Il giardino dei Finzi Contini, di Vittorio De Sica (1970) Dal romanzo di Giorgio Bassani Sceneggiatura di Joshua Sinclair, Vittorio Bonicelli, Franco Brusati, Vittorio De Sica, Alain Katz, Tullio Pinelli, Ugo Pirro, Cesare Zavattini, Valerio Zurlini Con Lino Capolicchio, Dominique Sanda, Fabio Testi, Romolo Valli, Helmut Berger, Camillo Cesarei, Inna Alexeievna, Katina Morisani, Barbara Pilavin, Michael Berger, Ettore Geri, Raffaele Curi, Gianpaolo Duregon, Marcella Gentile, Cinzia Bruno, Alessandro D'Alatri Musica: Manuel De Sica, Fotografia: Ennio Guarnieri (94 minuti) Rating IMDb: 7.7
Solimano
Verso la fine degli anni Trenta, la comunità ebraica di Ferrara è divisa. Mentre alcuni sono veramente preoccupati per l'antisemitismo che sta diventando addirittura legge, altri, che hanno mantenuto buoni rapporti col fascismo (inteso come eredità del Risorgimento anticlericale), lo sono di meno, e sottovalutano i provvedimenti e le restrizioni che ogni giorno si manifestano.
Così, nella famiglia di Giorgio (Lino Capolicchio), suo padre (Romolo Valli) fino all'ultimo crederà che sia possibile trovare un modus vivendi, mentre Giorgio, che è stato allontanato dalla biblioteca di cui era frequentatore, è indignato, e si mette in urto col padre, anche per influenza di un suo amico politicamente impegnato, Bruno (Fabio Testi). Bruno è povero, meno colto di Giorgio, anche un po' rozzo, ma deciso e privo di illusioni: sa che si avvicina la tragedia e che occorrerà schierarsi.
La famiglia Finzi Contini fa caso a sé. Sono gli ebrei più ricchi e più colti, gentili ma esclusivi, non si mischiano con la media borghesia di cui fa parte la famiglia di Giorgio. Vivono in una bella casa circondata da un giardino vasto e noto in tutta Ferrara.
E' difficile che invitino qualcuno, ma ora gli ebrei sono stati allontanati anche dai circoli sportivi, così i Finzi Contini giovani, Micòl (Dominique Sanda) e Alberto (Helmut Berger) invitano giovani come loro -ebrei e non ebrei- a giocare a tennis nel campo privato che è nel giardino. Micòl è ammirata da tutti. Estroversa, conflittuale anche verso l'ambiente ebraico di cui pure fa parte, ansiosa di vita e di aria nuova. Alberto è introverso, coltissimo, malaticcio.
Micòl (Cinzia Bruno, in queste due immagini di flashback) e Alberto conoscono Giorgio da anni. Una conoscenza nata a scuola e poi diventata amicizia e complicità. Micòl infatti svelò a Giorgio un modo per entrare nel giardino dei Finzi Contini senza passare dal cancello: lungo il muro, in un posto in cui non passa nessuno, ci sono dei pioli in metallo che permettono di salire sul muro e poi scendere facilmente nel giardino.
Giorgio è da tempo innamorato di Micòl, continuando ad essere amico di Alberto, che come lui ama la cultura, intesa come rifugio dalle difficoltà della vita (per Alberto, anche dalla malattia). Micòl vuol bene ad entrambi, ma proprio la normalità della loro amicizia e il sentire Giorgio come uno di famiglia le impedisce di vedere in Giorgio più di un amico. C'è un aspetto ancora più importante: per Micòl sia il mondo aristocratico dei Finzi Contini, sia la media borghesia della famiglia di Giorgio hanno un sapore chiuso, asfittico. Micòl desidera inconsciamente una vita di vera sensualità amorosa.
Micòl sceglie di seguire un corso universitario a Venezia, così può stare fuori di casa. Ogni tanto telefona, anche perché la situazione si sta aggravando giorno dopo giorno. Ma lo fa per dovere: Micòl vuole allontanarsi, trovare spazi diversi.
Quando Micòl torna, Giorgio, che è rimasto lo stesso, trova la freddezza di una amicizia tutta di testa. Micòl resisterà senza problemi alle sue goffe profferte. Ascolterà con un sorriso ironico le considerazioni molto intelligenti di Giorgio sulle ultime letture che ha fatto. Muore Alberto, e il corteo funebre si trova in mezzo a fascisti festanti.
Giorgio avverte la lontananza di Micòl, ma non ne capisce il motivo. Ne parla con Bruno, l'amico deciso e rozzo, che gli risponde con poche parole, involontariamente irridenti. Poi Bruno se ne va di fretta. Proprio quella notte, Giorgio capisce quello che è successo. Camminando attorno al giardino, vede una bicicletta vicino al posto nascosto dei pioli. Riconosce la bicicletta di Bruno e sale sul muro, nel giardino scorge Micòl che corre verso la foresteria. E lì vede Micòl che ha fatto l'amore con Bruno, e anche Micòl vede Giorgio.
Non si vedranno più, Giorgio soffrendo capisce che le insistenze non servirebbero a nulla. Micòl apprezza in Bruno proprio quello che Giorgio non comprende: la sensualità, la disponibilità amorosa, il privilegiare l'amore rispetto all'amicizia. Ma Bruno è richiamato alle armi e morirà in Russia.
Il tempo passa veloce, il peggio sembra esserci già stato, ma per gli ebrei di Ferrara non è così. Se ne accorge l'opportunista padre di Giorgio, che riesce appena in tempo a mandare i figli in Francia. I Finzi Contini non se ne accorgono: rimangono sempre nella loro casa e Micòl è con loro. Una notte le forze dell'ordine, burocratiche, gentili e spietate, prelevano dalle loro case tutti gli ebrei di Ferrara. In una scuola elementare nei pressi del Castello Estense saranno suddivisi nelle varie aule. Micòl è vicina alla nonna vecchissima, poi vicina al padre di Giorgio, una specie di tardiva solidarietà. Non torneranno dai campi di sterminio.
Chissà perché De Sica e Bassani ebbero così tanti contrasti mentre collaboravano alla realizzazione del film? Io l'ho trovato struggente e bellissimo, un film che ha reso in maniera egregia il testo di Bassani
RispondiElimina:-)
Annarita, sono d'accordo con te, il film ha molti meriti, e ne scriverò ancora. Ho qualche dubbio solo sul livello recitativo di Capolicchio e di Testi, ma in ogni caso le diatribe fra scrittore e regista hanno stufato, nel senso che ha in genere ragione il regista, che sa benissimo che il cinema è una forma espressiva diversa dal romanzo (anche noi rischiamo di cadere nella trappola). Ci sono film splendidi tratti da romanzi ridicoli e viceversa. Quello che aveva capito tutto era Moravia. Faceva tre cose: si assicurava che il regista fosse di un livello almeno decoroso, cedeva a caro prezzo i diritti e poi si disinteressava, forse perché aveva fatto anche lo sceneggiatore. Mentre la Duras de la prese con Annaud per L'amante, ma in questo caso preferisco rivedermi il film che rileggermi il libro. Anche Umberto Eco fu di spirito per Il nome della rosa sempre di Annaud, e così Nabokov con Kubrick per Lolita. Secondo me prendersela in quel modo è un segno di insicurezza.
RispondiEliminagrazie e saludos
Solimano
Ho amato moltissimo il libro di Bassani (che ho letto più volte) e ricordo che mi piacque molto anche il film. Ma sono passati 38 anni e la memoria mi ha giocato uno strano scherzo.
RispondiEliminaPur ricordando benissimo Dominique Sanda, che è stata una credibilissima Micòl, nella mia testa, chissà perchè, Giorgio ha sempre avuto il volto di Jean-Louis Trintignant.
Adesso scopro invece che l'attore era Lino Capolicchio e cado letteralmente dalle nuvole...
H.
Perchè bistrattate tanto il povero Capolicchio? A me non sembra per niente un cattivo attore, anzi è stato spesso sottovalutato.
RispondiEliminaMa, o Habanera, scambiarlo con il bellissimo e bravissimo Trintignant!...mavvia!
Arfasatto, scambiare Capolicchio per Trintignant sarebbe impossibile per chiunque. Ai tempi, quando ho visto il film, naturalmente sapevo che l'attore era il bistrattato Capolicchio e neanche mi dispiaceva tanto la sua recitazione. Soltanto in seguito, molti anni dopo, ripensando a quel film vedevo Trintignant nel ruolo di Giorgio.
RispondiEliminaNon so perchè sia successo, è una cosa strana, ma credo che il mio amatissimo Jean-Louis sarebbe stato perfetto in quel ruolo.
Al posto di De Sica, evidentemente, io avrei scelto lui.
H.
Habanera e Arfasatto, questo tipo di equivoci son più frequenti di quello che si potrebbe credere.
RispondiEliminaUn esempio.
Fra i nostri post più visitati ci sono quelli che abbiamo dedicato all'Odissea di Franco Rossi. Si tratta di cinque post, più uno intitolato "A proposito dell'Odissea" in cui faccio alcuni esempi di pitture ispirate all'Odissea. Una minoranza non piccolissima arriva a questi post perché cerca la Signora Marilù Tolo. Credono che avesse recitato nell'Odissea e invece ha recitato nell'Eneide, sempre di Franco Rossi.
E un po' mi dispiace, perché con Irene Papas, Barbara Bach, Kyra Beyster, Juliette Mayniel, Marina Berti e Scilla Gabel, anche la Signora Marilù Tolo, bella alta occhicerulea anzi glaucopide (alla greca) ci sarebbe stata bene. Mi toccherà trovare il DVD dell'Eneide, ammesso che esista...
grazie e saludos
Solimano
Film bellissimo,visto più volte, attori molto bravi tranne Testi che per me a recitare non ha colpa: è di sale. Il libro non l'ho letto, mi pare di capire che sarebbe il caso che provvedessi:)
RispondiEliminaUna riga anche per Romolo Valli, che qui (per forza di cose) si intravvede appena.
RispondiEliminanon è Bruno (Lattes) come scritto ad avere una liason con MIcol, ma Giampiero (Malnate)
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