venerdì 3 aprile 2009

La scuola (3)

Il professor Vivaldi (Silvio Orlando)

La scuola di Daniele Luchetti (1995) Dai libri "Ex catedra", "Fuori registro" e "Sotto banco" di Domenico Starnone, Sceneggiatura di Daniele Luchetti, Sandro Petraglia, Stefano Rolli, Domenico Starnone Con Silvio Orlando, Anna Galiena, Fabrizio Bentivoglio, Antonio Petrocelli, Anita Zagaria, Mario Prosperi, Anita Laurenzi, Enrica Maria Modugno Musica: Bill Frisell, Fotografia: Alessio Gelsini Torresi (104 minuti) Rating IMDb: 6.7

Solimano

L'altra sera, qui a Monza, Vittorio Zucconi ha usato benissimo la tecnica della collusione in cui un ottimo giornalista deve essere maestro, perché il primo obiettivo è quello di essere letti o ascoltati. Zucconi parlava bene degli Stati Uniti, però ogni tanto non risparmiava qualche stoccata (sa che l'anti-americanismo in Italia è molto diffuso da sempre). Così ha detto: "So benissimo che il peggior liceo italiano è migliore della miglior scuola secondaria degli Stati Uniti". L'applauso è partito immediatamente: per forza, c'erano tante professoresse! Abbinare la lode al loro lavoro con l'antiamericanismo è una bella furbata. Ma è giusto o sbagliato, quello che ha detto Zucconi? Non lo so, però ho spesso toccato con mano che gli insegnanti soffrono di essere al di fuori della società (normalmente intesa), ma presumono di sapere a priori ciò che succede fuori dalle aule. Che siano così è logico: non si sta impunemente in cattedra per decenni.
Fra gli insegnanti c'è di tutto, nel bene e nel male. Nel film La scuola di Daniele Luchetti alcune tipologie compaiono, e non sono solo macchiette filmiche.



Prendiamo il caso del professor Mortillaro (Roberto Nobile) e della professoressa Lugo (Enrica Maria Modugno).
Così dice Mortillaro alla Lugo:

In trent’anni d’insegnamento avrò avuto 3-4000 alunni? E uno, ma dico uno, che abbia fatto carriera? Nessuno! Ma perché in trent’anni di carriera non ho incontrato nemmeno un membro della futura classe dirigente? Tu te le poni queste domande? Perché la classe dirigente non viene a studiare il francese da me? Ma che fatto io alla classe dirigente?

E un'altra volta così si racconta:

Qualcuno avrebbe dovuto avvisarmi, e io non ci sarei proprio andato a scuola! Avrei lasciato perdere! E invece nessuno mi ha detto niente, e mi hanno fatto prigioniero a sei anni, una creatura. E non mi hanno rilasciato più!

Purtroppo esistono, insegnanti così, io li ho incontrati da scolaro in ogni ordine di scuola: elementari, medie, liceo, università (e formazione aziendale). Per fortuna mia ho incontrato anche insegnanti ben diversi. Mortillaro odia i colleghi, gli allievi, la scuola in genere. Odia se stesso. Sta lì perché non ha alternative né le cerca e segue la corrente, non sa fare altro. Sono insegnanti magari temuti, ma non rispettati e ascoltati dai ragazzi, che hanno perfettamente ragione.
La Lugo è completamente diversa: volonterosa, quasi sgobbona, ma pasticciona, imbranata, piena di timori. Le affidano compiti che nessun altro vuole fare: i verbali, i registri. Gli orari no, una attività di alta politica a cui provvede la mente matematica della Majello (Anna Galliena). Per la Lugo, entrare in aula e spiegare dalla cattedra è un tormento quotidiano. Parlare di fronte ad un uditorio, anche costituito da ragazzi, è difficile per chi non c'è tagliato o non si pone il problema dell'efficacia, che è essenziale. Li ho visti in azienda, quelli così. Tirarono un respiro di sollievo all'avvento della lavagna luminosa: si sedevano a fianco e leggevano i foil proiettati uno dopo l'altro. Ma quelli come la Lugo alla fine ce la fanno, perché tendono ad appassionarsi al loro lavoro, malgrado tutte le loro sfighe.


Il Preside (Mario Prosperi) lo si vede nella prima immagine durante la riunione in palestra. anno. Nella seconda immagine , durante la riunione è inseguito da Vivaldi (Silvio Orlando) che ha sempre qualcosa da chiedergli. La Lugo sgobba come al solito su delle carte, in fondo c'è l'insegnante che si diletta con l'hula hoop. E' la tipica portatrice di secondo stipendio in casa, così può permettersi diverse spesucce, pagarsi la colf ed avere tempo libero fuori dalle mura domestiche. Educatrice sì, ma con giudizio: prima yoga, ballo e hula hoop, poi la scuola.
Il Preside è il tipico burocrate che fa l'empatico però non vuole grane, si attiene a tutte le norme che le manie burocratiche-scolastiche sfornano continuamente. A forza di burocrazia è ormai del tutto incolto, ecco un dialogo con Vivaldi, che cerca di salvare dalla seconda bocciatura l'allievo Cardini, è quasi sempre assente e quando c'è fa la mosca:

Vivaldi: Lei ha presente le Metamorfosi di Ovidio?
Preside: Al momento non mi sovviene.
Vivaldi: E il film La Mosca? L’ha visto il film La Mosca?
Preside: No.
Vivaldi: La Metamorfosi di Kafka?
Preside: Mi dispiace, non l’ho visto.


La riunione in palestra diventa una battaglia soprattutto fra Vivaldi e Sperone (Fabrizio Bentivoglio). Vivaldi vorrebbe salvare tutti gli allievi, Sperone vorrebbe bocciare. Ma c'è anche una battaglia sotterranea, perché fra i due c'è la Majello: Vivaldi, che ne è innamorato, sospetta che sia l'amante di Sperone.


Il crollo di Sperone, quando viene a sapere che i suoi piani di carriera sono naufragati: non sarà chiamato al ministero. Allora, in un battibaleno le parole legge/ordine/efficienza/merito si sciolgono come neve al sole. Erano solo la carta della caramella della sua personale ambizione, ora a Sperone della scuola non importa più nulla (non gliene importava anche prima, ma riusciva a nascondersi). Ci sono persone così, che ogni giorno ti fanno la lezione sulla necessità del senso di appartenenza (all'azienda o alla scuola), ma quando ci vanno di mezzo loro, ti accorgi che si trattava solo di una finzione opportunistica.


Ecco la professoressa, di cui non ricordo il nome, che prende la scuola con assoluta superficialità. Le argomentazioni non la scalfiscono, a lei interessa un lavoro che le lasci tempo libero, oltre a due mesi estivi. Sono le persone che reclamano sempre contro le riunioni, i lavori di gruppo, le innovazioni. Vogliono essere lasciate tranquille nel loro brodo.



Nelle immagini qui sopra, oltre ad un'altra insegnante sconosciuta, ci sono il professor Cirrotta (Antonio Petrocelli), insegnante di Educazione Fisica, che è in grado di fare al massimo i cosiddetti discorsi da bar, e Mattozzi (Vittorio Ciorcalo), l'insegnante di religione che dà consigli a tutti (la religione sta in alto, si sa) salvo essere lui in cura psichiatrica. Nella terza immagine si vede che la Lugo si accorge con terrore che c'è una scarpa da donna sul tavolo. Le viene in mente che ogggi, alla riunione, manca la professoressa Serino (Anita Laurenzi), che va in pensione. Non sarà rimasta per caso sotto le macerie del soffitto crollato? Per fortuna non sarà così.


In mezzo a questo corpo insegnante con tante sfaccettature: burocratico, non empatico, ignorante, superficiale, prepotente, incapace, rozzo, sfiduciato, Vivaldi e Majello cercano costantemente di dare una mano più ai ragazzi che a se stessi: la Majello consola la professoressa Lugo, Vivaldi consola lo studente Coffaro (Giulio Guglielmann). Poi Vivaldi fa capire col linguaggio dei sordi ai ragazzi nel cortile che sono stati promossi.
Nell'immagine di chiusura, l'ennesima attività svolta da Vivaldi: ascoltare il ticchettìo di un pacco regalo. Non sarà per caso una bomba?

2 commenti:

  1. La scuola è davvero un universo... C'è di tutto, ma c'è tanto disorientamento. Questo film l'ha, a mio avviso, solo reso in parte. Quello che è più grave, è che nessuno si accorge che la società è cambiata, i giovani con lei e gli insegnanti sembrano ancora ancorati ad un "passato" che sia quello anti o post sessantottino.
    Ma del resto gli adulti sono disorientati rispetto ai giovani anche al di fuori della scuola, cosa aspettarsi allora?
    Di gente però che lavora con serietà e impegno umano e professionale ce n'è, ma soffocata.
    Ci sarebbero troppe cose da dire.
    Grazie e saluti,
    Giulia

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  2. Io di cose ne dico una sola, convinto dai fatti che ho appreso e verificato. Che al di là che ci sarebbero tante cose da fare e tante altre da non fare, se un insegnante opera nella scuola con convinzione, impegno e preparazione e amando il lavoro che fa, può essere apprezzato e rendersi utile a sé ed agli allievi al di là di tutte le condizioni al contorno. Ci credo poco a quelli che dicono: io farei se... non mi lasciano fare quello che vorrei... il preside... i genitori... i colleghi... lo stipendio... Un insegnante bravo e internamente motivato lo spazio può crearselo, soprattutto per un motivo: i ragazzi se ne accorgono e lo rispettano, ne hanno interiormente bisogno. Non sono un ottimista ma un realista.

    grazie Giulia e saludos
    Solimano

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