La presa del potere da parte di Luigi XIV (La prise de pouvoir par Louis XIV - 1966) Regia: Roberto Rossellini - Aiuti-regia: Yves Kovacs, Egérie Mavraki - Soggetto e sceneggiatura: Philippe Erlanger – Adattamento e dialoghi: Jean Gruault – Effetti fotografici speciali: Marc Schmidt, Bernard Cinquin, Jean Faivre – Scenografia: Maurice Valay – Arredamento: Pierre Gerber - Fotografia: Georges Leclerc (Eastmancolor) – Costumi: Christiane Coste e collaborazione di Pierre Cadot – Illustrazioni sonore: Betty Willemetz – Suono: Jacques Gayet – Montaggio: Armand Ridel – Direttore di produzione: Pierre Gout – Consulente artistico: Jean Dominique de la Rochefoucauld – Rating IMDb: 7.4
Interpreti e personaggi: Jean-Marie Patte (Luigi XIV), Raymond Jourdan (Colbert), Katharina Renn (Anna D'Austria), Giulio Cesare Silvagni (Mazzarino), Dominique Vincent (Madame du Plessis), Pierre Barrat (Fouquet), Fernand Fabre (Le Tellier), Françoise Ponty (Louise de la Vallière), Joelle Langeois (Maria Teresa d'Austria), Maurice Barrier (d'Artagnan), André Dumas (padre Joly), Françoise Mirante (Madame de Brienne), Pierre Spadoni (Moni), Roger Guillo (farmacista), Louis Raymond (primo medico), Maurice Bourbon (secondo medico), Michel Ferre (De Gesvres), Raymond Pelissier (Pamponne), Michèle Marquais (Madame de Motteville), Georges Coubert (de Soyecourt), Guy Pintat (capocuoco), Jean-Jacques Daulin (de Vardes), Pierre Pernet (Monsieur), Ginette Barbier (Perette Dufour), Claude Rio (Vardès), Daniel Dubois (Lionne), Jean Obe (Le Vau), Jacques Charby (assistente di Le Vau), - Produzione: Radiodiffusion Francaise (O.R.T.F.), Paris - Origine: Francia - Durata: 120'.N.d.r.
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Regno di Francia, Vincennes, 9 marzo del 1661. Luigi XIV è re dal 1643, anno della morte di suo padre; ma in realtà chi ha regnato sinora è stato il potente cardinale Mazzarino. Ora Mazzarino sta morendo.
I medici chiamati a consulto dichiarano che non c'è più speranza e lo affidano al confessore il quale invita il cardinale a restituire al re l'immenso patrimonio. Intanto Luigi XIV si sveglia nel suo letto accanto alla giovane moglie. Al "lever du Roi" assistono, come da protocollo, i più eminenti personaggi della corte.
Mazzarino parla anche con il Ministro delle Finanze Colbert, al quale confida di essere preoccupato per il futuro del Regno: Luigi XIV ha 23 anni, gli sembra troppo frivolo per dirigere efficacemente il Paese contro le minacce di una nuova Fronda e gli intrighi di Fouquet, il corrotto, ricchissimo e fastoso favorito della regina madre Anna d'Austria e fa chiedere al re di parlargli prima di morire. Nonostante il protocollo vieti che un re entri nella camera di un moribondo (un re non deve avere contatti diretti con la morte) Luigi accetta egualmente di recarsi da Mazzarino, al quale è molto affezionato ("è stato il mio unico amico", dirà alla madre).
Mazzarino gli comunica la propria intenzione di nominarlo suo erede ma il Re rifiuta; Mazzarino allora gli raccomanda come proprio successore l'onesto e patriottico Colbert. Il Cardinale muore rassicurato: ha capito che Luigi saprà mostrarsi all'altezza del compito che lo attende.
La Regina Madre è convinta che potrà manovrare il figlio a modo suo, ma Luigi le tiene testa.
e Pierre Pernet (Monsieur, fratello del Re)
Tanto per cominciare, convoca il Consiglio della corona da cui esclude madre e fratello e annunzia la sua volontà di governare, d'ora in poi, da solo. Niente, in futuro, accadrà se non dietro suo ordine.
Colbert ha un primo colloquio con il re e lo esorta a disfarsi di Fouquet. Il re, sebbene ancora molto giovane, mostra subito di avere idee chiarissime.
In un lungo discorso programmatico a Colbert, spiega come strapperà la nobiltà alle sue terre e la inchioderà con gli onori e con le prebende alla corte a Versailles, di modo che non si ripetano i disordini feudali della Fronda. I cortigiani, fieri delle loro prerogative, dovranno piegarsi. D'altra parte la borghesia graviterà a Parigi, intorno alle cariche dello stato; il re governerà da solo. Senza primi ministri o favoriti. Assieme a Colbert traccia le grandi linee guida del suo programma politico: alleggerimento del peso fiscale che grava sul popolo, creazione di grandi lavori, ingrandimento di Versailles. Pur non rinunciando alle avventure amorose ed ai piaceri della caccia, Luigi afferma la sua autorità. Il 5 settembre 1661, a Nantes, approfittando di un tentativo di corruzione che Fouquet effettua tramite la Du Plessis sulla sua favorita Louise de La Vallière, ordina a Colbert di farlo arrestare dal capitano dei Moschettieri, D'Artagnan.
Poi dà subito inizio ai lavori per la costruzione della reggia di Versailles, che dovrà essere il "tempio della monarchia".
A Versailles Luigi XIV instaura una nuova e rigidissima etichetta. I cortigiani devono inchinarsi ed assistono, immobili, al pasto di Sua Maestà, servito in gran pompa; lo seguono nella rituale passeggiata nei giardini.
Nell'ultima scena del film vediamo Luigi XIV che si chiude nel suo gabinetto di lettura. Toltosi parrucca e abiti di gala prende un libro e medita su questa massima di La Rochefoucauld:
La prise de pouvoir par Louis XIV di Roberto Rossellini è un telefilm, o meglio, uno di quei lavori che oggi si preferisce chiamare "fiction televisiva". Non nasce per il grande ma per il piccolo schermo.
Commissionato dall'ORTF, ente televisivo francese, La prise de pouvoir par Louis XIV viene trasmesso per la prima volta in Francia, sul primo canale, l'8 ottobre del 1966, e sono circa 20 milioni i telespettatori che lo guardano. Quando poi l'ORTF passa ad una società di noleggio cinematografico, la pellicola viene proiettata a Parigi, a partire dal 9 novembre '66, al cinema d'essai La Pagode e in altre due sale francesi dove rimane in cartellone per svariate settimane. In Italia il film viene trasmesso dalla RAI il 23 aprile 1967 (e in prima serata, si badi bene. Cosa oggi impensabile), viene poi distribuito nelle sale cinematografiche nel 1969, infine viene trasmesso in replica dalla RAI il 4 giugno 1977, giorno successivo alla morte di Roberto Rossellini.
Io l'avevo visto in televisione nel 1967 (eh, si non sono una giovinotta...), ne avevo un ottimo ma dopo tanti anni sbiadito ricordo e... per giunta in bianco e nero, perchè allora non c'era ancora la TV a colori. Da parecchio tempo avevo voglia di rivederlo. Niente da fare. Introvabile anche sui siti Internet italiani.
Ho trovato (e subito acquistato) il DVD alla boutique del castello di Versailles. Inutile, con i tempi che corrono, sperare che ritrasmettano questo film nelle nostre TV...
Anche per questo motivo sto abbondando un po' con le immagini.
Si tratta di un film storico, come è evidente, ma dopo un primo impatto che può dare l'impressione di un lavoro meramente didascalico ci si accorge che c'è dell'altro. C'è l'idea che Luigi XIV ha della storia come cerimonia e rito e che il Re Sole concretizza con la ritualizzazione della vita quotidiana. Nel film di Rossellini, l'avvento al potere di Luigi XIV è l'avvento della vita come cerimonia. Tutto è cerimonia in questo film: la morte di Mazzarino, la toilette mattutina del re, i consigli della corona, i pasti, la preparazione in cucina dei pasti, il gioco, la caccia, gli amori, perfino l'arresto di Fouquet cerimoniosamente e ritualmente spedito alla Bastiglia.
Per quanto riguarda l'interprete principale, Jean Marie Patte, Rossellini ce lo mostra all'inizio piccolo, tozzo, impacciato. Ma a poco a poco vediamo questo goffo ragazzo trasformarsi sotto i nostri occhi ed a furia di tacchi, parrucche, cerimonie e rituali diventare sempre più sicuro di sé, sempre più maestoso ed imperioso. Al termine del film, non abbiamo dubbi: quello che ci sta davanti è il Re Sole.
Rossellini scelse non un attore, ma un borghese qualunque, impiegato di una agenzia di viaggi, sorprendentemente somigliante al Luigi giovane che ci ha lasciato la sua iconografia, come lui piccolo e grassoccio ed è riuscito a infondere in questo giovanotto, proprio in contrasto con l'apparenza un po' apatica e goffa, un'incredibile suggestione di distacco, di fredda decisione e di maestà.
Ho letto da qualche parte che Patte, intimidito da questa prima esperienza davanti alla macchina da presa e dal fatto che il testo della sua parte gli veniva consegnato la mattina stessa delle riprese, aveva parecchia difficoltà ad imparare le battute. Allora Rossellini fece allestire dei pannelli fuori campo sui quali erano scritti i dialoghi, obbligando così l'attore a non guardare mai in faccia i suoi interlocutori e dando l'impressione di un discorso privo di emozioni con il risultato di ottenere un grande effetto riguardo l'estraneità maestosa del personaggio.
L'etichetta di Corte, come il lever du roi quando, la mattina, si alza di letto alla presenza dei cortigiani, o pranza da solo sopra un tavolo che sembra un altare di fronte a tutta la Corte che lo contempla in silenzio (la sua idea era che la vita del re dovesse svolgersi sempre sotto gli occhi dei sudditi), danno luogo non solo a due brillanti quadri di costume ma rendono benissimo i punti essenziali su cui si basa la politica di Luigi XIV: intoccabilità, quasi sacralità, della persona del re, accentramento assoluto del potere nelle mani della corona e dei suoi ministri, disgregazione e svuotamento della aristocrazia come classe capace di opporsi all'autorità regia e di ricominciare la Fronda, elevazione e rafforzamento dei ceti mercantili del Terzo Stato per legarli alla monarchia come coefficiente di unità e prosperità nazionale. Potenza, prestigio e Grandeur.
Tutto questo è raccontato in modo piano, persuasivo, fluente, disegnando i personaggi con un gusto e un'acutezza aneddotica che li rende vicini a noi senza togliere loro l'aureola di una storica obiettività. La lenta agonia di Mazzarino circondato dai suoi medici che gli praticano rimedi arcaici, al principio, è una pagina densa e solenne.
La Prise de pouvoir par Louis XIV è ricco di "grandi scene". L'intenzione di Rossellini è di dimostrare come il re sia diventato il Re Sole, come sia riuscito ad instaurare ed imporre il suo potere assoluto attraverso alcuni passaggi chiave che sono la presa in mano del potere al momento opportuno (e cioè nel momento di vuoto provocato dalla morte di Mazzarino) e la vera e propria mistica del potere assoluto realizzata attraverso i rituali della ferrea etichetta alla corte di Versailles.
Ci sono molti passaggi che fanno di questo film un vero e proprio documentario: l'analisi delle feci ed il salasso di Mazzarino, la cameriera che dorme su un pagliericcio nella camera da letto del re, il rifiuto del re di usare la forchetta...
Ma l'aspetto più significativo è secondo me quello del teatro, della "rappresentazione": la messa in scena, la sua ieraticità e la sua teatralità è in totale osmosi con il protagonista ed il soggetto e mette in evidenza la pompa e la rappresentazione del protocollo di corte.
Nella grande scena del pranzo vediamo da una parte l'economia mistica dei gesti del re e dei suoi cortigiani e dall'altra l'agitazione (peraltro molto protocollare) dei precipitosi movimenti delle decine di uomini e donne di servizio che si occupano, in cucina, della preparazione dei piatti del re.
La vita di Luigi XIV è in sé un vero e proprio spettacolo, uno spettacolo al quale assiste una folla di spettatori privilegiati. Non a caso quasi tutte le scene del film sono con inquadrature frontali. Raramente, come in questo caso, la "forma" è "il contenuto".
La teatralità della realizzazione è insomma perfettamente funzionale al progetto di Rossellini di evidenziare il perpetuo "stare in scena" del re, creatore ed attore del proprio personaggio.
Per quanto riguarda l'interprete principale, Jean Marie Patte, Rossellini ce lo mostra all'inizio piccolo, tozzo, impacciato. Ma a poco a poco vediamo questo goffo ragazzo trasformarsi sotto i nostri occhi ed a furia di tacchi, parrucche, cerimonie e rituali diventare sempre più sicuro di sé, sempre più maestoso ed imperioso. Al termine del film, non abbiamo dubbi: quello che ci sta davanti è il Re Sole.
Rossellini scelse non un attore, ma un borghese qualunque, impiegato di una agenzia di viaggi, sorprendentemente somigliante al Luigi giovane che ci ha lasciato la sua iconografia, come lui piccolo e grassoccio ed è riuscito a infondere in questo giovanotto, proprio in contrasto con l'apparenza un po' apatica e goffa, un'incredibile suggestione di distacco, di fredda decisione e di maestà.
Ho letto da qualche parte che Patte, intimidito da questa prima esperienza davanti alla macchina da presa e dal fatto che il testo della sua parte gli veniva consegnato la mattina stessa delle riprese, aveva parecchia difficoltà ad imparare le battute. Allora Rossellini fece allestire dei pannelli fuori campo sui quali erano scritti i dialoghi, obbligando così l'attore a non guardare mai in faccia i suoi interlocutori e dando l'impressione di un discorso privo di emozioni con il risultato di ottenere un grande effetto riguardo l'estraneità maestosa del personaggio.
L'etichetta di Corte, come il lever du roi quando, la mattina, si alza di letto alla presenza dei cortigiani, o pranza da solo sopra un tavolo che sembra un altare di fronte a tutta la Corte che lo contempla in silenzio (la sua idea era che la vita del re dovesse svolgersi sempre sotto gli occhi dei sudditi), danno luogo non solo a due brillanti quadri di costume ma rendono benissimo i punti essenziali su cui si basa la politica di Luigi XIV: intoccabilità, quasi sacralità, della persona del re, accentramento assoluto del potere nelle mani della corona e dei suoi ministri, disgregazione e svuotamento della aristocrazia come classe capace di opporsi all'autorità regia e di ricominciare la Fronda, elevazione e rafforzamento dei ceti mercantili del Terzo Stato per legarli alla monarchia come coefficiente di unità e prosperità nazionale. Potenza, prestigio e Grandeur.
Tutto questo è raccontato in modo piano, persuasivo, fluente, disegnando i personaggi con un gusto e un'acutezza aneddotica che li rende vicini a noi senza togliere loro l'aureola di una storica obiettività. La lenta agonia di Mazzarino circondato dai suoi medici che gli praticano rimedi arcaici, al principio, è una pagina densa e solenne.
La Prise de pouvoir par Louis XIV è ricco di "grandi scene". L'intenzione di Rossellini è di dimostrare come il re sia diventato il Re Sole, come sia riuscito ad instaurare ed imporre il suo potere assoluto attraverso alcuni passaggi chiave che sono la presa in mano del potere al momento opportuno (e cioè nel momento di vuoto provocato dalla morte di Mazzarino) e la vera e propria mistica del potere assoluto realizzata attraverso i rituali della ferrea etichetta alla corte di Versailles.
Ci sono molti passaggi che fanno di questo film un vero e proprio documentario: l'analisi delle feci ed il salasso di Mazzarino, la cameriera che dorme su un pagliericcio nella camera da letto del re, il rifiuto del re di usare la forchetta...
Ma l'aspetto più significativo è secondo me quello del teatro, della "rappresentazione": la messa in scena, la sua ieraticità e la sua teatralità è in totale osmosi con il protagonista ed il soggetto e mette in evidenza la pompa e la rappresentazione del protocollo di corte.
Nella grande scena del pranzo vediamo da una parte l'economia mistica dei gesti del re e dei suoi cortigiani e dall'altra l'agitazione (peraltro molto protocollare) dei precipitosi movimenti delle decine di uomini e donne di servizio che si occupano, in cucina, della preparazione dei piatti del re.
La vita di Luigi XIV è in sé un vero e proprio spettacolo, uno spettacolo al quale assiste una folla di spettatori privilegiati. Non a caso quasi tutte le scene del film sono con inquadrature frontali. Raramente, come in questo caso, la "forma" è "il contenuto".
La teatralità della realizzazione è insomma perfettamente funzionale al progetto di Rossellini di evidenziare il perpetuo "stare in scena" del re, creatore ed attore del proprio personaggio.
Ciao ragazzi...
RispondiEliminavi avevo trovato per caso, quella volta che avevo letto il post sulle Sirene nel cinema, e ora vengo quasi tutti i giorni a leggere le "novità" che proponete... e spulcio qua e là tutti i post che mi sono persa...
Volevo solo dirvi che mi piace molto il vostro blog...
Sono anch'io un'appasionata di cinema, e mi piace molto questo vostro spazio, in cui date libermente un'opinione...
Ho visto tanti film di cui parlate o avete parlato, ma ce ne sono ancora così tanti che non ho visto!
Ed è bello vedere che ancora oggi ci sono persone davvero appassionate a questo genere di Arte, e non solo agli innumerevoli filmetti che sfornano oggi nelle multisale e che si va a vederli perchè "stasera non sapevo che fare e sono andato al cinema".
Volevo solo farvi i miei più sentiti complimenti, tutto qui!
Bravi davvero!!
un abbraccio...
>giù<, grazie! D'altra parte l'impegno che ci mettiamo è molto, compensato però dai risultati, e quando arrivano complimenti come il tuo è ancora meglio. Fammi sapere alcuni film che ami e che non hai trovato qui, quelcuno prima o poi lo metteremo. Cerchiamo di dire le nostre opinioni, ma soprattutto di raccontare la nostra esperienza, che è il punto di contatto più importante, concreto e personale. E' una cosa alt tempo stesso semplice e difficile, perchè il rischio di cadere nel generico c'è sempre.
RispondiEliminaGabrilu, a parte ogni altra considerazione, è una operazione meritoria quella che hai fatto con questo film, e che hai fatto anche con altri, cito solo Bondarchuck e Cocteau. Perché non è per niente vero che in rete c'è tutto. Io trovo faticoso ma divertente (alla fine anche gratificante) scavare in certe direzioni, anche perché non è scavare per scavare, ma perché ci sono delle cose che meritano di essere conosciute, e che venivano scioccamente ignorate. Venendo a Luigi XIV mi piacerebbe che in qualche paese serio qualcuno facesse dei film (o delle serie TV), basandosi sugli scritti di Saint-Simon, o cu certi magnifici epistolari del '600. Ma forse in Francia qualcosa hanno fatto.
grazie e saludos
Solimano
Solimano
RispondiEliminaInnanzitutto grazie come sempre e una cosa che ho sempre dimenticato di dire perchè mi sembrava fosse scontata: se le immagini che metto io sono troppo grandi o troppo piccole, è chiaro che se vuoi puoi ridimensionarle come credi, adeguandole allo stile delle vostre pagine.
A proposito di Bondarchuk e Cocteau: da alcuni mesi sul mio blog i due film di Cocteau sono tra i post più visitati in assoluto. La cosa dapprima mi ha stupita (piacevolmente) molto, perchè quando li avevo fatti, quei post, mi ero detta: "...ma a chi vuoi che interessino etc. etc.?" ma per fortuna io parlo semplicemente delle cose che leggo e vedo e non di quelle che penso possano interessare etc. e così poi ci ho ragionato sopra e mi sono detta che effettivamente vale la pena di andare a recuperare un certo tipi di film anche quando (e lo sappiamo bene, e lo sa benissimo Giuliano con i suoi Tarkovskj & Co.) farci un post decente richiede molta ricerca e molto lavoro. E' per questo che continuo su questa strada.
Per Saint-Simon: anche se non direttamente, film e fiction su quel periodo ce ne sono, basati sia su Saint-Simon che su importanti epistolari dell'epoca.
Poco tempo fa ho parlato, sul mio blog, dell'ottimo libro di Francoise Chardenagor L'allée du Roi basato sull'epistolario di Madame de Maintenon.
Beh, da quel libro la televisione francese ha tratto una bellissima fiction di cui spero potrò parlare presto. Richiede -- anche questo -- un lavoraccio. Insomma, di cose di cui parlare e da far conoscere (o ri-conoscere) non ne mancano certo e, come tu stesso hai più volte detto, ce n'è per tutti.
Cara Gabrilu, i film di Cocteau sono semplicemente "meravigliosi": e lo dico spolverando bene la parola e cercando di renderne il vero significato.
RispondiEliminaSono immagini così belle, al di là del soggetto e di come viene trattato, che fanno restare a bocca aperta, e a dire il vero mi sembra strano che siano state dimenticate. Io li ho visti da bambino, in tv, a ore normali, e non me li sono più dimenticato; e sì che per me erano già "roba vecchia"...
Mi viene in mente quello che dice Werner Herzog a proposito della qualità delle immagini (c'è un suo bel discorso in "Tokyo-ga" , l'ho tracritto e messo qui in archivio).
Il gusto per l'immagine "meravigliosa" si è perso, nell'era della computer graphic che è sì una gran cosa, ma rende tutto troppo facile. Ci vuole un po' di fatica, dietro: la fatica rende più lenti, le difficoltà aiutano.
Detto tutto il bene possibile dei film storici di Rossellini (oltre a questo, Cartesio, Sant'Agostino, e altri ancora: a me era piaciuto molto il Cartesio, non sapevo che fosse stato uno spadaccino come i tre moschettieri), rimando tutti anche ai film storici di Manoel de Oliveira, che per me è anche superiore a Rossellini.
Per esempio, "Le soulier de satin", da Claudel, o "No, o la vana gloria del comando" che parla del re di Portogallo Don Sebastiano, com accuratissime ricostruzioni di battaglie, e altri ancora - tutti difficilissimi da trovare, ovviamente.
Gabrilu, non solo Tarkovskj, anche Herzog, Wenders, Renoir, Clair, il Mahabharata etc. Giuliano non ci voleva credere, ma i dati delle Richieste per pagina sul contatore, che tu certamente sai esplorare, dicono che c'è vero interesse, non bisogna guardare solo i primi dodici post del mese, cosa che io evidenzio nel rendiconto mensile.
RispondiEliminaPer me personalmente, è stata una bella soddisfazione vedere che dei film che erano praticamente dei desaparecidos, come Un maledetto imbroglio, Riso amaro e Salvatore Giuliano (ma di esempi ne potrei fare tanti altri), hanno ottime visite.
Ognuno faccia poi come crede, il mondo dei blog è vasto e variegato (è bene che sia così), ma ricordarsi che oltre alla categoria del piacevole esiste anche la categoria dell'utile è importante, come è importante capire che la qualità di un post non va vista solo in funzione del numero dei commenti (che comunque fanno piacere) ma soprattutto dal numero di visite che quel post riceve nel tempo. C'è solo un piccolo inconveniente, e tu lo sai: per fare certe cose non basta l'eventuale creatività, occorre faticare un bel po'. La sinergia di un gruppo piccolo ma efficiente però aiuta moltissimo.
saludos
Solimano
Le lever du roi, così affollato... ed anche il pranzo, con tutta quella gente che ti osserva minuto per minuto...
RispondiEliminaIo, così gelosa della mia
privacy!
Credo proprio di non avere la stoffa per fare il Re (o la Regina) ma, per fortuna, nessuno me lo chiede.
Detto questo sono veramente ammirata da questo post sia per l'argomento, che trovo affascinante, sia per le annotazioni sempre così precise e interessanti di Gabrilu.
H.