lunedì 9 febbraio 2009

La pittura nel cinema: Prendimi l'anima

Prendimi l'anima di Roberto Faenza (2002) Sceneggiatura di Gianni Arduini, François Cohen-Séat, Alessandro Defilippi, Roberto Faenza, Elda Ferri, Hugh Fleetwood, Giampiero Rigosi Con Iain Glen, Emilia Fox, Craig Ferguson, Caroline Ducey, Jane Alexander, Viktor Sergachyov, Ivan Igogin, Joanna David, Michele Melega, Giovanni Lombardo Radice, Daria Galluccio, Anna Tiurina Musica: Andrea Guerra Fotografia: Maurizio Calvesi (90 minuti) Rating IMDb: 6.6
Solimano
Nel film Prendimi l'anima (2002) di Roberto Faenza i due protagonisti, Carl Gustav Jung (Iain Glen) e Sabina Spielrein (Emilia Fox) si incontrano senza essersi dati appuntamento ad una esposizione di un pittore che nel primo decennio del Novecento era ormai famoso: Gustav Klimt. Ho cercato di identificare i quadri di Klimt che vengono mostrati nel film.


Il primo quadro che compare è Die drei Lebensalter der Frau (Le tre età della donna) un quadro del 1905 (180 x 180 cm) conservato alla galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Di fronte al quadro non compaiono né Jung né Spielrein.


Poi compare il quadro Die Hoffnung (La speranza), che è del 1903 (181 x 67 cm) ed è conservato alla National Gallery of Canada, Ottawa. Nelle due immagini del film compare Jung da solo. L'immagine del quadro, che inserisco qui a fianco, va vista ampliata.
La diciannovenne Sabina Spielrein, di famiglia ebraica, venne ricoverata nel 1904 per una grave forma di isteria all'ospedale psichiatrico di Burghölzli (vicino a Zurigo). Carl Gustav Jung si era sposato nel 1903 con Emma Rauschenbach e divenne direttore dell'ospedale nel 1905, a soli trent'anni. La terapia adottata da Jung ebbe successo, al punto che successivamente Sabina si iscrisse alla facoltà di Medicina e si laureò nel 1911, diventando membro della società di psicanalisi di Vienna. Si sposò appena laureata con un medico russo, Pavel Scheftel, da cui ebbe due figlie. Partì per la Russia nel 1923. Il rapporto affettivo con Jung era finito nel 1911.
In quegli anni, in tempi abbastanza brevi, ha luogo l'adesione di Jung alla psicoanalisi (1906) e la sua elezione a presidente della Associazione psicoanalitica internazionale. Ma già nel 1909, durante il viaggio per gli Stati Uniti, i rapporti fra Freud e Jung si erano incrinati. La rottura definitiva avvenne nel 1914, quando Jung si dimise dalla presidenza ed uscì dal movimento psicoanalitico. Sabina Spielrein fu curata e guarita da Jung, ma nel travagliato rapporto fra i due intervenne anche Freud, come ha mostrato Aldo Carotenuto nel suo libro: "Diario di una segreta simmetria. Sabina Spielrein tra Jung e Freud".


Jung sta guardando il terzo quadro, di fronte al quale c'è un'altra visitatrice. Si tratta del quadro Die Jungfrau (La vergine) del 1912-13 (190 x 200 cm), attualmente alla Galleria Nazionale di Praga. Qui c'è una stranezza, forse una improprietà. Mentre gli altri quadri hanno date antecedenti all'inizio del rapporto fra Spielrein e Jung, questo quadro ha una data successiva alla fine del loro rapporto.


Nel caso successivo, prima si vede un particolare del quadro, poi Sabina che si sta voltando perché ha visto che c'è Jung.



Anche Jung vede Sabina ed i due cominciano a conversare. I discorsi sono strettamente legati al tema del quadro: Giuditta con la testa di Oloferne. Inserisco qui sotto due particolari del quadro: la testa di Giuditta e le mani di Giuditta che tengono per la chioma la testa di Oloferne.


Inserisco a destra il quadro intero (sempre da ampliare), ma inserisco a sinistra un altro quadro di Klimt, perché sono due opere strettamente legate fra di loro. Il tema è lo stesso, ma trattato in modi formali diversi. Il quadro a sinistra è Judith mit dern Haupt Holofernes (Giuditta con la testa di Oloferne) del 1901, noto come Judit I, attualmente alla Österreichische Galerie di Vienna. Il quadro a destra (che è del 1909) ha lo stesso titolo ed è noto come Judith II (178 x 46 cm). E' conservato alla Galleria d'Arte Moderna di Venezia.
I motivi per cui Roberto Faenza ha scelto questo quadro come innesco del rapporto fra Sabina e Jung (che non sono ancora amanti nel film, Jung si è sottratto) sono intuibili. Usando il singolare linguaggio dei cultori delle scienze (?) della psiche (?) di tutte le tendenze, sono in atto due rapporti: il transfer ed il controtransfert. Poiché in questi rapporti c'è una componente di soggezione ed una di conflittualità, il tema di Giuditta e di Oloferne è del tutto adatto: Oloferne è il potente che viene sconfitto da una donna. Sarebbe stato meno adatto un altro tema analogo, quello di Salomé con la testa di Giovanni Battista, ancor meno il tema di Davide e Golia.
Sul film fra qualche tempo tornerò, per ora dico solo che mi sembrano inappropriate le osservazioni sulla adererenza o meno alla realtà effettuale, ai sentimenti ed ai fatti. Un segno di inutile sacralità: è innegabile il portato culturale del lavoro svolto da Freud e da Jung, ma tali atteggiamenti significano che non si vuole prendere atto dell'assenza di scientificità della psicoanalisi, della psicologia dinamica e di tutto quello che gira intorno. Il che non significa negarne l'importanza: si tratta di utili griglie di interpretazioni di fenomenti con cui occorre misurarsi.

5 commenti:

  1. Ho visto di recente il "Klimt" di Raul Ruiz, con John Malkovich nella parte di Gustav Klimt.
    Mi è piaciuto, ma della vita di Klimt non so quasi niente; e ignoravo l'esistenza di quest'altro film.
    Dovrò informarmi, se ne voglio venire a capo...

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  2. oncordo con quello che dici su psicoanalisi e psicodinamnica. Bello questo approccio al film. Sai che l'ho visto, ma non lo ricordo...
    Mi hai come sempre incuriosito.
    Ciao, Giulia

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  3. che bello questo blog ..... :) Zoe.

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  4. Il film è discutibile, per chi conosca ed apprezzi gli scritti di Jung. Quello che invece mi ha sorpreso è l'altra coppia su cui si regge il film, una coppia odierna che va in Russia a risostruire la vita di Sabina dopo che era andata in Russia. Al di là delle diatribe su psicoanalisi o psicologia dinamica, Freud e Jung sono due ottimi scrittori, specie nelle opere non sistamatiche ma in quelle in cui scrivono d'altro, ad esempio Jung sullo zen. Sarebbe interessante capire se Klimt fosse al corrente di quello che succedeva a Vienna in quel periodo. Probabilmente sì, visto che molti suoi clienti appartenevano alla ricca borghesia ebraica di Vienna.

    grazie e saludos
    Solimano

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  5. Non sapevo dell'esistenza di questo film. Interessante, anche se Klimt non rientra tra i miei pittori preferiti. Forse l'ho visto troppe volte, appeso ovunque, senza nessun riguardo per la collocazione.

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