Solimano
L'immagine qui sopra non è un manifesto. E' un quadro di William Joy, titolato "L'omnibus di Bayswater", eseguito nel 1840 e conservato al Victoria and Albert Museum di Londra. Un quadro interessante, non notissimo e non certo un capolavoro. Ma guardate sopra la donna con una bambina da una parte e con un neonato in braccio, sopra la signora con i fiori e l'ombrello, sopra l'uomo col cappello a cilindro che sta leggendo il giornale. C'è una serie di manifesti pubblicitari: nel 1840 usavano già gli omnibus per questo tipo di pubblicità.
E' databile attorno al 1840 anche l'immagine qui sopra. Non si tratta di un vero e proprio manifesto, è un affiche d'intérieur, cioè una immagine inserita in un libro che pubblicizza appunto il libro. Lo si faceva perché i libri uscivano generalmente a dispense. In questo caso si tratta delle Métamorphoses du Jour, un volume a dispense col testo di H. de Beaulieu e con 70 disegni di J. I. Grandville.
Spesso le immagini facevano vendere più dei testi, è il mondo dei feuilleton inseriti nei giornali, che si compravano proprio perché dentro c'erano i feuilletton di Ponson du Terrail e... di Balzac, eh sì! Il pubblicare I promessi sposi con le immagini di Gonin non era stato uno strano sfizio, si faceva così. In questo caso c'è una scimmia che pubblicizza delle vignette in cui sono rappresentati episodi del libro, che probabilmente conteneva favole satiriche. Una rappresentazione singolare, che da una parte richiama i moderni cartoni animati alla Walt Disney, ma dall'altra è nolto simile a come Guido Reni avava rappresentato i Misteri del Rosario nel Santuario della Madonna di San Luca a Bologna, guardare il mio post per credere.
E' datato al 1845 il manifesto che pubblicizza proprio Balzac, il fatto che ci saranno 50 dispense a 30 centesimi l'una. Ma si vede che quello con i caratteri più grandi è il disegnatore Bertall, con i suoi 300 disegni. E' suo anche il disegno del manifesto.
E' Daumier l'autore del manifesto qui sopra, che pubblicizza Les Prodigies de l'industrie per l'Exposition del 1844. Un libro col testo di Louis Huart e le immagini di Cham, Maurisset e Daumier. Un altro pallino di quegli anni con davanti uno sviluppo frenetico: i prodigi dell'industria, appunto. La curiosità era universale, basta guardare l'immagine ingrandita per accorgersi di quante novità differenti ci fossero.
Questo manifesto è assai gentile, come stile e tono. Anche delicato, visto l'argomento, ma direi che il punto saliente sono le 8 ore, il tempo che la ditta "Aux Violettes" impiega per preparare completi da lutto: tout fait ou sur mesure (con prezzi diversi, naturalmente). Una ditta efficiente, con una modella formosa, simpatica ed un po' maliziosa. A lutto sì, ma con un bal mazzo di fiori rosa. Abbiamo fatto un salto in avanti, questo manifesto è riferibile agli anni Ottanta.
Un articolo su cui si sviluppò una serrata battaglia competitiva fu la bicicletta. Qui c'è ancora una levità arcadica, il gentiluomo col cappello da esploratore più che altro va a spasso, anche perché il veicolo fornito dalla ditta Howe di Glasgow è più che altro decorativo, al massimo starà andando alla stazione per prendere il treno, che si vede in arrivo. Ma non era tutta Arcadia: l'andare in bicicletta era contrapposto all'andare a cavallo, me le vedo le discussioni, con la bicicletta sprezzata come arnese adatto al vile meccanico. Poi si sa come è finita.
Qui si vede la differenza di classe sociale: l'ufficiale sta a cavallo, la bicicletta va bene per il portaordini. L'autore del disegno è E. Vulliemin, le biciclette pubblicizzate sono Cycles Peugeot attorno al 1900.
Ma la battaglia fra i produttori di biciclette continuava. Dopo la Howe di Glasgow e la Peugeot, scende in campo nel 1905 un nome meno noto, però istruttivo: Cycles Gladiator, in Boulevard Montmartre 18 a Parigi. Come si vede, per la pubblicità la Gladiator usa un argomento completamente diverso. Certamente i manifesti di questa ditta saranno stati osservati con attenzione. Che abbiano poi comprato la bicicletta non so, ma il manifesto sicuramente è piaciuto, si vede nell'immagine qui sotto a chiusura del post. Ma a parte tutto il resto, una chioma del genere, può esistere veramente? Ah, saperlo! Il felice disegnatore si chiama Massias.
P.S. Debbo le immagini e diverse informazioni al bel libro di Max Gallo: I manifesti nella storia e nel costume, pubblicato da Mondadori nel 1972 e contenente anche un'analisi critica di Arturo Carlo Quintavalle.
Massias artista lungimirante non sarebbe piaciuto alle femministe. Ma la chioma che sembra un fuoco starà a significare ardimento e passione. Io credo che abbiano venduto molte bici:)
RispondiEliminaUn valletto-pesce è in Lewis Carroll, opera di John Tenniel: fino ad oggi non avevo mai visto un suo parente, e invece ecco qui una signora-pesce, di qualche anno precedente ad Alice e alla Duchessa.
RispondiEliminaPenso proprio che di biciclette Gladiator ne abbiano vendute momolte, ma penso anche che i parrucchieri per donne abbiano avuto il loro daffare col tingere in rosso i capelli.
RispondiEliminaLo trovo un manifesto bellissimo, molto meglio delle odierne zozzerìe che trovo noiose e ripetitive.
Le femministe? Avranno avuto tutte i capelli rossi di natura...
saludos
Solimano