Solimano
Nel film Tre passi nel delirio, l'episodio "Metzengerstein" di Roger Vadim è stato sempre meno apprezzato di "William Wilson" di Louis Malle e soprattutto di "Toby Dammit" di Federico Fellini, ma ha dei meriti dal punto di vista della fantasia visiva, della scelta singolare dei luoghi, dei costumi a volte quasi ridicoli ma anche sorprendenti. Mi fa pensare ad un fumetto coloratissimo più avventuroso che orrifico. E la presenza degli animali corriponde a questa sensazione, difatti mi ci vorranno due post.
Il pappagallo compare spesso, fa parte della piccola corte della contessa Frederique de Metzengerstein (Jane Fonda), difatti, come si vede nell'immagine in apertura di post, il pappagallo assiste al bagno che Frederique, aperta ad ogni esperienza libertina, sta facendo con una sua amica. Sono presenti un ragazzo che fa musica e una servente con i panni. Nelle due immagini qui sopra, si vede il pappagallo su un carro. Frederique si aggira per la contea e si porta dietro il seguito al completo.
Ashmolean Museum, Oxford
Una bestia veramente bella, che mi ha richiamato alla memoria i pappagalli dei pittori veneziani, specialmente Giambattista Tiepolo, di cui ne inserisco uno famoso, un pappagallo di un quadro galante. La fanciulla rappresentata ha un'aria meno scatenata di Frederique: sembra quasi ingenua, ma la malizia non può mancare.
Il secondo animale è ancor più sorprendente: non è un grosso gatto ( lo si capirà meglio dalle immagini successive). Non sono sicuro al 100%, ma credo che si tratti di un ghepardo, che evidentemente Frederique ha importato da un paese lontano, come facevano nel Quattrocento anche in Italia. Non so se Vadim ci abbia pensato (qualcuno ci può aver pensato al posto suo), ma il ghepardo, la lince, il leopardo fanno venire in mente la lonza di Dante, che era il simbolo della Lussuria, difatti il ghepardo non ha l'aria asettica, sulle sue, come il pappagallo. E' sempre presente nelle scene di libertinaggio all'interno del castello, sia nel salone che nei corridoi merlati.
Ecco due esempi. In quel 1968 Jane Fonda girò due film, questo e Barbarella (sempre con la regia di Roger Vadim): a volte sembra che si sia portata i costumi da un film all'altro, forse le contesse di fine medioevo, anche quelle libertine, non vestivano in questo modo, apprezzabile da noi moderni.
Il ghepardo qui è in primo piano sulla destra, lo si vede poco perché è in penombra. Nella sala grande del castello si sta svolgendo una delle feste col solito programma, basta osservare cosa succede in secondo piano. In questo caso Frederique, vicino al camino, sovrintende al buon andamento, fa la padrona di casa, ma non sempre è così.
Due scene nei corridoi del castello. Frederique ha cambiato ancora abbigliamento: tanto corta è la gonna quanto sono lunghe le piume del cappello bianco. In questo caso il ghepardo è alla catena.
Inserisco due riferimenti pittorici del Quattrocento.
Il primo è il Pisanello, con il disegno dell'Albertina di Vienna, che rappresenta la Lussuria. Ma nel disegno compare un coniglio, perché il coniglio aveva un doppio significato: a volte Fecondità a volte Lussuria. Questa rappresentazione della Lussuria fa un po' pensare alla parte di Jane Fonda in questo film. Inserisco anche il noto disegno del ghepardo, attribuito al Pisanello ed oggi al Louvre.
Il secondo riferimento è a un particolare della Adorazione dei Magi che Benozzo Gozzoli dipinse attorno al 1460 nella cappella del Palazzo Medici Riccardi, che era la residenza privata dei Medici. L'architetto Michelozzo di Bartolomeo aveva ultimato il palazzo nel 1449 e fu proprio Cosimo de' Medici a dare la commissione a Benozzo Gozzoli, che rappresentò, fra l'altro, i cortei dei tre Re Magi. In uno di questi cortei c'è un giovinetto a cavallo che ha a fianco un ghepardo. Inoltre, guardando in basso a destra nel particolare che inserisco a sinistra, si vede che c'è un altro ghepardo, o comunque un grosso felino, con colori diversi e con diversità anche nella distribuzione delle macchie nella pelliccia. Qualcuno asserisce che nel giovane è raffigurato Giuliano de' Medici.
Consiglio di ampliare l'immagine per potere osservare meglio i molti dettagli in cui Benozzo era maestro. Inserisco inoltre qui sotto una immagine che permette di vedere il solo ghepardo. Il modo di disegnare e di dipingere l'animale indica con chiarezza che Benozzo non dipingeva a memoria o per sentito dire ma che un ghepardo a Firenze c'era veramente.
Grandi felini compaiono anche nella pittura del Cinquecento e di inizio Seicento, ma per un motivo diverso: non sono più inseriti in composizioni in qualche modo religiose, anche se le Adorazioni dei Magi nascevano spesso per motivi più laici che profani, cioè la rappresentazione della potenza della famiglia committente.
In questi due casi si tratta della rappresentazione del mito di Bacco e Arianna. La mitologia dice che Bacco, tornando dalla conquista dell'India, guidava un corteo trionfale in cui il suo cocchio era trainato da pantere. Nel quadro di Tiziano, che rappresenta Bacco che si precipita su Arianna, i felini sono due leopardi, mentre nell'affresco di Annibale Carracci, che rappresenta proprio il trionfo di Bacco e Arianna, i felini sono due tigri (che probabilmente il pittore non aveva mai visto).
Galleria Farnese, Roma
La contessa Frederique de Metzengerstein, pur così libertina e crudele, al suo ghepardo è veramente affezionata, come si vede nell'immagine di chiusura del post.
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