Outomlionnye solntsem/Burnt by the sun/ Soleil trompeur, 1994, Regia Nikita Mikhalkov, Soggetto di Nikita Mikhalkov, Sceneggiatura Nikita Mikhalkov, Rustam Ibragimbekov, Fotografia Vilen Kaluta (colore), Costumi Natalya Ivanova, Musica Eduard Artemie, Montaggio Enzo Meniconi
Interpreti e personaggi principali: Oleg Menshikov (Dmitri), Nikita Mikhalkov (Col. Sergei Petrovich Kotov), Ingeborga Dapkunaite (Marousia), Nadezhda Mihkalkova (Nadya), André Oumansky (Philippe), Vyacheslav Tikhonov (Vsevolod)
Produzione Nikita Michalkov e Jerome Sydoux DURATA 125' Rating IMDb: 7.9
Gabrilu sul suo blog NonSoloProust
Unione Sovietica, 1936.
Il colonnello Sergei Kotov (Nikita Mikhalkov) è un eroe militare della Rivoluzione bolscevica.
Si trova in campagna, dove sta trascorrendo l'estate nella sua dacia assieme alla sua giovane ed incantevole moglie Marousia (Ingeborga Dapkounaite) e la loro figlia di sei anni Nadia (Nadezhda Mihkalkova) con cui c'è un bellissimo rapporto di affetto reciproco.
Ci sono poi i numerosi componenti della famiglia e tanti amici. I parenti di Marousia sono una famiglia colta, prima della rivoluzione appartenevano all'alta borghesia. La loro è una vita felice e tranquilla anche se, a parte Kotov, tutti sono decisamente nostalgici della vita che conducevano prima dell'avvento dei bolscevichi. Spesso, in casa, risuonano arie italiane di opere liriche di Leoncavallo e Puccini che la madre e la nonna di Marousia avevano imparato ad amare frequentando i teatri prima della Rivoluzione.
Il colonnello Kotov trascorre questi giorni di vacanza in famiglia rilassato e di buon umore. Sa di essere molto amato, temuto e rispettato da tutti coloro che lo circondano, e non solo dai familiari. E' anche punto di riferimento per i contadini dei dintorni, che ricorrono a lui quando ci sono problemi con le Autorità.
Kotov ama molto la Patria di cui parla spesso e sempre con la "P" maiuscola ed è profondamente devoto alla causa Sovietica. Tra gli oggetti che ha più cari c'è una fotografia che lo ritrae assieme ad uno Stalin sorridente; questa foto, Kotov la porta sempre con sé.
Kotov, mentre in una splendida domenica di sole rema su una barchetta assieme a sua figlia, le dice che anche lei deve amare "la Madre Patria" e che l'ascesa del potere dei Soviet porterà alla fine del capitalismo.
A trovare la famiglia arriva Dmitri (Oleg Menshikov), un giovane che una decina di anni prima era stato un sottoposto di Kotov (che dice di considerare suo eroe e maestro) ed era stato innamorato di Marousia. Era poi sparito in circostanze misteriose non dando più alcuna notizia di se.
Dmitri è bello, allegro, disponibile, scherza volentieri con tutti, conquista subito la simpatia della famiglia intera ed in particolare della piccola Nadia, che cerca sempre la sua compagnia e lo chiama "zio Mitya". Dmitri è stato molto tempo in Francia, conosce perfettamente il francese e diverte tutti suonando al pianoforte can can francese e valzer viennesi ed incanta la piccola Nadia insegnandole a ballare il tip tap.
Proprio nello stesso giorno, si svolge nei dintorni della dacia di Kotov una esercitazione-dimostrazione di allarme in cui viene simulato l'attacco dei "nemici capitalisti dei Soviet" e tutti vengono invitati ad indossare le maschere antigas. Anche la famiglia e gli amici di Kotov e lo stesso Dmitri partecipano. Una folta delegazione di "Piccoli Pionieri Rossi" rende formale omaggio -- con tanto di discorsi e bandiere -- al colonnello Kotov, "Grande Eroe della Rivoluzione".
Ma intanto noi cominciamo a capire che Dmitri non è quello che appare. Mentre Kotov e famiglia continuano a volergli bene e fidarsi di lui, noi spettatori scopriamo presto che Dimitri adesso lavora per la famigerata NKVD, la polizia segreta di Stalin, e ben presto diventa evidente che è tornato con una missione da compiere. Ha ordini segreti di arrestare il marito di Marousia. In qualche modo questa è anche una sua vendetta, dal momento che la ragione per la quale aveva dovuto lasciare la sua fidanzata Marousia era stata proprio perché lo stesso Kotov, suo superiore, lo aveva spedito all'estero in missione perchè Dmitri era ben qualificato all'impegno, dal momento che parlava varie lingue.
In una delle scene chiave del film Dmitri informa Kotov che fra due ore arriverà una macchina con degli agenti dell'NKVD per arrestarlo e quando Kotov -- forte della sua consapevolezza di essere sinceramente comunista e fedele alla patria -- gli urla "ma chi oserà mai toccare me, un eroe della Rivoluzione?" Dmitri gli vomita addosso tutto il suo rancore (alla base del quale c'è anche un forte senso di inferiorità e di senso di colpa per l'azione abbietta che sta per compiere) urlandogli a sua volta: "quando fra cinque o sei giorni nuoterai nella tua merda vedrai che confesserai tutto quello che vogliamo, che fin dal 1920 sei una spia dei tedeschi e dal 1923 anche dei Giapponesi, che sei un terrorista, che stai tramando per assassinare Stalin... E se anche dovessi resistere alle torture e non firmerai, dovrai pur ricordarti che hai anche una moglie ed una figlia...".
Il colonnello Kotov, amareggiato ma certo della propria innocenza accetta di andare con Dmitri ma ottiene che alla famiglia non venga detto nulla del suo arresto. La piccola Nadia, ignara, è felice di aiutare papà ad indossare la sua bella divisa. Lui ne è sempre così tanto fiero...
Kotov, salutato gioiosamente ed affettuosamente dalla moglie, dalla figlia Nadia e da tutta la famiglia che pensa semplicemente che il colonnello vada a Mosca solo per poche ore e "per motivi di lavoro" viene portato via a bordo di un' automobile nera.
Kotov ancora non pensa di essere seriamente in pericolo ma quando, dopo aver minacciato di telefonare lui stesso al suo amico Stalin, viene picchiato selvaggiamente, la faccia ridotta ad un ammasso di carne sanguinolenta (vi risparmio le immagini) ed immobilizzato, ed un involontario testimone dei fatti viene ucciso, si rende conto del baratro infernale in cui è precipitato. Lui e forse anche la sua famiglia.
Mentre gli agenti del NKVD "si occupano" di Kotov e lo immobilizzano Dmitri, che ha ucciso con un colpo di pistola il povero testimone involontario fa il gesto di saluto ad un enorme ritratto di Stalin portato in volo da un pallone.
Kotov, finito nell'inferno delle purghe staliniane verrà giustiziato ma il rimorso non abbandonerà mai più Dmitri.
Una didascalia ci informa che Marousia, la piccola Nadia ed altri familiari saranno arrestati ed internati in un gulag; Marousia vi perderà la vita, Nadia ne uscirà duramente provata. La riabilitazione ufficiale arriverà per tutti, ma solo postuma, molti anni dopo la loro morte.
Sole ingannatore ha ottenuto il secondo premio della giuria al Festival di Cannes dove è stato premiato nell'edizione originale di 152 minuti e l'Oscar 1994 per il miglior film straniero.
Il titolo originale del film è Utomlennoe solntse che significa L'ultima domenica e deriva da quello di un tango degli anni trenta composto da Jerzy Petersburski e che mentre scorrono i titoli di testa vediamo danzare da una donna e da un uomo in divisa mentre una bambina li sta a guardare canticchiando a bassa voce in una scena caratterizzata da colori cupi e da una nebbia che avvolge tutto.
Se si considera che la storia del film di Mikhalkov si svolge tutta durante una domenica, si comprende che la scelta di questa musica e di questo titolo non solo non è casuale, ma merita un approfondimento. Si tratta infatti di un tango che diventò popolarissimo in USA, dove venne cantato, tra l'altro, da Billie Holiday.
Ma in Europa, e soprattutto in Polonia, "Ultima domenica" ebbe un terribile destino perchè durante la seconda guerra mondiale veniva spesso suonato nei lager nazisti mentre gli ebrei venivano mandati alle camere a gas. E' un peccato, secondo me, che il titolo originale del film non sia stato mantenuto. In inglese il titolo è diventato Burnt by the sun ("Bruciati dal sole") e mi sembra che almeno renda molto più comprensibile di quanto faccia quello italiano Sole ingannatore (che si rifà alla traduzione francese Soleil trompeur) la scritta che riempie lo schermo al termine della pellicola e che ci informa che "Il film è dedicato a tutti coloro che sono stati bruciati dal sole della Rivoluzione".
Il film è ambientato infatti, come abbiamo visto, a metà degli anni trenta, all'inizio delle grandi purghe staliniane, quando milioni di persone nell'allora Unione Sovietica venivano soppresse o private di ogni loro più elementare diritto di libertà ed etichettate come nemici del popolo durante una campagna scatenata da un improvviso giro di vite esercitato dal regime di Stalin.
E' dunque un'opera di grande denuncia delle purghe staliniane e le vicende che narra sono vere e documentate. I gulag stalinisti erano pieni di comunisti convinti e fedeli servitori del regime dei Soviet che furono gettati lì a marcire e a morire dopo aver loro estorto con torture di ogni tipo assurde confessioni di tradimento o di attentatori alla persona di Stalin. Il Kotov di Mikhalkov è uno di questi.
Il "sole" che inganna e brucia e che è metaforicamente rappresentato nel finale in una enorme immagine che campeggia sui prati è il sole che ha bruciato e disatteso le speranze di tutti, di chi ha creduto in esso e lo ha aiutato e di chi lo ha temuto come un nemico. Perchè tutti i personaggi del film avranno l'esistenza distrutta.
Sole ingannatore è uno dei più significativi prodotti cinematografici della nuova era postsovietica iniziata nel 1991 (anno della disgregazione dell'Urss), diretto da uno dei maggiori registi del periodo sovietico (e anche uno dei più conosciuti ed apprezzati in occidente), che tenta di rivisitare uno dei periodi più cupi della storia nazionale, finalmente libero da quelle forme di (auto) censura. Una stagione di cinematografia particolarmente critica nei confronti dello stalinismo si era, del resto, già manifestata in Urss nei primi anni di Krusciov. Ne avevo parlato a proposito di Quando volano le cicogne di Mikhail Kalatozov del 1957.
La dimensione storica del film -- la cui azione drammatica, come ho già detto, è concentrata tutta nell'arco temporale di una domenica estiva -- s'innesta su di un'ambientazione ricca di liriche suggestioni paesaggistiche. L'immensa pianura russa è rappresentata con colori rasserenanti ed immersa nell'indolenza estiva, l'atmosfera è ricca di riferimenti cechoviani che si colgono nell' impostazione teatrale e letteraria di buona parte delle sequenze e dei dialoghi ma anche nella ironica ed affettuosa partecipazione, in chiave crepuscolare, alla malinconica deriva esistenziale dei suoi personaggi.
Si avvertono risonanze cechoviane anche nella struggente dolcezza nostalgica: la famiglia allargata, la dacia, l'isba, l'ansa del fiume, la foresta di betulle; si avvertono nel rimpianto di un passato in cui "a San Pietroburgo si cantava Puccini e si evocava il can-can, mentre i servi parlavano in francese"
Il personaggio di Dmitri è sicuramente quello più controverso e interessante. La sua ambiguità e doppiezza è metaforicamente rappresentata da Mikhalkov nella sequenza in cui diverte la famiglia suonando il can can al pianoforte continuando ad indossare, per scherzo, la lugubre maschera antigas dell'esercitazione.
e Nadia (Nadezhda Mihkalkova)
I suoi sentimenti nei confronti di Kotov sono molto ambivalenti: lo odia perchè dieci anni prima, inviandolo all'estero e sposando Marousia lo ha strappato alla sua terra ed all'amore della sua vita ma si capisce anche che allo stesso tempo lo ammira e lo stima e che il suo affetto per Nadia e gli altri membri della famiglia è sincero. Perchè allora Dmitri compie un'azione che provocherà la tragedia non soltanto di Kotov ma della famiglia intera? A me sembra che nel personaggio di Dmitri Mikhalkov concentri due temi fondamentali: il primo sta nel fatto che nel corso di eventi storici così enormi ed apocalittici come furono gli anni delle persecuzioni staliniste è sempre difficilissimo individuare e tenere separate le motivazioni private (gelosie, rancori e vendette personali) dalle motivazioni politiche più "ufficiali". Il secondo tema forte del film consiste a mio parere nella eterna domanda della "possibilità di scelta". Poteva Dmitri disobbedire agli ordini dei suoi superiori dell' NKVD e rifiutarsi di compiere un'azione che lui stesso sa essere abbietta? Il tema è manifestamente esplicitato dalla battuta di Kotov il quale -- ancora ignaro di ciò che l'attende --- chiacchierando con Marousia dice "Tutti hanno una possibilità di scelta. Esiste sempre un'alternativa".
Non sono mancate al film critiche di eccesso di compiacimento calligrafico e di uno stile di recitazione a tratti manierato ed enfatico. Può darsi che alcuni momenti possano apparire forse un po' troppo "melodrammatici". Però mentre guardavo il film pensavo che le stesse osservazioni furono fatte dai critici occidentali a Quando volano le cicogne e che molto spesso, quando si parla di film russi, viene fuori questo tipo di appunto. La cosa mi sembra talmente ricorrente che ad un certo punto ho cominciato a chiedermi: e se questa enfasi, questa accentuazione degli aspetti emotivi e sentimentali non fosse la caratteristica/difetto di un singolo film o di questo o quell'altro regista russo, e se fosse invece una caratteristica peculiare del modo di esprimersi dei russi più in generale? E se noi vedessimo come un difetto un qualcosa che riteniamo negativo solo perchè non corrisponde ai nostri canoni estetici di occidentali? Il discorso è aperto e mi viene in mente anche a proposito di altre cinematografie, quella hindi, ad esempio. Ma non voglio divagare.
Qualche notazione a proposito degli interpreti: sono tutti bravissimi, ma io ho trovato assolutamente straordinaria la piccola Nadezhda Mihkalkova (Nadia, la figlia di Kotov). E' praticamente sempre in scena e regge magnificamente una recitazione che non è fatta di sola presenza. Nadezhda recita da grande attrice, da vera "figlia d'arte". Si, perchè nella vita reale Nadezhda è figlia di Nikita Mikhalkov e nipote di Sergei Mikhalkov e Andrei Konchalovsky.
Sempre a proposito degli interpreti, una curiosità: nel ruolo di Vsevolod, il suocero di Kotov, troviamo questo signore. Lo riconoscete?
E' Vyacheslav Tikhonov, che nel Guerra e Pace di Sergei Bondarchuk era l'affascinante interprete del principe Andrej Bolkonsky. Il tempo passa per tutti.
Ed infine: Mikhalkov sta girando il sequel di questo film. Perchè?
"Giro Il sole ingannatore 2" dice " perché la II Guerra Mondiale non l'ha vinta solo il soldato Ryan".
Solimano e tutti: è doveroso da parte mia fare una precisazione a proposito del titolo del film. In un commento nel mio blog due persone mi hanno detto che la traduzione del titolo russo Utomljonnye solntsem in italiano vorrebbe dire "stanchi del sole" ed in questo caso dunque "Sole ingannatore" sarebbe più che accettabile, come traduzione.
RispondiEliminaNon ho modificato il testo del post ma è giusto che, almeno nei commenti, questo particolare venga evidenziato.
Mi ha tratto in inganno la storia del brano musicale, il tango, che a sua volta è complicata ed interessante già di per se. E' un tango, dalle notizie che ho potuto raccogliere, che ha avuto parecchie versioni e parecchi titoli uno dei quali è, appunto, "L'ultima domenica".
La verità è che quando si ha a che fare con una lingua totalmente sconosciuta il rischio di prendere cantonate è altissimo.
Anche i nomi mi fanno diventar matta: il Nostro ad esempio su imdb viene indicato come Mikhalkov, su MyMovie come Michalkov. E qui siamo ancora sul facile, perchè si tratta di uno dei nomi più noti ... Con altri, è un problema quando si fanno ricerche...bisogna provare tutte le combinazioni :-)
Gabrilu, se desideri cambiare qualche riga del testo, fammelo sapere o qui o in posta privata, basta che mi dici le righe da togliere e le righe da mettere. Faccio presto a sistemare. Ma credo che basti il tuo commento in cui appare chiaro che il semplicissimo termine di
RispondiElimina"Utomljonnye solntsem" ci può mettere in qualche difficoltà: il russo è quasi peggio del bergamasco, che di suo non scherza.
Vengo al film, che ho visto e che mi è piaciuto per diversi motivi (Mickalkov è un grande regista).
Ho però l'impressione che la storia che ha scelto il regista sia o molto furba o molto ingenua.
E' incredibile che sotto Stalin ci fosse un Generale Eroe della Rivoluzione Adamantino, superiore alle bassezze umane e con un rapporto di amicizia con il Piccolo Padre Stalin.
Il rapporto Krusciov chiarì bene l'andamento, anche se facero di tutto per occultarlo per anni.
Sa anche di posticcio la rivalità sentimentale fra l'Eroe e il Traditore. Come sarebbe bello che il Signor Putin, con i mestieri che ha fatto, facesse una bella intervista raccontando molte cose. Ma non accadrà mai. Il punto è che le dittature, tutte le dittature, si basano su complicità allargate, quindi non c'è solo il bianco e il nero, ma una larga zona di grigio ed un consenso diffuso. Quando in Italia uscì "Il lungo viaggio attraverso il fascismo" di Zangrandi, ci fu uno sbalordimento generale nel vedere i nomi che erano coinvolti e che nessuno pensava che lo fossero. Ma ancora oggi saltano fuori altri nomi, in Italia, in Germania etc.
Perché le dittature sanno acquisire vaste complicità: lo dice bene Kundera ne "L'insostenibile leggerezza dell'essere" e lo disse magnificamente il grande don Primo Mazzolari subito dopo la Conciliazione: "Ci faranno tante carezze, ma non crediamogli". Naturalmente, non gli dettero retta. Dal punto di vista della verità, preferisco "La strategia del ragno" di Bernardo Bertolucci, non a caso ispirato al Tema del Traditore e dell'Eroe di Borges.
grazie Gabrilu e saludos
Solimano
Solimano no, non ho intenzione di modificare il testo del post. Non l'ho fatto nemmeno su mio blog. Ci avevo pensato ma poi ho deciso di no. Rischio di combinare più pasticci ancora. Meglio lasciare le cose come stanno.
RispondiEliminaPer quanto riguarda le tue osservazioni sul film, mi sento di condividerle, però io non le considero un difetto. Cerco di spiegarmi come vedo io la cosa: io ho interpretato il "plot" di questo film come una sorta di parabola, e nelle parabole i personaggi e le situazioni sono necessariamente delineati molto nettamente. "Sole ingannatore" non è un film storico strictu sensu ma è un film che accentua (secondo me consapevolmente) alcuni elementi perchè risulti chiaro il messaggio, che io ho individuato (posso sbagliarmi, ovviamente, è solo una mia interpretazione) nei due "temi forti" che ho indicato.
Nonostante le figure siano -- dal punto di vista delle compromissioni politiche -- prive di sfumature, il che lo renderebbe storicamente poco credibile, la storia che racconta risulta, alla fine, paradossalmente verissima.
E' verissimo infatti che tra i perseguitati da Stalin ci furono -- e spesso in prima fila -- molti suoi fedelissimi ed entusiasti sostenitori parecchi dei quali -- purtroppo ed ahinoi --- persino in buona fede; è verissimo e storicamente ormai abbondantemente documentato che i gulag erano pieni di comunisti che fino all'ultimo non hanno rinnegato la loro "fede" e, nonostante tutto, la loro fiducia nel "Piccolo Padre". E' questo, anzi, uno degli aspetti più tragici delle vicende delle persecuzioni staliniste. L'accecamento ideologico che, nonostante tutte le sofferenze, molta gente conservò fino alla fine e che faceva loro in qualche modo accettare tutte le nefandezze di cui erano vittime.
Ammettere che il comunismo non era quello in cui avevano creduto, ammettere che Stalin potesse essere una canaglia significava, per questa gente, rinnegare se stessi. Che è la cosa più difficile.
Ho parlato di "parabola" e non a caso. Perchè da quello che ho scritto si potrebbe forse pensare che "Sole ingannatore" sia un film militante. Non lo ritengo tale -- altrimenti non ne parlerei e non mi piacerebbe -- ma il film di un uomo che vuole dire qualcosa e che per dirlo sceglie un certo tipo di codici linguistici.
Scusa la lunghezza, ma non sempre è facile sintetizzare in due righe. Specialmente quando si cerca di argomentare e non solo di dire "son d'accordo/non sono d'accordo"...
Sono certa che mi capisci.
Grazie sempre
Concordo con Gabriella quando ricorda che un film è pur sempre un'opera di invenzione, una favola o una metafora. Non ho visto il film, perciò non posso dare un giudizio; però devo dire che di Mikhalkov ho letto alcune dichiarazioni recenti a favore di Putin che mi hanno lasciato perplesso. (molto a favore di Putin).
RispondiEliminaSul tema in generale, ho letto per interesse personale le biografie di Shostakovic e di Bulgakov, due grandissimi artisti. Stalin li teneva sempre in bilico tra l'ammirazione e la paura di finire in un gulag... Per Shostakovic gli alti e bassi sono spaventosi: ricoprì cariche importanti nel suo ambito, ma subì censure inspiegabili e pesanti (come si fa a censurare un Concerto per violino e orchestra?) sia sotto Stalin che sotto Kruscev che sotto Breznev; e se si fanno scorrere le sue foto nel corso del tempo si vede che cosa ha provato.
Però era sempre lì, perché lui al socialismo ci credeva.
Non è accecamento ideologico, cara Gabrilu: è che il socialismo ha una storia dietro, ed è una bella storia. La storia delle otto ore di lavoro, della scomparsa del lavoro minorile, delle conquiste femminili: si parte da metà Ottocento, non da Stalin.
E' per questo che ancora oggi molte persone si rifanno al socialismo, e al comunismo: l'idea di un mondo dove non ci sono privilegi per nascita è sempre valida.
Poi, per tutto il resto, basterebbe rileggersi Orwell (La fattoria degli animali, che è un libro molto corto). Orwell in Unione Sovietica c'era stato, poco prima del 1950...
Giuliano Quando si crede al di là di ogni evidenza contraria c'è poco da fare, si vuol proprio non vedere. Quindi si tratta di accecamento. Ideologico in questo caso, ma ci son tanti tipi di accecamento, come ben sappiamo.
RispondiEliminaLa storia di Bulgakov e Stalin (e gli scambi epistolari) la conosco bene, e se non fosse tragica sembrerebbe tratta pari pari da una commedia di Feydau.
Per quel che riguarda Mikhalkov e Putin purtroppo ho letto anche io e sono mooooooolto perplessa anche io. Mi piacerebbe saperne di più.
Ciao :-)
Oggi una donna che rimane incinta rimane anche senza lavoro.
RispondiEliminaCentocinquant'anni di lotte per finire così... Dovremo proprio perdere tutto per capire cosa abbiamo perso.
Cara Gabrilù,
RispondiEliminagrazie per la bella recensione di questo film così importante e pieno di strati. Hai ragione, è un film molto russo e chekoviano, d'impostazione -credo consapevolmente- ottocentesca.
Andando a memoria come al solito, vorrei aggiungere al tuo commentario un paio di osservazioni. Una è quello delle maschere: non solo quelle antigas, ma anche quella con cui l'ambiguo Dimitri si presenta alla dacia verso l'inizio del film. Il tema della maschera (del doppio, del velamento) è, come dici tu, uno di quelli portanti. Mi piacerebbe sapere di più sulla festa (di primavera?) e sul personaggio folklorico interpretato da Dimitri: ai russi, sono convinti, deve far risuonare qualche corda in noi silenziosa.
Poi c'è la dimensione classicamente tragica del film: inizia bene e finisce male. Si tratta sia del percorso personale delle persone, che del progressivo "svelamento" della reale natura del comunismo (staliniano, ma non solo). Del "gettare la maschera". (Un percorso, si capisce, che coinvolge anche il regista e la sua storia personale).
Infine, il personaggio di Kotov assomiglia molto al genuino russo di campagna amato da Tolstoj e Dostoevsky: semi-contadino, integrato come una betulla tra le betulle in mezzo alla sua terra e ai veri contadini, un "piccolo padre" per la figlia, la moglie e la comunità tutta. Dimitri, invece, rappresenta il russo europeizzato, il suo alter ego (altrettanto rappresentato nel romanzo ottocentesco). Ha addirittura un tratto tipico degli atti di accusa staliniani: è "cosmopolita", questa accusa tremenda con cui si mandava la gente avanti al plotone d'esecuzione.
Ciao,
Màz
Maz
RispondiEliminaSono d'accordo su tutta la linea, e specialmente sul tema della "maschera".
Infatti Dmitri "entra in scena" già in maschera. Avevo pronta la fotina, ma poi mi sono autocensurata e nel post non ce l'ho messa. Di foto ce n'erano già tante, forse troppe, nel post, e così l'ho sacrificata. Ma forse ho fatto male, ad autocensurarmi. E' un momento importante, quello del "come entra in scena" Dmitri.
E poi... si, in effetti una delle chiavi di lettura di tutto il film può essere quella del dis-velamento, dello (s)mascheramento.
In fondo, tutti, chi per un verso o per l'altro (il Piccolo Padre=Grande Sole Ingannatore è solo la metafora uber alles per epater les bourgeois) compiono un percorso di (s)mascheramento.
D'accordo anche sull'analisi delle caratteristiche/differenze tra Kotov e Dmitri.
Ci sono anche in Mikhalkov -- come sempre e d'altra parte in tutti gli autori, sia di libri che di film --- leit motiv che si vanno comprendendo man mano che se ne approfondisce la conoscenza.
Credo di aver individuato alcuni leit motiv fondamentali dei film di Mikhalkov. Però prima di parlarne vorrei vedere anche l'ultimo film che mi manca. Non parlo di tutti quelli che ha fatto ma, molto più modestamente, solo di quelli che a me risultano accessibili.
Ciao Maz e grazie
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