venerdì 26 settembre 2008

L'oro di Napoli (1)

Teresa De Vita nel film L'oro di Napoli (1954)

L'oro di Napoli, di Vittorio De Sica (1954) Dal libro di Giuseppe Marotta, Sceneggiatura di Vittorio De Sica, Giuseppe Marotta, Cesare Zavattini Con Silvana Mangano, Sophia Loren, Eduardo De Filippo, Paolo Stoppa, Erno Crisa, Totò, Lianella Carell, Giacomo Furia, Tina Pica, Alberto Farnese, Tecla Scarano, Pierino Bilancioni, Lars Borgström, Gianni Crosio, Nino Imparato, Ubaldo Maestri, Vittorio De Sica, Roberto De Simone, Teresa De Vita, Irene Montaldo Musica: Alessandro Cicognini, Fotografia: Carlo Montuori (131 minuti) Rating IMDb: 7.5
Solimano
"Oggi a Napoli è morto un bambino". Con questa scritta comincia l'episodio del funeralino, che non deriva dal libro di Marotta, ma da un'idea di Cesare Zavattini, che fece anche la sceneggiatura. Questo episodio fu tagliato per decenni dall'edizione commerciale del film, adesso c'è sul DVD. L'attrice è Teresa De Vita, nella parte della mamma; ha recitato solo in un altro film, sempre di De Sica, Il giudizio universale che è del 1961. Tutti gli altri interpreti sono non professionisti.

Hanno faticato nel convincere la mamma a non portare giù lei la piccola bara col bambino, adesso è in strada dietro la carrozza bianca.

Prima di partire la mamma saluta uno per uno i partecipanti, è controllata e non piange.


Arrivano i bambini, tutti col grembiule e guidati dalla suora, e si mettono subito dietro alla carrozza. Davanti a loro c'è solo la mamma che ha vicino la figlia, una bimba grandicella. Più indietro c'è un uomo anziano con un mazzo di fiori, è sicuramente un parente della mamma e la tiene sott'occhio per tutto il funerale, nel caso avesse bisogno.


Lungo la strada, la mamma dice che vuole che passino per la Strada Grande. Esitano solo un momento, poi l'ascoltano, e il piccolo corteo scende verso la Strada Grande.


Ii cavalli che sbucano dal vicolo nella Strada Grande fanno impressione, mentre nella ripresa dall'alto il funerale si scorge appena.


La mamma è orgogliosa di come il funerale si sta svolgendo, proprio come voleva lei, a suo modo è contenta, certamente fiera di se stessa. Tutte le persone che incontrano, sia a piedi che in macchina, sospendono per qualche secondo risate, litigi e chiacchiere. Salutano anche i carabinieri a cavallo.

E' il momento dei confetti. La mamma, a piccole manciate, li butta in alto in modo che si disperdano nel cadere. Gli scugnizzi corrono a caccia di confetti. Per un momento, i bambini col grembiule vengono trattenuti dalla suora, che poi lascia che corrano anche loro, tanto non ce la farebbe a trattenerli e poi è meglio così. C'è scompiglio, tutti i bambini ridono e schiamazzano in mezzo alla strada.


I confetti finiscono e tutti i bambini ne vorrebbero ancora, per questo sono attorno alla mamma, che solo allora scoppia in un pianto irrefrenabile, perché non ha più confetti da dare ai bambini. E piangerà sino alla chiesa.

Alcuni bambini ripercorrono la strada, perché di confetti per terra ce ne sono rimasti: chi ne trova tre, chi addirittura cinque. I bambini hanno ragione ad essere contenti.

5 commenti:

  1. Questo è un capolavoro. Capita anche a me, parlando di De Sica, citare sempre Ladri di biciclette, Miracolo a Milano, Umberto D. : ma "L'oro di Napoli" non è da meno.
    Probabilmente la ragione è quella che dicevi tu l'altro giorno, che il comico viene sempre sottovalutato; e qui ci si diverte, soprattutto con la partita a scopa del bambino con De Sica, ma è anche grandissimo cinema.

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  2. Concordo Giuliano, perchè De Sica non si tocca. Quando penso al Maestro penso a lui.
    Scorro queste immagini bellissime, io adoro il b/n , così toccanti all'epoca e le ritengo toccanti oggi, per motivi diversi forse. Mentre il corteo procede verso il camposanto, si sa già quanta strada verrà percorsa da quei bambini urlanti, quante cose cambieranno su quel viale quasi deserto, quanto cambierà la manifestazione del dolore, da risultare vero solo se rappresentato. Quanto cambierà il nostro Bel Paese in somma. Una visione che suscita tristezza per tanti motivi.

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  3. L'episodio del funeralino è del tutto al livello di Ladri di biciclette e di Umberto D. De Sica al suo massimo (che ha pochissimi confronti) riesce ad esprimere la pienezza dei sentimenti senza mai essere sentimentale. Ci vuole grande lucidità e durezza quasi spietata per riuscirci. Proprio perché ci riesce, sorge la pietas, che è forte, non debole. E la rappresentazione visiva può riuscirci molto meglio delle parole, perché più diretta, primaria. Solo la musica ha una forza forse maggiore, di cui si accorse per primo Schopenauer in pagine indimenticabili. Ma nel film L'oro di Napoli non è tutto oro quello che luce... Ci tornerò.

    grazie Silvia e Giuliano
    Solimano

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