lunedì 3 novembre 2008

Giù al nord

Bienvenue chez les Ch'tis di Dany Boon (2008) Sceneggiatura di Dany Boon, Alexandre Charlot, Franck Magnier Con Kad Merad, Dany Boon, Zoé Félix, Lorenzo Ausilia-Foret, Anne Marivin, Philippe Duquesne, Guy Lecluyse, Line Renaud, Alexandre Carrière Musica: Philippe Rombi, Fotografia: Pierre Aïm (106 minuti) Rating IMDb: 7.1
Massimo
Direttore di un ufficio postale francese, con una bella moglie e un figlio.
Dovrebbe essere felice e invece... è assillato dall'incubo del trasferimento.

Fa carte false per andare al sud, ma viene scoperto e spedito nell'estremo nord, come destinazione disciplinare.
In Francia, rispetto all'Italia, la geografia dei luoghi comuni è diversa: il sud è ritenuto evoluto e con un buon clima, mentre il nord viene considerato arretrato e freddo.

Il nostro all'arrivo ha uno shock, ma l'ambientazione è progressivamente sempre più favorevole.

Nonostante i problemi di dialetto scopre il calore e la semplicità della gente del piccolo borgo e la sua diffidenza a poco a poco si scioglie, compresa quella relativa al freddo terribile che immaginava lo avrebbe congelato, e che invece è tollerabile.

Nei week end e nei contatti telefonici vorrebbe tranquillizzare la moglie, che lo crede invece in grande sofferenza, ma il suo attaccamento agli stereotipi lo convince che è più semplice assecondarla, che farle credere che siano falsi.


Intanto, le vicende del piccolo paese lo coinvolgono sempre di più.
Così, cerca di aiutare un suo dipendente a smettere di ubriacarsi, per liberarsi della tirannia della madre e rivelare il suo amore ad una giovane collega.

Il direttore scopre però che l'ubriacatura del postino dipende dal fatto che in ogni casa dove consegna la posta, gli offrono un bicchierino. Decide allora di accompagnarlo per evitargli altre sbronze, ma il risultato finale è che si ubriacano in due, con tutti i guai che ne conseguono, fino al fermo nella stazione di polizia.

Mentre per il direttore tutto diventa ogni giorno più amichevole, ad interrompere questo equilibrio arriva la notizia che la moglie verrà a vivere con lui, pentita di essersi rifiutata all'inizio di seguirlo in una terra così arretrata.

Il direttore - che nella sua nuova situazione ha trovato allegria e nella lontananza un inaspettato equilibrio di coppia - non vuole che la moglie lo raggiunga e così organizza con la complicità di tutti i dipendenti - ormai diventati amici - una messa in scena che rafforzi tutti i pregiudizi che lei si porterà nella valigia, per convincerla a non rimanere.

Quando la consorte arriva, ognuno dà il peggio di sé, confermando la donna nei suoi cliché, finché lei non scopre tutto e...

Il film è troppo francese per essere apprezzato in una lingua diversa.
Spesso ci sono dei giochi di parole che i traduttori - nonostante i vistosi salti mortali - non riescono a rendere.

Quindi, non è un film così comico come viene presentato.
Ma è buona l'idea: mettere in contatto pregiudizi e realtà, per godersi la loro reazione chimica.

Forse qualcuno potrebbe rifarne una versione italiana.
Magari con un leghista trasferito nel Sud - o viceversa - e lavorarci un po', per svelare con ironia le verità e le falsità che convivono nei pregiudizi.


5 commenti:

  1. "Giù al Nord" era uno spettacolo di Antonio Albanese, se non ricordo male; vedo che il titolo francese è di quelli intraducibili e quindi il distributore italiano ha fatto bene a scegliere un altro titolo. Ovviamente si creano equivoci, magari uno pensa di trovarci Lino Banfi e Christian de Sica...
    Ribadisco: per fortuna che c'è Massimo che va ancora al cinema! Però ha la fortuna di abitare in una grande città, io per trovare un cinema devo fare almeno 10 Km (e non abito nel deserto né in montagna!)

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  2. Ecco, appunto, io avevo proprio equivocato e pertanto accuratamente evitato di imbattermi nel film... ma è proprio necessario tradurre i titoli? Mi spingerei fino ad abolire il doppiaggio, a dire il vero, ma questo è un altro discorso...

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  3. ...Forse qualcuno potrebbe rifarne una versione italiana.
    Magari con un leghista trasferito nel Sud - o viceversa - e lavorarci un po', per svelare con ironia le verità e le falsità che convivono nei pregiudizi.

    Era proprio ciò a cui stavo pensando mentre leggevo il tuo post.
    È un film che mi ero ripromessa di vedere e il tuo intervento mi ha convinta che vale la pena.
    Lo proporrò al gruppetto del sabato sera, così per una volta eviterò il solito mattone di autore polacco morto ventenne suicida, come mi dice la mia perfida figliola, citando gli irresistibili Aldo, Giovanni e Giacomo. Un saluto.

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  4. Mah, io penso che da noi questi film li faranno i figli dei nostri immigrati, magari giocando sul cinese e sulle lingue africane.
    Comunque sia, va detto che il giochino nord-sud è stato uno dei punti di forza del nostro cinema, basti pensare a Totò e Peppino in piazza del Duomo a Milano.

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  5. L'ho visto ieri, mi è piaciuto molto (forse perchè anch'io sono un sudista trasferitosi al nord), certo che i doppiatori hanno avuto una bella inventiva per rendere "italiana" e comprensibile la pronuncia del nord che sembra un pò il nostro abruzzese (forse), credo assomigli alla nostra grande tradizione di commedia all'italiana, un pò di Sordi un pò di "amici miei"...

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