Questo è un blog sul cinema, ma non è un blog di critica cinematografica. E' il cinema visto da spettatori che nei film che amano sono entrati a piè pari perché quei film, in quei giorni particolari in cui li hanno visti per la prima volta, hanno detto loro qualcosa che volevano sentirsi dire, magari senza saperlo. Non sono più film, sono amici, per questo non si stancano di rivederli, proprio come si fa con gli amici veri - e con le amiche, ça va sans dire.
martedì 5 maggio 2009
Ronald Searle
Solimano
Con questo post dedicato a Ronald Searle inizio la vista logica Fumetti 2009, che si aggiunge alla due viste logiche sui fumetti (del 2007 e del 2008), che contengono post fra i più visitati del nostro blog.
Come negli anni scorsi, la categoria dei fumetti non comprenderà solo i veri propri fumetti, ma le vignette, le copertine, i manifesti, le illustrazioni dei libri, le pitture narrative e fantastiche, la grafica, i bassorilievi, le tarsie. Naturali le frequenti tangenze col cinema. C'è un fil rouge, in tutto questo? Credo di sì: si tratta di immagini rivolte ad un pubblico vasto, spesso non colto, ma queste immagini hanno non di rado una validità artistica e culturale che dura nel tempo. Una grande arte impura, questo sono i fumetti, intesi così. Ho fiducia che anche altri guest dedichino dei post alla vista logica Fumetti 2009.
Ronald Searle è già comparso nel blog, in un post dedicato a tre lumachisti: Ronald Searle, Heinrich Kley e Daniello Bartoli. Nel post ho inserito vignette dedicate alle lumache dai primi due e il famoso brano sulle chiocciole di Daniello Bartoli.
Le immagini dedicate a Ronald Searle in questo post hanno due temi diversi... e complementari: la Francia e la Germania. Le traggo dall'aureo libretto tascabile che ho già utilizzato, edito dalla Garzanti nel 1973. Ho cercato di ovviare in qualche modo al degrado ed all'ingiallimento della carta, non so fino a che punto ci sono riuscito, ma l'ho comunque preferito rispetto alla ricerca delle immagini già in rete.
Riprendo, con varianti e aggiunte, quello che avevo già scritto su Ronald Searle nel post dei lumachisti:
Ronald Searle, nato a Cambridge nel 1920, già a quindici anni aveva mostrato il suo talento per il disegno, solo che gli toccò passare sotto le armi ben sette anni, di cui la metà prigioniero di guerra dei giapponesi. Una esperienza durissima, spero che molti abbiano visto il film "Il ponte sul fiume Kway". Searle dovette lavorare alla costruzione della ferrovia in Birmania, proprio nella zona del fiume Kway.
Nel 1945, al ritorno dalla prigionia, Searle aveva fatto centinaia di disegni su quella dura esperienza, ma ne pubblicò la maggior parte solo nel 1986. Va ricordato che il nome con cui si chiamava usualmente quella ferrovia in Birmania era Death Railway.
Searle non dovette aspettare molto per avere successo, già all'inizio degli anni Cinquanta era notissimo. Lavorava regolarmente per il famoso Punch, ma era presente anche su Life, Holiday, Sunday Express, New Chronicle e l'ugualmente famoso New Yorker.
Nel 1961 Searle si trasferì definitivamente a Parigi, probabilmente per la fine del primo matrimonio e l'inizio del secondo. Mentre negli anni Cinquanta aveva fatto di tutto, anche un lavoro di cartoni animati per Hollywood (e pubblicità, poster etc), a Parigi si concentrò quasi esclusivamente sulle vignette che gli pubblicavano regolarmente le testate più note e sull'edizione di libri che raggruppassero sistematicamente le vignette.
Searle ha sempre prediletto il bianco e nero; oltre allo splendore dei disegni a china e delle litografie, è ricchissimo di idee tutte sue, assolutamente inaspettate, spesso sarcastiche e con un retrogusto di cinismo. Il suo stile è personalissimo, una specie di Searle touch inconfondibile. In genere le sue vignette non hanno battute: la vignetta sintetizza una situazione che può essere esilarante (a volte agghiacciante, continuando ad essere esilarante). C'è un nesso strettissimo fra segno grafico e situazione: si sostengono a vicenda, ed anche chi non se ne ricorda il nome, di fronte ad una sua vignetta lo riconosce subito: "E' di Searle!", come giustamente sottolinea l'estensore della breve prefazione del libro.
Nel 2007 gli è stata conferita la Legione d'onore.
Qui terminano le immagini dedicate alla Francia (a parte quella di apertura, che è un particolare di una immagine dedicata alla Germania). Per la Francia, va fatta mente locale a quegli anni.
Più che un'idea della Francia, c'era un'idea di Parigi, e dei miti legati a Parigi: la città dei pittori, delle malizie erotiche, della gastronomia. Si potrebbe fare un elenco lunghissimo dei film e dei libri dedicati a questa Parigi. Qualcuno senz'altro buono, ma anche tanta ripetitività, sempre gli stessi argomenti e gli stessi posti. Più che i francesi, e i francesi che stavano a Parigi, erano i turisti ad aver bisogno di facili scorciatoie che portassero un po' lontano dalla loro ingessata solita vita. Searle, che pure viveva a Parigi e si sentiva anche francese, queste cose le sa benissimo: il giovane perdigiorno che dipinge sul piede un volto di donna, la liturgia dello chef , che mette il sale accompagnato dal rullo di un tamburo, il triste cameriere del service non compris, che ha inseguito ognuno di noi per ottenere la mancia, il solitario che si consola carezzando la gamba del tavolinetto del bistrot. Ma anche la gallorìa ridicola, con la lancia del guerriero che sembra un ombrello, e il traffico infernale attorno all'Arc de Triomphe.
Invece Searle percorre la Germania in lungo e in largo. Ad Amburgo, il trampoliere è triste e si copre stentatamente con l'ombrello sbrindellato. In Searle il freddo non sense è sempre presente.
A Stoccarda sono tutti figli della Mercedes, a Monaco un monaco predica birra e salsicce. Il cigno del lago di Costanza ha trovato il posto giusto per riposarsi.
Le ultime vignette sono favole un po' nere della Foresta Nera, con cartelli che avvertono del rischio attraversamento nanetti, con la roulotte che sembra più ancora che una piccola casa, una torta dolcissima, ma alla guida dell'automobile c'è una strega. I cacciatori si ristorano fieri dei loro trofei: cacciano cervi ma anche nanetti.
Sulle rive del Reno i miti wagneriani entrano nella quotidianità del Camping Loreley, in cui il donnone è una valchiria in grembiule, l'ometto occhialuto fuma la pipa indossando le brache corte regolamentari e su ogni tenda ci sono aquile di quel dì mischiate a bandiere della Germania di allora e di oggi. I castelli sui picchi più sognati che visti, hanno un'aria da giocattoli, però minacciosi.
E' stato fatto l'accostamento a Daumier, ma nel mondo di Searle, che ci teneva a rimarcare la sua origine sassone, ha forse più peso il mondo di Grosz, più sul grottesco che sul tragico, mentre in altri disegni-racconto (una vignetta in cui è racchiusa tutta una storia) c'è una disperazione da nonsense maligno che fa pensare a Kafka. Disperazione che fa ridere, ma sempre disperazione.
C'è anche un Searle giocoso, che vorrei inserire in un altro post. Nelle vignette musicali e letterarie la commistione di uomini, donne, lettere dell'alfabeto, note e strumenti musicali, libri, opere d'arte e design industriale, trasforma la vita ordinaria in una sorprendente fantasticheria: note e lettere diventano minuscoli folletti, chissà se benigni o maligni, forse solo imperturbabili, proprio come Searle.
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RispondiEliminaDamonharrison, grazie e saludos.
RispondiEliminaSolimano
Sono davvero molto belli. Consocevo questo autore, ma poco. Lo trovo geniale.
RispondiEliminaMi andrò con calma a leggere gli altri che mi sono persa.
Grazie Solimano
Giulia
Io di arte mi intendo poco. Sono molto belli, ma vi avverto una sorta di amarezza di fondo. Il mio preferito è il prete con la birra e il cameriere che seve la sua testa su un piatto d'argento.
RispondiEliminaSolimano, mi hai fatto venire in mente, parlando di Parigi, le tavole di Ludwig Bemelmans. Lo conosci? Forse si potrebbe fare un post anche su di lui...
Appreciate your blog post
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