The Darjeeling Limited, di Wes Anderson (2007) Sceneggiatura di Wes Anderson, Roman Coppola, Jason Schartzman Con Owen Wilson, Adrien Brody, Jason Schwartzman, Amara Karan. Wallace Wolodarsky, Waris Ahluwalia, Irfan Khan, Barbet Schroeder, Camilla Rutheford, Bill Murray, Anjelica Huston, Natalie Portman Fotografia: Robert D. Yeoman Musica: Debussy, Beethoven, Rolling Stones, The Kinks etc Costumi: Milena Canonero (91 minuti) Rating IMDb: 7.5
Massimo
Sapete quando vi piace più l'insalata della bistecca? Ecco, in questo film mi sono piaciute un sacco di cose, meno il film. Ad iniziare dall'ambientazione in uno splendido treno indiano di prima classe, old style, coloratissimo, dove ancora ti offrono la limonata dolce... il vero protagonista di questa storia, che arranca (la storia, come il treno) fino ad arrivare alla fine, dopo un rettilineo di un'ora circa.
Intanto, intorno alla trama sfilacciata sulla ricostruzione di un rapporto tra tre fratelli - fallati più che falliti - si distende la sontuosa fotografia di questo angolo d'Oriente, con i suoi tramonti languidi, i panorami da vertigini orizzontali, la sua gente sottile... e una colonna sonora che soffia tra le immagini musica etnica pregevole e rock anni sessanta, con abbondanti dosi di Rolling Stones. L'ex giovane regista e sceneggiatore texano, Wes Anderson, ha giocato sul disordine, i contrasti, il ritmo (accelerazioni e ralenty) per ottenere un effetto sinestesico avvolgente. Ma stavolta... la bistecca è rimasta sul piatto.
Però adesso Massimo non scendere sotto al record: le righe le ho contate, sono sedici e mezzo nel blog (e sono righe corte).
RispondiEliminaLa volta prossima, se ci racconti anche un po' di trama, potresti sforare le venti righe, rischieresti la prolissità!
Sono stato tentato di mettere non due immagini, ma una e mezzo, poi ho deciso di essere buono.
grazie e saludos
Solimano
Potremmo anche mettere ventisette immagini piccoline, formato francobollo, in fila per tre.
RispondiElimina(io dico a Massimo di fare come crede...)
...Epperò, la questione del "quanto e fino a che punto raccontare la trama" di un film o di un libro non mi pare affatto banale. Io ho sempre molti dubbi. Trovo corretto dare un'idea piuttosto precisa dei contenuti di un'opera, ma non so quanto sia gratificante o frustrante leggere tutto ma proprio tutto quello che succede nel libro o nel film.
RispondiEliminaIn genere cerco di regolarmi in questo modo: se si tratta di opere ormai entrate nel pantheon dei classici, allora mi spingo molto oltre. Se si tratta invece di opere molto recenti cerco di tenermi più sul vago, o per lo meno, cerco non raccontare tutti ma proprio tutti i dettagli e come va a finire.
Però i dubbi li ho sempre, qualunque decisione, di volta in volta, io prenda. Rimango sempre con la sgradevole sensazione di aver detto troppo o troppo poco.
Hai ragione Solimano, sono un tirchio di parole.
RispondiEliminaIn realtà, come hanno anche detto Giuliano e Gabrilu, faccio la scelta di raccontare più le emozioni che ho provato, che il resto.
Posso anche raccontare la trama, ma allora dovete rifondermi la metà del biglietto (tirchio... proprio tirchio)
Massimo, tu sei tirchio e spiritoso, che è un bell'ossimoro, visto che in genere i tirchi non sono spiritosi e gli spiritosi non sono tirchi.
RispondiEliminaMa io sono uno sporco ricattatore (che non è un ossimoro): se il tuo prossimo post su film sarà di almeno ventidue righe (facciamo anche ventun righe e mezzo!) metterò una terza immagine, se no no.
Tutto perché, per 'sto Darjeerling avevo altre due belle immagini, ma non le potute usare, perché altrimenti, col loro pondo, avrebbero schiacciato le poche ma alate parole del tuo testo. Alla prossima, tutto bene!
Gabrilu, per me il punto non è trama o non trama, ma il raccordo fra immagini e testo.
La sequenza ottimale sarebbe questa (ma purtroppo non è sempre praticabile):
1. Procurarsi le immagini.
2. Scegliere fra le immagini quelle più belle e più aderenti al film e disporle in sequenza.
3. Scrivere il proprio testo personalizzandolo alle immagini, una alla volta.
Tutto ciò perché raccontare la trama è lungo e generico, personalizzare il testo sulle immagini magari è lungo uguaglio, ma non è generico, è preciso, concreto. Funziona.
I post più laboriosi sai quali sono? Quelli sui luoghi, come Roma nel cinema e Parigi nel cinema. Perché non basta il luogo, ci vuole anche il personaggio del film in quel luogo, ed è una gara dura.
grazie e saludos
Solimano
Marnetto in pillole.
RispondiEliminaVedrete il suo prossimo post su Nonblog, si legge veramente in un soffio.
Ma si sorride, e si pensa.
Grazie, Massimo
H.
"Le pillole di Marnetto" suona bene. Invece di stamparle in libro rilegato, le mettiamo in flacone e poi le vendiamo con un bel disegno liberty sull'etichetta.
RispondiEliminaFarà il suo figurone, sullo scaffale, accanto al Dottor Knapp e alla Pasta del Capitano.
Sapete quanto mi secchi dare ragione a Solimano, ma la sua ricetta immagine-racconto in effetti ha una validità.
RispondiEliminaUna volta, per puro caso, ho descritto come iniziano le mie storie.
"Ma tu - mi ha chiesto a bruciapelo un amico, dopo aver parlato di cosa fossero le emozioni per parecchio tempo - da dove parti, quando scrivi qualcosa?"
"Da un'immagine - dico - di solito è abitabile... ci si può entrare dentro... e quando hai passato la soglia, di colpo senti i rumori di fondo, le voci dei dialoghi, i profumi... è una storia che sta vivendo prima di te... devi essere svelto a coglierla, a (de)scriverla... perché se no va via".
"E perché non hai mai scritto una storia?"
"Perché non reggo la distanza. Sono un impulsivo e invece, per fare bei racconti, bisogna essere esperti artigiani. Esperti e calmi".
Solimano la tua teoria sul rapporto testo/immagini è sicuramente interessante. Ma c'entra molto poco con il quesito di cui parlavo io, che esiste a prescindere dal fatto che un testo sia corredato o meno di immagini.
RispondiEliminaD'altra parte è vero che ognuno i problemi che si pone se li deve risolvere da se. In casi come questi le ricette servono a ben poco.
In quanto a lunghezza -o brevità?- quelli di Massimo, più che POST, sono P.S.!!!
RispondiEliminaComunque, a me la bistecca non piace, quindi, se l'insalata è buona come questa, tutto ok!
Però, "effetto sinestesico avvolgente"... questa sì che è un'espressione completa, un po' come il vecchio caro supercalifragilistichespiralidoso di Mary Poppins!!!!
In definitiva: a me m'è garbaho!!!
Baci, Max!
R.