nuovo. Redford ci ha regalato cose decisamente migliori. Poi ho guardato cose di poco conto, commediole sentimentali anche simpatiche che mi hanno fatto riposare. Ne avevo bisogno.
Poi sento Giulia al telefono che mi anticipa che scriverà su Milk, che volevo noleggiare assieme a Il dubbio, ma erano sempre impegnati malgrado ne fossero disponibili 3 copie.
Riporto indietro i film visti e finalmente trovo 1 copia di Milk libera.
Non ho dormito questa volta.(I film su di me hanno un potere soporifero pari a 4 Tavor).
Mi sono commossa alla fine, molto, nel vedere un fiume di fiaccole in processione.
Gli oscar sono più che meritati.
Film da vedere assolutamente, per chi vuole conoscere un pezzettino di storia americana, per chi vuole capire qualcosa sulle battaglie per i diritti civili, per chi vuole vedere una prova alta di interpretazione, (sono tutti molto bravi) per godere di un'ottima regia che ha saputo dare un taglio così realistico al film che ad un certo punto pensavo fosse un documentario.
Personaggio commovente Milk. Omino apparentemente fragile ma con una determinazione e una tenacia da grande leader e vincitore: incrollabile.
Particolare menzione al suo testamento etico-morale in cui spiega perchè un uomo non può vivere senza sogni.
Potrebbe non piacermi Milk? E poi nell'ascoltare certa america bigotta e bacchettona verrebbe da parteggiare per lui anche senza conoscerlo.
E poi c'è il suo sorriso che racconta molto più di mille parole.
Lo consiglierei nelle scuole, per l'lato significato legato alle battaglie delle minoranze che devono spesso pagare alti prezzi in vite umane, perchè vengano riconosciute, e purtroppo, a volte non è sufficiente nemmeno quello.
Grazie Giulia:)
RispondiEliminaquesto film l'ho amato davvero tanto e rivederlo attraverso le immagini che hai proposto e rileggerlo attraverso il tuo racconto mi ha rievocato le forti emozioni provate davanti al film. Grazie di cuore Giulia.
RispondiEliminaE' vero che nelle scuole dovrebbero passare certi film, possono molto più di tante parole. Milk non l'ho visto, ma ho letto tutto il post di Giulia con grande interesse. Sean Penn ha questo potere comunicativo, eccezionale, diretto. Indimenticabile in Dead Man Walking.
RispondiEliminaCara Silvia, sono davvero contenta che ti sia piaciuto. Sono d'accordo col giudizio che dai su "Leoni per agnelli": L'ho trovato noioso e fiacco, anche se la Streep è sempre grande.
RispondiEliminaLa figura di Milk è davvero starordinaria. Trovo che dal suo modo di far politica bisognerebbe ancora tutti imparare.E davvero il discorso sulla "speranza" mi ha commosso, ma la speranza come motore, come impegno, quasi come "dovere" per comunicarla a chi non è ha più o non l'ha ancora. Ma anche una politca concreta di fatti e non solo di parole. Nelle scuole questo film sarebbe un tabù, perchè i ragazzi possono vedere di tutto e di più, ma una coppia omosessuale...? Non se ne parla! Eccome, però, se farebbe bene vederlo!
Sabrina è commovente tanto più sapendo che è vero e interpretato al meglio, in modo fedele al personaggio.
Elena prova a guardarlo se ti capita.
Non vivo l'ambiente scolastico, ma mi auguro che almeno la questione omosessualità possa essere considerata superata. Di certo non verrà trasmesso più per la carica di rivolta e di determinazione a scardinare pregiudizi e ordini precostituiti, e leggi, che per il messaggio "sessuale" in esso contenuto. Anche perchè è praticamente inesistente: è un film sui diritti civili, anche dei gay, oltre dei negri (vogliono che li si chiami così), delle donne, degli immigrati.
RispondiEliminaTrovo interessanti le differenze che oggi ci notano fra i molti ottimi registi che trattano il tema dell'omosessualità. E' un segno che sotto questo aspetto la situazione è molto meno intollerante di alcuni decenni fa: ci furono grandi registi che nascosero il loro orientamento sesuale per tutta la vita.
RispondiEliminaOggi, fra Gus Van Sant e Todd Haynes si notano le differenze, mentre, meno di vent'anni fa, forse il più geniale di tutti, Derek Jarman, era costretto dalla situazione ad una militanza che a volte dà fastidio, esattamente come infastidisce il machismo di certi eterosessuali. L'operazione che ha fatto Todd Haynes con "Lontano dal paradiso" non è stata ben compresa da alcuni: riuscire a fare una sceneggiatura non artefatta, ma indossando i pensieri, i sistemi di valori degli anni cinquanta e mostrandone così la falsità e l'oppressione è una cosa grande, in cui, alla fine si capisce una cosa: che gli americani di allora l'omosessualità la potevano anche accettare (l'omosessualità del successo culturale, della moda, delle arti), ma quello che era più difficile da accettare era la negritudine. Ma anche qui le cose sono cambiate, però meno di quel che si crede.
grazie Giulia e saludos
Solimano